«Il Comune composto dalla Torre dell’Annunziata e dal Casale di Terravecchia è autorizzato a non portare più da oggi innanzi le anzidette antiche denominazioni, a prendere il nome di Gioacchinopoli e ad ergere un monumento con un’iscrizione che perpetui la memoria della loro riunione e del cambiamento del nome».
Questo è il decreto firmato il 19 febbraio dell’anno 1810 per mano del re di Napoli Gioacchino Murat , cognato di Napoleone Bonaparte per averne sposato la sorella minore Carolina .
Il decreto venne inizialmente giustificato per liberare dal pagamento di numerosi dazi gli abitanti del casale di Terravecchia che pur risiedendo a a poche decine di metri dal casale di Torre Annunziata , ma  appartenenti comunque giuridicamente al comune di Boscotrecase erano costretti a pagare un dazio su ogni merce che acquistavano quando superavano un vicinissimo confine ( un po come Troise e Benigni nel famoso film ” Non ci resta che piangere “).
N.B. Terravecchia pur facendo  parte del territorio del comune di Boscotrecase  comprendeva l’area racchiusa tra Corso Garibaldi (il vico di San Gennaro) e poco oltre via Vesuvio, dal confine a nord di Torre Annunziata per poi ridiscendere verso il mare e comprendeva anche la chiesa dello Spirito Santo.
Il re francese Gioacchino Murat, allora,  resosi conto della grossa ingiustizia  continuamente perpetrata ai danni degli abitanti del casale Terravecchia  , eliminò questo inconveniente unificando i due territori e con il decreto del 23 dicembre 1809, i due casali divennero una sola cosa ma con un nome nuovo : Gioacchinopoli  (nome rimasto  cinque anni, tre mesi e tredici giorni).
Il re  intitolò quindi a sé l’intera città di Torre Annunziata  che ottenne anche il beneficiò  dell’eliminazione dei diritti feudali  ( in verità già  aboliti dal predecessore di Gioacchino, Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone ) con grandi benefici di  pubblicità per il territorio .  Gioacchinopoli. infatti ebbe in quegli anni  un notevole sviluppo demografico raggiungendo  nel 1812  circa novemila abitanti  ( dai quattromila di una quindicina di anni prima), e di conseguenza anche un notevole sviluppo economico ed urbanistico.  La strada Regia fu infatti prolungata fino all’attuale via Roma, molte strade furono rifatte e pavimentate e le due porte daziarie  di Terravecchia e dell’Annunziata furono abbattute . Molti vecchi edifici , catapecchie , e vecchie casette malsane furono demolite per far sorgere al loro posto nuovi moderni palazzi  . Sorsero nuovi quartieri che vennero completamente riedificati come il quartiere compreso tra le odierne via Oplonti, Murat, corsi Garibaldi e Vittorio Emanuele, ed il quartiere tra il Bosco del Monaco e la Fabbrica d’Armi,( potenziata nella sua attività ).
Oggi di quel periodo c’è solo il ricordo di una lapide in piazza Nicotera  e di una strada nel quartiere che, appunto, viene detto murattiano.
 Il re francese non scelse a caso di dedicare a se la cittadina di Torre Annunziata . Egli sapeva bene che si trattava di un sito importante sorto  sui resti dell’antica residenziale ed imperiale città Patrizia di Oplontis sepolta dall’ eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79  e aveva ben apprezzato la sua posizione geografica posta affacciata direttamente sullo splendido panorama del Golfo partenopeo in uno stretto lembo di terra tra il Vesuvio , il mare ed il fiume Sarno .Sapeva bene il re , che la cittadina costituiva l’estensione suburbana di Pompei e già era a conoscenza di quei primi scavi avviati nel settecento che avevano portato alla luce la villa di Poppea, seconda moglie dell’imperatore Nerone.

Sapeva bene quindi il valore del luogo così come adesso lo sa l’Unesco che ha riconosciuto nel 1997 Torre Annunziata  come patrimonio dell ‘umanità  (Oplonti, insieme a Pompei ed Ercolano rientra tra i beni che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità ). Tra le località archeologiche vesuviane, seppellite a seguito della drammatica eruzione del 79 d.C., Oplontis è probabilmente quella che offre le più significative testimonianze monumentali del suburbio pompeiano. Essa era  un vero e proprio centro urbano periferico, sottoposto amministrativamente alla giurisdizione di Pompei, e caratterizzato dalla presenza di ville ed edifici pubblici, collegati da strade ( corrispondeva ad una delle località turistiche più frequentate dalla nobiltà, romana , in altre parole un’antica Capri ).  I numerosi scavi  archeologici effettuati in questa zona hanno portato alla luce molteplici corpi delle vittime dell’eruzione , restituito monete d’oro e d’argento , notevoli  pezzi di oreficeria di grande bellezza  (collane lunghe con globetti e anellini in oro, alternati a smeraldi )  e sopratutto due monumentali edifici di diversa destinazione: la cosiddetta Villa di Poppea, un grandioso e lussuoso complesso a carattere residenziale, e la Villa di Lucio Crassius Tertius, Gli scavi hanno comunque portato alla luce anche  la bella Villa di Caio Siculi e le Antiche Terme di Marco Crasso Frugi

L’attuale nome deriva dalla Torre dell’Annunciata, fatta edificare durante la dominazione Angioina

Torre Annunziata è oggi il  terzo porto più grande della Campania oltre che un importante  sito termale e balneare .Un luogo assolutamente da visitare per gli amanti della storia, dell’arte e della natura offrendo paesaggi incontaminati e numerosi tesori archeologici.

Il  suo Parco Archeologico è un sito che almeno una volta nella vostra vita dovete assolutamente vedere rappresentando  una delle più importanti testimonianze della ricchezza che in queste terre esisteva in epoca romana.

Ma oltre  al Parco Archeologico di Oplonti ci sono altri  numerosi i siti di interesse culturale, storico e monumentale da visitare come : il Museo Storico delle Armi, il Museo dell’Energia Solare, il Santuario della Madonna della Neve, la Cripta dell’Annunizata e gli Ipogei della Cappella della Pietà, di Santa Maria delle Grazie e di Santa Maria Addolorata.

Un simbolo di Torre Annunziata è indubbiamente la Basilica Ave Gratia Plena ( o santuario della Madonna della neve ) . Si tratta di una Basilica trecentesca, costruita nel 1319 ad opera del principe Nicolò D’Alagno con il  nome di Chiesa dell’Annunziata . In essa si conserva una famosa e amata antica immagine  della Madonna della Neve, alla quale è dedicato il santuario .

Secondo la tradizione popolare, il 5 agosto del 1354, nel giorno della festa della Madonna della Neve, l’effigie fu trovata da alcuni pescatori mentre pescavano nella acque antistanti lo scoglio di Rovigliano, al confine con Castellammare di Stabia . Essi  trovarono una cassa impigliata nelle reti, e una volta recuperata e dopo averla aperta trovarono un busto di terracotta, il quale rappresenta  una Madonna dalla pelle scura che tiene in braccio il Cristo bambino, senza alcuna iscrizione, tale che non si sapeva che Madonna fosse. A quel punto a riva nacque una furiosa lite con i pescatori stabiesi  che  rivendicavano il ritrovamento affermando che esso era avvenuto nelle acque del loro territorio (  questo episodio, ogni 5 Agosto, è riprodotto sulla spiaggia del rinvenimento alla presenza delle autorità e di tantissimi fedeli ).  A risolvere la questione intervenne il capitano del popolo, una particolare figura di magistrato eletta ogni anno od ogni sei mesi dal popolo stesso, il quale diede ragione ai torresi. Nonostante questo gli stabiesi non contenti si impradonirono con forza dell’effigie della Madonna  .
Ma la Madonna voleva stare a Torre Annunziata e  in una giornata di Gennaio particolarmente fredda,  fu ritrovata coperta di neve all’esterno della cappella dell’Annunziata, nei pressi del porto. Da tutti fu subito interpretato come  un importante segno della volontà della Madonna di restare a Torre Annunziata dove si trovavano i  pescatori che l’avevano salvata dalle acque. Si decise quindi di custodirla nella chiesa dell’Annunziata, dedicata da allora alla Madonna la cui  protezione è stata spesso invocata  in occasione delle frequenti eruzioni del Vesuvio.
Un episodio in particolare viene ancora oggi ricordato da molti fedeli e celebrato ogni anno . Era mattina del 22 ottobre 1822, e dopo due giorni di convulsa attività vulcanica, l’intera cittadina era avvolta in un’oscurità intensa interrotta da lampi accecanti. La caduta di cenere e lapilli non diminuiva di intensità: una colata lavica minacciava la zona limitrofa di Boscotrecase. Il popolo, atterrito, corse ai piedi della Madonna. Dalla chiesetta dell’Ave Gratia Plena fu improvvisata una processione che andò a fermarsi in Piazza Ernesto Cesaro. Mentre il sacerdote Rocco Baly esortava i torresi ad aver fiducia in Maria, le tenebre furono squarciate da un raggio di sole che andò a posarsi sul volta della Madonna. Torre Annunziata era salva.  La  Madonna della neve, patrono della città ,  viene festeggiata ogni 5 Agosto (festa patronale) e ogni 22 Ottobre (festa votiva)  e rappresenta un evento molto sentito dalla popolazione locale molto devota , che da secoli tramanda la storia del ritrovamento dell’immagine di Maria e tutti gli anni lo rappresenta nelle stesse acque in cui avvenne . Il “miracolo” del 22 ottobre 1822 viene ricordato ogni anno con solenni celebrazioni e tale data è consacrata, con deliberazione dell’autorità comunale, come festa votiva della città .
La chiesa ha subito tanti rimaneggiamenti nel corso dei secoli e oggi quello che vediamo è un edificio ottocentesco con la pianta a croce latina. Oltre alla miracolosa immagine ci sono altre opere di rilievo, come una tavola ad olio che ha per soggetto l’Annunciazione, risalente al XVI secolo, e alcuni affreschi del 1800.

Molti sono anche gli antichi palazzi che raccontano la storia di questo comune come il Palazzo delle Regie Scuderie, ex Regia Posta in Porta Napoli, denominato anche Lo Stallone, il Palazzo Pagano e Cirillo, edificio termale riadattato a pastificio ed il Museo storico delle Armi sorto nel 1823 nella Sala Borbonica della settecentesca Real Fabbrica d’Armi.

 

Le origini di questo stabilimento risalgono al 1652, quando gli Spagnoli, dopo la sommossa di Masaniello , ripreso il controllo del Regno, decisero di spostare a  Torre Annunziata la fabbrica di polveri per cannone che a quei tempi si trovava invece a Napoli presso le mura di Porta Nolana.
Per tutelare la sicurezza della popolazione, si volle portare la polveriera fuori città e  Torre Annunziatafu scelta  perché qui si sarebbe potuto sfruttare l’energia idraulica data dalle acque del  Sarno . Nel 1758 Carlo  di Borbone istituì accanto alla Real Polveriera anche una  Fabbrica d’armi che divenne in poco tempo la più importante del Regno. Nel 1809 la produzione fu di circa 10.000 fucili e 4.000 baionette. Nel 1834 si produssero 11.000 armi da fuoco e più di 3.000 da taglio. Le armi torresi furono pregiate dell’appellativo “stile napoletano”  e per la  tecnica di lavorazione erano  apprezzate in tutta Europa.
La produzione di fucili fu dismessa nel 1901 e, dopo varie trasformazioni produttive, dal 1947 ad oggi la fabbrica, denominata Stabilimento Militare Spolette  produce  dando lavoro a 200 operai  le spolette e bombe a mano tipo SRCM mod.35.
Nella sala  allestita a Museo Storico delle Armi nel 1823 sono  esposti pregiati fucili  (Vetterli, Martin Rumeno, Doersh-Bauwgarten e Maser 71), pistole, sciabole, daghe, baionette e dei pannelli che mostrano i vari stadi di lavorazione e di assemblaggio dei pezzi che compongono l’arma.

 

Torre Annunziata ha da sempre avuto nella presenza della stazione termale e delle spiagge la sua principale fonte di ricchezza. Essa è anche un famoso centro termale, le cui  acque  ricche di acido carbonico e di cloruro di sodio hanno indubbie proprietà terapeutiche ben conosciute anche dagli antichi  Romani e dai loro predecessori.  Quesa acque termali  che sgorgano a una temperatura compresa fra i 15 ed i 30°C, sono classificate come salso-alcalino-terrose e bicarbonate e sono particolarmente efficaci contro le malattie della pelle, dell’apparato digerente, delle vie respiratorie e dei sistemi muscolare e scheletrico.

Dopo un piacevole  giro per il porto dove potete respirare una tipica atmosfera marina nell’ora del tramonto tra belle imbarcazioni, via vai di pescatori,  e gabbiani che gironzolano tra cielo e acqua, e volendo mangiare  qualche bocconcino prelibato proprio attorno alle barche, non  dimenticate prima di andar via una passeggiata nella bella  Villa Comunale,  ricca  di altissime palme d’epoca coloniale e dell’autoctona palma nana ed un bel bagno nelle  varie  spiagge,  tra cui il Lido Mappatella ad ingresso libero, o il Lido Azzurro con le strutture posizionate sulla spiaggia di sabbia nera della marina di Oplonti. Nei pressi ci sono pure un palmeto e un giardino esotico.

Da questo luogo si può raggiungere  non lontano anche il  Parco regionale del fiume Sarno, di cui Torre Annunziata fa parte: il luogo  è caratterizzato da bellezze naturali paesaggistiche di notevole pregio, come l’abbondante flora lungo le rive, e le specie animali, oche, trote e anguille, che abbondano prevalentemente in prossimità della sua foce.

CURIOSITA’ : La Madonna della Neve di Torre Annunziata ha la pelle scura, circostanza che può essere spiegata facendo risalire la sua origine all Oriente e in paritcolare all’arte bizantina , come suggeriscono la fattura, i colori, il mantello riccamente decorato in oro, le preziose corone d’oro sulle teste di Maria e di Cristo e gli orecchini, dello stesso metallo, della Madonna. Le ragioni per cui è finita in mare sono ignote, magari si è trattato di una parte di carico perso da una nave, forse affondata, o ancora di un tentativo di salvarla dalla distruzione, giungendo da chissà quale paese del Mediterraneo, viste le continue lotte tra cristiani e islamici .

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