La Chiesa di San Carlo all’Arena è quella struttura religiosa che si trova in Via Foria , appena poco prima dello slargo che immette in Piazza Cavour .
Il suo nome deriva dalla vecchia via che precedentemente caratterizzava l’attuale via Foria .
Via Foria si trovava anch’essa come l’intero vicino Rione Sanità lungo il percorso di un torrente di acqua fiumana che scendendo dalla collina di Capodimonte e dai colli Aminei , attraversava la sanità ed i vergini, per poi andare verso via Foria , via Carbonara e raggiungeva il mare presso la zona del mercato.
Dopo il passaggio di questa grande massa di acqua che scendeva periodicamente dalle colline l’intera zona appariva devastata , visto che la fiumana d’acqua carica di detriti scendeva con un impeto spaventoso e invadeva le strade trascinando con se tutto quanto incontrava nel suo percorso per scaricarlo poi a mare.
Via Foria , una volta terminata la piena di acqua risultava come la vicina zona dei vergini , una strada allagata ed impraticabile colma di detriti ed un letto sabbioso il quale una volta asciutto per mancanza di acqua diventava poi un’arena . Fenomeno che poi si accentuò quando nel 1767 in occasione della costruzione di via Foria ( dal nome del palazzo Forino) il tratto attraversato dal torrente nell’allora Largo delle pigne ( attuale piazza Cavour ) fu spianato, abbassando di oltre due metri il livello della strada.
Una volta rettificata e selciata nel 1767 , per la sua larghezza questa strada divenne uno dei campi preferiti per le petriate un gioco diffuso dalla plebe napoletana che consisteva nel dividersi in due squadre e tirarsi scambievolmente delle pietre.
Nel 1812 , il re francese Gioacchino Murat deise di rettificare la strada e prolungarla fino al colle di Poggioreale facendo abbattere buona parte del gruppo di case di fronte alla Porta di San Gennaro . Più tardi fu purtroppo poi edificato, all’angolo con via Duomo, un enorme bruttissimo edificio – torre che ancora oggi rovina la vista e che resiste ai tempi come embleva del brutto periodo del laurismo .
La caserma Garibaldi ( brutto nome ) risale invece al XIX ed è stata costruita inglobando importanti strutture antiche come i due torrioni e parte della cinta muraria aragonese, che scorreva parallela a via Cesare Rosaroll. Dopo la caserma, sempre sulla destra, troviamo un palazzo a noi caro in quanto sede di ambientazione dei due famosi film del grande Luciano De Crescenzo ( Così parlò Bellavista e Il mistero di Bell è statavista ) ; palazzo Ruffo di Castelcicala costruito tra il XVII e il XVIII .
Via Foria era quindi un tempo , come abbiamo detto , continuamente anch’essa invasa dal fenomeno e l’aspetto della sua strada era spesso somigliante ad un’arena colma di acqua piovana ricca di vari detriti .Questo spiega il nome della chiesa che deriva per la prima parte al santo che ha intercesso per far smettere il colera ( SAN CARLO ) e la seconda parte proprio dalla vecchia via arenosa su cui sorgeva la chiesa ( ARENA ).
Inizialmente, proprio per le pessime condizione della via , la chiesa, costruita da Silvestro Cordella si trovava in una altra zona rispetto a quella attuale
Solo nel 1623 , allo scopo di avvicinare l’intero complesso alla città , essa dopo essere stata data in concessione all’Ordine dei monaci Cistercensi , venne spostata e ricostruita nell’attuale luogo dove oggi la possiamo ammirare .
Il nuovo tempio venne realizzato di forma circolare, su disegno dell’architetto Fra’ Giuseppe Nuvolo grazie alle elemosine raccolte da don Giovanni Longo.
L’opera, dedicata a San Carlo e San Bernardo (fondatore dell’ordine) venne completata nel 1680 con la costruzione della cupola e inaugurata nel 1700, ma aperta al culto solo nel 1756. Nel 1792, la soppressione degli ordini e la conseguente espulsione dei i padri Cistercensi a, costrinse gli stessi ad abbandonare la città, portando via con loro un preziosissimo Angelo Custode di Massimo Stanzione e due dipinti di Ferdinando Sanfelice raffiguranti la Vergine con San Carlo Borromeo e la Vergine coi Santi Gennaro, Benedetto e Scolastica.
Durante il decennio francese , il convento fu quindi sede di una guarnigione militare , mentre la chiesa fu adoperata a magazzino e fienile .
Nel 1836 , un ennesima grande epidemia di colera scovolse la nostra città ed il popolo in preghieranon sapendo più a quale santo affidardi invocò questa volta l’intercessione di San Carlo Borromeo . Egli fu il santo giusto e dopo la fine dell’eoidemia , grazie al voto fatto a San Carlo , si decise finalmente di ristrutturare la vecchia chiesa a lui dedicata in via Foria .
Dalla fine del priodo francese la chiesa giaceva infatti da allora in uno stato di profondo abbandono e par dare di nuovo splendore all’edificio ecclesistico , la chiesa venne data in concessione , insieme al monastero ai padri scolopi , i quali , provvidero subito a restaurarla incaricando nel 1840 l’architetto Francesco De Cesare. Egli apportò alla struttura radicali cambiamenti cancellando del tutto le tracce della precedente architettura cistercense .
L’Ordine dei frati scolopi restaurarono il convento con il mero intento di trasformare la struttura in un luogo di scuola pubblico dove poter istruire gratuitamente giovani poveri ragazzi ,. Essi erano animati da un fervente nuovo idealistico pensiero illuministico napoletano allora dominante che coinvolse fortemente anche gli stessi sovrani borbonici ( vedi real albergo dei poveri e San Leucio ) i quali non mancarono di partecipare alla ristrutturazione grazie ad un generoso finanziamento operato da Ferdinando II ( egli donò anche due antiche colonne poste oggi sulla facciata).
Il risultato fu un enorme collegio per 150 covittori , 300 alunni e circa una quarantina di religiosi che purtroppo dopo aver brillantemente svolto il suo importante ruolo sociale in città , venne poi , tra il 1867 ed il 1869 usato per allocarvi di nuovo delle truppe militari .
Nrl 1896 vi fu poi trasferito , in memoria della sua grande iniziale funzione istruttiva , l’istituto scolastico ” Giovan Battista Della Porta “, Agli inizi del novecento fu costruito un terzo piano per istituirvi nel 1932 il liceo scientifico ” Vincenzo Cuoco ” , poi divenuto ” Cuoco-Campanella .
Il complesso monastico quindi con il tempo come vedete si è ripreso la sua antica nobile funzione con cui è stato ideato ed ancora oggi svolge prevalentemente un ruolo scolastico . I padri Scolopi confinati ad una piccola area del convento gestiscono attività di doposcuola e ricreazione per bambini e ragazzi del quariere , al primo piano si trova l’istituto scolastico ” Volino-Croce , al secondo piano il già menzionato istituto tecnico ” Della Porta- Porzio , e al terzo piano il liceo scientifico ” Cuoco Campanella ” .
Il Chiostro è stato molto modificato nel tempo perdendo molto della sua bellezza originale .
La chiesa invece aperta al culto , e dedicata a San Carlo Borromeo, oltre ad un’iscrizione incisa sulla facciata , quale ringraziamento del popolo a San Carlo , quale intercessore durante il colera del 1836, mostra la stessa facciata caratterizzata da lesene verticali, e due bassorilievi raffiguranti San Carlo che distribuisce ai poveri il ricavato della vendita del Principato d’Otria e San Carlo .
Nel suo interno caratterizzato da una pianta ellittica con sette cappelle laterali è presente una bella cupola abbellita da un ciclo di affreschi raffiguranti Angeli e Profeti, opera di Gennaro Maldarelli, mentre di Angelo Cimmino sono le decorazioni in chiaroscuro.
Tra le principali opere sono da segnalare due bellissimi bassorilievi in stucco di Vincenzo Annibale che raffigurano le storie di San Carlo , un quadro di Giuseppe Mancinelli che mostra San Carlo che parla con un appestato ( seconda cappella destra ) , un quadro raffigurante San Giuseppe Calasanzio, di Gennaro Maldarelli e uno raffigurante San Gennaro, di Michele Foggia ( terza cappella di destra ).ed infine sull’altare maggiore, un San Francesco di Paola, opera di Michele De Napoli.
Il pavimento venne realizzato aggiungendo marmi provenienti dalla “Cappellaccia della Marinella”, un antica edicola votiva fatta costruire da carlo di Borbone nel 1749, in occasione dell’apertura dell’allora via Marina, poi abbattuta nel 1846.
CURIOSITA’: Nel 1835 fu ritrovata per caso in un ambiente della chiesa dello Spirito Santo , un bel crocifisso in marmo datato 1599 , opera di Michelangelo Naccherino , presente un tempo sull’atare maggiore ddella chiesa di San Carlo all’Arena , che a quanto pare fu poi tolto da questo luogo in seguito ai seri danni che subì nellìincendio del 1923 che colpì la chiesa .Esso in in parte ricostruito e spostato nella seconda cappella di destra, è attualmente forse l’opera più importante della chiesa ,sia dal punto di vista artistico che religioso.
Sull’altare maggiore, al posto della sua posizione originaria, troviamo posta una sua copia in bronzo.