L’antica città di Capua , che si trova a circa 15 chilometri da Caserta e distante appena 40 Km da Napoli , e’ una della località’ , con il suo glorioso passato , di maggiore interesse storico e culturale dell’intero territorio casertano e della intera regione Campania .
Con una storia di oltre 18 secoli Capua è stata città osca, etrusca, sannita e romana, divenendo, nel periodo di massimo splendore, una delle città più grandi del mondo.
Fondata dagli Etruschi sulla antica Via Appia , visse un iniziale grande periodo di splendore, durato diversi secoli .
Nel IV secolo a.c., quando era probabilmente la più grande città d’Italia venne assediata dai Sanniti, e sul punto di sopperire inviò un’ambasceria a Roma chiedendone la protezione, ma il Senato romano, che aveva in precedenza stipulato un trattato di non belligeranza con i Sanniti, fu costretto a respingere la proposta.
Gli ambasciatori della città campana, mossi dalla disperazione perchè conoscevano la ferocia e la distruttività dei Sanniti, decisero allora di consegnare l’intera città, i suoi abitanti, i campi, gli averi e ogni loro cosa, nelle mani di Roma. La città’ diventava in questo modo , territorio romano e come tale doveva essere difesa a tutti i costi dai romani che furono obbligati ad intervenire .
Divenne in tal modo colonia romana e durante la seconda guerra punica uno dei principali obiettivi di Annibale.
Dopo la vittoriosa battaglia di Canne, infatti l’esercito cartaginese occupò infatti Capua e la fece diventare avamposto dell’Italia meridionale, alla ricerca anche di alleati contro Roma, nella speranza di conquistarla.
Capua, assieme ad altre città tra le quali Atella , passò dalla parte dei Cartaginesi, . Dopo  tale  alleanza , Annibale ed il suo esercito sostarono più di un anno a Capua senza lontani da guerre e combattimenti   nei cosiddetti “ozi di Capua” che secondo molti storici, indebolirono i soldati e sarebbero stati una delle cause della futura sconfitta cartaginese.
Ma andiamo con ordine :
Nell’estate del 216 a.C. Annibale , nel corso della seconda guerra punica , reduce dalla vittoria di Canne , prima di sferrare il definitivo attacco a Roma , decise di stanziare con il suo campo militare a nord di Capua , sulle pendici del monte Tifata dove trascorrere l’inverno in attesa di rinforzi provenienti da Cartagine .
La vittoria di Annibale su Roma appariva a tutti oramai certa e l’alleata Capua conscia che questo le avrebbe procurato solo danni penso’ sbagliando ( a posteriori ) di rinnegare Roma e passare dalla parte dei cartaginesi .
Annibale , capendo l’importante ruolo e posizione strategica della città di Capua ritenuto in quel periodo solo seconda a Roma in Italia , invito i capuani a passare dalla sua parte, offrendogli in cambio dell’aiuto la prospettiva di elevarli in caso di conquista romana , a prima città d’Italia, godendo di una sua autonomia estesa all’ intera Italia centro-meridionale.
L’ alternativa d’altronde in caso di vittoria di Annibale su Roma era quella come tutti gli alleati di Roma di essere messa a ferro e fuoco .
Quindi non vi era in ogni caso alcuna possibilità di scampo.
Dovete comunque sapere che Capua era si , alleata di Roma ma già da tempo mostrava una certa insofferenza nei confronti della capitale alla quale sottostava a malincuore sia per l’ingentissimo tributo di leve militari, che era obbligata a fornire, sia per il sostanziale continuo assoggettamento politico che continuamente doveva subire .
Annibale era reduce dalla vittoria di Canne e oramai la sua vittoria su Roma appariva a tutti certa ed imminente e l’occasione finalmente per sganciarsi da Roma apparve quantomeno unica : Capua aspettava gia da tempo il momento opportuno per ribellarsi e questo sembro’ a tutti il momento migliore .
Classe dirigente e popolazione capuana appoggiarono così la campagna di Annibale, pur di non sottostare a Roma, ma non fu come vedremo una buona mossa.
Annibale quindi dopo aver vinto la battaglia di Canne, alleatosi con i capuani , invece di marciare subito su Roma, e sferrare il definitivo colpo di grazia all’esercito romano , preferì fermarsi nella cittadina capuana per ben due stagioni ed un inverno per riposarsi dalla dura guerra in attesa di rinforzi provenienti dalla Spagna e da Cartagine , dando in questo modo la possibilità ai nemici romani di recuperare le forze e di riorganizzarsi, causando, nello scontro successivo, la sconfitta cartaginese.
Le esitazioni di Annibale dovute verosilmente ad una sentita inadeguatezza delle sue risorse fu secondo molti storici la sola causa della sua inaspettata futura sconfitta : mese dopo mese la vittoria, che sembrava in pugno ed impossibile da perdere si trasformò’ nella futura disfatta del condottiero cartaginese .
Nel 212 a.c. infatti Capua subì due lunghi assedi da parte dei Romani, tanto che Annibale, nel tentativo di distrarre i Romani, si spinse con il proprio esercito fino a sotto le mura di Roma.
Ma l’assedio non fu tolto e la città fu definitivamente conquistata dai Romani : molti senatori Campani, cioè di Capua, si tolsero la vita con il veleno piuttosto che cadere prigionieri nelle mani del nemico. Altri, nonostante il parere contrario del Senato Romano, furono invece fatti uccidere .
I romani dopo la vittoria nel volgere di pochi anni non solo ridussero all’obbedienza le città ribelli, ma costrinsero anche Annibale a ritornare in Africa .
E poiché la storia la scrivono i vincitori , Capua che aveva ospitato Annibale e il suo esercito, venne denigrata in maniera sistematica, deridendola e diffamandola come città ricca di di ozi e piaceri che con i suoi costumi e le sue donne era stata addirittura capace di indebolire Annibale ed i soldati al suo servizio .
Acquisto’ la fama di città’ arrogante superbiosa e sopratutto dissoluta dedita alla mollezza non solo per vizio congenito, ma anche per l’affluirvi di ogni sorta di piacere.
Voci fatte circolare ad arte incominciarono a parlare di cause diverse relative alla sconfitta di Annibale e del suo esercito travolti ed immersi nei piaceri e nel benessere che la città gli offriva.
Capua con i suoi ozi e vizi secondo i vincitori , aveva indebolito i soldati divenendo la maggiore causa della futura sconfitta cartaginese.
Annibale e il suo esercito persero le loro energie belliche secondo i più influenti uomini romani perché’ afflosciati ed infiacchiti da vino , banchetti , sonno , bagni , meretrici , soavi amplessi e ozio .
Annibale e’ come se fosse uscito da Capua con un esercito diverso, molle e indebolito delle sue energie belliche riempietosi dei tristi costumi capuani che lo esposero ad essere vinti.
Gli Ozi di Capua , divennero così storicamente noti per essere stati la causa principale della sconfitta del condottiero cartaginese immerso lui ed il suo esercito nei piaceri e nel benessere che la città gli offriva con
sontuosi banchetti, fiumi di vino, e piaceri carnali .
Senza un minimo fondamento storico Capua fu quindi eletta a città emblema del lusso, della corruzione e della dissolutezza .
Una infamante ed odiosa menzogna che ha poi dato esito alla famosa leggenda degli “ozi di Capua” non tenendo in nessun conto la maggiore potenza organizzativa dell’esercito romano più omogenea nei livelli di comando e di bassa forza.
Ancora oggi nel modo di dire comune infatti ‘ gli ozi di Capua o di Annibale ‘ indicano un modo di condurre una vita spensierata , ricca di piaceri , oziosa e che molto spesso condizionata negativamente il risultato finale di un avvenimento o un affare già avviato .
NB : Archeologi e storici stanno battendo da tempo il monte Tifata, dove il condottiero cartaginese avrebbe vissuto per quasi due anni con circa  20 mila uomini, durante i famosi ‘ozi di Capua’. In 22 secoli, i resti del suo accampamento ad oggi non sono mai stati ritrovati .
Con la partenza di Annibale Capua divenne definitivamente romana e sottoposta all’autorità di un prefetto romano , dovette accettare severe condizioni imposte dai Romani : il suo territorio fu confiscato divenendo solo un grosso deposito merci da cui il termine “il granaio di Roma”.
Pagò duramente il tradimento a Roma, che la privò di cittadinanza, magistratura, senato e classe dirigente .
Ma dopo le severe condizioni imposte dai Romani , la nuova colonia romana di Capua cominciò lentamente a riprendersi dai danni provocati dal precedente lungo assedio, riuscendo nel tempo di nuovo a prosperare , in maggior misura sotto la repubblica e, anche se in misura minore, durante l’impero romano quando Adriano la dotò di nuove statue e dell’arco trionfale.
Riacquisto’ ricchezza come centro culturale e per la produzione di unguenti (il cui mercato, detto “Seplasia”, era famosissimo), vasi di bronzo e terrecotte e divenne anche un famoso centro culturale ed artistico di cui ancora oggi possiamo ammirarne la testimonianza attraverso tesori di grandissimo valore storico e archeologico perfettamente conservati nel suo Museo .
Sotto il dominio romano, la città crebbe al punto tale da acquisire una notevole importanza e fama anche al di fuori d’Italia, e il grande Cicerone ,finì per definirla ‘ Altera Roma ‘ , ovvero “la seconda Roma”, paragonandola a Cartagine e Corinto.
Divenne tanto celebrata da essere elencata fra le prime dieci città di tutto il mondo allora conosciute anche per la presenza di una famosa scuola di Gladiatori consegnata poi alla storia per la ribellione di Spartaco.
Dopo la caduta dell’impero romano Capua fu poi devastata dalle invasioni di Visigoti e dai Vandali, per infine divenire longobarda e purtroppo essere distrutta e saccheggiata definitivamente dai Saraceni nell’841 d.c.
La sua popolazione in seguito a questo evento fuggi dal vecchio sito di epoca romana e si trasferì a Casilinum, fondando nel luogo dove ora sorge il comune di Santa Maria Capua Vetere una nuova città .
Divenuta la capitale dell’omonimo Principato, lentamente incomincio ad espandersi , raggiungendo il suo massimo splendore con il principe Pandolfo I , detto Testadiferro.
Dopo i longobardi, venne poi conquistata dai Normanni, che resero Capua ancora più importante per il commercio fluviale divenendo in tal modo uno dei più grandi centri cittadini dell’ antica Italia meridionale . In questo periodo da un punto di vista urbanistico la città venne dotata di una potente cinta muraria, due torri di difesa e un magnifico arco di trionfo che le consentirono di essere una ricca e potente città’ occupante una posizione strategica militare , politica e commerciale importante nel regno .
Nel periodo svevo , Federico II  fece edificare le due torri a difesa dell’adiacente ponte romano, tra le quali venne realizzato un arco di trionfo di mirabile fattura, poi successivamente  demolito all’epoca di Carlo V per motivi militari.
Negli anni successivi la città fu il teatro dello scontro tra Svevi e Angioini,  ed i continui attacchi  portarono alla demolizione e distruzione delle potenti mura e di alcuni edifici cittadini. Con l’ascesa degli Angioini, la città divenne sede Della “Magna Curia” incrementando ulteriormente la sua importanza nell’amministrazione regia.
Capua attraversò poi un periodo di grande tranquillità sotto gli Aragonesi,(Federico I d’Aragona fu incoronato nel duomo cittadino) ma questa giunse a una fine improvvisa nel 1501 a causa del terribile Sacco di Capua effettuato da Cesare Borgia e dall’esercito francese , che assediò e conquisto la città’ , portando ad un drastico declino e ridimensionamento del suo potere e della sua centralità , definitivamente poi sancito durante il periodo dell’Unità d’Italia, che la vide protagonista e sede di vari pesanti scontri e assedi.
IL SACCO DI CAPUA
Il ‘ sacco di Capua ‘ e’ uno dei più crudeli avvenimenti che la storia ricordi per il quale i protagonisti hanno certamente laddove esiste conquistato senza indugio certamente un posto all’inferno .
Cesare Borgia , detto Il Valentino ( figlio naturale di papa Alessandro VI ) e le sue truppe francesi comandate dal generale d’Aubigny si macchiarono del più infame tradimento e scempio trucidando in maniera vile più di 5000 persone( l’intera popolazione ammontava ad appena dodicimila abitanti ) in un episodio dove si narra che il fiume Volturno sui cui si affaccia la città si colorò di rosso per il tanto sangue versato .
Questi infatti dopo un terribile assedio alla città durato quattro giorni , fingendo di accettare la pace, misero a ferro e fuoco la città perpetrando una strage senza scampo per i capuani.
Cesare Borgia a capo dell’esercito francese , in qualità di luogotenente del Re di Francia, in seguito ad un disegno politico orchestrato dal papa ( suo padre ), inseritosi nella lotta tra Francia  e Spagna per la conquista del Regno di Napoli , decise di marciare con le sue truppe verso Capua nell’intento di espugnare la cittadina da sempre considerata luogo d’avanguardia del Regno .
Il papa aveva deposto Federico d’ Aragona dal trono del regno di Napoli , e la posta in gioco era alta vista l’importanza della città.
Si trattava di conquistare il Regno di Napoli e Capua rappresentava un punto strategico e molto importante nello scenario meridionale, sia per la sua posizione che per questioni politiche.
Animato da motivi personali di rancore verso il re Federico d’Aragona ,allora re di Napoli , reo di avergli rifiutato in moglie la figlia Carlotta, il duca Valentino , accosto a questa missione politica ( estendere il suo potere ad un regno così forte, e quindi di conseguenza a tutta l’Italia ) anche la sua vendetta personale nei confronti del re aragonese.

Prima di continuare annotiamo  qualche piccolo cenno storico :  Durante il XVI secolo sul trono del Regno di Napoli sedeva Federico d’Aragona . Gran parte del Sud-Italia era sotto dominio aragonese, con la Francia che ne rivendicava tuttavia l’appartenenza. Proprio per questo il re francese Luigi  XII stipulò un accordo segreto conFerdinando il Cattolico  (parente di Federico).

Tale trattato, firmato a Granada  nel 1500, prevedeva la spartizione del Meridione tra le due superpotenze tenendo all’oscuro Il re di Napoli che fino all’ultimo momento conto’ nell’aiuto del suo parente spagnolo Ferdinando .
Federico d’Aragona rimase all’oscuro dell’accordo tra le tre potenze ( Francia -Spagna -Papato ) , fino al 25 giugno del 1501 quando il papa Alessandro IV  scomunicò Federico, ordinando subito dopo l’assedio della città di Capua. Alla guida delle truppe vi era il generale d’Aubigny  ed un certoCesare Borgia  detto Il Valentino (figlio del papa Alessandro VI ) , incaricato di organizzare l’assedio a Capua e quindi espugnando la “clavis regni” impadronirsi della città di Napoli e del Regno.
Il 12 luglio 1502 le truppe francesi si diressero verso Capua e cominciarono ad accerchiarla.
Contro le truppe francesi del d’Aubigny e di Cesare Borgia accampandosi presso la porta Tifatina, ( in direzione di Sant’Angelo in Formis ) erano schierati a difendere la città appena quattromila soldati comandati dal solo capitano Fabrizio Colonna .
Essi difesero la città fino allo stremo delle forze per ben quattro giorni resistendo tenacemente ai numerosi attacchi .
Il Piccolo esercito capuano nonostante l’evidente disparita ‘ di forze resistette tenacemente al possente esercito francese composto da 36 mila soldati provenienti delle più barbare nazioni ( dodici mila erano ladroni ) in cerca di bottino ( le numerose truppe si mantenevano all’epoca con il saccheggio ed il bottino di conseguenza rubato ) .
La città nonostante questo riusciva a tenere e per il numeroso esercito francese le cose non sembravano facili come inizialmente pensavano . Alla difficoltà di assediare tale città, dettata dal fatto che era ben difesa (da tre lati dal fiume e dall’altro dalle mura e dai fossati), si aggiunse il valore dei suoi uomini tra i quali ricordiamo Ettore Fieramosca, ( difensore della fortezza di Calvi ) e Fabrizio Colonna .
L’esercito mostro’ grande coraggio ma dopo quattro giorni la città era ridotta in ginocchio e quando poi forze e risorse iniziarono a venir meno, consci del fatto di non poter più resistere, si arresero facendo entrare il nemico in città, ma alla condizione che nessun spargimento di sangue avvenisse all’interno delle mura .
Cesare Borgia accettò senza indugi la resa e costrinse a barattare la stessa per una taglia di 40000 ducati da pagare entro le ore 15 del giorno 24 luglio ( secondo molti la taglia consisteva in quarantamila scudi , o quarantamila ducati d’oro,, corrispondenti rispettivamente a 130,7 kg e 147,4 kg ) .
Ma l’accettazione delle condizioni di resa non frenarono  l’ indole crudele e spietata del Borgia che accecato dalla cupidigia e dalla vendetta, tramò un tradimento che portò a migliaia di vittime innocenti .
Egli deciso a porre in essere un’azione esemplare che potesse essere di monito a tutto coloro che solo lontanamente potevano pensare di opporsi al suo passaggio militare , scelse questa favorevole occasione per lanciare all’ intero Regno il più violento è terrificante messaggio che si potesse immaginare , ritenendo in tal modo più facile la conquista del Regno di Napoli .
Fu ordinato alle truppe di allentare la morsa, e di elargire con saluti di pace prima dello scadere del termine stabilito i nemici sconfitti. Furono quindi invitati in pace ad entrare in città una volta aperte le sue porte (porta Tifatina, Capuana, del Castello e quella delle due Torri) mentre la guardia delle mura abbandonava la postazione .
Quando la maggior parte dei soldati erano dentro la città , senza alcun scrupolo e con calcolata cattiveria , il crudele Cesare Borgia, che si trovava al centro della Piazza dei Giudici, con un programmato segnale , diede inizio alla strage.
Nello stesso istante stavano uscendo dei delegati dal comune di Capua con il denaro da consegnare. Era il giorno sabato 24 luglio, ore tredici, vigilia di S. Giacomo apostolo.
Nel giro di poche ore vennero uccisi migliaia di Capuani. Lo scempio che si consumò fu indescrivibile, non si risparmiò nessuno, neppure i bambini e le donne.
Una serie infinita di violenze caratterizzarono le vie cittadine per giorni, ed il Sacco di Capua entrò di diritto tra gli episodi più sanguinosi della storia .
Le donne furono prese di mira per la loro bellezza e si racconta che alcune di esse (circa 40) rifugiatesi nel Castello Normanno o delle Pietre , scelte tra le più belle , furono violentate dallo stesso Borgia in persona per soddisfare la sua lussuria .
Molte altre, invece, pur di non concedersi al nemico in cambio della salvezza, si gettarono nel fiume Volturno annegando.
Fu così anche  per una componente dell’illustrissima famiglia Della Vigna che si trovava nel monastero di S. Maria delle Dame Monache, che accoglieva tutte giovani nobili e per una gentildonna di Casa Antignano, accerchiata per strada .
Un bambino salvato dalla morte imminente fu Cristoforo Sannelli che per ringraziare, poi, il santo di cui portava il nome , per averlo protetto, eresse nella chiesa Santissima Annunziata un altare e sull’altare una statua di legno del Santo alta 2 metri oggi conservata nel Museo campano.
Il museo fondato nel 1870 dal canonico Gabriele Iannelli ed inaugurato nel 1874 è  attualmente considerato uno dei più importanti musei del sud Italia con le sue collezioni uniche al mondo
Il Museo è ospitato nello storico palazzo Antignano la cui fondazione risale al IX secolo ed incorpora le vestigia di San Lorenzo ad Crucem, una chiesetta di età longobarda nel sito di uno dei tre Seggi nobiliari della città.
L’edificio vanta lo splendido portale durazzesco-catalano che reca incastonati gli stemmi degli Antignano e d’Alagno.
II Museo è diviso in due reparti: Archeologico e Medievale con annessa un’importante Biblioteca; occupa 32 sale di esposizione, 20 di deposito, tre grandi cortili, ed un vasto giardino.
Nel suo interno sono esposte opere magnifiche e bellissime  tra le quali colpisce per la sua unicità ed importanza quella delle Matres Matutae, ( una delle collezioni più importanti al mondo ) ..Un enorme quantitativo di statue di ogni dimensione realizzate in tufo di donne sedute su troni, con gambe leggermente divaricate e con due bimbi in fasce ritrovate in località Curti  insieme ad altri numerosi importanti oggetti , facenti parte probabilmente di un santuario mai ritrovato nonostante le ricerche  (ad oggi non è stata ritrovata alcuna testimonianza storica o letteraria della struttura )
Le statue , di nessuna bellezza estetica , sono probabilmente  manufatti offerti dalla popolazione ad una sola ed unica Mater Matuta a cui era forse dedicato il santuario  quale ex-voto per ringraziare del parto andato bene. Secondo alcuni potrebbero  invece essere solo reperti dedicati  al culto di Demetra .  La Mater Matuta campana veniva  infatti quasi sempre raffigurata con in mano una colomba ed una melagrana  simbolo appartenente anche a Cerere ,  dea della terra.
Il suo culto era celebrato nel Tempio Boario  vicino il porto fluviale di RomaNella mitologia a Roma, ed era cosiderata la dea della matina o dell’aurora , cioè  la madre dell’inizio, della vita, ed in un senso più stretto quindi della fecondità.
La Mater Matuta  era quindi di conseguenza una divinità  amata e molto seguita dai contadini che rispondeva perfettamente alle esigenze delle antiche popolazioni agricole così legate alla nascita dei figli, da impiegare successivamente nella lavorazione dei campi. La celebrazione della Matralia era riservata alle donne sposate, univirae, che in quest’occasione potevano recarsi al tempio per chiedere favori alla dea per sorelle, zie o nipoti di sesso femminile.

La cittadina di Capua invece oggi conserva ancora intatto il suo vecchio fascino . Le sue strade sono un vero e proprio viaggio nel tempo, con chiese e cattedrali che dominano sull’architettura locale. Una splendida cittadina, con una grande e maestosa storia incisa sui suoi monumenti, sui suoi palazzi , ( bellissimo il Palazzo Fieramosca di origine duecentesca e Palazzo Rinaldi-Campanino, edificato nel XV secolo ) , sul meraviglioso Ponte Romano presente sul fiume Volturno , sul meraviglioso medioevale Castello delle Pietre, costruito dai Normanni reimpiegando  nelle strutture blocchi di pietra provenienti dall’antico anfiteatro ( vi risiedettero i principi normanni )  e sulla famosa Porta Napoli, costruita nel XVI secolo dedicata a Filippo II .
Il  Teatro Garibaldi Inaugurato il 12 aprile 1896, rappresenta un’altro  bello  ed importante monumento cittadino ( peccato per il nome )  con i suoi  tre ingressi ed ai lati le statue in gesso di Goldoni e Alfieri. Sopra le porte ci sono quattro medaglioni che raffigurano Bellini, Rossini, Pergolesi e Cimarosa. La sala in stile tardo-neoclassico fu progettata dell’architetto Antonio Curri mentre Il dipinto del soffitto, raffigurante Torquato Tasso, è opera di Gaetano Esposito. Nei suoi quattro ordini di palchi, il teatro  venne definito  per la sua bellezza , “il piccolo San Carlo di Napoli”,  ed ha visto esibirsi, nel tempo, artisti di fama mondiale, come  Arturo Toscanini ed Enrico Caruso .
Alla fine del diciottesimo secolo, i piccoli insediamenti che erano rimasti sul territorio della Capua originale si unirono tra di loro in un borgo unico, Santa Maria Maggiore, che nel 1861 divenne comune autonomo e poi cambiò nome in Santa Maria Capua Vetere.
E proprio nel centro di Santa Maria Capua Vetere, di fronte alla Piazza I Ottobre dove un tempo si trovava l’antico tracciato della via Appia, si può ammirare quello che resta dell’imponente anfiteatro campano, secondo per dimensioni  all’epoca solo al Colosseo di Roma . Esso si sviluppava su tre piani con arcate decorate da statue e un quarto a parete continua e L’poteva ospitare fino a 60mila spettatori, ai quali i posti erano assegnati in base all’ordine sociale. Nella sua arena si svolgevano combattimenti tra gladiatori e spettacoli con animali (leoni, orsi, tori, elefanti). Attraverso le botole, ancora oggi visibili, venivano innalzati oggetti scenici come rocce o colonne.
Abbellito dall’imperatore Adriano con statue e colonne e inaugurato dall’imperatore Antonio Pio nel 155 d.C., fu devastato dai barbari nell’841. Oltre ai due piani inferiori che possiamo ammirare sono giunti a noi   in ottimo stato  i suoi sotterranei, che rappresentano il luogo più suggestivo da visitare.
L’anfiteatro fu edificato tra il I e il II secolo d.c. sulle rovine di un precedente antico anfiteatro nel quale aveva combattuto il gladiatore Spartaco, capo della rivolta servile nel 73 a.C..
Molti dei protomi di Satiri, maschere teatrali e busti di Giove, Volturno, Mercurio, Apollo, Minerva e Pan, presenti un tempo sui suoi archi vennero reimpiegati nella facciata del palazzo municipale di Capua in Piazza dei Giudici.Nell’area archeologica dell’Anfiteatro si può visitare anche il Museo dei Gladiatori.
Nei pressi di questo anfiteatro si trova anche l’arco di Adriano, ( detto anche Arco Felice o Arco di Capua ) di cui oggi sono rimasti in piedi tre pilastri e un arco laterale . Essi rappresenta il confine ideale tra la città di Santa Maria Capua Vetere e l’attuale Capua.
Da vedere tra i resti romani , anche la Domus in via Bonaparte e la Domus in via degli orti , una grande Villa romana che doveva appartenere a un personaggio importante della nobiltà capuana in cui tre grandi ambienti disposti simmetricamente danno su una zona termale, affacciata su un giardino porticato e abbellito da una fontana e un ninfeo
Sempre in S. Maria Capua Vetere , stavolta però nel rione di S. Erasmo , si trova una struttura sotterranea con pareti e volta dipinti , rappresentante uno dei maggiori santuari ancora esistenti dedicato al culto del dio Mitra ( databile alla fine del II secolo d.c.).Come dicevamo si tratta di uno dei pochissimi e meglio conservati templi dedicati al dio Mitra in tutta Europa. Presenta un vestibolo e una sala con sedili laterali (riservati agli adepti) al di sopra dei quali alcuni affreschi  lustrano i sette gradi di iniziazione. La volta è dipinta con stelle a otto punte verdi e rosse. Sulla parete di fondo si può ammirare l’affresco, straordinariamente ben conservato, che ritrae Mitra nell’atto di uccidere un toro bianco. Agli angoli del dipinto, il Sole, la Luna, l’Oceano e la Terra “assistono” al sacrificio. Completano la scena un corvo, un serpente, un cane, uno scorpione e  due portatori di fiaccole, che simboleggiano il sorgere e il tramontare del sole. Mitra, infatti, era concepito come potenza benefica connessa con la luce.
In Piazza Matteotti troviamo invece l’edificio religioso più importante della città ,  cioè  la Basilica di Santa Maria Maggiore, o Duomo,  dal vescovo Simmaco  oggi ospita, tra le altre cose, la Cappella del Corpo di Cristo in cui è contenuto il museo diocesano, nel quale sono conservate diverse opere scultoree e pittoriche . Esso fu eretto sulla cripta paleocristiana di San Prisco, compagno di San Pietro e  primo vescovo di Capua. .
Il Duomo , nasconde dietro la sua facciata settecentesca una delle più belle e grandiose  chiese della regione ,  resa magnifica dai vari elementi provenienti dallo spoglio degli edifici dell’antica Capua pagana e precristiana, e dalle sobrie ed eleganti decorazioni in marmi policromi e stucchi del seicento  e settecento napoletano.
La Basilica sorta  nel 432 riutilizzando ben 51 colonne e capitelli probabilmente del tempio pagano su cui edificata, nonchè spoliazioni di altri templi. presenta oggi a cinque navate, divise da colonne. A fare da sfondo alla suggestiva architettura dell’antica basilica bellissima appare la tela  alta cinque metri del’Assunta di Giacinto Diano  e la bella statua dell’Assunta di Antonio Migliorini .
Degna di nota, per la splendida fattura, è la cappella di Santa Maria Suricorum, a cui è legata anche una suggestiva leggenda popolare: un principe longobardo affetto da lebbra sarebbe stato miracolosamente guarito dai topolini ( suricilli) che gli leccarono le ferite mentre dormiva nella chiesa; sulla balaustra, infatti, sono raffigurati piccoli roditori. La Cappella dell’Assunta in Cielo riveste, invece, un alto valore dal punto di vista religioso. La statua, che poggia su una base di nuvole azzurre, viene portata in solenne processione nel periodo di Ferragosto per le strade della città; i festeggiamenti culminano con l’incendio del campanile, simulato con spettacolari fuochi pirotecnici. La Cappella della Morte, costruita nel 1629, è sede oggi della Congrega omonima e ha assunto il nome di “Monte dei Morti”.

Cappella seicentesca in arte barocca di Santa Maria Suricorum nel duomo di Santa Maria C.V.

La Statua dell’Assunta di Antonio Migliorini

Tra gli edifici sacri meritevoli di uno sguardo anche la Chiesa di Sant’Agostino ,costruita prima  dell’invasione dei Longobardi  sulla presunta tomba di San’Agostino ( vescovo di Capua dal 249 al 260 )  dove si trova  l’ingresso di una catacomba adoperata per la sepoltura dei cristiani capuani , la Chiesa di S. Erasmo che  fu costruita da Roberto D’Angiò nel 1324 e la Chiesa di S. Pietro, nota   per la guarigione che ottenne  l’ Imperatore Costantino grazie all’acqua battesimale e  all’intercessione degli apostoli Pietro e Paolo . Sorge  anch’essa sui resti di una preesistente( basilica fatta costruire  nel 330 dall’imperatore Costantino) , a suo tempo sorta su un preesistente tempio pagano, probabilmente dedicato a Marte.

 

Famosa invece la chiesa della Madonna delle Grazie , costruita  sui resti di una basilica paleocristiana dedicata ai Santi Stefano e Agata che conserva un meraviglioso affresco del Trecento di scuola senese, raffigurante la Madonna che allatta il Bambino.

La chiesa meglio conosciuta come Santella  la cui storia e’ strettamente legata al Sacco di Capua ed al miracolo della vergine Maria Al posto della chiesa sorgeva infatti una volta una piccola cappella sulla cui facciata su cui si trovava un’immagine della Madonna con le mani posizionate in segno di preghiera. In quei giorni, secondo alcune leggende , l’orrore perpetrato fu talmente tale che le mani della Vergine si alzarono all’altezza del volto  in segno di maggior pietà e misericordia. Davanti a tale miracolo alcuni capuani chiesero alla Vergine di porre fine a quelle violenze, che cessarono il giorno seguente . Dopo l’abbandono della città da parte dei francesi (con relativa fine del dominio aragonese), i cittadini decisero di ampliare quella cappella e trasformarla in un luogo di culto .
Quella che oggi possiamo ammirare non è la costruzione originale, bensì un suo rifacimento del settecento  e l’edificio costituisce uno degli esempi più forti di quello che fu il barocco capuano . Al suo interno è custodito un altare marmoreo del XVIII secolo , realizzato nel 1704 da Giacomo Colombo .
Ogni anno, in occasione del venerdì santo , la Confraternita della Santella organizza la processione dell’Ecce Homo e Madonna Addolorata . Un appuntamento che si ripete da secoli e che attira migliaia di persone da tutta la provincia.
Famosa invece la Chiesa di S. Pietro  per la guarigione che ottenne  l’ Imperatore Costantino grazie all’acqua battesimale e  all’intercessione degli apostoli Pietro e Paolo . Sorge  anch’essa sui resti di una preesistente( basilica fatta costruire  nel 330 dall’imperatore Costantino) , a suo tempo sorta su un preesistente tempio pagano, probabilmente dedicato a Marte.
Altri splendidi edifici sacri da citare sono  la Chiesa ed ex Convento dell’Annunziata, la Chiesa di Montevergine, ex monastero benedettino,  la Chiesa gotica di Santa Caterina e poco lontano da Capua , alle pendici del monte Tifata ,  la basilica di S. Michele Arcangelo dai Longobardi a cavallo , del VI, VII secolo , sorta su un preesistente celebre santuario che godette di grande fama in età romana dedicata alla dea Diana .
Nei dintorni , poco fuori Santa Maria Capua Vetere,  procedendo lungo l’Appia in direzione di Caserta, nel piccolo comune di Curti che si trova ella frazione capuana di S. Angelo in Formis , si possono ammirare le cosiddette Carceri Vecchie, un edificio a destinazione funeraria cosi definito per la credenza popolare che lo si riteneva un carcere per i gladiatori e la  Conocchia ,un singolare monumento sepolcrale che sembra risalire al II secolo d. C. con una caratteristica  architettura  costituito da tre livelli sovrapposti per un’altezza complessiva di circa 3 m. sormontata da una cupola circolare
Particolarmente interessante è sentita  a Capua, è il periodo del Carnevale, durante il quale si svolge una suggestiva manifestazione presente  fin dalla prima metà dell’800 che ha mantenuto intatte nel tempo le sue antiche tradizioni (la festa pare avere  un’origine molto  antica venendo  celebrata all’interno delle case con rappresentazioni sceniche ai limiti della morale) .
La manifestazione è diventata negli anni  una delle tradizioni più note e seguite della zona. I carri preparati dai maestri cartapestai sono tra i più famosi di tutto il Sud Italia, e rappresentano secondo la tradizione i temi più disparati, con caricature di personaggi famosi, eventi della vita popolare, rievocazione di maschere tradizionali  e fatti avvenuti durante l’anno. Piazza dei Giudici e Corso Appio diventano il teatro della sfilata dei diversi carri allegorici in cartapesta e la città si anima con musica, luci, e degustazioni enogastronomiche. Il  il momento clou dell’evento è rappresentato dalla maschera di Re Carnevale che declama appunto con ironia le malefatte avvenute durante l’anno .
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