Sto ccà, Isabè, sto ccà…
Ch’è, nun me vide?
Già, nun me può vedé…
ma stongo ccà.
Sto mmiez’ ‘e libre,
mmiez’ ‘e ccarte antiche,
pe’ dint’ ‘e tteratore d’ ‘o cummò.
Me truove quann’ ‘o sole tras’ ‘e squinge
se mpizz’ ‘e taglio
e appiccia sti ccurnice
ndurate
argiento
grosse e piccerelle
‘e lignammo priggiato –
acero
noce
palissandro
mogano –
pareno fenestielle e fenestelle
aperte ncopp’ ‘o munno…
Me truove quann’ ‘o sole se fa russo
primmo ca se ne scenne aret’ ‘e pprete
ndurann’ ‘e rame ‘e ll’albere
e se mpizza
pe’ mmiez’ ‘e fronne,
pe se fa guardà.
Si no, me può truvà, scurato notte,
rint’ a cucina
p’arrangià caccosa:
na puntella ‘e furmaggio,
na nzalata…
chellu ppoco
ca te supponta ‘o stommeco
e te cucche.
Primmo d’ ‘a luce ‘e ll’alba
po’
me trouve a ttavulino,
c’ ‘a penna mmiez’ ‘ ddete
e ll’uocchie ncielo
pensanno a chello ca t’aggio cuntato
e ca nun aggio scritto
e ca
va trova
si nun è stato buono
ca se songo perduto sti penziere
distratte
e stanche d’essere penzate
che corrono pe’ ll’aria nzieme a me.
E si guarde pe’ ll’aria
po’ succedere
ca si ce stanno ‘e nnuvole
me truove.
‘O viento straccia ‘e nnuvole
e comme vene vene,
e può truva ciert’uoccie
ca te guardeno
sott’ ‘a na fronta larga larga
e luonga
e ddoje fosse scavate…
‘e può truvà.

TRADOTTA ” in volgare ”  e freddo  ITALIANO :

Sono qui Isabella, sono qui
Non mi vedi?
Già non mi puoi vedere ma sono qui.
Sono tra i libri, tra le carte antiche, dentro i cassetti del comò.
Mi trovi quando il sole entra e accende le cornici dorate d’argento, grandi piccole di legno pregiato,noce aceto mogano e palissandro, sembrano finestrelle aperte sul mondo.
Mi trovi quando il sole diventa rosso e prima di tramontare indora i rami degli alberi e si inserisce tra le foglie per farsi guardare
Altrimenti mi puoi trovare, quando si fa sera, in cucina mentre mi preparo qualcosa per riempire lo stomaco, un pizzico di formaggio e un po’ di insalata prima di addormentarmi

E chissà se non sia stato un bene che si siano persi questi pensieri distratti che stanchi d esser pensati vagano per l aria insieme a me
E se guardi per l aria può succedere che mi trovi tra le nuvole e che il vento strappi le nuvole e tra esse tu trovi due occhi che ti guardano…

Sotto una fronte larga larga e lunga e due solchi lungo il viso… sì, li puoi trovare.

 

Una poesia incredibile ,  struggente e al tempo stesso che lascia un briciolo di speranza alla nostra anima , scritta nel lontano 1963 da Eduardo De Filippo per la moglie Isabella. Una  bellissima poesia scritta in lingua napoletana che ci porta a pensare a quanto fragile sia la vita, e grande il dolore della perdita di una persona cara . Un dolore che egli supera lasciando con le sue parole uno spiraglio di luce alla soffocante realtà che ci circonda in quel triste momento .

Eduardo infatti ad un certo punto della poesia scrive ,  in maniera strabiliante come da par suo una frase bellissima :

“Sai, quando non ci sarò più, guarda bene, perché, in tanti segni, io mi paleserò e tu mi troverai” .

Questa frase nella potenza dei suoi sentimenti  riesce a rendere  a noi comuni mortali il dolore meno forte nella sua soffocante realtà riuscendo a minimizzare la morte della persona cara che come ricorda il poeta Henry Scott Holland in un’altra bellissima poesia , essa non è niente  o addirittura non esiste come ci descrive poi il  Bramanti in modo meraviglioso  .

Una persona che svanisce dal mondo esterno,  lascia  sempre comunque la sua eredità, in misura più o meno importante, nelle persone che l’hanno incontrata,  stimata o amata .

E a questo proposito chi di noi pensa che Eduardo non sia qui ancora presente ogni giorno nonostante i 35 anni passati dalla sua scomparsa terrena ?
Ogni giorno lo ritroviamo nelle sue parole , nelle sue famosi frasi , nelle sue commedie e nelle piccole cose quotidiane della vita come per esempio quella di pigliarsi ‘ na tazzulella e cafe’ .
Eduardo e’ oggi giorno ancora con noi perché non è morto . La sua sensibilità , il suo pensiero e le emozioni che ci continua a trasmettere nel quotidiano , fanno ancora sentire forte la sua presenza tra di noi .
E’ facile rivederlo nella nostra vita quotidiana perché ci ha lasciato scritto con la sua penna quello spaccato umano che una volta riconosciuto colleghiamo immediatamente alla sua immagine .
Ecco , dunque il vero messaggio finale che la sua anima sensibile ha voluto regalarci . Con questa poesia ci ricorda che le cose che fai , le parole che dici ed i piccoli gesti quotidiani della propria vita sono e saranno sempre presenti ad accompagnare chi ci e’ stato accanto , al di là della pura e sola immagine presente che pur sparendo sarà comunque impressa nella mente .

Eduardo stà ancora ccà . Eduardo non è andato via …..Perchè continuiamo a sentirlo ogni giorno intorno a noi  recitare attraverso le gestualità di un intero popolo nel  sipario  del  bellissimo teatro che è la vita di tutti i giorni.

Egli come pochi, adottando il parlato popolare ha conferito  al napoletano la dignità di lingua  trasformando il teatro dialettale in teatro d’arte. Come nessun altro è stato infatti capace di ritrarre  la dolente, comica e variegata realtà napoletana. elevando  le vicende dei personaggi dei “bassi” napoletani a emblemi della vita stessa, con la sua carica di dolore e felicità, di comicità e tragedia, facendo della farsa disincantata il modo più adeguato per parlare dei guasti della vita quotidiana e delle fatiche dell’anima. Con il suo ironico sorriso amaro e con la sua maschera scarna e malinconica di enorme espressività è riuscito a ben ritrarre dolori , passioni , bassezze e allegrie dell’animo umano , divenendo il più grande interprete del mondo napoletano quotidiano ed una vera e propria icona per la città.

La sua grandezza risiede nel fatto che le sue opere sono comprensibili a tutti. Non c’è italiano infatti che non conosca commedie come : Napoli Milionaria , Questi fantasmie , Il sindaco del rione Sanità  , Natale in casa Cupiello , L’oro di Napoli e sopratutto Filumena Marturano

Un gigante del teatro a cui Napoli deve molto che non possiamo che  omaggiarlo ogni giorno con un fragorosissimo e prolungato applauso.

Eduardo , figlio d’arte dell’attore Eduardo Scarpetta e di Luisa De Filippo, nonché fratello degli attori Peppino e Titina, nacque  a Napoli 24 maggio 1900  in via Giovanni Bausan, .Al pari dei fratelli cominciò ben presto a calcare le tavole del palcoscenico: debuttando  sul palcoscenico con la compagnia paterna nel ruolo di ‘Peppiniello’ in “Miseria e nobiltà”(1905). .
A soli undici anni, per il suo carattere un po’ turbolento e per la scarsa propensione agli studi, venne messo nel collegio Chierchia di Napoli. Ma ciò non servì a farlo riappacificare con le istituzioni scolastiche, per cui solo due anni dopo, quando era al ginnasio, interruppe gli studi.
Continuò la sua istruzione sotto la guida del padre Eduardo che lo costringeva per due ore al giorno a leggere e ricopiare testi teatrali non disdegnando, quando capitava l’occasione, di prendere parte a lavori teatrali nei quali dimostrava una innata bravura, in modo particolare per il repertorio farsesco.
All’età di quattordici anni entrò nella compagnia del fratellastro  Vincenzo Scarpetta, nella quale recitò ininterrottamente per circa otto anni. In questa compagnia teatrale Eduardo fece di tutto, a cominciare dal servo di scena, all’attrezzista, al suggeritore, al trovarobe, fino a quando nel 1920 non s’impose per le sue doti recitative nei ruoli di comico primario e per la sua spiccata propensione all’inventiva.
Nel 1931 con la sorella Titina ed il fratello Peppino formò la compagnia del Teatro Umoristico, debuttando al teatro Kursaal il 25 dicembre con il capolavoro “Natale in casa Cupiello” che all’epoca era solo un atto unico.
Rimase a capo di questa compagnia fino al 1944 riscuotendo ovunque successi e consensi, diventando inoltre una vera e propria icona di Napoli.
Il suo carattere duro e scontroso lo porto’ ad un insanabile lite con il fratello Peppino ( avvenuta durante le prove teatrali al teatro Diana al Vomero ) con cui si riconcilio’ solo durante la malattia di quest’ ultimo . I rapporti tra i due si inasprirono talmente tanto che arrivarono alla totale rottura e conseguente  scioglimento della compagnia. Ognuno dei due fondò una propria. compagnia .Titina, però, rimane con Eduardo fino al 1954.

La sua attivita’ si svolse in gran parte al teatro San Ferdinando di Napoli da lui stesso acquistato e ricostruito nel dopoguerra.
Autore di commedie famosissime come : Natale in casa Cupiello , Napoli milionaria , Filumene Marturano , Gli esami non finiscono mai , Uomo e galantuomo , Questi fantasmi , Le voci di dentro , Il sindaco del rione sanità’ e tante , tante altre portate in tournée in giro per il mondo .
Molte di queste commedie sono state anche trasposte in veste cinematografica con grande successo di ascolto pubblico e riconoscimento critico.

Da qui è un susseguirsi di interpretazioni per il grande schermo.  Tra le più significative spiccano: “Traviata ’53″(1953) di Vittorio Cottafavi, “Tempi nostri”(1954) di Alessandro Blasetti e “L’oro di Napoli”(1954) di Vittorio de Sica. Inaugura la carriera di regista con “In campagna è caduta una stella”(1940), seguiti da: “Ti conosco mascherina!”(1943), “Napoli milionaria”(1950), “Filumena Marturano”(1951), un episodio di “I sette peccati capitali”; “Marito e moglie” e “Ragazze da marito” tutti del 1952, “Napoletani a Milano”(1953), “Questi fantasmi”(1954), “Fortunella”(1957), “Il sogno di una notte di mezza sbornia”(1959), un episodio di “Oggi, domani, dopodomani”(1965) e “Spara forte, più forte … non capisco”(1966). Molti di questi film costituiscono la trasposizione cinematografica delle sue commedie teatrali. Il 26 ottobre 1981 viene nominato senatore a vita. Nel 1984 compare nello sceneggiato “Cuore”, di Luigi Comencini, tratto dal romanzo di Edmondo De Amicis. Questa interpretazione rappresenta la sua ultima apparizione sul piccolo e grande schermo.

Negli ultimi anni lo videro anche regista lirico per il Don Pasquale di Donizetti rappresentato a Chicago , autore di un volume di poesie ( Einaudi ) e fondatore della scuola di Drammaturgia di Firenze

Si sposò quattro volte. Prima nel 1928 con Dorothy Pennington, ma ottene l’annullamento. Successivamente, conobbe Thea Prandi, cantante di musica leggera e componente del “Trio Primavera”. Convolarono a nozze ed ebbero  due figli. Thea morìe nel 1961 ed Eduardo si sposò infine  per la terza volta con Isabella Quarantotti.

Raccolse in vita numerosi premi e onorificenze come il premio Pirandello e due lauree honoris causa. Nel 1981 fu nominato senatore a vita .
Alla sua morte , la camera ardente venne allestita al Senato , e le sue esequie trasmesse in diretta televisiva .

 Eduardo De Filippo muore il 31 ottobre 1984 nella clinica romana Villa Stuart dove era stato ricoverato pochi giorni prima.

Alla sua morte , la camera ardente venne allestita al Senato , e le sue esequie trasmesse in diretta televisiva .

La sua eredità artistica è stata portata avanti degnamente dal figlio Luca.

 

 

 

Seguono per chi ne ha voglia le due bellissime poesie prima citate  : la prima di Henry Scott Hollande la seconda di Carlo Bramanti .

 

La morte non è niente. 

Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. 
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. 
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. 
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? 
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. 
Rassicurati, va tutto bene. 
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.
Ognuno con le sue parole può offrire un modo diverso di vedere l’infinito, l’ignoto, l’assenza, e tutte le suggestioni che fanno parte del mistero ultimo della vita, ma dopo aver letto questa poesia di Henry Scott Holland  sono sicuro che guarderete certamente con occhi diversi alcuni aspetti  di essa.
 
Ecco invece la romantica versione di Carlo Bramanti sulla  morte
Credo che nessuno muoia
credo che l’anima in realtà
divenga un’ombra
e al culmine del suo vagare
si adagi ai piedi
d’un fiore non visto.
Quei fiori gialli
di cui son piene
le campagne
quando fai ritorno a casa
e vorresti che lei
esistesse.
SEMPLICEMENTE  MERAVIGLIOSO  !!! 
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