Passeggiando per il decumano inferiore, meglio noto in città come Spaccanapoli , che come sapete è un nome privo di ufficialità ed è così chiamato perchè la stretta strada a guardarla dal belvedere della certosa di S. Martino divide in due parti uguali la Napoli ottocentesca, troverete ad un certo punto , oltrepassato lo storico palazzo Carafa la piccola chiesa barocca di San Nicola a Nilo .
N,B, : Il lungo ma stretto rettilineo percorso che si chiama Spaccanapoli , assume di volta in volta diversi nomi : dopo la Basilica di Santa Chiara prende il nome di via Benedetto Croce ,mentre dopo la chiesa di San Angelo a Nilo , oltrepassato la statua del Nilo , prende il nome di San Biagio dei Librai grazie alla corporazione dei librai che avevano una confraternita nella strada intitolata al Santo .
La chiesa di San Nicola al Nilo ,nella sua storia è indissolubilmente legata alla rivoluzione di Masaniello del 1647 e ad un droghiere di nome Sabato Anella che incominciò ad ospitare, a casa propria,nei pressi del Sedile di Porto , i bambini rimasti orfani dei genitori a seguito della sanguinosa rivoluzione avvenuta in città.
Anella , per provvedere al loro sostegno conduceva i poveri orfani in processione a chiedere l’elemosina nelle strade della città.
Questa continua veduta di tanti poveri orfani in processione nelle strade della città , impietosì non poco il vicerè del momento cioè il Conte di Onate che intercedette di li a poco nei confronti del marchese de’ Mari affinche egli donasse un suo palazzo, accanto al quale fu poi costruita una piccola chiesa che fu dedicata a San Nicola Vescovo di Mira, santo patrono di Bari e protettore degli orfani e dei droghieri.
Inizialmente nel palazzo vennero accolte solo le ragazze orfane mentre i maschietti orfani furono invece ospitati in alcune abitazioni messe a disposizione da Tommaso d’Aquino , principe di Castiglione e consigliere regio .
Nel 1705, poi , cresciuto il numero degli ospiti ed incrementate le donazioni dei cittadini all’orfanotrofio, si procedette alla ristrutturazione dell’edificio e si costruì l’attuale chiesa, su disegno dell’architetto napoletano Giuseppe Lucchese (architetto e ingegnere italiano nato a Napoli nel 1678 ).
La struttura nel tempo venne curata e gestita sotto la guida della moglie del d’Aquino , donna Costanza Siacara, e affidato ad alcune monache che educavano le fanciulle seguendo la regola di San Francesco Neri, cosa che portò nel volgere di pochi anni a cambiare l’iniziale vocazione dell’Istituto che invece di accogliere orfane povere e bisognose , cominciò , in cambio di una lauta retta , ad educare adolescenti provenienti da famiglie agiate.
Nel 1749. l’orfanotrofio , riconosciuto di regio patronato , venne quindi trasformato in un monastero.
L’attuale chiesa come vedrete non è molto grande nel suo interno ma nonostante questo appare a tutti noi particolarmente scenografica e luminosa grazie alla presenza delle grandi finestre ai lati dell’ingresso della chiesa ( da qui le monache di clausura potevano osservare la vita che si svolgeva nella strada senza essere a loro volta viste).
La chiesa con la sua volta a botte , appare inoltre molto accogliente , nonostante il suo stile decisamente barocco. La sua pianta centrale circolare caratterizzato da decorazioni barocche appare delimitata da otto colonne corinzie suddivise da altrettanti spazi e conserva un tempo, sull’altare maggiore un bellissimo dipinto, realizzato nel 1658 da Luca Giordano, ritraente San Nicola di Bari nell’atto di proteggere gli orfani; oggi il quadro è purtroppo esposto al Museo Civico del Maschio Angioino (non condividiamo il motivo del perchè non debba essere esposto nel suo luogo originale dando maggior lustro alla chiesa ).
La chiesa come vedrete si trova ad un piano rialzato e per accedervi ci sono ai due lati due eleganti scaloni barocco in piperno che convergono alla sommità ( scala a doppia rampa) .
Rientranti , rispetto alla scala , ai lati ci sono 2 botteghe ,e sopra l ‘architrave di ognuna di esse troviato murato un pezzo di marmo , con una scritta risalente a circa 3 secoli fà che testimonia il diritto di asilo goduto dalle chiese .
La scritta cita : nel primo di febbraio 1706 per decreto della corte arcivescovile di questa città è stato ordinato che ques’atrio e le due botteghe dei bassi laterali restino profani e non godono dell’ immunità ecclesiastica .
Questo perché’ all’epoca i ladri ed i delinquenti che scappavano inseguiti dai gendarmi , una volta infilatisi nelle botteghe o sui gradoni della chiesa reclamando l’immunità ecclesiastica non potevano essere arrestati ( una specie di 31 salva tutti ).
All’indomani del terremoto dell’Irpinia del 1980, la chiesa è stata affidato alla comunità di Sant’Egidio.