Nel  “centro antico” della città di Napoli, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità , lungo la Via Tribunali , nel primo largo a sinistra , sul principio di Via Atri al numero 23 , si trova uno dei piu antichi e storici palazzi di Napoli dove nacque il 18 agosto del 1752 Gaetano Filangieri , principe di Arianiello , nonchè filosofo , guirista e grande illuminista napoletano dal grande spirito liberale .

Il Palazzo Filangieri di Arianello , risale nella sua costruzione alla prima metà del  sedicesimo secolo e fu solo nel XVIII secolo che poi passò ai Filangieri a causa del matrimonio tra Anna d’Aponte (figlia unica dell’ultimo esponente della famiglia) e Giovan Gaetano Filangieri (principe d’Arianello e nonno del famoso Gaetano Filangieri.

CURIOSITA’: Il largo antistante il palazzo che prende il nome dal palazzo in cui vi abitavano i nobili principi di Arianello , era in passato chiamato popolarmente “d ‘a menesta “, dalla presenza nel luogo del  mercato di verdura che in questo luogo solitamente si teneva  .

Nel XVIII secolo  il palazzo come ancora oggi possiamo notare dal suo portale in legno con le borchie ,e gli antichi archi presenti nella corte di accesso ,  fu poi rinnovato in chiave barocca  .

Il bel portale che oggi possiamo  ammirare  conserva infatti ancora l’antica rosta barocca, in legno intagliato con foglie e ricci.  Esso i introduce ad un caratteristico cortile (deturpato oggi da moderne verande) sul quale affacciano una bellissima scenografica scala  aperta e una loggia aggettante sorretta da mensole.

 

Il palazzo oltre che per la sua scenografica scala da sogno è sopratutto famoso in città per essere stato sede abitativa di illustri personaggi  che hanno reso celebre la nostra città  nei secoli.

Alcune epigrafi presenti sulla facciata del palazzo e le pareti interne del cortile ricordano  infatti gli illustri abitanti che animarono il palazzo nei secoli: una menziona i natali di Gaetano Filangieri (1752-1788), un’altra, sulla parete destra, accenna al fatto che nel XX secolo vi abitò anche Benedetto Croce, mentre sulla parete ve ne è una dedicata a Goethe che visitò Napoli tra il 1786 e il 1788. Infine, un’ultima epigrafe sulla facciata, menziona la morte del Matematico Nicola Trudi, che abitò nel palazzo all’inizio del XIX secolo.

CURIOSITA’ . Al quarto piano del palazzo si conservano degli affreschi settecenteschi a tema religioso, commissionati forse dall’arcivescov Serafino Filangieri  (altro importante abitante del palazzo).

Il nobile illustre casato  dei Filangieri, ha  origini antichissime. Esse vanno infatti  addirittura risalire all’epoca dei Normanni.  I suoi rappresentanti erano i figli di Angerio il Normanno – Filii Angerii e quindi Filangieri, venuto in Italia, nel corso dell’XI secolo, al seguito di Roberto I il Guiscardo.

Da quell’epoca fino al XVIII secolo si annoverano, all’interno della famiglia, numerose figure di notevole rilievo. Uno dei personaggi di spicco, è rappresentato da Riccardo Filangieri, che seguì l’Imperatore Federico II di Svevia nella crociata del 1228 e si meritò la nomina a Governatore di Gerusalemme. Da allora i componenti del casato si fregiano del titolo di crociati, sicché il suo simbolo araldico diventa la croce, che ritroviamo rappresentata dovunque negli stemmi e nei documenti ufficiali. Del rapporto di vicinanza e di condivisione delle idee col grande imperatore, troviamo espressione nelle scelte estetiche presenti all’interno della dimora gentilizia: la vera del pozzo di forma ottagonale.

Altre figure eccellenti della famiglia sono rappresentate da Annibale Filangieri, vissuto nel secolo XVII, che, come riconoscimento dei propri meriti da parte dell’imperatore Ferdinando II d’Austria, potè realizzare uno stemma di famiglia su cui fosse presente l’immagine bicipite dell’aquila imperiale e Agnello Filangieri, vissuto nel secolo XVIII, che godé a tal punto della stima di Ferdinando IV di Borbone, da essere nominato dallo stesso, il 17 aprile del 1766, “aio dell’infante di Spagna” don Filippo.

Ad essi  non va ovviamente dimenticato Gaetano Filangieri, fiore all’occhiello della cultura illuministica napoletana.

A testimonianza della crescita socio-politica del casato, si collocano gli stemmi, tra i primi, in ordine cronologico, c’è lo stemma scolpito su una delle otto lastre di pietra che costituiscono la vera del pozzo della corte. Bipartito con croce al lato destro (si tratta della croce d’azzurro in campo di argento dei Filangieri) e banda scaccata sul sinistro a testimonianza del legame di parentela contratto con la famiglia Tomacelli. Pompeo Filangieri, infatti, diventato signore di Lapio dal 30 maggio del 1601 e morto il 7-3-1630, sposa agli inizi del secolo Diana Capece Tomacelli.

N.B,. L’espressione del periodo di maggior splendore della famiglia nobiliare, raggiunto nel corso dei secoli XVII e XVIII, è rappresentato dall palazzo baronale dei Filangieri, che sorge nel punto più alto del centro storico di Lapio, un comune della provincia di Avellino.

Il palazzo baronale di Lapio, divenuta  la residenza gentilizia del casato Filangieri ,( la “domus solaciorum” ) si arricchi infatti di tutta una serie di fregi e di apparati, miranti a dare lustro al casato.
Di qui la scelta abbastanza insolita di decorare i vari ambienti, dal pianterreno al sottotetto, con pitture (affreschi e tempere) che conferissero all’intero stabile un tocco di raffinata eleganza.
Il Palazzo dal noetvole valore artistico è infatti oggi quasi interamente affidato alle decorazioni pittoriche, eseguite in epoche diverse, presenti a tutti i livelli, sulle pareti e sulle volte, e con tecniche differenti: in parte affreschi, in parte tempere. Essi quasi tutti   eseguiti da maestranze campane, riflettono tutti gli orientamenti stilistico-culturali, caratterizzanti la pittura meridionale dei secoli XVII e XVIII, con tutte le implicazioni culturali di cui il nobile casato era espressione.
Da sottolineare che, proprio grazie alla ricca decorazione pittorica, il palazzo baronale Filangieri, rappresenta un unicum su tutto il territorio irpino in quanto solo qui le superfici decorate non risparmiano nessuno spazio disponibile, dall’atrio, agli anditi delle scale, ai corridoi, alle stanze residenziali, al sottotetto con i locali di servitù.
Più di 600 mq di dipinti, quelli visibili allo stato attuale, ai soffitti e alle pareti con una vasta gamma di tematiche rappresentate che vanno dalla mitologia classica alla pittura sacra, dal geometrico decoro dei quadraturisti, alla classicheggiante rappresentazione di figure che si stagliano sulla diafana trasparenza del cielo e del paesaggio circostante.
Dalle tematiche trattate, dalle forme della rappresentazione, dalle tecniche impiegate, anche se non ci sono testimonianze concrete circa le figure e la personalità degli artisti impegnati in questo tipo di lavoro, non è difficile ipotizzare che siamo in presenza di maestranze campane, attive sul territorio in un ampio arco temporale che va dal Rinascimento maturo alla seconda metà del XVIII secolo.

 

 

 

 

 

 

 

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