Nel Palazzo San Giacomo , sul pianerottolo della prima rampa dello scalone , nell’atrio tre le due rampe che portano al piano superiore poggiata su un basamento di piperno troviamo una testa femminile in marmo del periodo greco , ritrovata nel 600 nei pressi di Piazza del Mercato

Questa statua nel tempo e’ divenuta un’immagine simbolo della città’ ed  il popolo fini’ per chiamarla  affettuosamente ~. DONNA MARIANNA A CAPE E NAPULE ~

CURIOSITA’: Non è chiaro quando la “Capa di Napoli” sia stata soprannominata “Donna Marianna”; secondo alcuni l’appellativo le fu dato nell’Ottocento, quando venne collocata di fronte alla Chiesa di Santa Maria dell’Avvocata. Qui era conservato anche un busto della Santa commemorata durante la festa di Sant’Anna; per quest’analogia con il busto e con la Santa, forse ‘a Capa ‘e Napule divenne “Donna Marianna”.

La scultura fu ritrovata per caso nel 1594, nella zona dell’Anticaglia, (nel decumano superiore ) e per tale motivo subito si  affermò, da quel momento, che fosse il busto marmoreo  di quanto rimaneva di un’antica statua raffigurante Partenope.

Altri dicono che si trattasse dei resti della statua di Cibele (Rea) madre di Zeus che doveva probabilmente essere collocata come statua di culto all’interno di un tempio della Neapolis romana.

Altri  esperti invece sostengono che si tratta invece di una statua greca erette dov’e ora la chiesa di San Lorenzo Maggiore.

Come vedete quindi le ipotesi circa la suo origine e la sua vera identità sono ancora molte e assai dubbie ma questo alone di mistero che da sempre la circonda ha sicuramente contribuito nei secoli a dare alla testa marmorea , di epoca ellenica ,un certo fascino ed una certa pubblicità .

La testa è insomma divenuto simbolo pagano della storia napoletana :qualcosa con cui magicamente il popolo napoletano si è andato ad  identificare .

“Marianna ‘a capa ‘e Napule” , a noi napoletani piace considerarlo  un reperto archeologico proveniente da un tempio dedicato alla Sirena Partenope , che dopo lungo peregrinare è attualmente custodita all’interno di Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli.

Nel vissuto quotidiano la Capa ‘e Napule non godeva certo almeno inizialmente di una buona fama; nella sua leggendaria ironia  infatti, chiunque avesse la testa grossa e informe era solitamente schernito dalle popolane con il detto: Me pare donna Marianna, ‘a cape ‘e Napule.
Ci riferisce il Summonte , che un certo Alessandro di Miele trovo’ la statua abbandonata , la fece mettere su una base di piperno e la colloco’ nei pressi della chiesa del Carmine in Piazza Mercato , di fronte alla chiesa di San’Eligio in modo che dalla sua casa potesse vederla.
Da quel punto di osservazione , donna Marianna , fu invece lei a vedere ed essere anche   testimone dei piu’ importanti avvenimenti storici della nostra città’.

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Marianna , infatti, collocata suo malgrado in Piazza Mercato ha dovuto purtroppo assistere ai tanti tristi avvenimenti che avvenivano in quel luogo .

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CURIOSITA’; La statua ha partecipato a tutti gli eventi della città e del quartiere, vivendo momenti belli e momenti brutti. :  durante la festa religiosa in onore di Sant’Anna, per esempio, le popolane avevano il compito di abbellirla con fiori e nastri per poi inscenarvi danze e balletti tutt’intorno, ma in altri tristi momenti  ha dovuto subito le ingiurie di guerre, bombardamenti, invasioni barbariche, incendi, rivoluzioni,e terremoti, fino ad arrivare ai tempi di Masaniello e alla sua coraggiosa rivolta .

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e cosi’ via per i secoli , fino ad arrivare ai tempi di Masaniello e alla sua coraggiosa rivolta .

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Nel 1647 Marianna dovette assistere anche alla rivolta di Masaniello che aizzò il popolo a ribellarsi  contro il vicerè spagnolo che strangolava il popolo con gabelle odiose e trasformò  l’intera  Piazza Mercato in un campo di battaglia .

Marianna divenne così simbolo della rivoluzione e delle speranze del popolo, ma purtroppo  proprio durante gli sconti, fu gravemente danneggiata .Essa trovatasi al centro della rivolta durante gli scontri subì alcune mutilazione, sia da parte del popolo in rivolta che dai soldati spagnoli , i quali inferociti si scagliarono   contro i rivoltosi,  contro la città ed i suoi simboli.

La povera Marianna in quella triste occasione  fu fortemente deturpata . Qualcuno le staccò  il naso che poi agli inizi del XVII secolo con un restauro  i marinai del Carmine la risistemarono alla buona,

Il naso insomma  gli venne rifatto   ma non da un “buon chirurgo plastico ” .

Il nuovo naso infatti non gli rese giustizia, perchè l’intervento fu eseguito con pesanti intonacature e verniciature rozze; per sua fortuna  col passare del tempo questo suo nuovo,   rimaneggiato stato, svanì  e si dovette ricorrere a mani più esperte.

La storia del suo naso continuò però nel tempo. La testa di  Marianna infatti ne ha viste di storie e tristi atroci morti …  lei ne ha viste tante di battaglie e  poverina  ogni volta ci rimetteva sempre il proprio naso  che puntualmente doveva poi essere  ricostruito.

Ad ogni evento rivoluzionario che accadeva nel luogo , ad ogni scontro o  tracce di violenza e vandalismo , era infatti su di lei i che maggiormente si potevano vedere le conseguenze del male. Lei di solito  ci rimetteva il naso , che sedati i tumulti , veniva puntualmente rifatto spesso da mani inesperte che davano a quel volto un aspetto ridicolo .
Inoltre gli improvvisati restauratori verniciavano la statua con soluzioni biancastre che cancellavano la patina del tempo , l’ unica bellezza che essa potesse vantare.
Alla fine dell’800 , la statua rimase ancora senza naso e gliene fu rifatto uno nuovo allorquano nel 1879,  un cittadino facoltoso, suo ammiratore, mise mano al portafogli per finanziare il restauro.

Esso è quello che dovrebbe essere quello visibile oggi . Non e’ un capolavoro ma puo’ andare!

Ah ! Se Marianna potesse parlare !

Quante ne ha viste …..quante verita nascoste lei conosce … qunate cose che non stanno scritte sui libri di storia lei potrebbe raccontarci….

La povera Marianna ne ha viste di storie e tristi atroci morti . Lei ne ha viste tante di battaglie e dopo tante peripezie ha trovato  quindi finalmente pace, quando, dopo un breve soggiorno al museo Filangieri, nel 1961 ebbe una destinazione definitiva in Palazzo San Giacomo, dove è possibile ammirarla oggi.

La povera Marianna è stata quindi come vedete testimone spesso della parte più caotica della nostra storia ma anche protagonista indiscussa della parte più verace della città

Il popolo infatti le voleva bene , la pregava, la cantava, le si confidava finanche a piangere al suo cospetto. A volte la ricoprivano di fiori, altre di manifesti ed altra volte anche di insulti indirizzati ai vari vicerè spagnoli con i quali la ricoprivano  .

Divenne insomma una vera e proprio “scultura parlante”, simbolo dei sentimenti della popolazione e loro idolo al pari di una figura religiosa.

Nonostante le fattezze non proprio affascinanti, il popolo prese a ben volere questa scultura adottata dal quartiere Mercato, che ne fece una mascotte e la collocò in una strada del Borgo degli Orefici, battezzandola col nome di Marianna.

Marianna era sia il  simbolo della rivoluzione che delle speranze del popolo. Anche durante la rivoluzione del 1799 lei   divenne  infatti il simbolo del popolo in rivolta,.

Alcuni racconti che girano in città sostengono infatti  che fu proprio in quest’occasione che le fu dato il nome di Marianna. Esso deriverebbe secondo queste voci  da  Marienne, l’allegoria della repubblica francese.

Marianna, quindi al pari di quella francese, avrebbe condotto i napoletani alla vittoria, alla libertà dall’oppressione dei Borbone  e all’agognata repubblica! Invece purtroppo  fu proprio in Piazza Mercato che la regina Maria Carolina nel consumare la sua vendetta per la sorella ghigliottinata a Parigi,  fece giustiziare tutti i rivoluzionari,proprio  lì a due passi dalla statua di Marianna.

La testa è insomma divenuto simbolo pagano della storia napoletana :qualcosa con cui magicamente il popolo napoletano si è andato ad  identificare e che nei secoli è entrata a pieno titolo tra i feticci dei napoletani.

 

Una sua copia la possiamo trovare sempre dalle parti della storica  Piazza del Mercato ed esattamente all’interno di un cortile di una antica oggi  piccola chiesa che rappresenta l’unico esempio di edilizia religiosa a Napoli in età normanna.

 

Parliamo ovviamente dell’antica  chiesa di San Giovanni  a mare che nel l XII secolo , ( epoca della dinastia normanna) già esisteva ed insieme ad un annesso ospedale –

Essa all’epoca rappresentava in città un prezioso  luogo per l’accoglienza dei cavalieri di Gerusalemme (Gerosolimitani) provenienti dalle crociate. I pellegrini che infatti provenivano dalla Terrasanta , venivano accolti nella attuale navata di questo santuario,  (ex parte di un’ospedale oggi scomparso)  , dove dovevano osservare un periodo di quarantena prima di entrare in citta’.
Il Santo protettore di questa chiesetta che lambiva il mare , era ovviamente la biblica figura di San Giovanni che battezzò nel fiume Giordano nostro Signore Gesù.

La chiesa allora non era incastonata tra i palazzi come lo è oggi. Alla metà dell’800, nel decennio francese , con la soppressione dell’ordine benedettino, l’ospedale fu smantellato e ridotto a private abitazioni ,Mentre con  il famoso  “risanamento”, avvenuto tra l’800 e il ‘900,  tutto il complesso di San Giovanni , venne ulteriormente ridimensionato  inglobando addirittura la stessa la chiesa all’interno di altri edifici.

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La chiesa anticamente si trovava  addirittura nella immediata vicinanza al mare  e questo consolidò un rito, ripetuto ogni anno nella notte di San Giovanni il 23 giugno, che prevedeva un battesimo collettivo nelle acque marine.

Il popolo era infatti solito festeggiavre  la ricorrenza della festa di San Giovanni ,con un bagno che tutti insieme , uomini e donne facevano di notte  nelle acque del mare, il quale pero’ spesso degenerava fino ad arrivare ad un punto tale che esso dovette essere soppresso, dal viceré Spagnolo per la piega pagana e misterica che stava prendendo .
Questa festa infatti , originata da un motivo religioso ( si intendeva ricordare il battesimo di Gesu’ nel Giordano ) finiva con un bagno notturno e una volta inibita la comune morale ci si abbandonava a poco licenziosi atti amorosi. ( il bando di abolizione del periodo vicereale parla di promiscuita’ fra ” homini et femine”.)

san-giovanni-1La festa fu del tutto soppressa durante il regno borbonico.

CURIOSITA’: La festa di San Giovanni è legata anche ad un famoso liquore dal sapore amaro, preparato direttamente con le noci del Vesuvio , usato come amaro per digerire. Esso ancora oggi viene tradizionalmente confezionato con 24 noci fresche raccolte il 24 giugno , giorno dedicato a San Giovanni Battista ( ovvero sei mesi prima della nascita di Cristo ). .Le noci vanno assolutamente raccolte in questo giorno perchè una leggenda vuole che in questo giorno i prodotti della terra abbiano una particolare forza e potere.. Antichi racconti parlano di streghe che si riunivano intorno ad un albero di noce , la notte del 24 giugno , praticando balli e riti magici . Con i frutti di quell’albero , poi ricchi di magiche virtù preparavano un liquore che mostrava  incredibili effetti terapeutici .

Le noci vanno quindi raccolte di notte prima che esse vedano la luce del sole , prima cioè che la rugiada li ricopra ed incominci la festa di San Giovanni . Ma ricordate che di queste , quello che è importante è il mallo , esso deve essere verde e tagliato in quattro parti prima di essere messo a macerare con alcool puro e aromi segreti in damigiane o bottiglie .

Il suo effetto , oltre a quello di essere un potente digestivo ,  mostra azione attiva sull’emicrania e secondo molti  anche nei confronti delle malattie mentali e ferite alla testa.

N.B. Un tempo , preparati sopratutto da suore e monaci nelle spezierie dei vari conventi ( sopratutto benedettini , camaldolesi ,e verginiani ), sulla tavola delle famiglie napoletane erano spesso presenti  pronti ad essere usati in ogni circostanza i ROSOLI . Si trattava di un tipo di liquore derivato dalla macerazione ed infusione alcolica di petali di rosa . Nelle case napoletane si preparavano abitualmente rosoli di amarene , di fragole , di noccioli di albicocca , o di nespola , al cioccolato, al caffè e d ai quattro agrumi .

La chiesa di San Giovanni a mare oggi purtroppo quasi   quasi non si riconosce dall’esterno, affiacciata sull’omonimo vicolo ,inglobata com’è negli edifici che nel tempo le sono sorti attorno come funghi.
Quando giungete in prossimita’ della chiesa diffidate dal suo ingresso scialbo e trasandato, incastrato tra i palazzi della zona Mercato. Dietro quel portale, si nascondono le arcate di una una delle chiese più affascinanti della nostra citta’.

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A pochi passi dalla più famosa chiesa di Sant’Eligio Maggiore, tra i palazzi che la incastonano,è infatti proprio lì , in quel posto strano che  troviamo l’atrio di San Giovanni, attraversando il quale si entra finalmente nell’edificio tramite un portale originario del XII secolo. All’interno di questo cortile, è lì che si trova la nostra copia  della celeberrima “Capa ‘e Napule”, la testa marmorea , di epoca ellenica , divenuto simbolo pagano della storia napoletana.giovanni-a-mare-7

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L ‘originale fu trovato nei paraggi della chiesa e dopo essere  entrata nel 1961  a far parte della Collezione del Museo Filangieri.per poco tempo,  fu poi definitivamente trasferita a Palazzo San Giacomo.dove attualmente si trova ‘collocata sul secondo pianerottolo di riposo . .

Un insignificante  quanto poco visivile luogo  dove custodire  “Donna Marianna”, a’ cap’ e Napule,  diventata nei secoli  un’icona della nostra  citta’.

Nei secoli Marianna è entrata a pieno titolo un simbolo i dei napoletani.

Essa nata come dea della città e diventata poi simbolo di ben due rivoluzioni, è incarnato  l’immagine dello spirito antico dei napoletani che attraverso i secoli, tra soprusi e ingiustizie, non ha mai smesso di lottare.

Marianna è nel suo simbolismo qualcosa di  ironico, qulcosa di  romantico, ma anche un simbolo di forza e caparbietà capace come lo è stata ogni volta di rigenerarsi e resistere agli abusi dei potenti , ai soprusi dei regnanti e alle violenze dei peggiori vandali che come diavoli abitano in città . Questa la statua , trovata per fortuna tra le macerie di una strada antica, dopo tanti secoli e storie è oggi conservata nel palazzo più importante di Napoli. Quasi come se ancora oggi “stesse lì per comandare”.

 

ARTICOLO SCRITTO DA  ANTONIO CIVETTA

 

 

 

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