Il Lapis Museum , è un bellissimo percorso sotteraneo  al quale  è possibile accedervi attraverso il primo ascensore archeologico della città.

Esso è situato nel nostro centro storico , lungo la famosa ed antica Via Tribunali e con precisione  sotto la storica basilica, di Santa Maria Maggiore sorta a metà del 600 su di una preesistente basilica paleocristiana del VI secolo ,che insieme a quelle di San Giovanni Maggiore – San Giorgio Maggiore  San Maria in Cosmodin a Portanova ,sono state per lungo tempo le  basiliche paleocristiane più importanti di Napoli .

La chiesa è sicuramente  tra le più interessanti dal punto di vista storico ed artistico del nostro centro storico in quanto  fu la prima chiesa della città ad essere dedicata alla Vergine Maria  e , cosa assai più interessante . in essa esistono traccie di epoche pagane e culti misterici associati a Diana e Iside.

 

La basilica fu infatti a  sua volta edificata sull’ antico tempio greco dedicato alla dea Diana , dea della Luna e della caccia, e  protettrice delle donne.

N.B Il culto per la dea Diana era  riservato alle sole donne (perché a queste prometteva parti non dolorosi ) che sopratutto in  corrispondenza con la luna nuova, si recavano in processione al tempio di Diana/Artemide per propiziare il parto o per ringraziare la dea per averle assistite ( in molti scavi sono emersi ex voto anatomici e statuette di madri con lattanti).

 

 

 

 

 

 

 

 

Le  sacerdotesse di Diana  erano  dette janare  ed  erano le depositarie di un sapere astronomico e religioso enorme , Conoscevano infatti  perfettamente il ciclo dei pianeti ma erano sopratutto a conoscenza di miracolosi rimedi fito-terapici  derivanti da misteriosi culti che si tramandavano in maniera ereditaria da madre in figlia che erano  capaci di guarire numerose malattie . Ad esse pertanto , tanti  secoli fa, quando non esistevano ospedali o ambulatori medici, si rivolgevano numerose persone  locali per essere curate

N.B  Il termine janara era la trascrizione dialettale del latino dianara, che significa “seguace di Diana”.

le ianare

Le sacerdotesse di Diana erano inoltre anche esperte ostetriche, e praticavano gli aborti attraverso infusi di erbe, come il prezzemolo. Il ritrovamento negli scavi di Pompei di oggetti simili a raschietti ha fatto supporre l’ipotesi che nell’antichità venisse praticato anche l’aborto con raschiamento dell’utero.
Per il loro sapere medico era quindi molto rispettate ma anche molto temute perchè sospettate di  occulte pratiche di magia.

 

 

 

 

 

CURIOSITA’: Gli uomini  furono ingelositi  da tale culto che li escludeva del tutto anche da questioni familiari  e furono infastiditi da tali arti magiche  che incominciarono a temere. Gli uomini inoltre erano irritati dalla popolarità che il culto di Diana  riscuoteva in questa zona poiché molte promesse spose  pur di evitare matrimoni infelici, preferivano votarsi alla Dea Diana e offrire la loro castità. Le ragazze divenute poi sacerdotesse venivano appellate dagli stessi uomini amareggiati, in maniera dispregiativa col sostantivo di  ianare (da dianare o sacerdotesse di Diana) ed infine per vendicarsi bollate di stregoneria, capaci di invocare il demonio. La parte maschile del popolo, quindi che mal vedeva questo luogo frequentato da sole donne, temendo di perdere il loro potere in società, incominciarono a fare di tutto per screditarlo.

Incominciarono con lo screditare le sacerdotesse accusandole di eresia, adulterio apostasia, blasfemia, e bigamia e tante altre numerose ingiurie con il solo scopo di annullarne il potere acquisito.

Già tutto questo basterebbe a dare un significato misterioso al luogo che invece come se non bastasse pare che esso sia il luogo dove secondo un’antica leggenda, sotto la piccola piazzetta antistante ,  vi abitasse il diavolo in persona. Egli  tutte le notti travestito  da enorme maiale, pare che si aggirava minaccioso per la piazza e le strade limitrofe per spaventare col suo diabolico grugnito i passanti.

 

Il  feroce maiale dal grugnito infernale, appariva nel cuore della notte aggredendo i passanti e squarciando porte e finestre. Per tutti si trattava della personificazione del male: era il Diavolo, incarnatosi nel corpo di un maiale, con l’intento di suscitare terrore e disperazione.
Secondo gli abitanti del luogo, il centro di tale malvagità  si trovava proprio  sui vecchi resti del tempio di Diana, dove alcune donne (streghe) continuavano a praticare strani vecchi rituali sinistri in gran segreto,  che avevano il solo scopo di alimentare  la furia vendicativa di Diana, che per vendicarsi della distruzione del tempio a lei dedicato aveva così consegnato alla città un orribile maiale, invaso di violenza e ira accecante che con il suo spaventoso grugnito, sembrava uscire dall’ inferno.

Il popolo napoletano anticamente, nonostante da tempo avesse accettato la fede cristiana, continuava di tanto in tanto a praticate culti pagani in città’ e fino a tutto il seicento si continuava a svolgere in questo luogo ogni mese di maggio una grande festa conosciuta come ” gioco della Porcella“.
Si trattava di una reminiscenza dei sacrifici di maialini dedicati a Demetra, dea della terra, che aveva il suo tempio poco lontano, vicino piazza San Gaetano, dove ora sorge la chiesa barocca di San Gregorio Armeno. Bisogna anche ricordare che durante il Medioevo era comunque consuetudine uccidere un maialino o una scrofa in questo periodo nella cattedrale principale di una città’ o paese.
Avete mai sentito ammazzare un maiale purtroppo? Le urla sono alte e strazianti e questo spaventava il popolo …  ed esse sembravano provenire proprio da quel luogo, da quella piazzetta ….. da sotto a quel campanile che fu considerato maledetto dal demonio.

N.B. Nel vicino Campanile della Pietrasanta , la cui architettura è costituito da frammenti di epoche diverse , si possono notare anche delle  delle piccole sculture in marmo di teste di suino, che fanno riferimento alla leggenda del Porco-Diavolo e alla Festa della Porcella.

 

 

 

 

 

 

 

 

Furono proprio  questi riti pagani e la paura di quete urla di maiali uccisi durante la famosa festa  le origini della intuizione, nel 533 d.C. che spinsero San PomponioVescovo di Napoli, a cogliere l’occasione per erigere una basilica Paleocristiana sui resti del tempio pagano di Diana. Egli non aspettava altro che l’occasione buona. Ed un giorno questa avvenne…

 

 

 

 

 

 

 

 

Un giorno, in concomitanza di più persone che avevano contemporaneamente deciso di praticare l’antico culto pagano, le urla di notte si levarono strazianti e spaventose.
Le persone impaurite associarono la presenza dell’animale alle donne che praticavano il culto della Dea Diana, quindi per loro quell’animale era il Diavolo travestito da maiale. Spaventati corsero dal vescovo Pomponio, e lo supplicarono di pregare la Madonna per allontanare il demonio.

CURIOSITA’: Secondo gli abitanti del luogo, questa presenza malvagia era legata ai vecchi resti del tempio di Diana, dove alcune donne (considerate streghe) dedite a rituali pagani, avevano alimentato il desiderio di vendetta della Dea, consegnando alla città l’orribile maiale.

Il vescovo spinto dalla folla organizzo’ subito una messa che dedico alla vergina Maria pregandola di intervenire seduta stante.

La risposta avvenne secondo il vescovo durante la notte grazie ad un suo sogno: la Vergine avrebbe raccomandato a Pomponio di andare nel luogo dove appariva il demonio, e di cercare con attenzione un panno di colore celeste,  e di scavare sotto quel panno fino a quando non riusciva a trovare una pietra di marmo che li si nascondeva.
Quello era il luogo dove egli doveva costruire una Basilica paleocristiana da dedicare alla Madonna se voleva liberarsi del demonio.

 

 

 

 

 

Soltanto così si sarebbero liberati della satanica apparizione, e così nacque la chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, che deve il proprio nome alla pietra santa e che sembra si trovi ancora all’interno della chiesa stessa.

Con l’edificazione della Basilica di Santa Maggiore della Pietrasanta   questo animale spaventoso scomparve per sempre lasciando finalmente  in pace i residenti del luogo.

Sulla pietra che mostrava una croce incisa  fu posta un’immagine della Madonna e ad essa fu dato un potere enorme:  quando la si baciava essa procurava l’ indulgenza  da tutti i peccati ed il salvataggio eterno.

La famosa pietra Santa pare che fosse stata portata da pellegrini provenienti da Gerusalemme, ed in particolare si pensa che la pietra provenga dalla chiesa di Santa Maria Maggiore di Sion e che essa sia stata addirittura benedetta dal papa nell’anno 533. Dopo inutili tentativi di ricerca fu rinvenuta durante i lavori di restauro del  1657, eseguiti dal famoso architetto dell’epoca Cosimo Fanzago  e conservata nel suo interno. Essa fu posta ai piedi della statua della Madonna della Neve , un tempo presente nella chiesa ed oggi andata perduta .

Anora oggi , a distanza di secoli , la possiamo vedere esposta ai piedi della stessa cappella votive dedicata alla Madonna , incastonata su un piedistallo di pietra lavica nera .

 

 

 

 

 

 

 

NB. Il campanile leggermente più distaccato dalla chiesa alla quale era prima unito  da un casa poi abbattuta  , risale al VI secolo d.C. e rappresenta in città un affascinante testimonianza di architettura Paleocristiana e certamente  una delle più antiche testimonianze di costruzioni cristiane in Napoli ancora intatte e risalenti forse al X o XI secolo,ma quello che lo rende particolarmente speciale è la sua struttura che come potete osservare rappresenta il classico esempio di come un tempo si costruivano nuove strutture riutizzando antichi materiali edilizi provenienti da vecchi monumenti greco -romani . Se infatti osservate bene il Campanile . vi renderete subito conto che i vari  mattoni rossi di cui è costruito sono in realtà solo tutti frammenti di antichi edifici preesistenti . mentre alla base sono invece presenti numerose parti di antichi fregi provenienti da templi romani.

 

 

 

 

 

 

Si tratta quindi di una classica costruzione edificata dalla riutilizzazione di molti materiali di spoglio provenienti da monumenti di epoca precedente.In questo campanile quindi vediamo una grande quantità di frammenti architettonici ed iscrizioni di epoca romana in marmo bianco .Sono tutti pezzi utilizzati come blocchi di costruzione ed incastonati nella struttura insiema a colonne e capitelli .

Lo storico Campanile con in alto le sue finestre bifore ,è’ una delle più antiche torri campanarie d’Italia e, alla sua base ,sotto di esso , come vedete, vi è un piccolo  arco alla cui base sono presenti marmi di età imperiale . Esso serviva per la circolazione pedonale in corrispondenza del decumano e  dovette costituire un utile passaggio in tempi addietro .

Esso come potete osservare appare impregnato di iscrizioni e simboli misteriosi fra cui la tavola del gioco romano «ludus latrunculorum» antica dama) e altri simboli  ancora  tutti da decifrare.

 

 

 

 

 

 

 

 

La Basilica  di Santa Maria Maggiore , rimasta chiusa per decenni ,  oggi risulta finalmente riaperta ed è di nuovo visitabile, ma svolge solo la funzione di auditorium.

La chiesa  presentava nella sua versione originaria una pianta a tre navate divise da diciotto colonne e con cupola centrale, il cui ingresso era anticipato da un porticato, probabilmente corrispondente al largo in cui vennero costruite successivamente la Cappella Pontano e la Cappella del Salvatore.

Durante il 1600, a causa del cattivo stato in cui versava la struttura , in seguito a dei dissesti causati da un terremoto avvenuto nel 1456. si rese necessario il rifacimento della chiesa,

I lavori per la costruzione della nuova Basilica in stile barocco,  iniziarono nel 1656, sotto la direzione di Cosimo Fanzago e, dopo un iniziale sospendimento causato dal dilagare della peste, si conclusero nel 1667. La Chiesa seicentesca, che è la struttura visibile tutt’oggi, fu sviluppata su pianta a croce greca, con cappelle laterali ed una cupola centrale progettata dallo stesso Fanzago , alta ben 65 metri. Le navate luminose, il contrasto con l’ombra che avvolge il coro, le soluzioni architettoniche dell’intero impianto, rendono la basilica fanzaghiana un interessante unicum nel cuore di Napoli.

 Altri restauri vennero effettuati tra il XVIII e il XIX secolo, a cui si aggiunsero quelli terminati nel 1976 per rimediare ai danni subiti dalla struttura durante la Seconda Guerra Mondiale.

La facciata,che oggi vediamo ,rimasta incompiuta al secondo ordine, appare orfana del suo antico frontone che è stato rimossa durante la seconda guerra mondiale . Essa appare  attaccata ad altre due strutture, la Cappella del Pontano e quella del Salvatore .

La cappella del Pontano completamente rivestita in pietra grigio piperno fu fatta edificare nel 1492 dal letterato  umanista segretario del re  Alfonso d’ Aragona ,  come monumento funebre per l’amata moglie Adriana Sassone.  All’interno, della piccola cappella gentilizia a semplice pianta rettangolare ,accompagnati dalle eleganti epigrafi latine scritte dallo stesso, vennero disposti anche i figli Lucio, Francesco e Lucia Marzia, insieme all’amico Pietro Golino.

Di pianta rettangolare, con tre facciate esterne e una quarta adiacente alla Cappella del Cappuccino  ,la cappella per l’eleganza delle sue forme , l’armonia delle sue proporxioni , di chiara ispirazione classica , rievoca lo stile dei migliori architetti fiorentini del primo 400 .

Al suo interno interno   , grazie al fascino dei dettagli di finissimo rilievo e l’eleganza delle sue strutture portanti , la raffinatezza del monumento viene messa in risalto dagli affreschi ,  e sopratutto da un bellissimo pavimento di stile fiorentino del 400 in mattonelle policrome.

Tra la Basilica ed piccolo gioiello di architettura di epoca rinascimentale della Cappella del Pontano, sorge la Cappella del S,S, Salvatore  datata al 1150. Questa chiesa dell’Arciconfraternita del Cappuccino nasce come chiesa autonoma. Il suo interno, rimaneggiato nel XVIII sec., fu arricchito da un pavimento in maiolica, dalle pregevoli decorazioni e dall’altare in marmi policromi. L’esterno, col portale in piperno, accoglie alla sua destra una pseudo edicola, sormontata da una targa dedicata alla ricostruzione della cupola di Santa Maria Maggiore del 1820.

Se osservate da lontando il prospetto della chiesa , noterete che esso presenta due ordini collegati tra loro da volute in pietra stuccata: il primo in stile ionico, mentre il secondo, come detto, incompiuto fino al collo del capitello.

L’ingresso è rappresentato da un grande portale in marmo bianco, opera di Pietro Barberiis che lo scolpì nel 1675.

La bellissima pavimentazione in maiolica risalente  al XVIII secolo, e da poco recuperato nel XVIII secolo dalla bottega dei fratelli Massa . Le decorazioni sono in stucco con un ordine gigante di lesene corinzie, mentre in una delle cappelle laterali sono poste delle sculture di Matteo Bottiglieri. Nella cripta, infine, sono conservati resti dell’antica basilica paleocristiana e alcuni frammenti di un mosaico di epoca romana.

 

CURIOSITA’: La tradizione vuole che nel suo interno vi sia sepolto papa Evaristo.

Nel 2011 gli speleologi hanno inoltre rinvenuto nel sottosuolo della chiesa dei simboli Templari. Sotto questa struttura sono stati ritrovati  misteriosi percorsi  artificiali risalenti al periodo tra il 1200 e il 1300 che  passando sotto l’attuale Istituto Diaz ,  scendono verso l’antica via del Sole fino alla Cappella e al Palazzo Sansevero in piazza San Domenico Maggiore per poi risalire verso via Tribunali ad angolo con via Nilo e di via Atri, terminando alla chiesa.

In questi cunicoli sono stati ritrovati sulle pareti incise ben 36 croci che  sembrano appartenere all’ordine cavalleresco dei templari . È stata rinvenuta anche una croce latina a triangolo rovesciato che ricorda la coppa di Cristo che contiene il soma, la bevanda dell’immortalità, il Santo Graal.
Secondo alcuni il percorso è lo stesso riportato in codice antico sul bugnato della chiesa del Gesù Nuovo in piazza del Gesù, dove un tempo vi era la fontana egizia di Morfisia del 67 d.C., alimentata dall’acqua del Sebeto, la fontana dell’immortalità, trasferita dal 1656 all’interno del complesso monumentale.

In realtà le suddette incisioni cruciformi ritrovate sulle pareti del Formale di via Tribunali sono ascrivibili secondo alcuni titolati storici solo a quei segni realizzati nella gran parte dei cunicoli, delle cisterne e delle cave presenti in tutta la città di Napoli. Perlopiù sono rappresentazioni devozionali (da annoverare anche gli altarini tufacei) che cavatori e pozzari nei secoli hanno inciso nella pietra come simboli protettori

 

 

 

 

 

Il piano ipogeo e i sotterranei della chiesa di S. Maria Maggiore come vedete, rappresentano una preziosa testimonianza della storia della città di Napoli.

Nelle visceri ,dell basilica  a circa 40 metri di profondità è qui che infatti esiste anche   il nostro Lapis Museum .

Un  luogo ricco di antiche cisterne greco-romane che sono state recentemente ripristinate nelle funzioni originarie ,e dove  vi troverete catapultati indietro nel tempo in un suggestivo gioco di luci generato da un sofisticato impianto tecnologico.

Questi sotteranei della chiesa come  avrete modo di vedere,  sono un vero e proprio percorso sotterraneo lungo quasi un chilometro  dove potrete ammirare oltre ad una  parte dell’antico acquedotto greco-romano anche la cosidetta Cisterna dei Pozzari , l’Archivio di Tufo e la piscina del Principe . Un incredibile percorso tra epoche e personaggi storici che si intersecano con la storia della città di Napoli.

N.B.Nella  cripta ci sono non solo i resti dell’antica basilica paleocristiana ma  si conservano i frammenti di un antico mosaico di epoca romana .

Il mio personale consiglio è quello di non perdervi questo inedito percorso per conoscere ancora meglio la millenaria storia del sottosuolo napoletano . Tra arte , storia e leggende , avrete modo in questo luogo di  scoprire , attraverso un viaggio multisensoriale non solo le le  vicende prima raccontate della Basilica , ma anche  la storia del  mastodontico antico acquedotto del Serino.

Tra i suggestivi getti d’acqua, ruscellamenti ed emozionanti giochi di luce  che ne esaltano l’intero ambiente , potrete infatti visitare il Museo dell’acqua che tra antichi reperti , e preziosi disegni , vi racconterà la  storia dell’acquedotto che per millenni ha alimentato le case dei napoletani.

Attraverso dei suggestivi cunicoli , in  un crescendo di emozioni, il tour finisce negli spazi dei rifugi anti-aerei  . Tali spazi sono stati scavati nel tufo intorno al VI secolo a.C. e utilizzati dagli antichi greci e romani come cave di estrazione prima e parte dell’acquedotto greco-romano poi. Questi spazi sono stati riconverti in rifugi negli anni ’40 del secolo scorso a causa del secondo conflitto mondiale salvando la vita di miglia di persone.

 

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