La Villa Favorita di Ercolano, più esattamente denominata Real Villa della Favorita, è una delle più belle residenze patrizie del XVIII secolo facente parte del cosidetto ” Miglio d’Oro ” . Realizzata nel 1768 dal famoso architetto Ferdinando Fuga essa si si trova localizzata nella famosa Ercolano ,nel tratto di Corso Resina (al civico 291) , proprio in vicinanza quindi  degli altrettanto  famosi scavi .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La villa è probabilmente forse la più sontuosa e suggestiva di tutte le villa vesuviane ed una delle più belle opere realizzate  da Ferdinando Fuga,. Egli realizzò l’edificio ,  su commissione della   famiglia Beretta , ( duchi di Simari e marchesi di Mesagne )   a partire dal 1762 e  su  un preesistente casino appartenente sempre alla stessa  famiglia. Dopo poco la villa e il parco furono acquistati da Stefano Reggio , principe di Aci e Duca  di  Gravina e di Campofiorito nonchè generale delle armi di Carlo di Borbone.

Nel 1766 la figlia del principe sposò il nobiluomo siciliano Ercole Michele Branciforte , principe di Butera e probabilmente in occasione delle nozze si ordinò a Ferdinando Fuga il restauro della villa.  A lavori ultimati , e sontuosamente arredata , poichè la moglie del principe di Aci , Maria Anna Pignatelli Aragona , fu nominata dama di corte della giovane sposa di Ferdinando , Maria Carolina d’Austria , nello stesso anno che lei che giungeva a Napoli con il suo seguito ( 1768 ) , il principe organizzò un fastoso ricevimento in onore dei Principi reali Ferdinando IV e Maria Carolina d’Austria, novelli sposi e al quale parteciparono anche il Granduca Leopoldo di Toscana, con la consorte Maria Luisa di Borbone  che  sarebbero poi divenuti Imperatori d’Austria .

CURIOSITA’: In occasione del sontuoso festino , che intendeva sopratutto dare il benvenuto alla nuova regina, il futuro Imperatore Leopoldo , rimase talmente colpito dalla buon ordine tenuto , la straordinaria organizzazione, la vaghezza dell’illuminzazione , e la copiosità ma anche la squisitezza dei rinfreschi , che affermò pubblicamente di non aver egli cosa simile veduta.

Alla morte del principe di Aci  , nel 1792 la villa, per volere testamentario del principe, passò  nel patrimonio del sovrano , il quale dopo averla restaurata ed abbellita nel suo interno , pensò bene di ampliare la villa ed il suo già maestoso parco fino al mare con l’acquisto della casina dei Zezza a mare, al fine di  costrurvi sulla costa  un nuovo accessso ma dal mare . Con questo approdo egli pensava di poterla più facilmente raggiungerla via  mare ( qui Ferdinando sbarcò il 27 giugno 1802 dopo la riconquista del regno ad opera del Cardinale Ruffo ). Nel 1792 ,il re , dopo aver eseguito una serie di lavori nella villa , ed aver nominato la stessa Real Palazzo , collocò nella stessa  l’Accademia dei Cavalieri di Guardiamarina , fondata da Carlo a Portici, per i giovani nobili che volevano entrare nell’armata navale , e la tenne fino al 1799 quando fu poi trasferita a Napoli , nel Monastero di San Severino e Sossio .

La grande dimora  arricchita nel suo grande parco con nuovi corpi di fabbrica e padiglioni  fu donata da Ferdinando al suo secondogenito, Leopoldo, principe di Salerno, il quale per abbellirla ed ampliarla fece costruire nel parco, dall’architetto Pietro Bianchi, un edificio per gli ospiti,   locali di deposito e nuove scuderie , ma volle sopratutto arricchire il giardino di giochi  (i modellini si trovano esposti al Palazzo Reale di Caserta) , divertimenti e intrattenimenta alla moda tra cui balançoires a foggia di cavallo, di barca, di  sedia e la palazzina delle montagne russe che  offrivano tra orchestrine, verie  carosellie  bande militari, ampia scelta a chi voleva divertirsi. sopratutto nei giorni festivi quando rendeva il tutto  accessibile ai suoi sudditi .

 

 

 

 

 

 

 

 

CURIOSITA’: Anche durante il regno francese di  Gioacchino Murat  la villa fu utilizzata dal sovrano  in occasione di feste di corte.

Nel 1815 morto Leopoldo la villa andò a Ferdinando II e fu incaricato Enrico Alvino di un nuovo restauro. Furono  in questa occasione rifatte tutte le decorazioni , restaurati i giochi ed arrichito il parco con nuovi elementi.

Nel 1879 la villa , passata in proprieta  al nuovo  stato italiano ospitò il vicerè d’Egitto  Ismail Pascià ,  famoso per l’apertura del canale di Suez e  venuto in esilio in Italia dopo essere stato deposto . Per lui furono decorati “alla turca” alcuni ambienti del piano terra.

Nel  18893  la villa fu acquistata dal demanio dalla principessa di Santobuono che la tenne fino al 1936 , quando per le ingenti somme che la manutenzione della villa richiedevano , essa si vide costretta a rivenderla  al demanio che questa volta la destinò  ad usi militari. La sezione del parco sul mare fu ceduta a privati e da allora ha seguito un corso di eventi indipendenti dal resto della villa.   Fu venduto ad un privato il parco a valle della strada e la Casina Zezza (nota come Casina dei Mosaici   . Da residenza reale ad Accademia degli ufficiali di Marina e successivamente abitazione delle famiglie dei militari, la grande residenza divenne negli anni dapprima nel dopoguerra un  convitto-orfanotrofio dei Salesiani, per l’educazione e l’assistenza agli orfani di guerra, ed  infine  scuola di polizia penitenziaria. Attualmente è proprietà del Ministero di Grazia e Giustizia e come tutte le  altre mirabili ville settecentesche del Miglio d’Oro è oggi dopo aver recuperato il parco a mare e la casina Zezza , sotto la tutela dell’Ente Ville Vesuviane.

L’edificio su Corso Resina presenta una facciata a due piani scandita da coppie di lesene e interrotta dai due portali  laterali in piperno e dalle due finestre centrali di cui quella superiore, in corrispondenza del salone ellittico, apre su un balcone anch’esso in piperno ed è sormontata da stemmi nobiliari. Discostandosi dallo schema consueto, delle altra ville vesuviane , la facciata non presenta un ingresso principale centrale ma due semplici ingressi simmetrici laterali che conducono a due cortili terrazzati dal quale si può ammirare ai suoi piedi il magnifico parco retrostante e che fanno da invito alla magnifica  grande scala  semicircolare in pietra dalla quale un tempo partiva un lungo viale che attraversando  tutta l’estensione del parco tra siepi di bosso,aiuole fiorite e alberature , giungeva infine ad un piccolo molo sul mare . Le aree adiacenti all’edificio erano coltivate a fruttiere e aranciere disposte a filiere regolari e ampi spazi coltivati invece a vigneto.  Il parco che come la villa, gode di una vista sul mare e sul Vesuvio veramente unica,  offre oggi la possibilità di una passeggiata fino all’approdo borbonico, nei pressi del quale si trovano due caffetterie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’apparato decorativo interno è molto interessante perché frutto dell’alternarsi di stili e gusti dei proprietari che si sono succeduti.. Possiamo infatti ammirare alcuni bei dipinti di Philip Hackert che tra il 1787 e il 1797  realizzò alcune  vedute dei porti del Regno di Napoli, mentre le sale al primo piano furono ridecorate in stile arabeggiante in occasione  del soggiorno di Ismail Pascià. Al secondo piano vi sono invece ambienti decorati in stile cinese. Il salone centrale era decorato con un grandioso pavimento a mosaico in marmo proveniente dalla villa di Tiberio a Capri ed oggi sito nel Museo di Capodimonte a Napoli. Delle antiche decorazioni della residenza restano gli affreschi nella Stanza cinese al piano nobile , opere di Crescenzo Gamba e le stanze moresche risalenti al periodo (1879-85) in cui vi fu ospitato il viceré d’Egitto.

Adiacente l’edificio principale vi è una piccola cappella e un corpo di fabbrica a tre piani realizzato per volontà di Leopoldo di Borbone per ospitare più comodamente la corte.

Il parco della villa ha una grande estensione ed ancora oggi resta l’area verde storica più grande della costa vesuviana dopo il parco della Reggia di Portici. L’area che oggi del grande parco affaccia sul mare  è quella parte del parco della Real Villa che Ferdinando IV acquistò dai Zezza per creare un’unica grande area verde che conducesse dalla villa sul Miglio d’Oro a mare. Qui furono realizzati gli interventi decorativi e ricreativi da parte di Leopoldo di Borbone.

A fine Ottocento fu alienato e destinato per buona parte ad uso agricolo. A fine anni sessanta del secolo scorso fu separato anche fisicamente dal parco superiore con la realizzazione dell’attuale via Gabriele D’Annunzio. In seguito al terremoto del 23 novembre 1980 il parco, incominciando il suo lento degrado , fu adattato dal Comune di Ercolano a campo container per gestire l’emergenza abitativa.

Acquisito dall’Ente per le Ville Vesuviane, l’area del Parco a Mare della Favorita  che nonostante alcuni piccoli interventi effettuati necessita ancora di un intervento di risanamento, per ritornare ai fasti di un tempo , ospita una peschiera circondata da alti pini marittimi., vari  chioschi in stile moresco ed una pagoda cinese . Grazie ad alcuni sforzi economici è stata fortunatamente almeno  risistemata a prato e lecceto, e sono stati restaurati gli edifici presenti tra cui la Palazzina delle Montagne Russe e la bella Palazzina dei Mosaici così chiamata per il rivestimento dei muri del vestibolo e del salone con cocci multicolori di madreperla e porcellana che formano eleganti cornici policrome.

Al termine del parco un passaggio sottoposto alla linea ferroviaria conduce all’approdo borbonico, costituito da due cafehaus con torrette simmetriche davanti ai quali si apre una piccola esedra da cui si accede sul molo, ricostruito nel 1989 e ulteriormente nel 2004 con l’apposizione di una barriera frangiflutti per proteggerlo dalle mareggiate e una piattaforma di ormeggio per i collegamenti marittimi con Napoli.

 

 

 

 

 

 

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