“La villa si trova a Posillipo ed è l’ultima casa alla quale si può arrivare in carrozza. È costruito su una piccola roccia e consiste di tre stanze e una cucina, con un minuscolo giardinetto. Per accedervi occorre ascendere due rampe di scale.
Sir William è solito pranzare qui, perché alle due il sole è già calato, e mentre ognuno arrostisce a Napoli egli si gode il fresco del suo Casino. La casa successiva, che è in rovina, si dice sia appartenuta alla Regina Giovanna». Impossibile, dal momento che Palazzo Donn’Anna fu costruito solo nel 1642. L’errore nasce dalla sovrapposizione di due figure femminili, Anna Carafa e Giovanna II d’Angiò, la regina lussuriosa che aveva l’abitudine di dare in pasto ai pesci i propri amanti. Ma Giovanna regnò a Napoli dal 1414 al 1435, quindi anche volendo non avrebbe potuto utilizzare i sotterranei di Donn’Anna per soddisfare i suoi capricci…”
Questo è il modo in cui nel suo diario del 1779, Lord Herbert, figlio del conte di Pembroke, descrive Villa Emma cioè il Casino di villeggiatura di Lord William Hamilton e della sua bellissima ma altrettanto irrequieta moglie Emma Lyion .
Hamilton diede alla villa sul mare il nome Emma in omaggio alla splendida fanciulla che sarebbe diventata nel 1791 la sua seconda moglie.
L’ ambasciatore inglese presso il re di Napoli Sir William Hamilton e consorte amavano fare colazione sulla terrazza affacciata sul Golfo. La villa era sempre piena di ospiti, più o meno illustri e blasonati, ai quali i padroni di casa offrivano saporite pietanze a base di prosciutto e fichi, maccheroni, polpette, crostacei, molluschi e Lachrima Cristi come se piovesse. Anche re Ferdinando, con sua mglie Carolina .con il quale sir William aveva un rapporto solidissimo, si faceva vedere spessoda queste parti .
Tutto questo lo o ricorda lo stesso Hamilton nei suoi diari (vedi William Hamilton
MA DOVE SI TROVAVA ESATTAMENTE LA VILLA EMMA ?
La famosa “ Villa Emma , ovvero il casino per la villeggiatura di Lord William Hamilton pare sorgesse su uno sperone di roccia tufaceo lambito dal mare nell’area oggi compresa tra Donn’Anna e il Circolo Posillipo, dove oggi si trova lo storico stabilimento balneare Bagno Elena, presente in questo luogo fin dal 1840.
La villa era perforata da un piccolo tunnel che serviva come transito pedonale per raggiungere Palazzo Donn’Anna senza bagnarsi i piedi
Si racconta che il tunnel presente al dì sotto dell’ abitazione era talmente stretto che non vi potevano passare le carrozze che quindi dovevano necessariamente arrestarsi davanti alla sua imboccatura. La residenza , alla quale si poteva accedere tramite due rampe di scale era anche all’epoca l’ultima casa che una carrozza poteva raggiungere.
QUALE FINE HA FATTO L’ORIGINARIA VILLA PRESENTE SULLA SPIAGGIA ?
La bella ma piccola residenza , luogo di delizia e prolungata villeggiatura di William Hamilton fu successivamente in gran parte demolita , sopratutto nella sua parte posteriore quando nel 1812 Murat volle che si aprisse la nuova strada di Posillipo . La sua parte anteriore con il suo terrazino semicircolare è stata invece inglobata dagli edifici moderni, mentre alla base dell’antica galleria, attualmente murata, sopravvivono resti del basolato della vecchia strada.
CURIOSITÀ: Il casino dell’ambasciatore inglese William Hamilton e della sua bellissima giovane moglie Emma Lyons , costituito da sole tre stanza , una cucina ed un giardino molto piccolo ed una splendido terrazza semicircolare affacciata sul mare dal la quale si poteva godere di un magnifico panorama , era presente in quel luogo dove nella famosa mappa del duca di Noja era indicato il casino di Mappinola , in corrispondenza di quello che poi è stato e lo è attualmente il Lido Elena oggi considerato uno stabilimento balneare molto esclusivo ed un tempo neanche molto lontano ,considerato invece un lido alquanto popolare denominato “ Lido mappatella “ .
Non infatti tutti associavano tale denominazione all’antico casino di Mappinola e considerano invece tale soprannome dato al lembo di spiaggia , alle tradizionali abitudini che avevano un certo ceto popolare che certo non poteva certo permettersi il mare a pagamento , di organizzare verso l’ora di pranzo in spiaggia delle vere e proprie tavolate sotto l’ombrellone, con ogni ben di Dio trasportato in spiaggia in un grosso strofinaccio ( panno ) ben annodato , Nel suo interno come pasto da portare in spiaggia , venivano riposti teglie di pasta al forno, frittata di maccheroni, polpette, insalata di riso e parmigiana ma anche frutta e verdura.
N.B. L’Enciclopedia Treccani e il Vocabolario Etimologico di Ottorino Pianigiani sono concordi nell’indicare il termine latino “mappa” come quel tovagliolo, un panno per lo più di lino, che i convitati usavano durante i pranzi per asciugarsi le mani appena lavate, poiché i Romani usavano mangiare con le mani, e nel quale porre gli avanzi da portare a casa dal banchetto, quasi sempre di nascosto. Da quest’uso della mappa, termine a sua volta di provenienza fenicia secondo Quintiliano, deriva perciò mappata e poi mappatella, termini usati per estensione anche quando non sono trasportati generi alimentari.
Gli antichi, inoltre, usavano dei panni pure per realizzare, appunto, delle mappe, ossia rappresentazioni grafiche di un territorio qualunque fosse la sua estensione, dal semplice campo agricolo al mappamondo.
Recentemente la villa Hamilton è stata identificata nella pianta Carafa , come coincidente con il Cas. del Mappinola . Infatti il piccolo promontorio appare dalla pianta come tagliato da una breve galleria che serviva a raggiungere il palazzo Donn’Anna senza bagnarsi i piedi.
La parte posteriore della villa fu cancellata dalla costruzione di via Posillipola villa sorgeva su uno sperone tufaceo perforato da un piccolo tunnel, nell’area oggi compresa tra Donn’Anna e il Circolo Posillipo
CURIOSITA ‘ : La villa che venne edificata da Giacomo Castellano nel XVI secolo, fu in seguito, anche usata anche a scopi militari; infatti, nel 1648 i viceré di Napoli, Iñigo Vélez de Guevara e don Giovanni d’Austria, la dotarono di numerosi cannoni al fine di mettere in fuga i francesi stazionati nella baia: a seguito di quest’episodio, la villa fu soprannominata “Palazzo delle Cannonate”. Si racconta a tal proposito che le navi francesi la credettero un forte e la bombardarono.
In seguito, ebbe numerosi possessori: da casino del Tibaldi a fine Settecento, fu villa de Mellis nella prima metà dell’Ottocento, per divenire proprietà di Luigi di Borbone conte d’Aquila (nel 1860, ma solo per pochi mesi) e poi di Alfonso Ilario Hardon, del banchiere Gundersheim, di Filippo Marignoli marchese di Montecorona e infine della baronessa Gabriella Nicolis di Robilant che dopo averla acquistata sposò nel 1939 sposò il barone Alfonso Barracco.
La villa passò poi per eredità nel 1863, al loro figlio Maurizio Barracco che provvide ad ampliarla e modificarla , Nel complesso, tuttavia, l’edificio. tutt’ora ancora di proprietà della famiglia Barracco , ha preservato nei secoli la sua fisionomia, specie per quanto riguarda il maestoso fronte a mare, simmetrico, alto due piani, con ampia terrazza poggiata su un solido bastione.
CURIOSITA’ : Il nome Emma della villa secondo alcuni storici pare derivi da Emma Torelli, seconda moglie del nobile marchese di Montecorona che tenne con se la villa dal 1867 al 1925 e non quindi come tutti pensano da Emma Lyon cioè lady Hamilton.
Tra i personaggi che alla fine del 700 frequentarono Villa Emma, a Posillipo, vi fu il celebre pittore tedesco Johann Heinrich Wilhelm Tischbein, autore del famoso ritratto Goethe nella campagna romana (1787)che la la utilizzò come residenza estiva. Egli scrivendo a Goethe, nel 1787, nella sua lettera così descrisse così l’incanto di Villa Emma: «L’altro ieri sono stato col cavaliere Hamilton a Posillipo, nella sua villa. Non è possibile davvero vedere a questo mondo cosa più splendida. Dopo pranzo una dozzina di ragazzi si buttarono a mare: spettacolo bellissimo, coi molti gruppi e le varie posizioni che assumevano giocando fra di loro. Il Cavaliere li paga a posta, per procurarsi questo svago tutti i pomeriggi».
Alla villa ancora oggi chiaramente visibile e riconoscibile dal mare grazie al suo famoso terrazzino semicircolare. si accede per via terra poco prima (venendo da Mergellina) del «celebre palazzo semiveneziano» meglio conosciuto come “casa Dognanna”.
La villa con un corpo centrale di due piani ed una vista dal mare mozzafiato è preceduta da un meraviglioso ampio giardino caratterizzata nella parte anteriore da un promontorio tufaceo a forma semicircolare all’epoca lambito dal mare,