Ercolano ,piu’ piccola e raffinata di Pompei fu anch’essa sepolta durante l’eruzione vesuviana del 79d.c.
Di Hercolaneum , la greca Herakleion , la cui fondazione secondo leggenda era attribuita ad Ercole nell’anno 79 , in quel fatidico giorno di agosto , non rimase nulla , neanche la sua ubicazione .
A differenza di Pompei , risparmiata dal fango e dalla lava , infatti, essa fu totalmente sommersa e cancellata dal territorio e per secoli la sua ubicazione fu solo oggetto di congetture .
Un’enorme quantita’ di materiali eruttati dal Vesuvio discesero lungo le pendici del monte e
la lava mista a fango occupo’ ogni spazio possibile fin quando un’ enorme strato di materiale vulcanico ricopri’ la piccola citta’ di Ercolano . Lo strato si solidifico’ in una spessa copertura alta dai 12 ai 25 metri che ha reso negli anni difficili gli scavi ma che ha consentito anche un eccezionale conservazione degli edifici .
La cittadina degli ‘ ozi e delle delizie ‘ fu fondata ancor prima del VI secolo a.c. dagli osci e poi nel tempo e’ divenuta Etrusca , greca, sannitica, e infine romana.
Secondo la leggenda , la citta’ sarebbe stata fondata da Ercole al suo ritorno dall’Iberia .
Si ritiene che l’antica Herculaneum coprisse un ‘area di circa dodici ettari , di cui buona parte si trova ancora sotto il suo moderno abitato , e avesse una popolazione di circa 5000 abitanti .
Era l’anno 1709 e al seguito delle truppe austriache che avevano debellato gli spagnoli era giunto a Napoli un principe lorenese, della casata D’ Elboeuf .
Innamoratosi del golfo egli aveva deciso di stabilire dimora alle falde del Vesuvio e avendo messo gli occhi sul promontorio dove sorgeva Resina ( non lontano da Portici ) era riuscito ad acquistare proprio in quel luogo una villa a breve distanza dal mare .
Poiche’ c’era pero’ il problema dell’acqua , il principe ordino’ che fosse scavato un pozzo .
A colpi di piccone si scese di parecchi metri nella roccia vulcanica , ma invece dell’acqua un bel giorno affioro’ del marmo .
Lo scavo a questo punto si allargo’ e vennero cosi’ alla luce statue , colonne, capitelli e tanti altri capolavori d’arte.
Il pozzo di D’Elboeuf era andato a scoprire non solo l’antica Ercolano ma addirittura il teatro edificato in eta’ Augusta da Lucius Annius Rufus .
Il fortunato principe purtroppo , per sette lunghi anni saccheggio’ il millenario teatro , inviando in dono i piu’ preziosi reperti ai suoi potenti amici d’Oltrampe.
Fu così che il gruppo marmoreo delle ‘due piccole ercolanesi ‘ fini’ in Vienna nelle mani di Eugenio di Savoia , per poi passare nel patrimonio del Museo di Dresda .
Fu comunque l’ inizio di uno degli scavi archeologici piu imponenti e fecondi della storia.
Il teatro ,in grado di ospitare 2500 spettatori , e’ rimasto ancora oggi nascosto alla vista e conservato nel sottosuolo : e’ quindi rimasto ipogeo e per accedervi occorre discendere nel sottosuolo per una ripida scalinata.
Il moderno abitato grava sulle rovine dell’antica citta’ e per disseppellire l’ intera Ercolano si dovrebbe radere al suolo il paese , oltre a sconvolgere l’intero assetto viario di un tratto della fascia circumvesuviana. Una buona parte della citta’ vecchia giace quindi ancora sepolta sotto l’enorme strato di ceneri e fango che la travolse in quel fatale 24 agosto del 79 dopo Cristo .
Ercolano , al contrario di Pompei , fu rapidamente travolta dalla furia pazzesca di una nube piroclastica commista a una fiumana di fango ribollente .
Questo violento improvviso impatto , se da un lato danneggio’ le strutture di molti edifici , dall’altro li avvolse e li sigillo’ ermeticamente in poco tempo in un impasto di sostanze che li ha mantenuti in uno stato di conservazione perfetto.
Varcando la soglia dell’area archeologica , la visione che piu’ di tutte colpisce non e’ tanto quella dei mosaici e degli affreschi , che pure meravigliano per la loro bellezza e per i loro intatti colori , quanto quella delle parti lignee carbonizzate : travi , gradini, tramezzi , e persino oggetti di arredamento come letti e tavolini che si trovano sparsi un po’ ovunque nelle case.
E’ come se il tempo improvvisamente si fosse fermato e non e’ difficile sentirsi trascinati in quel lontano giorno d’estate quando il sogno di una citta’ florida e felice , immersa nei piaceri della vita ( Ercolano piu’ di Pompei fu luogo di ozio e di delizie ) e nel verde dei vigneti fini’ all’ improvviso quando una palla di fuoco inghiotti tutto : gli uomini , le case, le vigne .
Le vecchie case ritrovate durante gli hanno assunto nomi derivanti da oggetti rinvenuti , statue , decorazioni e particolari edilizi .
Troviamo cosi’ : la casa di Anfitrite e Nettuno , la casa del Bel Cortile , la casa dei Cervi , la casa dell’Atrio a Mosaico , la casa dei due Atri , la casa del Telaio , la casa della Stoffa , la casa dell’Atrio Corinzio , la casa del Grande Portale , la casa del rilievo di Teleto , la casa dello Scheletro , la casa del tramezzo di legno , la casa Sannitica , la casa del salone nero e così via dicendo ……
Le botteghe , le panetterie , i laboratori di tessitori , vinattieri , osterie ( tabernae ) e venditori di cereali .
Tra gli edifici pubblici ,oltre alla Palestra e a collegio degli Augustali , troviamo le ricche Terme del Foro , che sono le meglio conservate del mondo romano . Qui per combattere la promiscuita’ , giudicata immorale ,( le terme erano di norma riservate al pubblico femminile e a quello maschile di pomeriggio ) il complesso termale era diviso in due settori quello femminile e quello maschile.
Il fango solidificato di Ercolano ha restituito anche 1800 papiri ritrovati nella villa che da essi prende il nome .
La villa viene attualmente considerata una delle testimonianze più eloquenti del grado di cultura ellenistica raggiunta dai Romani , grazie ai papiri e alle splendide sculture di bronzo e marmo in essa ritrovate . Architettonicamente e’ ‘ la più grande delle ville ritrovate ed Ercolano e dintorni e pare appartenuta a Lucio Calpurnio Pisone , suocero di Giulio Cesare , che nella villa aveva creato un cenacolo culturale , dotato di una ricca biblioteca .
I rotoli di papiri , ordinati sugli scaffali erano carbonizzati e divisi in due sezioni , una greca e una latina. Grazie a sofisticate tecniche oggi e’ in atto una delicata opera di svolgimento e lettura dei papiri e pare che gli autori fossero tutti pensatori della corrente Epicurea al punto da ritenere la sontuosa dimora il luogo dove si riunivano in cenacolo gli Epicurei dell’antica Roma .
Esistevano due scuole epicuree ( Posillipo ed Ercolano ) dove dominavano le attivita’ ludiche e del tempo libero.
La vita di Neapolis era improntata sopratutto al ben vivere ,a cio’ portata dall’ambiente circostante e dal clima , e indirizzata in tal senso dalla filosofia epicurea che dominava.
Neapolis era detta ” otiosa e docta “, i napoletani concepivano l’esistenza come tesa alla ricerca del piacere sia del corpo che dello spirito, al risparmio di energie per tutelare la propria liberta’ dagli stress della vita quotidiana.
I romani conquistati dal fascino di tale impostazione di vita , scelsero Neapolis come luogo di educazione e di perfezionamento negli studi , attratti anche dalla natura lussureggiante e dal clima temperato . Essi venivano a Neapolis a riposarsi dalle fatiche di Roma , mutando le vesti in quelle greche e interessandosi alle manifestazioni culturali e spettacolari ( Claudio e Nerone vennero per prodursi in esibizioni filodrammatiche e canore nel teatro situato lungo i decumani ).
La tradizione greca fu a lungo conservata , e gli uomini di cultura ebbero una grande predilizione per Neapolis e per il suo ellenismo , riempendo di opere d’arte e libri greci le loro ville disseminate nella citta’.
L’amenita’ dei luoghi , il clima mite , le fonti idrotermali , le tradizioni greche , fecero si che la zona diventasse la piu’ lussuosa e celebre del mondo romano.

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