Nell’anno 1616 il nobile spagnolo Pompeo Battaglino , membro della Confraternita della Immacolata Concezione a Montecalvario, molto devoto alla figura della Madonna, assegnò un suo lascito per la costruzione di carri allegorici che il sabato Santo portassero in processione, per la Salita dell’imbrecciata e via Toledo, la statua della medesima Concezione attorniata dalle figurazioni dei Misteri.

Il suo intento era quello di istituire , come già avveniva in città per la famosa “Madonna Bruna ” a Piazza Mercato ,  la moda di portare in trionfo la Madonna , che però questa volta era l’Immacolata Concezione presente nella cappella  dell’Immacolata  Concezione  e Purificazione di Maria de’ nobili in Montecalvario  ubicata in vico Lungo San Matteo, nei quartieri spagnoli , sorta nel XV secolo   con donazioni fatte da nobili che risiedevano in zona.

L’iniziativa risultata subito assai gradita al popolo napoletano  di ogni ceto sociale e di ogni età, divenne ben presto molto famosa in città . Per questo motivo le  decorazioni dei carri con il tempo divennero  sempre più sontuose e affidate sempre a famosi pittori.

CURIOSITA’ :Iñigo Velez de Guevara, conte d’Oñatte e vicerè di Napoli la definì la più grandiosa, sontuosa e maestosa che si celebri in tutta Italia.

Ogni anno le feste divenivano sempre più fastose e costose e pur di realizzarle alle grandi spese occorrenti per la preparazione della festa con carro trionfale oltre alla Congregazione della Concezione, vi partecipavano anche ricchi mercanti e i nobili della città. e secondo tradizione , dopo aver costruito i carri allegorici , ogni sabato santo la statua della della Madonna , attorniata  dalle figurazioni dei Misteri ,ed accompagnata da cantori e musicisti, partiva dalla chiesa e  veniva portata  in processione, per la Salita dell’imbrecciata ( oggi Via Montecalvario ) per  giungere  , tra ali di  devoti festanti  , fino a Palazzo Reale passando tra le Chiesa di San Ferdinando di Palazzo, e la Basilica di San Giacomo degli Spagnoli . Il ritorno  passando per Via Toledo , illuminata da bellissime luminarie  segnava la fine della processione  presso la   Chiesa di Santa Maria della Mercede a Montecalvario.

Da questa festa  in città si è solito indicare nel linguaggio napoletano qualunque festa svolta con sfarzo clamoroso col detto ” Parè o carro  e Battaglino ” oppure ” Andare col carro di Battaglino” .

I carri , una volta poi ritornati poi alla fine della processione presso la congegazione , non venivano demoliti del tutto, in quanto l’ossatura era conservata dalla Congrega nella rimessa e, quindi per ricostruzione probabilmente s’intendeva la sola parte decorativa.

La festa , soppressa verso la metà del Settecento  ogni  anno raffigurava un tema diverso ,e  divenne nel corso degli anni molto famosa assumendo grossa risonanza europea . Essa divenne  famosa in tutta Europa , e per tale motivo , famosi  spesso  grandi personaggi  accorrevano a Napoli per assistervi.  Si arrivò addirittura alcune volte, per permettere a qualche ospite di eccezione della Corte di assistervi, a spostarne persino  la data. Celebre  a tal proposito l’episodio del 1630, quando nella nostra città si trovava l’infanta Maria, sorella di Filippo IV,  che doveva essere ritratta dall’immortale pennello del Velazquez, ospite del Ribera. Essa accompagnata dal duca d’Alba e da un gran numero di gendarmi, dame e cavalieri, nel viaggio da Madrid a Buda, ove risiedeva il suo promesso sposo, re di Boemia e di Ungheria, volle passare per Napoli.  Vi giunse però  nel mese di settembre e avendo appreso quanto fosse fastosa la processione del carro di Battaglino del sabato santo, pretese che la medesima processione , anche se fuori dal tempo opportuno si svolgesse alla sua presenza . Si decise così di esaudire il suo desiderio spostando per la circostanza la data della processione . Maria ebbe così mdo di assistere , accompagnata dal duca d’Alba alla famosa festa .

I vari temi trattai con allegoria dai carri come accennato erano ogni anno diversi uno dall’altro:  la battaglia tra San Michele Arcangelo e Lucifero, la Scala di Giacobbe, Ester ed Assuero, i Misteri di Abramo, di San Rocco, dell’Assunta e della Immacolata Concezione; altri temi venivano attinti al Vecchio Testamento, al Martirologio e ai libri Agiografici.
I soggetti erano invece prevalentemente corredati dalle allegorie della Pace, dell’Abbondanza, della Fama, della Fortezza, della Prudenza, della Clemenza, delle Virtù teologali, comunque sempre sorretti e contornati da Cherubini e Arcangeli. Da allora in città si indicò qualunque festa svolta con sfarzo clamoroso col detto andare col carro di Battaglino.

La festa insieme a quella che si svolgeva ogni anno in Piazza Mercato  ai primi di luglio , dove dapprima veniva costruito un castello di legno e poi fatto assaltare in una finta guerra da assalitori  detti “Alabarbi”,  armati di una lancia,  ai quali si univa una compagnia di ragazzini malvestiti e scalzi, ognuno dei quali portava in mano una cannuccia con banderuola  (“la squadra delle cannucce” ).

CURIOSITA’ : l Castello di legno con dentro i Turchi assediato dagli Alabardieri doveva ricordare,  la battaglia di Lepanto del 7 ottobre del 1571 combattuta tra la flotta turca e quelle cristiane (Venezia,Genova, Savoia, Malta, Spagna, Stato Pontificio) riunite sotto il comando di Giovanni d’Austria, figlio naturale dell’imperatore Carlo V.

Secondo molti studiosi , alla processione del carro del Battaglino , si deve probabilmente anche l’introduzione in città dei famosi carri cuccagne e succesivo albero della cuccagna , introdotti all’inizio del 1648, Idan nuovo vicerè Iñigo Velez de Guevara, conte d’Oñatte, per far dimenticare ai cittadini gli orrori provocati dalla rivoluzione di Masaniello, Fu lui infatti che volle introdurre la moda del carro trionfale durante le feste di carnevale conservando sullo stesso, caratteristiche di impianto allegorico del carro di Battaglino ma di stampo popolaresco. La statua della Madonna venne però nella circostanaza sostituita da un albero in legno simboleggiante un’oasi di delizie e bizzarramente addobbato da un assortimento di cibi che, al segnale del viceré, venivano depredati dai lazzari in agguato.

I carri cuccagna , durante questa festa ,  oltre a rappresentare scene allegoriche che in tono scherzoso rappresentavano i vari mestieri napoletani, , erano anche addobbati con prodotti mangerecci che avevano al seguito anche i ” cartelli delle quadriglie “, cioe’ canzoni dialettali stampate su pezzi di carta che venivano lanciate al pubblico e alla fine consegnate al re .
Siccome i carri ripieni di cibo , spesso venivano saccheggiati provocando gravi incidenti , il re Carlo di Borbone stabili’ nel 1746 che i carri cuccagna invece di attraversare le strade cittadine , dovevano essere allestiti nel largo di palazzo ( piazza plebiscito) e che fossero guardati a vista da truppe armate fino all’ inizio dei festeggiamenti.
I carri furono poi sostituiti dall’albero della cuccagna( o palo di sapone) che veniva reso scivoloso grazie al sapone , in modo da rendere piu’difficile l’arrampicata dei concorrenti per arrivarci sopra dove erano raccolte le cibarie.

CURIOSITA’ : Da qui trae origine l’espressione ‘ cuccagna’ inteso come il paese delle meraviglie , delle delizie e del piacere.

Il gioco era finalizzato all’ “abbuffata ” che a Napoli era l’ usanza da parte del popolo di saziarsi abbondantemente prima di iniziare il lungo digiuno quaresimale.
Tutto questo fu infine sostituito dalle famose costruzioni delle “cuccagne” .
Le cuccagne erano riproduzioni in cartapesta e legno di una collina artificiale , una villa, un castello, un galeone ed altro a seconda delle fantasie del costruttore ripiene di ogni sorta di cibarie,vestiti da uomo e da donna e ornamenti vari.
Partecipavano alla progettazione architetti , artisti e un gran numero di artigiani ed il finanziamento per la costruzione dell’ opera era assicurata in buona parte dal re che in genere dava ordine di aprire i cancelli del palazzo reale nel pomeriggio da dove migliaia di popolani entrando nel cortile potevano ammirare , li sistemato , l’albero della cuccagna con appeso in cima ogni ben di Dio.

La struttura era ricca di generi alimentari : caciocavallo , prosciutti, lardo , formaggi, polli ,capretti , agnelli , interi quarti di bue e non di rado anche animali vivi di grossa mole come buoi e vitelli . Dalle fontane montate sulla struttura zampillava il vino piu’ pregiato .
Tutto questo diventava di chi riusciva a prenderlo e conservarlo ; questa struttura infatti era destinata ad essere demolita nell’ assalto alle ore 22 dopo i 2 colpi di cannone che dal castello indicavano il segnale: il popolo a questo punto dava assalto alla costruzione cercando di arraffare quanta più’ roba possibile ed ogni tipo di leccornia alimentare , cosa che la gente comune poteva fino al prossimo anno poi  solo sognare  .

Migliaia di persone si avventavano sull’albero senza esclusione di colpi creando spesso una rissa incredibile e pericolosissima a cui i reali si mostravano permissivi e tolleranti .
Le cuccagne in tutto erano solo quattro e si tenevano nelle ultime domeniche di carnevale. Venivano allestite in sei giorni , dal lunedì al sabato e si realizzavano nella piazza antistante il palazzo reale , l’ attuale piazza del plebiscito , allora denominata largo dI palazzo.

 

La Processione del Battaglino  giudicata dai contemporanei come una delle più belle feste d’Europa vedeva la  partecipazione di oltre centotrenta confratelli , tutti  coperti da caffettano bianco e mantellina azzurra e ben quindici carri ( uno per ogni mistero ) ricchi di candele e candelabri che sfilavano , nella confusione più totale  in mezzo ai ceri mantenuti  da piagnoni e flagellanti . A questi per far rumore ( ammuina ) si aggiungevano sempre altre numerose persone che indossavano tutte un cappuccio e molti musicanti provenienti dal consevatorio di musica che allietavano la festa con i loro strumenti musicali dell’epoca ( chitarre , piffari, sampogne e cetole ) . Alle grandi spese occorrenti per la preparazione della festa con carro trionfale oltre alla Congregazione della Concezione, vi partecipavano comunque anche ricchi mercanti e molti nobili della città.

CURIOSITA’: Oggi la processione non esiste più ma in suo ricordo è rimasto tra i napoletani un famoso detto popolare che dice ” Pare ‘o carro ‘e Battaglino ” cioè sembra il carro di Battaglino . Esso viene usato spesso per indicare ogni mezzo di locomozione che sia pieno stipato di viaggiatori vocianti ad alta voce.

Gli organizzatori di queste mitiche processioni era una confraternita che esisteva affianco alla chiesa di Montecalvario. I suoi menbri , a partire dal 1620 ,erano quelli che dandosi un gran da fare   organizzavano queste processioni che partivano la sera del sabato santo dalla chiesa di Montecalvario con la Immacolata Concezione trionfalmente assisa sulla parte più alta di un carro riccamente addobbato, preceduto dai dignitari della magistratura e della milizia, dai cavalieri dei tre Ordini di Spagna, dalle guardie Palatine e da regi Alabardieri e dopo aver  attraversata  via Toledo . ornata da luminarie,, giungeva a largo di palazzo , dinanzi al   Palazzo Reale dove si celebrava la cerimonia religiosa per  poi rientrare alla congrega dove i carri venivano spogliati e demoliti per gran parte tranne l’ossatura che veniva conservata per l’anno successivo nelle congresa stessa .

I vari carri che sfilavano , raffiguravano i quindici misteri del Rosario . Il  più atteso e celebrato di questi era ovviamente quello in cui si trovava l’Immacolata . Esso , denominato , il  Carro del Battaglino , era sempre il più bello di tutti ed al suo allestimento collaboravano artisti famosi come Giacomo Del Po e Gennaro Greco. Bellissimo ed  ornato da figurazioni bibliche ed allegorie religiose, esso sfilava tra una  folla entusiasta di persone tra cui immancabile vi era sempre in prima fila il vicerè .

I quindici carri che venivano trasportati a spalla rappresentavano i  “quindici Misteri ” del Rosario e ovviamente i gruppi di fantocci vestiti con stoffe più o meno ricche ,rappresentavano gli episodi della vita di Gesù e Maria collocati su basamenti dorati ornati di ceri e fiori.  I soggetti erano prevalentemente corredati dalle allegorie della Pace, dell’Abbondanza, della Fama, della Fortezza, della Prudenza, della Clemenza, delle Virtù teologali, comunque sempre sorretti e contornati da Cherubini e Arcangeli .Le decorazioni, affidate sempre a famosi pittori, ogni anno raffiguravano un tema diverso: la battaglia tra San Michele Arcangelo e Lucifero, la Scala di Giacobbe, Ester ed Assuero, i Misteri di Abramo, di San Rocco, dell’Assunta e della Immacolata Concezione; altri temi venivano attinti invece al Vecchio Testamento.

Sui  carri erano inoltre presenti   dei giovani musici, vestiti da angeli, i quali durante il cammino della processione cantavano inni in lode della Vergine. Questi virtuosi musicisti venivano tutti scelti e raccolti  dai quattro Conservatori di musica, che in quel tempo Napoli possedeva. Dietro i gradini dove sedevano i giovani musicisti che cantavano erano inoltre presenti  sei statue simboleggianti altrettanti turchi abbattuti. Su un gradino più alto, sopra un globo, troneggiava la statua di Filippo IV con manto e corona regali, con scettro in mano ed un leone a lato. Con un piede egli calpestava i Turchi, con l’altro invece sormontava una mezza luna di tavola contornata d’argento .

CURIOSITA’ : A ricordarci la madre di tutte le feste partenopee ed i suoi fasti si trova conservato al Museo di San Martino  un dipinto di Alessandro D’Anna che raffigura appunto la  sfilata di carri a Largo di Palazzo, (l’attuale piazza del Plebiscito ) . La tela, di altissima qualità costituisce un importante documento visivo di una festa mitica che a Napoli per secoli ha costituito una eccezionale attrazione rappresentando una delle più esaltanti feste europee –
Nel quadro si affollano carri e cavalli bardati diligentemente in fila, uomini impettiti nelle loro uniformi sgargianti, legioni di Pulcinella danzatori, cappelli impiumati in una fantasmagorica gara di eleganza, mentre il pubblico applaude gaudente.

 

 

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