Pino Daniele, creando un nuovo modo di fare musica da alcuni denominato “sound napoletano “, rimane ancora oggi, nonostante la sua prematura scomparsa, uno dei maggiori simboli della musica partenopea e italiana.

La sua musica rispecchia uno stile musicale particolare con la fusione fra il blues e la melodia tradizionale della musica popolare napoletana che, con il tempo, si è aperta alle contaminazioni con la world music.
Tra i molti meriti vi e’ quello di aver saputo esprimere la musicalità napoletana sgombrando il campo da ogni folklore formato cartolina.

Con rigore e passione, senza rinnegare le proprie radici, ma anzi esaltandole in una miscela di stili e di suggestioni, è riuscito a fare di Napoli un ideale cosmopolita.
Nella sua musica vive la sintesi di un patrimonio di suoni e colori. Un blues tutto mediterraneo.

Giuseppe Daniele, napoletano di via Mezzocannone, nasce a Napoli il 19 marzo 1955, da una famiglia povera, in un basso (sottoscala) di “Vico foglie a Santa Chiara” (un vicolo a ridosso del monastero di Santa Chiara).
E’ il primo di sei figli, ma lui vivrà con due zie anche per problemi economici dei suoi genitori, che lo accudiscono e lo avviano allo studio.

Le due anziane “ziette”, che già avevano cresciuto la madre, fecero sì che il piccolo Pino si trasferisse a poche centinaia di metri di distanza dai suoi, in un bell’appartamento al terzo piano di un antico palazzo.
Studia a Napoli, dove si diploma come ragioniere, nonostante la sua passione sia quella di fare musica e iscriversi al conservatorio. Amante della musica, comincia a suonare all’età di dodici anni.
Diplomatosi, decide di dedicarsi solo alla musica e di lasciare quindi gli studi.

Dopo aver studiato chitarra prima come autodidatta ed in secondo momento a scuola, comincia ad acquisire esperienza con piccoli gruppi musicali come i “New Jet” formato insieme al suo grande amico Gino Giglio conosciuto mentre frequentava l’istituto Diaz di ragioneria.

Lui e il suo gruppo suonano giù nel quartiere Sanità, a Vico Fontanelle, dove il cantante del gruppo Enzo Ciervo ha una grotta dove si può suonare senza dare fastidio a nessuno.
Ed è proprio lì che sono passati tanti artisti dell’ambito partenopeo: da Enzo Avitabile agIi Osanna, Edoardo Bennato, “Nuova Compagnia” e tanti altri gruppi.

Il gruppo incomincia quindi a partecipare a vari eventi musicali di piazza ricevendo i primi consensi di pubblico.
Come musicista professionista debutta, all’inizio degli anni 70, con il gruppo jazz-rock dei Batracomiomachia, composto da: Enzo Avitabile al sax, Rino Zurzolo al contrabbasso e Rosario Jermano alle percussioni.

Lavora con la cantautrice Jenny Sorrenti (sorella del piu’famoso Alan), proveniente da un gruppo chiamato Saint Just, dove suona anche il sassofonista Bob Fix; insieme realizzano Suspiro per la EMI, dove Pino appare per la prima volta come chitarrista.

Nel 1975 approda come chitarrista nella band dei Napoli Centrale (nato dallo scioglimento degli Showmen) guidata da James Senese. Un gruppo all’epoca punto di riferimento del sound parteneopeo che ha rappresentato una delle esperienze che veramente ha poi segnato il suo cammino musicale.

La prima esperienza discografica di Pino Daniele avviene a Napoli: il cantante degli Showmen, Mario Musella sta realizzando un album, e il suo produttore-arrangiatore cerca un gruppo di giovani musicisti: è proprio la band di Pino a passare l’esame.

Negli anni Settanta un ciclone innovativo investe la musica napoletana. Fino a quel momento era solo melodia pura, sogno, cuore e amore, pizza e Vesuvio.

Nasce a Napoli in quegli anni un sound che ha origine nel dopoguerra, dalla presenza americana delle basi NATO, dove i musicisti ospiti spesso alternano l’inglese allo slang napoletano.

Il panorama musicale diviene ricco di fermenti musicali, e giovani talenti musicali diversi dal solito. Napoli pullula di artisti come Pino in quegli anni, con nomi quali: Tony Esposito , Rosario Jermano, Rino Zurzolo, Tullio De Piscopo e tanti altri.
Tutte le nuove istanze metropolitane hanno anche il suono del sax tenore di James Senese, (con il quale Pino stringerà una forte amicizia ) il figlio della guerra, il nero napoletano che della new music è stato di certo il primo vero interprete.

Pino elabora in quegli anni il cosiddetto “neapolitan sound”, un misto di jazz e rock-blues contaminato da sonorità mediterranee e da una forte carica melodica, con una timbrica sottile e una vocalità che è sintesi di questa mescolanza musicale, scegliendo come linguaggio il dialetto napoletano .
Proprio in questi anni Pino Daniele costruisce il suo successo insieme a giovani emergenti della musica partenopea come l’amico percussionista Rosario Jermano, Rino Zurzolo, Tullio De Piscopo e il gia’ citato James Senese.

Nel 1977, in questo nuovo clima musicale Pino Daniele esordisce cantando in napoletano con il suo primo album: “Terra mia”, pubblicato dalla EMI.
Il disco sarà l’inizio di un percorso musicale straordinario, con la voglia di uscire allo scoperto, di protestare, di rivendicare, il tutto in una fusione di rock, blues e jazz che Pino ha ormai nelle vene. Un disco che include alcuni brani ancora oggi pietre miliari della sua carriera come “Na tazzulella ‘e cafè e “Napule è“, un brano che rappresenta un classico senza tempo della musica italiana.

La consacrazione arriva con i due album successivi “Nero a metà” del 1980 e “Vai mò” del 1981, epoca in cui brani eccezionali come “Yes I know my way“, “A me me piace ‘o blues” e “Quanno chiove” danno a Daniele la meritata popolarità.

Pino Daniele organizza e gira quindi l’Italia con una band di tutto rispetto ottenendo un grosso riscontro di pubblico e riempiendo stadi in tutte le maggiori citta’ d’ Italia.

Daniele conferma con questo album il suo blues mediterraneo, continuando a mischiare slang americano e napoletano con brani dove la purezza del dialetto viene unito alla dolcezza di una melodia blues.

La band diventa ‘storica’ dopo il famoso concerto nel 1981 a piazza del Plebiscito a Napoli con oltre 200.000 persone; un momento di grande emozione dopo il quale le strade dei componenti si dividono.
Pino allarga i suoi orizzonti musicali aprendo una fase più etnica, inoltre, in netto anticipo sui tempi mescola jazz moderno, suoni africani, rhythm’n blues e funky.

Nel 1982 Pino Daniele affronta nuove musicalità con l’album “Bella ‘mbriana” contaminando la sua musica con diversi ritmi e melodie europee. La collaborazione con il bassista Alphonso Johnson e con Wayne Shorter, session-men di fama internazionale, porta il nome di Pino Daniele ad essere apprezzato anche oltre i confini italiani.

Con il doppio album dal vivo dal titolo “Sciò Live”, poi riuscirà a mettere insieme blues, rock, jazz, e il meglio della musica tradizionale napoletana.
Nel 1985 esce “Ferryboat” che viene costruito con la partecipazione di grandi artisti come il sassofonista Gato Barbieri e il batterista Steve Gadd.

Nel corso di questi tre anni: ’82-’85, Pino Daniele si arricchisce di esperienze e riconoscimenti importanti: Partecipa al festival di “Montreaux”, fa un concerto a Parigi, un altro in Canada, incontra “Ritchie Evans” partecipando a un suo album:”Common ground”, contenente “Gay cavalier”.

Nel 1988 esce l’album “Schizzechea with love” con il quale Pino Daniele vince il Premio Tenco. Pino deve poi affrontare gravi problemi di salute: egli soffriva di cuore sin dalla giovinezza e una grave patologia alle coronarie lo costrinse a subire ben quattro interventi di angioplastica risolti fortunatamente nel migliore dei modi.

Ne 1989 compone le musiche per il film di Troisi “Le vie del signore sono finite”; per Massimo Troisi aveva già composto la colonna sonora del film “Ricomincio da tre” del 1981. Il connubio tra i due artisti napoletani risulta essere perfetto. Pino nel 1991 realizzerà anche la colonna sonora per il film di Troisi “Pensavo fosse amore invece era un calesse“, dal titolo “Quando”.

Nel 1989 esce l’album “Mascalzone latino” che con il brano “Anna verrà” dedicato all’attrice Anna Magnani ottiene un ottimo successo di pubblico e di critica.

Nel 1990 da vita insieme al grande chitarrista jazz americano Mick Goodrick, all’album “Un uomo in blues” ( ricordato per i brani “Femmena” e “‘O scarrafone”) e poi “Sotto ‘o sole” nel quale si ritrovano alcune rivisitazioni di vecchi brani e la creazione di due nuovi inediti “Quando” e “‘O ssaje comme fa ‘o core” scritte dall’amico Massimo Troisi.

Nel 1993 nasce “Che Dio ti benedica“: l’album (in cui collaborano Chick Corea e Ralf Towner) ha un grande successo oltre che di pubblico anche di critica e viene rappresentato da Pino in un mitico tour in varie città italiane ed europee.
Abbandona poi un po’ il dialetto napoletano nei successivi due album collaborando con grandi artisti del panorama nazionale come Giorgia, Irene Grandi, gli Almamegretta e Jovanotti.

L’album pubblicato nel 1995 dal titolo Non calpestare i fiori nel deserto, vince la Targa Tenco come album dell’anno e raggiunge la vetta delle classifiche.
Il successivo CD, edito nel 1997, intitolato Dimmi cosa succede sulla terra, consegue dieci dischi di platino e nel 1998 la raccolta Yes I know my way , vede anche la partecipazione di dei Simple Minds.

In questo ultimo album il cambiamento di Pino Daniele è totale, si presenta al grande pubblico anche con un nuovo look, capelli corti e pizzetto.
Nel 1999 esce l’album “Come un gelato all’equatore“; nel 2001 festeggia l’uscita del suo ultimo lavoro “Medina” con un mega tour estivo che parte proprio dalla sua città.

Dopo la positiva esperienza del tour condiviso con altre grandi voci italiane tra i quali Eros Ramazzotti e Jovanotti nel 1994, organizza nel 2002 una mega tourneè con altri tre grandi della musica italiana: Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia e Ron.
Incomincia poi una lunga tournée che lo vede lontano dall’Italia .

Dopo i concerti del 2012 a New York, primo italiano all’Apollo Theatre, Boston e Washington, nel 2013 si  esibi’ al Barbican di Londra e al Théâtre Saint-Michel di Bruxelles. A grande richiesta poi torno’ in Nordamerica, come ambasciatore della nostra canzone per l’Anno della cultura italiana negli Stati Uniti.

Pino Daniele ritorno’ in seguito sulla scena musicale italiana con un nuovo album dal titolo “Pino Daniele Project – Passi D’Autore” nell’aprile del 2004. Nel disco è presente un brano dedicato a Diego Armando Maradona, “Tango della buena suerte”.

In onore alla quasi trentennale carriera di Pino Daniele, alla fine del mese di giugno 2004 esce un album triplo “Pino Daniele Platinum Collection” (EMI) che ripercorre in 53 brani tutta la storia del cantautore.

Muore improvvisamente a causa di un infarto la notte del 4 gennaio 2015, mentre si trovava nella sua casa di Magliano in Toscana.

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