Le origini della canzone napoletana risalgono al  lontano periodo aragonese,  quando la lingua napoletana divenne la lingua ufficiale del regno . Da quel momento numerosi musicisti  composero canzoni e ballate  di stampo popolare. che giunsero nel   ‘500  a far nascere la  “Villanella alla Napoletana” ,  un canto ricco di valori positivi e ottimistici, d’ispirazione popolare che si diffuse ben presto in tutt’Europa.

 

Le parole alle quali furono aggiunte poi le musiche e i ritmi venivano accompagnate da strumenti che finirono con il diventare quelli tipici della canzone popolare napoletana e cioè il colascione , i tamburelli e i vottafuochi.

Il primo canto di tradizione popolare fu ” il canto delle lavandaie al vomero ” ribattezzato ” jesce sole ” e l’ artista più importante dell’epoca , che fu musicista ed anche poeta fu il Velardiniello. Nel  ‘600 si diffuse poi la famosa Tarantella, nata dall’incontro tra moresca araba e fandango spagnolo, anche se alcuni pensano che derivi dal ballo pugliese della taranta.

 

 

Nel XVII secolo le villanelle , gli strambotti e le ballate passarono di moda e la musica e la poesia  presero sempre più la forma della canzone .

Con i vicerè aumentò la mania delle feste ( particolarmente grandiose quelle che si organizzavano a Largo Palazzo , attuale Piazza del Plebiscito ) utilizzate anche in seguito per distrarre il popolo dai suoi guai : anche se mancavano lavoro e pane , erano sempre più numerose le occasioni per spettacoli e feste e la creatività napoletana diede in questo periodo origine a numerose canzoni e suoni  che poi si cantavano durante le feste popolari .Nel 600 videro perciò la luce canzoni come ” Michelamma”, Cicerenella e Fenesta vascia divenute poi alcune delle più belle canzoni  napoletane  riproposteci  continuamente negli anni a venire da numerosi famosi cantanti .

 

Vanno aggiunti  a cavallo del XVII e XVIII secolo, la produzione di interi libretti di opere liriche, come Lo frate ‘nnammurato del Pergolesi che hanno avuto una diffusione ben al di fuori dei confini partenopei.

Ma il secolo d’oro  della canzone napoletana avvenne dall’ 800 in poi per raggiungere il suo apice massimo nel 1900 quando incominciarono a sorgere i primi negozi musicali e le prime case editrici musicali . Gli autori di queste  prime  canzoni napoletane classiche erano spesso professori, letterati, ed intellettuali che scrivevano vivendo  gomito a gomito con il popolo.  Le classiche canzoni napoletane  infatti raccontavano  spesso la vita di tutti i giorni del popolo  e delle la città  in tutte le sue sfumature mischiando tra loro  paesaggi, figure sociali e storie d’amore spesso accompagnate dagli strumenti simbolo della napoletanità dell’epoca come il  Mandolino,  la Chitarra, il Calascione e le  Triccheballacche.

Personaggi poi come Salvatore Di Giacomo (  Carulì, Era de maggio, Marechiaro, Luna rossa, Spingule francesi ,  ) Ernesto Murolo ,(Tarantelluccia, Te si scurdata e Napule , A primma ‘nnammurata, Mandulinata a Napule , Nun me scetà , Adduormete cu mme )  Ferdinando Russo ( Scetate, ), Giovanni Capurro ( o sole mio ) ,Ottaviano e Salvatore Gambardella ( O marenariello )  e Libero Bovio ( Chiove, Reginella, Aserenata e Pulicenella, Guapparia, Lacreme napulitane, Passione, A canzone e napule, Tu ca nun chiagne , O Paese d’o sole  ) , sono solo alcuni dei principali autori e poeti che hanno reso grande, con i propri testi, la canzone napoletana  che grazie poi all’interpretazione dei maggiori tenori del tempo raggiunse un’enorme popolarità nel mondo .

 

A partire dal 1835 , con il brano ” Te voglio bene assaje” divenne in città  il simbolo per eccellenza della canzone napoletana , il festival  di Piedigrotta .Essa rappresentava l’evento annuale per la presentazione delle nuove canzoni a cui partecipava un massiccio numero di cantanti , musicisti ed editori . Il popolo partecipava in massa con grande entusiasmo non mancando di affittare per l’occasione le sedie dalla vicina chiesa e finanche i posti sui balconi . Nei giorni precedenti venivano distribuiti depliant , predisposti vari mezzi di trasporto , indette audizioni e stampati fogli volanti ( chiamati copielle ) su cui venivano stampati i versi , le musiche  ed i brani delle nuove canzoni partecipanti . Le melodie in tal modo , nonostante non fosse ancora presente la radio o la televisione , si diffondevano subito tra la gente e venivano cantate, ballate ed imparate all’istante .Mentre quindi musicisti, letterati ed autori lavoravano febbrilmente spesso  il popolo già cantava e diffondeva i nuovi brani per  la città grazie proprio alle  copielle , alle postegge, ai pianini costruiti nella fabbrica di Vittorio Fassone, alle feste di piazza, ai caffè-concerto e a qualche  spettacolo tenuto in città. Il popolo alla fine era quindi  l’unico  vero giudice capace di decretare con il suo gradimento il successo o il fiasco di un nuovo motivo musicale .

Intorno al festival un’intera  festa coinvolgeva l’intera città che vedeva sfilare nei pressi della grotta numerosi festosi carri allegorici che infine sostavano davanti ad una giuria per farsi giudicare .Su di essi poi i cantanti presentavano le più belle canzoni dell’anno. presentati nel corso degli anni, da famosi personaggi come Nunzio Filogamo , Enzo Tortora , Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado , Daniele Piombi e l’elegante sempre ben vestito Armando Gill ( immancabile gardenia all’occhiello, papillon ed un caratteristico monocolo ) autore tra l’altro del famoso ‘ Zampugnaro ‘nnammurato e la notissima ‘ Come pioveva ‘.

In pieno ‘900 la canzone napoletana grazie al Festival attraversò uno dei suoi maggiori periodi  di successo . Tra i suoi  protagonisti dell’epoca  spiccano artisti come Sergio Bruni, Mario Abbate, Angela Luce, Aurelio Fierro, Nunzio Gallo, Mario Trevi, Tony Astarita,  Giacomo Rondinella , Maria Paris,  Mirna Doris , Domenico Modugno, Claudio Villa, Wilma De Angelis e Ornella Vanoni.

Grazie  a questi artisti e molti altri ancora , alcune canzoni napoletane  ( e con esse il nostro dialetto ) sono divenute famose in tutto il  mondo .

Tra  queste le più conosciute e cantate  sono a mio parere :

  • Funiculì funiculà  di Luigi Denza su testo del giornalista Giuseppe Turco; scritta in occasione della creazione di una funicolare che portava sul Vesuvio .Gli autori impiegarono solo poche ore per comporla e nonostante questo  la canzone ottenne un successo strepitoso.: in un anno vennero  stampate un milione di copie . La celebre melodia fu cantata per la prima volta nei saloni dell’Albergo Quisisana di Castellammare di Stabia. Turco e Denza ebbero poi l’occasione di presentarla alla festa di Piedigrotta dello stesso anno  dove il brano risultò  essere la canzone  più cantata in città ed in breve tempo anche la più popolare nel mondo .Una pietra miliare nella storia della canzone partenopea  che con il suo successo a  contribuito tantissimo  a diffondere la canzone napoletana nel mondo, ed a richiamare flotte di turisti da ogni parte del pianeta.

 

  • Era de maggio  di Mario Costa su testo di Salvatore Di Giacomo. Un brano bellissimo che canta d’amore, di ciliege e di rose, nel mese di massimo tripudio della natura. interpretata  successivamente da molti  altri artisti,  tra cui Mina, Lucio Dalla, Battiato, Murolo, Pavarotti.

 

  • O surdato ‘nnammurato  di Enrico Cannio su testo di Aniello Califano divenuta nel tempo famosissima , specie grazie alla  splendida interpretazione di Massimo Ranieri , e quale inno storico della squadra di calcio partenopea finendo per essere cantata ogni domenica da migliaia di tifosi concentrati sugli spalti dello stadio San Paolo.

 

 

  • Comme facette mammeta di Salvatore Gambardella su testo di Giuseppe Capaldo. Una delle canzoni napoletane certamente più famose la cui storia molto originale parla della sfortuna in amore del suo autore .Giuseppe Castaldo era infatti invaghito di una sua coetanea , una certa Vincenzella e per lei scrisse appunto il brano“Comme facette mammeta“, inviando poi  la canzone, al comitato dei festeggiamenti per la Madonna del Carmine,  dove venne giudicata come la migliore delle canzoni. Egli felicissimo, si recò’ quindi sotto alla finestra della giovane, ma Vincenzella, non aprì mai le finestre.Il suo amore per la giovane Vincenzella,  non fu  mai corrisposta, anche se egli cerco in tutti i modi di attirare la sua attenzione.  Il dolore di Giuseppe aumentò quando il fratello maggiore, Pasquale  gli comunicò che avrebbe spostato lui Vincenzella, allora Capaldo, dovette lasciare l’osteria dove lavorava con il fratello , poiché’ mal sopportava l’idea di dover convivere vicino alla donna amata. Nel 1918, trovò lavoro in quello che era uno dei tempi della canzone napoletana di allora il “Caffè Tripoli”. In questo locale, lavorava una bellissima cassiera, ma molto scontrosa, e allora il giovane ci ricasca, si invaghisce di Brigida, così si chiamava la giovane, e per lei scrive “A’ TAZZA E’ CAFE’“, ma la cassiera lo respinge comunque.

  • Tu ca nun chiagne di Ernesto De Curtis su testo di Libero Bovio : Una canzone  molto bella che nel  corso degli anni è stata incisa da grandi tenori  della musica lirica come Enrico Caruso, Mario Del Monaco, , Franco Corelli, Giuseppe De Stefano, Ferruccio Tagliavini, Luciano Pavarotti, Josè Carreras, Bruno Praticò, e Placido Domingo , fino ad arrivare ad alcuni  grandi nomi della canzone  italiana come Giuni Russo , Claudio Villa, Iva Zanicchi, Mario Merola ,Mario Trevi,  Massimo Ranieri e Mina .  In seguito è stata soggetta anche  a nuove e più moderne  rivisitazioni come quelle di Enzo Gragnaniello, ed il Giardino dei semplici . Quest’ultima versione nel 1975 , arrivò addirittura a vendere un milione di copie, guadagnandosi il disco d’oro.

 

  • Reginella di Gaetano Larna su testo di Libero Bovio; una delle canzoni napoletane più famose di tutti i tempi  celebratissima nella storica versione eseguita da Roberto Murolo  (  Libero Bovio autore del testo ha scritto altre grandi  canzoni napoletane di successo come Lacreme napulitane, Silenzio cantatore, Tu ca nun chiagne, ‘O Paese d’o sole, Zappatore, Chiove, Signorinella, Guapparia)
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  • O paese d’ ‘o sole  di Vincenzo D’Annibale su testo di Libero Bovio :Tra le massime espressioni dei tempi d’oro della canzone napoletana  il testo è stato interpretato da alcuni dei più celebri cantanti di tutti i tempi,  tra i quali si annoverano Mario Abbate, Luciano Pavarotti, Claudio Villa, Giuseppe Di Stefano, Bruno Venturini, e Mario Del Monaco.

  • Dicitencello vuje  di Rodolfo Falvo su testo di Enzo Fusco; intorno a questo brano purtroppo, di sviluppò  storia  un finale drammatico. Il poeta avvocato Falvo , autore del brano morì infatti suicida lanciandosi  da un balcone del Primo policlinico di Napoli dove era stato ricoverato. Identica sorte che toccò ad Enzo Fusco nel 1951 ammalato di tumore. Anche lui  infatti si suicidò gettandosi dalla finestra della sua camera; nello stesso ospedale. Ironia del fato, entrambi avevano scritto i versi di “Dicitencello vuie” .

 

  • Munasterio ‘e Santa Chiara di Barbieri e Galdieri ma cantata da Giacomo Rondinella è oramai considerata una pietra miliare della canzonne napoletana nel mondo . Lanciata da Giacomo Rondinella riscosse subito un notevole successo per poi essere ripresa da Ebe De Paulis, Roberto Murolo, Claudio Villa, Mario Trevi, Peppino di Capri , Mina, e Iva Zanicchi, 

 

 

  • Tu vuò fa’ l’americano di Carosone;
  • Maruzzella di Carosone;
  • ‘O sarracino di Carosone;
  • Torero di Carosone
  • La donna riccia di Carosone
  • Scrapiciatiello di Carosone
  • Chella Llà di CArosone
  • Pigliate ‘nà pastiglia di Carosone
  • Io mammeta e tu di Carosone
  • Tutti questi sono solo   alcuni tra i  maggiori successi del grande maestro considerato uno dei più grandi autori ed interpreti della canzone napoletana nel  periodo collocabile tra il secondo dopoguerra e la fine degli anni novanta . Da grande pianista classico e  jazzista  è stato capace di fondere i ritmi classici della canzone napoletana con melodie africane e americane creando musica spesso  ballabile e adeguata ai tempi  .

 

 

  • Malafemmena scritta da Totò in occasione del concorso di Piedigrotta nel 1951.  La canzone entrata nella leggenda della canzone napoletana fu inizialmente assegnata a Mario Abbate e successivamente cantata da Giacomo Rondinella.Ma il suo vero successo  a livello nazionale arrivò solo nel 1956, quando Teddy Reno, la interpretò nel film “Totò, Peppino e… la Malafemmena” .
  • Le cronache dell’epoca volevano che la “Malafemmina” della canzone fosse Silvana Pampanini, l’attrice che Totò aveva conosciuto sul set del film “47 morto che parla”  di cui si era profondamente innamorato e che lei  rifiutò di sposare .La verità è però un altra . Fu la  figlia Liliana de Curtis a raccontarcela molti anni dopo in un libro  scritto per sua madre,  Diana Bandini  ( d’altronde il suo nome compariva anche sull’incisione inviata alla SIAE, con la scritta “A Diana”, ma all’epoca nessuno diede molta importanza a questo dettaglio ). Totò sposò Diana Bandini dalla quale ebbe la figlia Liliana, ma presto  il rapporto tra i due andò in crisi. I due sposi però decisero nonostante tutto di fare un patto e restare uniti ma “divisi” fino al compimento del diciottesimo anno d’età della figlia. I due coniugi si promisero quindi vicendevolmente  che  non avrebbero mai  dovuto lasciare la loro casa prima che la figlia avesse compiuto 18 anni. Ma Diana venne meno all’accordo, sposando un altro uomo, l’avvocato Michele Tufaroli, e perdendo così la fiducia del suo ex marito che ha continuato a soffrirne fino all’ultimo istante della sua vita. La promessa disattesa è il motivo per il quale egli poi scrisse “Malafemmena”.

 

 

  • Indifferentemente di Salvatore Mazzocco ed Umberto Martucci è stato uno dei più grandi successi di Mario Trevi . Pur non  vincendo l’undicesimo festival di Napoli nel 1963  (classificandosi al secondo posto ),  il brano iniziò  ben presto ad essere inciso da grandi interpreti della canzone napoletana ed italiana, come appunto Sergio Bruni , Mario Abbate, Roberto Murolo e finanche Mina divenendo in breve tempo un classico della canzone napoletana citato anche nell’enciclopedia della canzone napoletana scritto da Ettore De Mura.

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  • Tu sì na cosa grande di D.Modugno; che vinse , cantata dallo stesso  Domenico Modugno  insieme ad Ornella Vanoni  il Festival di Napoli nel 1964 .Il brano sostò poi per oltre cinque mesi al secodo posto nella hit parade dell’epoca .Divertente una critica all’ epoca mossa all’autore secondo la quale un vero napoletano avrebbe usato l’aggettivo «grosso», non «grande»…

  • Anema e core , composta nel 1950 da Salve (Salvatore) D’Esposito e Tito Manlio  finita per essere stata tradotta pensate in più di 10 lingue  e cantata dal grande tenore Tito Schipa . Il suo successo fu straordinario a tal punto che all’epoca le principali testate giornalistiche riportano  il brano  tra le migliori canzoni napoletane di tutti i tempi  accanto ad icone come Marechiaro , O’ Sole mio , e Core ‘ngrato . Anche la famiglia reale inglese si innamorò di Anema e core. Salve ricevette, infatti  dall’allora Presidente della Camera dei Lord  inglese, Lord King, una bella fotografia in segno di gratitudine per quella canzone e, quando la squadra italiana di calcio si recò in  Inghilterra  per un incontro, venne accolta da una banda  militare di quel paese con le note di “Anema e core”.

 

 

 

 

  •  Carmela ‘ scritta dal poeta Salvatore Palomba e musicata da Sergio Bruni è divenuta nel tempo una vera e propria icona della canzone napoletana e certamente una delle delle più amate .Come lo stesso Salvatore Palomba ha raccontato in seguito Carmela non è soltanto una donna, ma rappresenta tutta la città di Napoli . La speranza del poeta infatti non era quello di raggiungere le braccia di un’amata, Carmela , ma  la città da lui amata affinche essa possa rialzarsi, e  vedere la luce dopo il “vico niro” nel quale è sprofondata. Se è vero che l’amore è il contrario della morte, come recita la canzone, è a quello che la città deve aggrapparsi per tornare a vivere: all’amore della sua gente, non alla morte sociale voluta da pochi.Bruni  con questo brano non cantò  quindi ’amore di un uomo, ma l’amore di un popolo e la speranza nei confronti di un domani che, negli anni ’70 e ’80, sembrava così lontano per i napoletani.

 

A Vucchella di Gabriele D’Annunzio e F.Paolo Tosti:  Nell’anno 1892 quando Gabriele D’Annunzio lavorava presso la redazione de “Il Mattino“. conobbe in quella circostanza  il  collega  Ferdinando Russo, autore di canzoni napoletane che sembra lo abbia sfidato a comporre  liriche in dialetto napoletano ( difficoltà risiedeva  nel fatto che il poeta era abruzzese ). Si ritrovarono così ad un tavolino del famoso caffè Gambrinus , da sempre ritrovo di poeti ed artisti dove pare che il celebre artista abbia scritto i famosi versi della canzone poi successivamente pubblicati e musicati da Francesco Paolo Tosti anch’egli abruzzese. ( secondo altri la canzone sarebbe invece nata in un bar della galleria Umberto ) .

Il brano è stato poi interpretato e portato al successo da famosi personaggi come Enrico Caruso , Luciano Pavarotti e Roberto Murolo.

 

 

 

  •  Uocchi c’arraggiunate di Angelo Falcone e Rodolfo Falvo,( autore anche di canzoni come TarantellucciaGuapparia e Dicitencello vuie )  da ricordare nella bellissima ’interpretazione del cantante Gennaro Pasquariello .
    Il  brano  pare che fosse la canzone preferita di Eduardo de Filippo. La ritroviamo infatti anche  in Gennareniello , una  commedia scritta dal grande commediografo napoletano nel 1932.

 

  •  Pusilleco addiruso di Ernesto Murolo e Salvatore Gambardella

    Ncopp’ ‘o capo ’e Pusilleco addiruso,
    addó stu core se n’è gghiuto ’e casa,
    ce sta nu pergulato d’uva rosa
    e nu barcone cu’ ’e mellune appise…..

 

 

  • Core ‘ngrato  ( Catarì, Catarì ) di Riccardo Cordiferro, e Salvatore Cardillo (prima “canzone napoletana” che riscosse un vero successo, proveniente dall’America   ) . La canzone fu infatti scritta nel 1911 a New York da due emigrati italiani e poi   portata al successo dal grande Enrico Caruso Inizialmente nessuno dei due autori aveva il sentore che la canzone sarebbe stato un grande successo, anzi Cardillo la considerava una «porcheriola» ma invece  in poco tempo il brano divenne un successo  mondiale finendo poi per essere interpretata da grandi artisti come Giuseppe Di Stefano, Beniamino Gigli , Tito Schipa, Luciano Pavarotti, Placido Domingo , Josè Carreras, Luciano Taioli, Nilla Pizzi, Sergio Bruni Claudio Villa, Andrea Bocelli, Roberto Murolo e Mina .
  • Nonostante  i napoletani amino molto questa canzone , con la loro solita ironia hanno negli anni usato il titolo di questo brano per definire in ambito calcistico qualsiasi calciatore considerato un ” traditore irriconoscente ” . Per decenni il nomignolo è stato attribuito a Jose Altafini che  passato alla  Juventus   siglò, a soli due minuti dalla fine, in una memorabile sfida scudetto  la vittoria della squadra bianconera contro il Napoli per 2 a 1 ponendo così fine ai sogni di gloria degli azzurri. Recentemente però per grande felicità dello stesso Altafini è stato scalzato in questo triste nomignolo dal calciatore Gonzalo Higuain che in piena estate , all’apice dell’amore che i tifosi provavano per lui , di nascosto senza salutare nessuno si è macchiato di alto tradimento firmando un nuovo contratto con l’avversario di sempre e cioè l’ odiata Juventus ( calcisticamente parlando ) .

     

     

  • Ninì Tirabusciò di Aniello Califano e Salvatore Gambardella . Una canzone cantata ed interpretata con notevole successo dallo stesso stesso Salvatore  Gambardella al teatro Politeama.  Un brano certamente ironico ed anche a suo modo critico che nella sua comicità di fondo denuncia apertamente con convinzione che per cantare all’ epoca non serviva la voce ma bastava” sollevare ”  il vestito per trovare la protezione di qualche abile impresario o ricco frequentatore teatrale.   La figura di Ninì Tirabusciò era infatti  una delle più spregiudicate tra le tante sciantose dell’epoca  . Il brano frutto della migliore tradizione popolare macchiettistica partenopea ha portato alla ribalta  innumerevoli interpretazioni,  tra cui vanno  ricordate quelle di Angela Luce e Miranda Martino. Nel 1970 ha ispirato il film “Nini Tirabusciò, la donna che inventò la mossa”, con Monica Vitti protagonista.
  • Tiempe belle di Aniello Califano e Vincenzo Valente: Uno dei brani più noti del repertorio musicale napoletano.

 

  • A sunnambula di Alfieri e Pisano cantata per la prima volta da Aurielo Fierro  Il testo parla di un amore di una giovane ragazza ostacolato dai suoi genitori .  La ragazza non si perde di coraggio e trova una soluzione: fingendo  di fare la  sonnambula  passeggiando  alle undici di sera, sui tetti dove l’aspetta il suo innamorato.

 

  • O ‘ zampugnaro nnammurato di Armando Gill, una canzone  che possiamo considerare  una vera e propria  poesia accompagnato da un a la melodia  degna del testo. 
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  • Silenzio cantatore di Libero Bovio e Gaetano LamaUn brano che secondo molti  il Prof Lama scrisse  a Marina di Camerota. dove solitamente era ospite  del suo amico e compare Olindo Mariosa: egli  lasciandosi portare dal ritmo del mare che scrosciava sotto gli scogli della villa compose le note della bella canzone .Luigi Pirandello considerava “Silenzio cantatore” un capolavoro.

 

  • Mandulinata a Napoli di Ernesto Murolo ed Ernesto Tagliaferri.    Questa canzone è forse una delle  più belle, a parer mio, perché mette insieme finalmente la gioia di un amore che si rinnova sempre. Come maggio che torna, ti ricordi? Ci incontrammo vicino a quella fontana dove l’acqua non si secca, il desiderio d’amore non si sana e non si è sanato perché dopo tutte le vicende sto qui, son tornato, avevi paura, ma ti ho promesso che sarei tornato. la dinamica è bellissima, non dice: adesso ti abbraccio ma sto qui a venerarti in quest’aria profumata e ti dico: fa’ di me quello che vuoi.

 

  • Lacrime napulitane di Libero Bovio , e Vincenzo d’Annibale :  La canzone fu presentata per la prima volta da Gennaro Pasquariello  nel lontano 1925 e tratta il tema dell’ emigrazione italiana all’estero. Nel giro di poco tempo la canzone diventò molto popolare,al punto di dar luogo   anche ad  una sceneggiata. Negli anni 70/80   fu un  cavallo di battaglia ,di Mario Merola che lo portò in giro per tutta Italia e  all’estero. Merola oltre ad occuparsi della rappresentazione teatrale, la  portò successivamenta  anche al cinema,in un film  diretto da Ciro Ippolito.

 

Passione scritta da Libero Bovio e musicata da Ernesto Tagliaferri e Nicola Valente : si tratta di una delle canzoni napoletane  più famose di tutti i tempi costituendo una struggente analisi dell’estasi e della sofferenza d’amore. Stanotte amore e Dio sono una cosa. Questo riconoscimento è proprio l’apice della canzone. Stanotte, io sto guardando nei tuoi occhi e i tuoi occhi sono come le stelle del firmamento e il firmamento è Dio.

 

 

  • Torna di Pacifico Vento e Nicola Vento ,Te voglio n’ata vota ‘int’a sti bbraccia
    Chello ca si’ nun ‘mporta…ch’aggia fa?
    Voglio chist’uocchie, voglio chesta faccia
    addó’ ce ride ògne felicitá!
    Suonno da vita mia,
    dimme pe’ quala via
    t’aggia vení a ‘ncuntrá?Torna!
    ‘Sta casa aspetta a te…
    Torna!
    Che smania ‘e te vedé!…
    E torna!… Torna!… Torna!…
    Ca, si ce tuorne tu,
    nun ce lassammo cchiù!Cu ciento desiderie ‘e mala freva…
    ‘o specchio t’ha fernuto ‘e arruviná!
    Quanno partiste…st’anema chiagneva…
    penzanno addó’ putive capitá!Dimme chi te trattene,
    dimme qua’ só’ ‘e ccatene
    ch’aggi
    a vení a spezzá?Torna!
    ‘Sta casa aspetta a te…
  • Cerasella di Enzo Bonagura, Dante Pinzauti (Danpa) ed Eros Sciorilli presentata in coppia da Gloria Christian e  Wilma De
    Angelis alla settima edizione del Festival di Napoli  ottenendo  un immediato successo commerciale, raggiungendo il sesto posto nella hit parade italiana .  La canzone interpretata da artisti del calibro tipo Fausto Cigliano , Claudio Villa , Giacomo Rondinella , e Renzo Arbore trova a mio parere la sua massima espressione nella bella versione cantata da Aurielo Fierro. Meritano una menzione anche  la versione in francese di Lucienne Delyle , quella in finlandese di Pirkko Mannola e quella   in inglese di Shani Wallis incisa con il titolo di Something in the air. Addirittura cinque le versioni svedesi, presentate con il titolo I Körsbärstid (Il tempo delle ciliegie).

 

 

  •  ‘Na sera e maggio di Gigi Pisano e Giuseppe Cioffi

Quanno vien’a ‘appuntamento
Guarde ‘o mare, guard”e ffronne
Si te parlo nun rispunne
Staje distratta comm’a che
Io te tengo dint”o core
Sóngo sempe ‘nnammurato
Ma tu, invece, pienze a n’ato
E te staje scurdanno ‘e me
Quanno se dice “sí! ”
Tiènelo a mente
Nun s’ha da fá murí
Nu core amante
Tu mme diciste “sí!” Na sera ‘e maggio
E mo tiene ‘o curaggio ‘e mme lassá
St’uocchie tuoje nun só’ sincere
Comm’a quanno mme ‘ncuntraste
Comm’a quanno mme diciste
“Voglio bene sulo a te”
E tremmanno mme giuraste,
Cu na mano ‘ncopp”o core
“Nun se scorda ‘o primmo ammore!”
Mo
  • Nu quarto ‘e luna di Tito Manlio e Nino Genovese 

 

  • Scapricciatiello  di Pacifico Vento e Giuseppe Fanciulli . La canzone  fu presentata la prima volta  al teatro San Ferdinando da Aurielo Fierro che da quel momento venne soprannominato Mister Scapriciatiello . Quando egli la cantò  alla festa di Portacapuana, venne portato  in trionfo dai guappi,e dovette addirittura bissarla cinque volte mentre migliaia  di persone  sventolavano  fazzoletti. 

  • Serenatella di Giuseppe Marotta e Carlo Concina 
  • Tuppe tuppe marescià di Ettore De Mura,
  • Voce ‘e notte composto nel 1903 da Edoardo Nicolardi ,è  divenuta nel tempo  un’icona del vasto repertorio di Peppino Di Capri
  • Il testo della Canzone rappresenta  senza dubbio una delle più belle poesie scritte in dialetto napoletano, ed ancora oggi nonostante gli anni passati rimane  ancora attuale.
  •  Si tratta di  una canzone napoletana antichissima ed uno dei testi più amati di Napoli.È, infatti, stata cantata negli anni dai più famosi cantanti napoletani e, nazionali ed internazionali che con  le loro interpretazioni l’hanno resa una canzone immortale .Fu scritta nel 1904 da un giovane giornalista Eduardo Nicolardi per Ernesto De Curtis e  racconta,  la storia di un uomo tormentato da un amore impossibile. Il testo parla di un giovane che si reca sotto il balcone della sua amata, nonostante questa fosse impegnata con un altro, supplicandola di fingersi addormentata con suo marito per riuscire ad ascoltare la sua canzone, la sua “voce ‘e notte”. Il giovane cantante sotto il balcone vorrebbe poter stringere la donna, ma deve accontentarsi di cantarle tutto il suo amore.La canzone è probabiImente autobiografica . Si racconta infatti che il  giovane Eduardo Nicolardi, era follemente  innamorato di una ragazza, che però era stata costretta dalla famiglia in un matrimonio d’interesse con un vecchio commerciante di 75 anni. Lo scrittore della canzone Voce ‘e notte, però, non ha mai smesso di sperare e alla fine, per lo meno nella sua vita, c’è stato il lieto fine. Dopo la morte dell’anziano marito, la donna sposò finalmente Nicolardi. Il testo è bellissimo, e memorabile è stato negli anni  l’interpretazione di Peppino di Capri che ne ha fatto un suo cavallo di battaglia. 

 

 Maria Marì scritta da Di Capua & Russo famosa  nella bellissima interpretazioni del tenore Giuseppe Di Stefano“  ,Un capolavoro della canzone d’amore, napoletana entrata di diritto nella HIT delle più belle canzoni napoletane.
Oj Mari’, conosciuta anche come Maria Mari’, composta da Vincenzo Russo e musicata da Eduardo di Capua, fu pubblicata nel 1899, nel periodo in cui nacquero, a detta della critica, le più belle canzoni e i più grandi poeti e musicisti napoletani .Le canzoni, composte infatti tra la metà dell’ ‘800 e i primi del ‘900, sono per la maggior parte  ancor oggi , a distanza di un secolo, sono quelle maggiormente ascoltate e apprezzate in tutto il mondo.

 

Vincenzo Russo, il poeta morto a soli 28 anni, visse poveramente e in precarie condizioni di salute, ma ebbe il tempo di lasciarci alcune tra le più significative canzoni definite classiche. La tubercolosi che si aggravava e la difficoltà che aveva a respirare, tra asma e tosse, gli impedivano di dormire e lui trascorreva le notti a scrivere poesie.
Le sue prime canzoni non ebbero fortuna, ma l’incontro con il già affermato musicista Eduardo Di Capua , autore dello strepitoso successo O SOLE MIO , di dieci anni più vecchio di lui, fu per il giovane e timido Vincenzo Russo l’occasione propizia.
Di Capua, venuto a sapere che Vincenzo era un poeta, un giorno gli chiese di fargli leggere “alcune delle sue cose” e rimase colpito dai versi di quella che poi divento’ Oj Mari’:
Vincenzo Russo aveva allora 23 anni e
OJ MAR’ ( o MARIA MARI’ ) una volta  pubblicata nel 1899 ed ebbe un notevole successo  diventando negli anni  una di quelle canzoni simbolo degli innamorati i di ogni luogo e di ogni tempo…

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  • Torna a Surriento , una canzone napoletana, composta nel 1902 da Ernesto De Curtis e scritta da suo fratello, Giambattista ufficialmente pubblicata e cantata dal tenore  Mario Massa , ed  eseguita nel corso di questi anni da innumerevoli cantanti. Claude Aveling scrisse il testo in inglese della canzone, intitolato Come Back to Sorrento, da cui Doc Pomus e Mort Shuman la riadattarono per la versione di Elvis Presley, intitolata Surrender.

  • A Marechiaro  scritta da Salvatore di Giacomo e musicata da Francesco Paolo Tosti  è sicuramente tra le canzoni più amate del mondo. Si racconta a proposito di questo brano che  Salvatore Di Giacomo durante una gita fatta con alcuni amici all’Aquarium  in città , decise poi di fare un giro nel golfo a bordo di un vaporetto della Stazione Zoologica. Giunti a  Marechiaro  si ritrovarono tutti in un’osteria situata non lontana dalla celebre “fenestrella”,  dove egli pare abbia composto la canzone  dopo aver osservato il panorama.  In realtà, come sostengono in molti, il compositore scrisse quegli splendidi versi mentre beveva un caffè seduto a un tavolino del prestigioso Gambrinus.  Si narra che di Giacomo di quei versi , non volesse farne affatto una canzone e che Tosti , per convincerlo a far musicare il  testo offrì  scherzosamente all’amico  il compenso di  una sterlina d’oro.I versi vennero così poi musicati  da Salvatore Tosti dando  luogo alla canzone “Marechiaro ” e la sua melodia diventò presto una delle più popolari dell’epoca divenendo un classico del repertorio napoletano.Il maestro Tosti aveva ragione perchè il successo della canzone fu enorme dando grande fama oltre che  allo stesso  poeta Di Giacomo anche ad uno dei posti più belli di Napoli che di conseguenza  nel corso degli anni  accorsero come turisti da tutto il mondo per visitare quel luogo e la sua finestra- La canzone diede tanta fama ed onore a Salvatore Di Giacomo ma egli  nonostane tutto non amò mai questa canzone che gli diede più successo di tante sue opere teatrali, raccolte liriche e versi di maggiore spessore. Al poeta, autore di tante opere ben più impegnate, queste righe ispirate da un luogo mai visto e dedicate ad una normale, banale vicenda d’amore pure inventata apparivano troppo scontate e melense, tanto che considerando questi versi nulla di più di un’esercitazione letteraria preferì non inserirla neanche nelle varie raccolte da lui stesse curate. Egli in un certo senso rinnegò la sua creatura: criticò qualche suo verso e la escluse definitivamente dalla raccolta di poesie destinata a contenerla. Ma la canzone ebbe sempre la meglio sul poeta. Fino alla fine. Tanto che lo accompagnò finanche durante il suo funerale (1934): fu infatti suonata da una banda musicale che si unì al corteo funebre.

 

Ancora oggi per ricordare il luogo che, nella leggenda o nella realtà, ispirò il poeta napoletano, vi è sotto la “fenestrella” di Marechiaro una targa commemorativa a forma di pergamena con il pentagramma della canzone. A rendere ancora più suggestivo il luogo, alcuni garofani rossi riempiono il davanzale per dare vita a una delle storie d’amore più emozionanti della canzone napoletana.

  • ‘O sole mio  di Eduardo Di Capua su testo di Giovanni Capurro. Un brano  caratterizzata da grande lirismo e melodicità,  divenuto famoso in tutto il mondo  e celebrato dai migliori tenori di tutti i tempi   come José Carreras, Plácido Domingo e Luciano Pavarotti  oggi , ma un tempo    eseguiti  da mirabili voci come Tito Schipa , Alessandro Bonci, Giacomo Lauri Volpi , Giuseppe di Stefano, Carlo Bergonzi , Mario Del Monaco, Beniamino Gigli Franco Corelli ed Enrico  Caruso.
    Nel 1898 Giovanni Capurro, poco prima che egli partisse per una tournee in Russia,  consegnò  a Di Capua i i versi di ‘’O sole mio’ e durante il soggiorno a Odessa Eduardo Di Capua, in un albergo sul mar Nero, lontano dal sole di Napoli, scrisse la musica di quello che divenne, al suo ritorno, un capolavoro assoluto della canzone italiana e un brano considerato ambasciatore della canzone napoletana nel mondo . Un pezzo famosissimo, suonato come inno nazionale italiano durante le olimpiade di Anversa del 1920, quando la banda musicale perse lo spartito dell’inno nazionale, oppure canticchiato nello spazio…
    Un “Successo senza precedenti” divenuto popolare in tutto il mondo tradotto in francese, inglese, tedesco, e perfino in svedese con versioni musicali realizzate a ritmo di tango e di valzer, e trascrizioni strumentali infinite (per pianoforte, mandolino, chitarra, orchestra, ecc.). Alla fama internazionale della canzone contribuì certo la prestigiosità delle voci che la interpretarono: prima fra tutte quella di Enrico Caruso, che fece di ‘O sole mio uno dei cavalli di battaglia del suo repertorio concertistico nel corso della sua ventennale permanenza in America.

  • Te voglio bene assaje  di Filippo Campanella su testo di Raffaele Sacco; primo brano musicale a partecipare alla festa di Piedigrotta nell’ambito della gara canora e molto famosa  famosa nella primissima versione di Sergio Bruni.SERGIO-BRUNIte-voglio-bene-assaje
  • Luna rossa di Vincenzo De Crescenzo divenuta famosa nell’interpretazione di Claudio Villa e considerata una delle canzoni più celebri e cantate del dopoguerra.dicitngell vujeluna rossa

 

  Santa Lucia Luntana  scritta da E. A. Mario nel 1919, e  dedicata ai tantissimi emigranti napoletani che partivano dal porto di Napoli alla volta di terre lontane (quasi sempre alla volta delle Americhe) che divenne  un successo popolare e fu molto importante a livello sociale perché portava alla luce la realtà dell’emigrazione – fenomeno fino ad allora misconosciuto dalla cultura ufficiale. Molto bella la versione  di Claudio Villa e de I Tre Tenori.

 

  • ‘A città ‘e Pulecenella  composta (musica e testo) da Claudio Mattone  ed incisa per la prima volta dal “Gruppo Aperto” costituito dallo stesso Mattone nel 1992.  La canzone ha riscosso negli ultimi anni un enorme successo venendo spesso eseguita da alcuni dei principali interpreti della canzone napoletana, come l’Orchestra Italiana di Renzo Arbore , Neri per caso, Mario Merola , Mirna Doris , Sal da Vinci , Gigi D’Alessio e per ultimo anche La nuova compagnia di Canto popolare .

 

 

Negli anni che seguirono il conflitto mondiale andarono ad affermarsi da un lato autori ed interpreti fantastici come Renato Carosone  che conquistò il pubblico con le sue doti di pianista jazz fuse insieme a   ritmi  americani. e da un altro lato artisti  come Roberto Murolo  che divenne l’interprete per eccellenza della canzone tradizionale napoletana.

 

 

Carosone è stato anche uno dei due cantanti italiani  (l’altro è stato Domenico Modugno) ad aver venduto dischi negli Stati Uniti senza inciderli in lingua inglese.Tra i  suoi maggiori successi ci piace ricordare  brani come Torero, Caravan petrol, Tu vuò fa l’americano, ‘O sarracino, Maruzzella e Pigliate ‘na pastiglia.

Murolo fu invece  il primo dei cantanti napoletani a decidere  di puntare tutto sulla sua voce calda e carezzevole e di cantare alla maniera degli chansonnier francesi.  Egli con la sua voce calda e la sua chitarra  ha contribuito tantissimo nel diffondere la canzone napoletana nel mondo . pubblicando tra il 1963 e il 1965 una vera e propria Antologia di brani partenopei .

Il suo repertorio è stato vastissimo e comprende veri capolavori come “Munastero e Santa Chiara“, “Luna Caprese”, la famosissima “Scalinatela”, e “Na voce, na chitarra”. Ha inoltre portato al successo in coppia con Mia Martini un famoso brano critto nel 1992 da Enzo Gragnaniello .

 

interpretata da una straordinaria Mia Martini e un intenso Roberto Murulo “Cu ‘me” è rientrata di diritto tra le canzoni romantiche napoletane più belle dell’ultimo ventennio.

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Nel 1970 con la crisi del Festival di Napoli, la classica canzone napoletana perse ogni legame con il passato. In quegli anni si affermarono diversi generi musicali, espressione del sottoproletariato urbano, come: la sceneggiata e la canzone neomelodica che trovarono i suoi massimi esponenti nella figura di Mario Merola e Mario Da Vinci .

Mario Merola in particolare divenne indiscusso protagonista della  sceneggiata “,un genere di spettacolo costituita da  un mix di melodia, teatralità e passione, che approda anche al cinema con successo. . Il suo successo andò  oltre i confini del Sud Italia portando la sua sceneggiata nel  1976  a Milano e l’anno successivo nel Canada e negli Stati Uniti, dove viene addirittura ricevuto dal presidente Gerard Ford.

Mario Merola scoprì e portò alla notorietà i noti cantanti Gigi D’Alessio, che per quattro anni lo ha accompagnato al pianoforte, e Massimo Ranieri. .

Amatissimo dai napoletani , quando si spese all ‘ età di 69 anni ai suoi funerali tenutisi nella Basilica di Santa Maria del Carmine in Piazza Mercato (la stessa dove furono celebrati i funerali di Totò per l’ultimo saluto con grande commozione migliaia di persone

Eredi di un genere neomelodico possiamo certamente identificarli poi in  personaggi come Nino D’ Angelo e Gigi D’Alessio .

Nino D’Angelo oltre che grande  erede della sceneggiata  ha riscosso negli anni un gran successo come cantautore e anche come attore . Nel 1982 con il brano Nu Ieans e na maglietta   vendette più di un milione di copie, e il  conseguente film che derivò riscosse un notevole incasso ai botteghini  portando la sua immagine con il “caschetto” a diventare  l’emblema di tutti i ragazzi dei quartieri popolari del sud. La sua canzone “Napoli” tratta dal film Quel ragazzo della curva B , divenne un inno per i tifosi di calcio napoletani.

La sua immagine ha varcato con una serie di tournée i confini nazionali ed internazionali  ed il suo successo è arrivato a vendere milioni di copie raggiungendo il massimo splendore con  la colonna sonora del  suo primo lungometraggio, ” Tano da morire ” che  ha vinto il David di Donatello  come miglior musicista  ed  il Nastro d’Argento per la miglior musica.

 

Nominato direttore artistico del “Teatro Trianon Viviani” di Napoli,  si è dato molto da fare per i ragazzi del quartiere divenendo  un importante punto di aggregazione culturale non solo per il quartiere di Forcella (dove si trova) ma per tutta la città

Nel 2008, nominato direttore artistico della “Festa di Piedigrotta”, nell’intento di rilanciare il festival di Napoli ,  invitò in Piazza del Plebiscito a Napoli Sophia Loren e Josè CarrerasLucio Dalla e tanti altri artisti per una festa che restò memorabile e che riscosse  un grande successo internazionale.

Nino D’angelo ha firmato insieme a Lanza uno delle canzoni  divenute nel tempo un evergreen della musica napoletana moderna ripresa in seguito anche da Valentina Stella e da Monica Sarnelli,  . Il brano intitolato Mente e cuore ,  è forse tra le poche canzoni, di recente realizzazione, che possono essere ammesse, per giusta causa, nello storico archivio della musica napoletana d’autore. .

il percorso artistico di Gigi D’Alessio è invece  passato dalle sue esibizioni ai matrimoni a riempire durante un concerto lo  stadio San Paolo di Napoli. Malgrado il ruolo  di cantante popolare neo-melodico  che lo accompagna , D’Alessio è un artista per nulla sprovveduto. Non solo si è diplomato al Conservatorio, ma pare che un giorno sia anche riuscito a salire sul podio per dirigere nientemeno che l’Orchestra Scarlatti di Napoli, di ampia e nobile tradizione.

All’inizio della sua carriera lavora accanto a Mario Merola  come autore e pianista e cavalcando l’emergente fenomeno dei “neo-melodici”, ottiene con  due canzoni in particolare ( “Fotomodelle un po’ povere” e “Annarè” ) un successo incredibile affermandosi a livello locale e nazionale . In un suo concerto tenuto al San Paolo ottiene un incredibile sold out ed alcuni suoi brani sono stati per lungo tempo in vetta alla hit parade .

Un’altro dei maggiori esponenti della canzone neo-melodica  napoletana con i suoi quarantatré anni di attività è sicuramente anche Gigi Finizio , molto conosciuto e apprezzato sopratutto in città . Tra i suoi grandi successi ” Lo specchio dei pensieri ,Musica e speranza , A modo mio, Maledetta voglia di te, Amore amaro, Lascia che sia , Solo lei , Occasioni, e tante altre

Ma parlando di questo genere non mi piace dimenticare artisti come Maria Nazionale ( Ragione e Sentimento ) Gloriana,  e Mauro Nardi.  Pensate infatti che canzone  Ragione e Sentimento , uno dei brani di successo di Maria Nazionale venne addirittura  utilizzata tra le colonne sonore del film Tatanka . 

Vi è poi stata una  ripresa  dalla fine degli anni settanta del genere  napoletano nell’ambito delle nuove tendenze  musicali che ha visto protagonisti grandi artisti come Pino Daniele , La  Nuova Compagnia di Canto Popolare , il gruppo Napoli Centrale, , Enzo Avitabile ,  i 99 Posse, Almanegretta, e altri  nuovi gruppi . Ultimamente spaziando dal rock al blues, dal jazz fino al rap, molti cantanti napoletani hanno ripreso elementi della musica americana mescolandola a quella locale  per usarla come  modalità con cui raccontare un mondo che è difficile da esprimere con le semplici parole.

Uno per tutti il grande Pino Daniele autore di veri e propri piccoli capolavori in cui si fonde la tradizione partenopea con un’anima blues  : Napule è,  Je so’ pazzo,  Quanno chiove ,   Che male c’è,  A me me piace o’ blues ,Terra mia , Nun me scoccià” e Na tazzulella ‘e caffè si sono mostrate nel tempo  vere e proprie poesie moderne, cantante con la sensibilità un po’ spregiudicata tipica dei napoletani 

Pino Daniele e la band che spesso lo accompagnava nell'esecuzione delle sue canzoni

 

Un posto speciale nella canzone napoletana spetta sicuramente alla Nuova Compagnia di Canto Popolare .Un fantastico gruppo fondato nel 1966 da artisti del calibro Eugenio Bennato , Carlo D’Angiò, Roberto De simone e Giovanni Mauriello ai quali si unirono poi Peppe Barra , Patrizia Schettino, Patrizio Trampetti e Nunzio Areni.

Questo incredibile gruppo attraverso studi filologici e ricerche etnomusicologiche ha riproposto nel mondo , alternando l’attività musicale a quella testrale ,  la musica popolare campana nel suo stile originale divenendo un’istituzione della cultura italiana del Novecento .

Dal suo debutto nel 1976 con ” La gatta Cenerentola ” la compagnia servendosi anche di nuove voci come quella di Gianni Lamagna  e la partecipazione occasionale di nuovi artisti di diversa matrice culturale come per esempio Angelo Branduardi , i 99 Posse , gli Osanna , Marcello Colasurdo  e Tullio De Piscopo , ha ripetutamente partecipato a numerosi festival in tutta Europa e oltreoceano.

Tammurriata nera , Lo Guarracino, Cicerenella , La Rumba degli scugnizzi , Napulitane ,O cunto e Masaniello e il Canto delle lavandaie al Vomero sono solo alcune delle piu belle interpretazioni di quello che a mio pare possiamo oggi considerare  uno dei più interessanti, originali e imitati fenomeni musicali italiani della seconda metà del XX secolo.

Pensando alla Nuova Compagnia di Canto popolare mi sovviene in mente anche il grande Peppe  Barra protagonista indiscusso della Gatta Cenerentola , (opera teatrale di De Simone tratta da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile ) e grande interprete de “La cantata dei pastori” a suo dire , la più bella favola del mondo ( sono d’accordo ).

Grandissimo  attore e grande interprete di brani napoletani Peppe Barra a ragione possiamo considerarlo un ‘icona dello spettacolo partenopeo e non solo . Pensate solo che Fabrizio De Andre gli chiede  personalmente l’adattamento e l’interpretazione in napoletano del suo famoso brano Bocca di Rosa   che verrà poi  da lui inserito nell’ Album  Canti Randagi.

 

 

Un grande merito alla diffusione della musica napoletana , spetta anche a Renzo Arbore ed al suo gruppo musicale chiamato ” L’orchestra italiana ” che da decenni va in giro per il mondo portando a  spasso la grande canzone napoletana, con un repertorio  che spazia da capolavori senza tempo come Era de maggio,  Reginella,  Voce e notte,  Na sera e maggio,  Luna rossa,  Canzone marenara, a ultime hit come ” A città e pulecenella “.

L’Orchestra nata  con lo scopo di rilanciare la musica napoletana  nel mondo, ripropone da anni  in modo innovativo  arrangiamenti originali di classici brani  della tradizione napoletana,  riscontrando ovunque  fino ad oggi con i loro concerti un incredibile successo nazionale ed internazionale .

Le voci di Barbara Buonaiuto  , Gianni Conte , Mariano Caiano e lo stesso Renzo Arbore interpretano in modo mirabile, insieme a splendidi musicisti,  i piu tradizionali brani napoletani spesso riproposti  utilizzando contaminazioni di altri vari generi musicali come Jazz , swing e blues.

Della formazione della band faceva parte anche  Beniamino Esposito  detto anche “il Pirata”, per via della sua abitudine di indossare sempre una bandana rossa sulla testa. che purtroppo  il 21 agosto 1997 si chiuse nella sua casa al Vomero e si suicidò in preda ad una profonda crisi depressiva .

 

Tra i  posti  d’onore tra i brani considerati ” napoletani ”  possiamo certamente considerare anche la bella ” Caruso ” interpretata da Lucio Dalla ,che  pur non essendo una canzone squisitamente napoletana, va ugualmente annoverata tra le più canzoni d’amore partenopee. In poco più di quattro minuti, Lucio Dalla riesce a raccontare con rara e inusitata delicatezza, tutto il tormento di una storia d’amore (vissuta o immaginaria) tra un vecchio e malato Enrico Caruso e una sua giovane allieva. Proprio grazie a questa canzone Lucio Dalla ha conquistato il cuore dei napoletani, orgogliosi di essere destinatari ed eredi di quella che nel corso degli anni è diventata una canzone simbolo della napoletanità.

 

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Ma se  Pino Daniele è stato la voce del blues made in Napoli, Edoardo Bennato  è stato sicuramente quella del rock. con alcuni suoi grandi successi come Un giorno credi , Burattino senza fili , Sono solo canzonette, Viva la mamma e  ultimamente , Un ‘estate italiana cantato con Gianna Nannini.

Da non dimenticare anche  i suoi due fratelli Eugenio Bennato e Giorgio Zito considerati due importanti musicisti della scena partenopea.

Appartenente più o meno alla stessa generazione di Daniele e Bennato vi è anche il grande Massimo Ranieri che però rappresenta rispetto ai precedenti una faccia della canzone napoletana   più melodica e tradizionale . Artista a 360 gradi, oltre che magnifico interprete della canzone napoletana  con decenni di proficua carriera alle spalle,  egli è stato con altrettanto successo in tutti questi anni , attore di cinema, teatro e televisione nonchè grande  presentatore di successo, finendo per essere considerato uno dei personaggi dello spettacolo più apprezzati a livello nazionale.

I suoi maggiori successi nella canzone italiana portano il nome di “Rose rosse”, e  “Se bruciasse la città”,  L’erba di casa mia” (con la quale ha vinto “Canzonissima” )  e “Perdere l’amore” ( con il quale ha vinto  il  Festival di Sanremo  ).

Talento, Passione, musicalità , poesia, istrionismo,  professionalità hanno caratterizzato la vita di questo artista  in scena da più di quarant’anni ed oggi ancora in attività  con la sua  capacità  di  coinvolgere , stupire ed emozionare .

Nella sua vita artistica si è aggiudicato il David di Donatello come miglior attore e ha recitato su set cinematografici con personaggi come Yul Brinner  ,  Barbara Bouchet,  Anna Magnani e Mariangela Melato .

Grande interprete con la sua inconfondibile voce dei classici della canzone napoletana è comunque da tutti riconosciuto come miglior interprete di”O surdato nammurato” anche se a mio parere altrettanto belle sono le sue interpretazioni di brani come Tammurriata Nera , Dicitencello vuje , Tu si ‘na cosa grande”,“Torna a Surriento” ,  “Santa Lucia luntana”,“ Luna Rossa , e spingule francese , guaglione , guapparia , marechiare ,maruzzella ,o guarracino , Reginella , Scalinatella , te voglio bene assaje , e la celeberrima “Malafemmena “ del nostro amato Principe De  Curtis .

 

Considerati  entrambi delle vere star della musica italiana , un discorso a parte va fatto oltre che per Massimo Ranieri , anche per Peppino di Capri.

Peppino Di Capri è  riuscito a conciliare la tradizione napoletana con le novità del rock’n’roll e del twist (l’indimenticabile “St Tropez”, simbolo di un’epoca) riuscendo con le sue interpretazioni dei classici in chiave moderna a diventare popolare nel mondo musicale partenopeo e italiano .

L’isola di Capri e la città di Napoli  lo hanno da tempo adottato  per il suo modo delicato di intonare le canzoni, comprese in un repertorio che va da brani certamente tradizionali ad altri creati di suo pugno. Fra i primi possiamo ricordare le sue indimenticabili interpretazioni di “I te vurria vasà” o “Voce ‘e notte”, mentre tra i migliori della sua produzione sono da annoverare “Luna caprese” (Cesareo – Ricciardi) , Malatia e lo storico “Champagne”. Sempre suo è il merito di aver portato in Italia il twist interpretando “Let’s twist again” di Chubby Checker.

Peppino Di Capri è stato l’unico cantante italiano a salire sullo stesso palco calcato dai Beatles , in occasione dei loro tre leggendari concerti italiani a Milano, Genova e Roma (1968). Egli, che era all’epoca tra i pochi rappresentanti del rock’n’roll italiano, avendo  l’onore di aprire i concerti dei “quattro” baronetti  di Liverpool.

Ha vinto per ben due volte il Festival di Sanremo il brano  “Un grande amore e niente più”, e con la canzone “Non lo faccio più”.

In tour con Fred Bongusto nel 1996 si è esibito nei migliori teatri di tutta Italia registrando poi un famoso doppio CD di grande successo.

Ma nell’attuale panorama della canzone napoletana non possiamo certo dimenticare un musista e cantante raffinato  come Eduardo De Crescenzo, interprete, con la sua magica voce  di grandi successi. Arrangiatore e produttore artistico di se stesso , egli con il timbro acuto degli chansonniers italiani (e napoletani) ed il gorgheggio dei cantanti gitani andalusi , sempre accompagnato dalla sua fedelissima fisarmonica  ci ha donato in tutti questi anni un repertorio musicale bellissimo.interpretando brani come : L’odore del mare , E la musica va , quandu tiempo ce vo ,metropolitana, io ce credo, amico che voli , al piano bar di susy ,quando l’amore se ne va, mani, dove c’è il mare , nudi nudi ,  e la musica va …..

Figlio di un impresario teatrale , fin da piccolo ha vissuto  in stretto contatto con l’ambiente musicale: lo zio (fratello di suo padre) è infatti Vincenzo De Crescenzo, il celebre autore  che ha scritto la musica della mitica canzone  Luna rossa . Ha  raggiunto la popolarità nel 1981 con il brano ” Ancora “presentato  al Festival di Sanremo , divenuto in poco tempo un successo internazionale .  La canzone, con   milioni di copie vendute è ancora oggi un evergreen amato e suonato in tutto il mondo. Dimostrazione è il fatto che molti grandi artisti, da  Mina e Vanoni in Italia, e Mireille Mathieu in Francia ,  hanno negli anni reinterpretato  con successo il  brano .

 

Negli ultimi decenni nuovi cantautori come Alan Sorrenti (“Dicitencello vuie” ) , Teresa De Sio ( Voglia e’ turnà    Ciro Sciallo,( suspirame e ,chissa se mi pensi )   Stella Valentino ( nu è o vero , passione eterna e Mente e cuore ) . Lina Sastri  ( Nmiez a via e  Assaje ) e sopratutto Monica Sarnelli  e  Sal Da Vinci con nuovi entusiasmi  hanno certamente contribuito  a mantenere alto il nome della canzone napoletana .

 

 

La brava Monica Sarnellil  con l a sua interpretazione di alcuni brani classici vecchi e nuovi come Lazzarella , chesta sera, io ce credo e  nisciuno certamente lascia un segno nel panorama delle sonorità napoletane. Belle anche alcune sue interpretazioni di  brani come  ‘O surdato ‘nnammurato , Maruzzella  e del mitico Pino Daniele  come: Terra miaA me me piace ‘o bluesChi tene ‘o mareCanzone novaAssaie e Lazzari felici.

 

Tra le voci nuove del panorama partenopeo  mi piace in particolare citare lo straordinario cantante e attore Sal Da Vinci che al fianco del padre Mario ha debuttato in teatro alla sola età di 7 anni continuando  a recitare ruoli sempre più importanti al fianco di personaggi di spicco del cinema e del teatro italiani di quegli anni. La sua enorme discografia vede tra l’altro nel 2004 partecipare  insieme a Lucio Dalla e Gigi Finizio, alla realizzazione di una canzone intitolata Napule divenuta una canzone simbolo della città. Oltre ad alcuni suoi grandi successi personali riguardanti brani intitolati Come  il mare , L’amore decide e Da lontano mi piace segnalare la sua bella interpretazione di alcuni classici come Aiere, Anema e core, lacrene napulitane ,Maruzzella, Tu ca nu chiagne , voce e notte e Vierno .

 

Oggi lo scenario musicale partenopeo si sta arricchendo di nuovi  generi musicali come il Rap e nuovi emergenti artisti come Clementino, Rocco Hunt , Liberato e Anastasio , vincitore dell’ultima edizione di X Factor.

Ma è ancora il popolo in città come ai vecchi tempi del festival della canzone napoletana che si teneva a Piedigrotta a  decretare con il suo giudizio il successo di un brano fischiandone o cantandone il motivo per strada .

E ultimamente un nuovo brano spopola in città canticchiato un po da chiunque e sopratutto da artisti di strada.  Si tratta del già famoso brano «Abbracciame»,  scritto da Andrea Sannino  e Mauro Spenillo.  I numeri del suo successo sono impressionanti con oltre tre milioni e mezzo di clic su you tube  e un altro milione e mezzo  tra le pagine della casa discografica Zeus, che ha distribuito il disco,.

L’orecchiabile brano cantato da Andrea Sannino è oramai già considerato un intramontabile della canzone napoletana che mostra con questo brano di essere ancora più viva che mai . Da 18 mesi il pezzo è infatti ininterrottamente in testa a The Sound of Naples, la classifica di Spotify dei brani partenopei più ascoltati.

 

ARTICOLO DI ANTONIO CIVETTA

 

 

 

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