Nel 1688, don Antonio d’Aragona, uno dei vicerè rimasti famosi più per le loro ruberie che per i benefici resi sulla città, fece costruire una nuova darsena, più tardi chiamata <Porto Militare>, che si rivelerà un fallimento sia per l’estetica che per funzionalità; basti dire che il giorno dell’inaugurazione la stessa galea del vicerè spezzò tutti i rami nell’entrare in porto poichè l’ingresso era troppo stretto.

Tale darsena era collegata alla piazza di Palazzo (attuale Piazza del Plebiscito), da un viale in salita al culmine del quale era stata posta una enorme statua senza gambe e braccia che pare fosse stata trovata in certi scavi di Cuma, nel Tempio dei Giganti (si ipotizzò che fosse un busto di Giove) e per questo la si battezzò il “Gigante di Palazzo“: essa fu collocata su un’ampia base di marmo nei pressi della “fontana del Gigante“.statua-del-gigante-5

Il viale che collegava la darsena alla piazza da quel momento prese il nome di Salita del Gigante.
Alla statua colossale furono rifatte posticce le braccia e le gambe e le fu posto alla base uno stemma a forma di aquila su cui era inciso un lungo elogio in favore del viceré. In ciascuna mano posero gli stemmi del vicerè di Napoli e si decise di utilizzarlo come testimone monumentale della città.

Il popolo vide invece nella statua il solo compito di “guardaporte”, mentre del tutto transitorio divenne quello di Giove.
Su questo gigante, nonostante la presenza di una sentinella che continuamente vi dimorava, si incominciò ad attaccarvi satire di ogni tipo, di cui chi ne faceva maggiori spese era naturalmente il vicerè.

Quando se ne andò don Antonio d’Aragona (con il solito vascello pieno di opere d’arte napoletana, fra cui molte delle belle fontane che allora ornavano la città), sostituito dal duca di Medinaceli ( il quale aveva una bellissima amante chiamata Giorgina, artista di teatro, che aveva condotto a Napoli come cameriera della legittima moglie) sul gigante apparve questo foglio:
< Se’ ne’ ghiuto lo mbroglione, e’ benuto lo cuglione che se tene la Giorgina e nu pensa alla farina >
Tanto per cambiare, infatti, a Napoli c’era carestia ma il vicerè non se ne dava per inteso, preferendo le grazie di Giorgina alle cure del suo mandato.

Si racconta che quando lo stesso viceré fece imbarcare per la Spagna la famosa fontana dei “Quattro del Molo”, il Gigante commentò così le manie da collezionista del nobile spagnolo: <<Ah! Gigante mariuolo, t’hai pigliato li Quatto de lo muolo! A mme? Io non songo stato: lo Vicerré se l’ha arrobbato>>.statua-gigante-3

Per questa e per altre ‘gigantate’ il vicere’ promise 8000 scudi d’oro a chi desse notizie sull’autore o gli autori dei fogli satirici: il giorno dopo sul gigante si offrivano 8000 scudi d’oro a chi portasse la testa del vicere’ al mercato.

Un’altra satira riguardò il vicere’ Raimondo, conte di Harrach :
E ancora: <<Vuie pensate a fa’ le tasse, / nuie pensammo a fa fracasse. / Ve magnasteve i fecatielli, / lo Rre se magna i casatielli>>.

Il re Giuseppe Bonaparte che non sopportava la satira, decretò la rimozione della statua la quale ebbe il tempo per un’ultima frecciata prima di scomparire nelle scuderie di palazzo reale.
<< Lascio la testa al consiglio di stato, le braccia ai ministri, lo stomaco ai ciambellani, le gambe ai generali e …. tutto il resto a re Giuseppe >>
Tutti compresero quale altra “parte” era stata donata per gratitudine al Re…

La celebre statua del “Gigante di Palazzo”, dopo una breve permanenza al Museo Nazionale sullo scalone di ingresso e’ oggi collocata nel giardino dello stesso museo sopra una base con una targa incisa: Busto di Giove da Cuma.

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