Il  quartiere di Forcella , noto a tutti per la  famosa serie televisiva di Gomorra , in cui vengono esaltati i soli  mali che oggi assillano il luogo , non è  solo criminalità organizzata e  paranza di bambini o stese fatte da giovani ragazzi .Questo è il lato stereotipato che piace a tutti quelli che non amano la nostra città ,e  che vogliono vedere in questo antico luogo una sola forma della realtà .

L’epica criminale della camorra  , ricca di stese e paranze nei vicoli di Forcella serve ed è servita ad appagare la coscienza civica di chi vuole avere la certezza  che l’Italia violenta e senza scrupoli, dove anche i bambini sono arruolati in una guerriglia urbana senza fine, non appartenga a la loro ma sia concentrata a Napoli nei suoi quartieri simbolo come Scampia o Forcella ,dimenticando, volutamente, di vivere anch’essi sotto l’influenza di un silente dominio mafioso.

Lo squarcio nel “ventre” della Napoli post-novecentesca cattura e avvince l’audience del centro-nord, affascinata dal racconto della camorra napoletana (di cui nulla conoscono), spinta dalla morbosa curiosità di chi pensa che le mafie siano, in fondo e nonostante tutto,solo  un male meridionale .

Il quartiere di Forcella invece a dispetto loro , non è  sola immagine di  criminalità e  camorra, che vive con le proprie leggi  a dispetto del resto del mondo legalizzato  ma un luogo ricco di storia e abitato per la maggior parte da tanta gente perbene  che ogni giorno vivono , spesso con difficoltà , ma sempre nel rispetto della legge ,  hanno la fortuna di vivere in uno dei quartieri più antichi e storici di Napoli , ricco di  numerosi elementi di valore storico-culturale da visitare.

Forcella , come vedrete dal nostro articolo è un quartiere meraviglioso , ricco di suggestivi antichi vicoli che hanno tutti una grande storia da raccontare.

Esso per incominciare è l’antico storico sedile della città che sottoscrisse , nel 1523  , il patto con San Gennaro  che suggellava l’accordo tra il popolo napoletano e il suo protettore: una cappella dedicata in cambio della fine di tutte le carestie, guerre ed epidemie che avevano sottomesso questa città.
Il quartiere  ha origini molto antiche e molto nobili come potete notare osservando  i  suoi antichi palazzi storici  Fu proprio qui, infatti  che famiglie aristocratiche come gli Orsini, i Carafa, i Caracciolo e la stessa regina Giovanna II vantavano splendide dimore e sempre  qui si celebravano i Sebastà (giochi simili a quelli olimpici, in onore di Augusto), e si si trovavano i templi dedicati ad Ercole e ad Asclepio.
Non c’è pietra , in questo quartiere che non racconti il passato, basti solo pensare che le  sue origini  risalgono addirittura a  circa 2300 anni fa , ed una  grande parte degli edifici che oggi vediamo presenti poggiano sopra reliquie di antichi basamenti laterizi o sopra avanzi di terme , come spesso si è avuto modo di accertare quando nello scavare le fondamenta di molte abitazioni e di alcune chiese , si sono costantemente rinvenuti ampi avanzi di concamerazioni sotterranee, di stufe , di serbatoi , di nicchie , di fornaci, oltre un numero considerevole di grossi massi riquadrati , di basi , di cornicioni, pezzi ci colonne e grandi architravi .
Uno degli esempi è quello successo nel 1943 quando durante i lavori per la rimozione delle macerie della chiesa di Santa Maria del Carmine ai Mannesi, sventrata e distrutta in seguito ai bombardamenti avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale , venne portato alla luce l’antico complesso termale di San Carminiello ai Mannesi che copre un’area di circa 700 mq.

I resti del  grosso edificio d’età romana sono collocabile cronologicamente fra la fine del I sec. a.C. ed il II sec. d . Essi sono di quella che in età imperiale era una  grande casa privata e che  dopo il terremoto del 62 e l’eruzione del 79 d.C., fu poi convertita in grande complesso termale di cui  sono state identificate le condutture idrauliche, alcune vasche in marmo ed un mitreo in cui è rappresentato  il dio Mitra nell’atto di sacrificare un toro.

Il mitreo di San Carminiello ai Mannesi come tutti i  mitrei era di dimensioni modeste e ridotte che non avevano nulla in comune con i maestosi tempi e altari dedicati ad altre divinità.  Erano caverne naturali somiglianti ad una grotta nel quale sarebbe nato appunto il Dio Mitra.
Mithra era una divinità di origine indiana e persiana, venerato dagli antichi persiani il cui culto era una delle religioni più diffuse nell’antichità che fu importato nell’antica Roma dalle truppe romane impiegate ad oriente.
Era un culto destinato ai soli uomini ed ebbe una grande diffusione a  Roma ( Nerone e Commodo ne erano grandi  devoti) divenendo nel mondo militare il culto di forza dei soldati romani  incoraggiato addirittura dagli stessi  Imperatori.

Il suo culto ad un certo punto fu così diffuso che lo si ritrovava in tutte le classi sociali, passando dagli schiavi, ai commercianti e finanche ai più alti funzionari di governo. Divenne un culto imperiale talmente potente e consolidato che probabilmente se Costantino non avesse scelto di adottare il Cristianesimo, il mondo occidentale potrebbe oggi essere diventato mitriaco.
I  luoghi di culto dove si venerava il Dio Mitra erano chiamati mitrei.
Mitra sarebbe  secondo il suo culto , nato in una grotta il 25 dicembre e al termine del suo operato con l’aiuto del sole, sarebbe poi assurto in cielo a 33 anni, da dove continuerebbe  a proteggere gli esseri umani.
Vi ricorda niente tutto questo ?

Nei Mitrei durante la funzione rituali o celebrazioni era necessaria la presenza di un curatore intermediario poichè la dottrina prevedeva che la conoscenza del massimo mistero prevedeva il concorso di una presenza ( come lo spirito santo che pervade il sacerdote cristiano al momento della comunione) ed in una stanza specifica del Mitreo si teneva solitamente un banchetto rituale che era a base di vino, acqua e pane secondo uno schema molto simile a quello dell’eucarestia dei primi cristiani.

 

CURIOSITA’: Nei secoli passati e fino alla seconda metà dell’Ottocento nel cavarsi le fondamenta di nuovi edifici sono stati ritrovati nel quartiere di Forcella , antiche vestigia di  colonne di marmo verde alte 20 palmi per lo più rimaste poi interrate appartenenti secondo molti storici all’antico Tempio di Ercole . L’edificio dava il nome a tutta la regione limitrofa denominata “Regione Herculanensis” e nella quale erano presenti anche l’ippodromo, lo stadio, le terme, il ginnasio ed il gineceo.

 

 

 

 

 


La piccola chiesa del 500,  di Santa Maria del Carmine ai Mannesi inglobava una preesistente chiesa eretta in  periodo Medioevale. Il toponimo della chiesa (ai Mannesi ) derivava dal nome che caratterizzava tutta l’intera zona. Esso era dovuto agli artigiani falegnami che qui vi lavoravano, riparando o costruendo carri ( I falegnami erano detti mennesi dal latino “manuensis”,  cioè che lavoravano con le mani, artigiani).
La chiesetta sorgeva  in Vicolo San Carminiello ai Mannesi, cosi chiamato proprio perché percorrendo quella stradina si arrivava ad una chiesetta in cui tutto era minuto e di dimensioni modeste al punto di ispirare tenerezza.
Poichè il vasto ritrovamento archeologico interessava l’intera area allora occupata dalla chiesa il sito archeologico prese di conseguenza il nome di San Carminiello ai Mannesi.

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Come già vi abbiamo accennato ,l’ intera area era un tempo denominata TERMENSE ed era un’area  dove  si trovavano  oltre a numerose  terme , anche un famoso  Ginnasio ed  un maestoso Tempio dedicato ad  Ercole. Per questo motivo , in onore al Tempio di Ercole , la zona venva anche denominata ERCOLENSE  oppure  FORCILLENSE , dalla greca forcuta lettera Y, chiamata pitagorica , che si trovava scolpita in varie mura dell’abitato  , come embleva della scuola Pitagorica che pare sorgesse proprio in questi luoghi ( alcune dicerie erditate dalla storia sostenevano  che probabilmente Pitagora avesse qui avuto la sua scuola e la sua casa ).
L’origine del nome “Forcella” risalirebbe quindi secondo una ipotesi molto più mistica , alla presenza , anticamente nel passato   , nel quartiere  , della  Scuola Pitagorica ,  il cui simbolo era la Y , lettera presente anche sullo stemma del seggio di Forcella. Una  lettera Y , che  secondo i pitagorici era un  simbolo  sacra alle scuole pitagoriche in quanto ,   secondo una loro  interpretazione, rappresenterebbe la metafora della vita. La lettera ricorda, infatti, un albero in cui il tronco simboleggia la fase embrionale dell’esistenza e la biforcazione indicherebbe da un lato  il passaggio dalla fase adolescenziale della vita a quella adulta  e da un altro  rappresenterebbe ,  la ” nascita del tutto ” cioe’ il tronco della vita che si va a dividere, l’albero di Jesse per la religione cristiana da cui tutto ha origine.

Era pertanto per il suo misterioso significato divenuta nel tempo un simbolo esoterico della scissione tra il mondo visibile ed invisibile , tra il bene ed il male che sempre hanno ossessionato l’intera zona. Secondo questa  origine del nome Forcella alla Y pitagorica  l’intero quartiere avrebbe quindi  un carattere mistico.

N,B. Ricordiamoci  che in matematica la Y e’ una incognita e la scuola di Pitagora la considerava un simbolo di augurio e di buona fortuna .

Ma il simbolo  Y è anche l’inconfondibile tratto della strada principale di forcella , che nella sua parte finale si biforca assumendo l’aspetto appunto di una ” forcella “, Questo bivio si trovava in passato anch’esso a ridosso della Porta Ercolanense che come abbiamo già detto occupava l’aerea dell’attuale piaaza Calenda . L’origine dell’ attuale nome Forcella , quindi secondo alcuni potrebbe avere origine invece proprio  dalla  biforcazione  in cui termina la strada principale, che, ad un certo punto del percorso, interessa la via  per dividerla in due ed ha pertanto  una forma simile a una forcella  ( Il bivio , in origine doveva trovarsi appena fuori della porta Ercolanense ) .

CURIOSITA’: la biforcazione della strada evocherebbe secondo una interpretazione esoterica ,  anche quindi l’immagine del bivio e  della possibilità di scegliere tra due strade e due direzioni diverse ,ognuna con un tipo di esistenza diversa : la prima lunga agiata e felice , ma comune ; la seconda invece , irta di difficoltà e ricca di sofferenze , ma gloriosa ed eroica secondo determinati modelli sociali . Due modelli di vita diversi che hanno da sempre caratterizzato la scelta di vita dei giovani ragazzi del luogo.

A mio parere , poichè , l’intera zona era il vero sito delle terme napolitane , a dare il nome al quartiere furono proprio le sue grandi terme che secondo storiche ricostruzioni oltre alla loro imponenza  e vastità , univano nella costruzione anche una grande elegante perfezione architettonica .Esse si estendevano tra Forcella e l’attuale Via Duomo e caratterizzavano per lunga estensione  l’intera zona. L’intera insula era infatti un lungo susseguirsi di bagni termali dove si riversavano gente di tutte le estrazioni sociali che venivano a rilassarsi con bagni e massaggi o a fare ginnastica , ma anche a dilettarsi nel canto e nella recitazione .

N.B. Le considerevoli rovine scoperte in tutta quella parte di città conosciuta con il nome di Nunziata , Giudea vecchia .Maddalena e di Caserti  erano sedi di magnifiche terme .

Oggi sappiamo con certezza che nel mezzo delle pubbliche Terme si ergeva anche un superbo e magnifico  Ginnasio destinato all’uso dell’arte ginnastica , dovi i nudi atleti si esercitavano nei giochi che contibuivano da un lato alla robustezza e all’agilità del corpo e da un altro ad approfondire la loro abilità nell’arte della lotta , del pugilato, della corsa del salto , del lancio del disco ed altre discipline .

Intrisa di storia e leggenda , Forcella era infatti ,  un tempo ,  un luogo famosissimo dove vi accorrevano persone da ogni parte del mondo per assistere ai giochi ludici quinquennali che si svolgevano nel suo grandioso ginnasio presente nella zona dell’ attuale Corso Umberto  , vicino all’odierna piazza Nicola Amore .

In questo enorme edificio decorato da grandiosi portici , vaste gallerie, bellissimi viali e spaziosi giardini , divisi in diversi ripartimenti secondo la propria discipina atletica ,  i giovani atleti napoletani praticavano l’educazione del corpo e dello spirito .Qui essi imparavano a maneggiare con destrezza l’arco , la lancia e lo scudo. Gli esercizi praticati nel ginnasio erano quelli classici dell’età greco.romana : salto in lungo. lancio del giavellotto, lancio del disco , corsa e lotta . Quel tipo di lotta , in particolare , che ancora oggi è conosciuta come lotta greco-romana .

Nello stadio e nella palestra si eseguivano le corse , le lotte , ed il pugilato . Nel Cenisterio i lottatori ed i gladiatori venivano aspersi di polvere e nell’Eleoterio si ungevano per facilitare la destrezza e l’agilità del corpo .Nell’Efebeo si addestravano i giovani nell’arte della ginnastica .  Nel Sisto invece discutevano  i filosofi , gli oratori ed i poeti

CURIOSITA’: Una delle lapidi infisse a ricordo di quell’ antica gloria sulle pareti dei portici del ginnasio è tutt’ora visibile nel complesso dell’Annunziata , accanto alla Ruota degli Esposti , in un androne accanto all’antico portale originale del complesso .

In questo grande edificio si svolgevano quindi sul modello dei giochi olimpici della Grecia , formidali gare fra atleti provenienti da ogni dove , molti dei quali  formatisi nelle stesso ginnasio napoletano. Un  Ginnasio di Forcella  che formò secondo antiche scritture , una generazione di atleti particolarmente venerati dai greci e dai romani per il loro valore ma anche per la loro prestanza fisica . Essi infatti non solo imparavano a maneggiare con destrezza l’arco , la lancia e lo scudo ma rappresentavano per la loro avvenenza fisica il modello dell’eroe classico : fisico scolpito e coraggio da vendere . Il più valoroso di tutti , bello come un dio dell’olimpo , molto amato dai cittadini e dallo stesso imperatore romano che spesso assisteva alle sue gare , si chiamava Melancoma. Egli divenne molto famoso all’epoca  divenendo  nel tempo  per i romani , una vera e propria leggenda .Questo atleta diede infatti molta fama al ginnasio di Forcella e molti accorrevano per assistere alle  gare di lotta  dell’atleta più bello e forte di tutti.  Alla sua morte a recitare l’orazione funebre si scomodò addirittura il grande oratore Dione Crisostomo

Inseparabile dal Ginnasio e dalle Terme come sempre avveniva nel tempo greco-romano , nellle immediate vicinanze si trovava anche un tempio di Ercole , e una volta identificato  il sito dove era presente l’antico Ginnasio  , non è stato poi  difficile determinare nelle sue vicinanze il luogo dove si doveva trovare questo Tempio . Esso doveva infatti trovarsi in prossimita della porta Ercolanense che  trovandosi nell’attuale piazza Caleda , si apriva in direzione di Ercolano , città che si diceva fosse stata fondata dall’eroe. Si racconta infatti che Ercole dopo aver compiuto la sua decima fatica , fosse passato per le nostre terre durante il lungo viaggio compiuto con la mandria che aveva sottratto al mostruoso Gerione presso la costa merdionale della Spagna nell’isola di Eritia .

Lungo questo ,  viaggio , da lui effettuato , dopo aver eretto le sue famose colonne sullo stretto di Gibilterra ,e  dopo aver scofiito Gerione , egli , impradonitosi  della  sua mandria , incominciò il difficile ritorno verso la Grecia , costruendo , dalle nostre parti , la via Eraclea , un lunga diga con la quale aveva separato il lago di Lucrino dal mare per farvi transitare la sua mandria che poi avrebbe portato a pascolare sul monte Lucullano .

Il Tempio, a lungo ricordato  nella storia come il tempio delle quaranta colonne , sorgeva con precisione su un vicolo , anch’esso anticamente detto Ercolanense e poi dei tarallari , sul luogo della chiesa di Sant’Agrippina a Forcella oppure secondo altri nei pressi della chiesa di Santa Maria Ercoles ( poi intitolata a Sant’Eligio dei Ferrari ) e volgeva per vico dei chiavettieri e delle colonne a Forcella , il quale , senza dubbio, acquistò un tal nome dagli avanzi di alcune antiche colonne qui rinvenute,appartenute prima al tempio.

Il  Tempio di Ercole ,  molto  famoso nell’antichità per l’imponenza delle sue strutture , era del genere chiamato perptero esastilo , di forma colossale , con maestosa scalinata, vestibolo , cella , portico e con doppio giro d’ale, che determinavano il numero di trenta e più colonnedi verde antico .

Il magnifico tempio ,crollato  in seguito ad un terribile terremoto ,venne prontamente riedificato per la sua  importante monumentalità su volere dell’allora Imperatore romano Tito che si prodigò molto anche per aiutare la città colpita duramente dal terremoto di probabile origine vulcanica  ( vesuvio ) a cui era poi eguito  un incendio lavico. La città  come ringraziamento all’Imperatore , istituiti in onore di Augusto dei fantastici giochi  denominati anticamente Italikà Romaia Sebastà Isolympia, ossia“Sacri Agoni Simili ai Giochi Olimpici”. 

Grazie a questi giochi più facilmente denominati ” Sebastá ” , che si svolgevano ogni 5 anni , ( per questo vennero nominanti Isolimpici) , Napoli per almeno  tre secoli, divenne un punto di attrazione per atleti e artisti originari di Roma, dell’Italia meridionale e di tutte le province orientali dell’Impero romano. Sessantuno sono le città note per la loro partecipazione. Duecentotrenta i vincitori registrati, fra cui anche cinque donne che si affermarono in varie specialità della corsa.

CURIOSITA: il ricordo di quanti vinsero i Sebastá è giunto fino a noi attraverso la preziosa testimonianza delle iscrizioni che ne conservano i nomi portate alla luce dagli scavi in piazza Nicola Amore per la costruzione della nuova stazione metropolitana ). La parete di fondo dello scavo era infatti rivestita da una serie di lastre di marmo , alcune delle quali conservate quasi integralmente, altre in frammenti , che portavano impressi lunghi elenchi dei vincitori degli Italikà Rhomaia Sebastà Isolympia.

Il regolamento dei Sebastà Isolympia comprendeva gare ginniche ,  ippiche, una corsa acrobatica, una corsa di fanciulli e, per la prima volta, anche una corsa di fanciulle, e per ribadire lo stretto ed armonico nesso tra bellezza fisica e valenza intellettuale, ( autentico ideale greco della kalokagathìa) , i  giochi Isolimpici partenopei furono integrati anche con competizioni di musica, letteratura e, unicum nel suo genere, rappresentazioni drammatiche.

I  vincitori delle gare atletiche venivano premiati con corone di spighe, mentre le gare musicali e teatrali prendevano premi in denaro.
Per affrontare l’impegno dei Sebastà la città di Neapolis si dotò di una serie di ginnasii e di uno stadio, la cui esistenza rinvenuta nelle antiche testimonianze, riscontra un privilegio che Napoli condivise con l’antica Pozzuoli, con Roma e con pochissime altre città.

i Giochi istituiti nel 2 d.C. in onore di Augusto,  divennero infatti fin da subito i più celebri e prestigiosi giochi sacri di tutto l’Occidente e furono svolti ogni 5 anni  almeno fino alla seconda metà del III secolo d.C., talvolta con la presenza o la partecipazione degli stessi imperatori.

Napoli ebbe,come  unica città d’occidente, il privilegio di celebrare i giochi italici in onore di Roma e di Augusto, nel momento in cui erano vietati in occidente ,  non  tanto per la   personale predilezione dell’imperatore o a ragioni di opportunità politica, quanto piuttosto alla sua intatta grecità: nel generale decadimento dell’ellenismo della Magna Grecia e della Sicilia, Neapolis, ancora greca di lingua, di istituzioni, di culti e di costume di vita, poteva essere considerata, nella prima età dell’impero, la metropoli dell’ellenismo d’occidente”.

Oggi in seguito agli scavi della nuova stazione metropolitana Duomo in Piazza Nicola Amore , sono state trovate numerose vestigia, iscrizioni e templi  a cui gli archelogi  hanno  dato per le iscrizioni ritrovate il nome di: “Complesso monumentale dei Giochi Isolimpici”.

Tra questi antichi reperti è stato anche ritrovato  un tempio su podio di un ambulacro che si affacciava su uno spazio aperto delimitato in portico. Questo tempio  era quasi sicuramente dedicato al culto dell’imperatore .

Si tratta certamente degli antichi resti del famoso luogo dove si svolgevano i famosi  giochi istituiti nel 2 d.C. in onore di Augusto, che come avevamo già detto , aveva aiutato la città di Neapolis duramente colpita  da un terremoto .

Dopo approfondite ricerche si è giunti alla conclusione che lo spazio delimitato dal portico possa essere una pista di atletica, mentre l’ippodromo sembra essere dislocato verso il mare, alla attuale Via Nolana. La pista di atletica coinciderebbe con l’attuale Corso Umberto.

Il ritrovamento di lastre di marmo, alcune in frammenti ma altre conservate quasi integralmente, hanno permesso di approfondire di più la conoscenza di questi giochi in quanto esse portano incise i nomi dei vincitori e la disciplina praticata. Si è venuto alla conclusione che essi comprendevano gare ginniche ed ippiche, nonché gare musicali e teatrali.

Le gare ginniche consistevano essenzialmente in gare di corsa, salto in lungo, lancio del disco e del giavellotto, lotta. Le gare ippiche le specialità erano costituite dal tethrippon,, corsa dei carri con quattro cavalli, dalla synoris, carri con due cavalli, e dalkeles, o cavallo montato, in tutti i casi con le categorie di cavalli adulti o puledri. La gara era vinta dal cavallo, dalla biga o dalla qua-driga che per primo tagliava il traguardo, con o senza fantino o auriga, e ciò perché, in tutti i giochi equestri, la vittoria era assegnata non al fantino ma al proprietario del cavallo. 8-507feb546bUna lastra marmorea rinvenuta nelle vicinanze della zona di via Nolana, ovvero in via S Anna alle Paludi, può essere messa in relazione ai Sebastà, essa si riferisce alle vittorie di Marco Aurelio Emagora di Magnesia al Silipo, un lottatore. Le corone in rilevo sono in riferimento alle sue vittorie.

2459Come si diceva , l’anno della prima edizione è datato il 2 d.C., questo è dimostrato da una iscrizione riprovata durante gli scavi, non si ha però data certa per la ultima edizione , si presume siano continuale fino al III- IV secolo.

Inutile dirvi che in considerazione del fatto che questi antichi resti architettoni saranno totalmente integrati a vista nel progetto costruttivodella nuova stazione metropolitana , prepariamoci ad ammirare tra poco l’ennesimo gioiello della nostra bellissima città .

 

 

Ovviamente tra tanta storia non poteva certo mancare nel quartiere , qualche avvenimento che avesse come protagonista la mitica surena Partenope .Ad essa erano infatti dedicate in questo luogo  le gare più famose della Napoli greca

In questa zona , in un vicolo anticamente detto Lampadius , corrispondente all’attuale vico della Pace , si svolgeva  infatti la rituale corsa con le fiaccole in onore di Partenope .  Si trattava delle famose corse  lampadiche , in cui i partecipanti dovevano correre di notte tra due ali di folla stringendo nel pugno una fiaccola accesa . Percorrendo i stretti vicoli e le strade  della città , gli atleti dovevano raggiungere il sepolcro innalzato a Partenope che si trovava in un punto ancora non meglio precisato in corrispondenza del porto .  La difficoltà ovviamente consisteva nel non far spegnere la fiaccola , e la palma del vicitore spettava al primo corridore che arrivava al traguardo con la fiaccola ancora accesa.

Il passato di questo quartiere inoltre è anche ricco di suggestioni anche esoteriche come quello legato all’incantesimo che il sommo poeta e mago  Virgilio  , considerato dai napoletani il primo vero santo protettore della città , mise in atto per liberare Forcella dai rettili che la infestavano .Secondo una leggenda egli infatti dopo aver catturato una serpe enorme e velenosissima , l’avrebbe prima uccisa e poi sotterrata sotto due netri di terra . Da quel momonto come per incanto i rettili smisero di terrorizzare i napoletani del luogo.

Ovviamente di questa storia il cui unico testimone è rimasto il vico della serpe , se ne impradonì poi la chiesa che per affermare il proprio credo religioso e offuscare quello di Virgilio , affermò in maniera postuma ,  che a liberare la città dai serpenti fu la Madonna e quindi si adoperò per costruire nel luogo del prodigio una chiesa che venne dedicata a Maria . Un altro esempio di come la chiesa nel corso dei secoli si sia impradonita dei miti e delle leggende pagane per accreditarsi e guadagnare nuovi consensi.

 

 

CURIOSITA’: A riprova della  antica età, del quartiere ,  in piazza Calenda,  si erge il cosiddetto cippo a Forcella ,una struttura circolare di pietra dell’antica Neapolis (molto probabilmente i resti della porta Herculanensis o dell’antica cinta muraria). Il Cippo è  stato ritrovato durante i lavori del Risanamento  e da qui è nato uno dei detti più famosi per i napoletani: “sta’ cosa s’arricorda o’ cipp’ a Furcella”, espressione che serve a indicare che una cosa è molto vecchia.

 

 

 

 

 

 

 

Di fronte alla storica piazza Calenda dove sono state rinvenute antiche mura di circa  duemila fa , sorge dal 1911 , il vecchio Teatro Trianon  che vide sul suo palcoscenico Totò , Eduardo Scarpetta ,  i De Filippo , Viviano , Roberto De Simone , ed in epoca più recente Peppe Barra ultimo erede di un teatro napoletano comico d’autore.

Nel settembre 2015 è stato realizzato a Piazza Crocelle ai Mannesi il grande volto di  ” Gennaro ” omaggio al santo Patrono napoletano firmato dall’artista  Jorit Agoch . Egli con quest ’opera di  street art ha voluto restituito alla città una versione contemporanea del volto di San Gennaro  , ispirata, come lo stesso artista ha dichiarato, ad un amico dello stesso, un giovane operaio.

 

Oggi Forcella è il cuore pulsante e “sgarrupato ” di Napoli e  fiumane di turisti, affascinati dal caos e dal suggestivo scenario che ha dato luogo ad una  fiction  famosissima nel mondo , vengono solo ad accertarsi che tutto è realmente come raccontato e descritto in Gomorra , ma spesso vanno poi via perchè affascinati dalla miscela di tradizioni e napoletanità che scoprono quando  si addentrano tra i vicoli che accolgono quei tipici  ” vasci ”  dove vecchio e nuovo si mescolano in un loop eterno ed inconsapevole.

La  lunga e affascinante storia di Forcella ha visto nascere e purtroppo spesso abbandonare antiche e storici edifici come il secolare  Ospedale Ascalesi e la Reale casa dell’Annunziata ,il primo centro di assistenza e cura per i neonati abbandonati  con cui la città Napoli ha un legame indissolubile visto che da questo luogo nasce il cognome più diffuso nel capoluogo partenopeo, ovvero Esposito .Nel suo arco d’ingresso del  cinquecentesco portone , è ancora visibile , benché oggi chiuso ,  il pertugio attraverso il quale venivano introdotti  nella ruota gli  ESPOSTI   cioè i neonati che le madri abbandonavano, per miseria o perché illegittimi.

 

Nel quartiere  non potete  dimenticare di dare almeno uno sgurdo alle bellissime e suggestive chiese presenti ,  come per esempio quella di San Giorgio Maggiore, Sant’Agrippino, Sant’Agostino alla Zecca, Santa Maria Egiiziaca e la stesso Duomo con la cappella ed il tesoro di San Gennaro  ma anche il Pio Monte della Misericordia con il suo Caravaggio  e l’antico vecchio castel Capuano con la sua millenaria storia .

La  lunga e affascinante storia di Forcella ha visto il quartiere anche  essere una delle tre giudecche di Napoli ,  prima che gli Spagnoli, nel 1510, cacciassero tutti gli Ebrei dal loro regno .

 

 

 

 

 

 

 

Centro del quartiere è naturalmente la pittoresca via Forcella  con le sue botteghe e bancarelle. Una visita al mercato di Forcella permette infatti di entrare in contatto con il folclore e l’arte di arrangiarsi di Napoli. Oggi, come in passato, Forcella come avrete modo di osservare ,  è speranza e desolazione, e rivela quanto e come i difetti di questa città siano talvolta incastonati nei suoi gioielli più preziosi.

Forcella prima che divenisse famosa con la serie televisiva di Gomorra   è stato anche lo scenario del primo episodio di di Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica, in cui Adelina (Sophia Loren) per evitare la prigione per spaccio di sigarette di contrabbando continua a farsi mettere incinta dal marito (Marcello Mastroianni). Il film si ispirò ad un fatto realmente accaduto che fu oggetto di un’interrogazione parlamentare.

Un quartiere comunque che nonostante le sue difficoltà , come potete vedere ,  è stato lo scenario di momenti fondamentali e affascinanti della storia di Napoli .

Ah! Dimenticavo !

Il quartiere è anche uno dei luoghi caratterizzata da alcune delle migliori pizzeria napoletane dove potete assaggiare la nostra famosa pizza .

 

 

 

 

 

 

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