Per recarvi a visitare quello che rappresenta uno degli edifici storici più impoetranti della nostra città, vi dovete recare nel  punto più alto della collina del Vomero.

Castel Sant’Elmo  è infatti situato accanto alla famosa Certosa di S.Martino e  vicino ad un  piazzale da cui potrete  ammirare un bellissimo panorama sul Vesuvio e sulla città partenopea.

Il castello nasce come Palatium medievale, poi trasformato in Castrum e poi infine in un castello fortificato (Belforte); il futuro Castel Sant’Elmo.

La storia nasce nel X secolo, quando alla sommità del colle di San Elmo c’era una chiesa intitolata a San Erasmo, il cui nome, trasformato prima in Eramo, poi in Ermo ed infine in Elmo, ha dato il nome alla collina e al castello che vi fu costruito.
Qualcuno attribuisce la costruzione a Roberto d’Angio che l’avrebbe edificato nel 1329.
Sembra accertato pero che già nel 1272 Carlo I d’Angio aveva fatto erigere sul posto, una torre che aveva solo funzioni di osservatorio.
Nel 1329 Roberto d’Angio avrebbe in effetti solo ampliata la costruzione trasformando la torre in un castello che chiamo’ Belforte. L’ampliamento fu affidato agli stessi architetti, Francesco di Vivo e Tino da Camaino, che iniziarono la costruzione della splendida Certosa a pochi passi, poi completata  nel 1600 dall’architetto Cosimo Fanzago che  fece di questo luogo uno dei monumenti più belli e significativi del barocco napoletano.

Ma quello che possiamo ammirare oggi nella caratteristica forma di stella a sei punte è il castello voluto da Carlo V e realizzato durante il viceregno spagnolo da don Pedro de Toledo per l’esigenza dovuta ai nuovi mezzi bellici, costituiti dalle artiglierie.

Don Pietro de Toledo ordinò la ricostruzione del castello che dal 1537 al 1546 fu completamente rifatto secondo le regole militari che i tempi comportavano e fu chiamato Castel San Erasmo.

Esso, come potete notare è formato da altissime mura con controscarpata tagliata nella roccia e numerosi sotterranei che si estendono intorno.

La visita della fortezza parte da Piazza d’Armi, dove si svolgeva la vita quotidiana di almeno 200 persone, oltre al castellano, capo civile e militare della città, qui vivevano il cappellano con i sagrestani, gli ufficiali con i soldati, le guardie, gli operai e gli artigiani con le loro famiglie. le abitazioni e gli uffici si trovavano invece negli edifici che  ancora oggi esistono intorno alla piazza.

Nel castello c’erano anche  una macelleria, una taverna, una macina per fare la farina e il pane, orti coltivati e un officina militare. Dalla piazza d’armi percorrendo gli antichi camminamenti di guardia, come un antico soldato,  si può ammirare la città dall’alto e il suo golfo.

La sua grande importanza nella storia di Napoli, lo si deve a quanto durante le due grandi rivoluzioni partenopee .

Nel mese di luglio del 1647, durante la rivoluzione di Masaniello, il castello ( che aveva già subìto la trasformazione del nome e si chiamava S. Elmo) diede rifugio all’impaurito viceré Ponca de Leon, duca d’Arcos e nell’ottobre dello stesso anno, per i nuovi tumulti che seguirono la morte di Masaniello, il castello bombardò la città per tre giorni.

Nel 1799 Castel S.Elmo ebbe poi una parte rilevante nel breve periodo della Repubblica Partenopea: esso fu infatti occupato di sorpresa dai patrioti che vi innalzarono l’albero della libertà e e fu l’ultimo a capitolare diventando, poi, una delle prigioni per coloro come Gennaro Serra di Cassano e Mario Pagano, che avevano difeso la Repubblica contro le bande Sanfediste del cardinale Fabrizio Ruffo.
I patrioti vi avevano innalzato l’albero della libertà, e il giorno precedente avevano proclamato la “Repubblica Napoletana, una e indivisibile“, dichiarando la caduta della monarchia.

Quando le truppe sanfediste conquistarono anche Castel Sant’elmo considerato l’ultimo presidio della repubblica, i rivoluzionari accettarono la resa a cui fu promessa salva la vita dallo stesso Cardinale Ruffo .
Con la promessa di essere poi condotti in Francia, i repubblicani si arresero e vennero arrestati; i capitolati tra cui Eleonora Pimentel Fonseca, furono portati sulle navi inglesi, pronte a partire per la Francia .

Il 24 giugno giunse però in porto la flotta di Nelson il quale a questo punto prese nelle sue mani la situazione  e non rispetto’ le onorevoli condizioni della resa garantite da Ruffo cioe’ ” salva la vita a tutti “.
Nelson non rispetto’ i termini dell’accordo e, facendosi mano armata di Ferdinando IV, ordino’ di fermare la partenza delle navi dando disposizione di riportare a terra tutti quelli che dovevano essere giudicati.
Migliaia di cittadini vengono arrestati e molte centinaia giustiziati. Caddero in quel tempo i nomi più illustri della cultura e del patriottismo napoletano.

Non venendo rispettate le condizioni della resa che garantiva ‘salva la vita a tutti’ e venendo meno all’accordo si commise un vero e proprio massacro.
Furono condannati a morte tutti i giacobini e tra questi personaggi illustri come l’ammiraglio Caracciolo, il conte Rufo Ettore Carafa , il principe Colonna , il duca di Cassano , Mario e Ferdinando Pignatelli, Domenico Cirillo, i vescovi Natale e Serrao, Gennaro Serra di Cassano, Luigia Sanfelice, il giurista Francesco Conforti, il colonnello Gabriele Manthoné, gli scrittori Vincenzo Russo e Mario Pagano, Ignazio Ciaia,, Giuseppe Logoteta.

La restaurazione borbonica, insomma, in brevissimo tempo falcio’ quello che Benedetto Croce definirà “il fiore dell’intelligenza meridionale”.

Il primo fu Caracciolo che pago’ anche per l’odio che Nelson nutriva nei suoi confronti . Fu impiccato ad un pennone della sua nave ed il suo corpo fu gettato in mare .

Sui motivi che indussero Orazio Nelson ad operare in modo cosi’ poco onorevole, influi’ certamente la sua passione per lady Hamilton, la moglie dell’ambasciatore inglese e amica intima,’ MOLTO INTIMA ‘ di Maria Carolina, la quale si servi’ appunto della sua amica per far pressione sull’ambasciatore e soddisfare tutto l’odio che nutriva per i repubblicani .

Nelson era pazzamente invaghito della bella Emma Lyon ( avventuriera di gran classe che era riuscita ad irretire fino a farsi sposare, Sir William Hamilton ) che per espresso desiderio di Maria Carolina era a bordo dell’ammiraglia.

 


Indignato e sinceramente addolorato, il cardinale tentò in tutti i modi di evitare la feroce carneficina e minacciato addirittura di arresto, assistè impotente agli orrori della repressione.
Alla fine del burrascoso episodio, molto amareggiato decise di ritirarsi dalla vita politica.

Assolto il compito di fortezza, Castel S Elmo, fu adibito a caserma e negli anni seguenti a carcere militare.

Nel mezzo del castello vi è una piazza d’armi assai vasta e al di sotto una cisterna d’acqua scavata nel monte enorme (come tutto il castello): due enormi cisterne in grado di garantire la fornitura idrica per tutta la popolosa guarnigione (insieme ai militari c’erano anche le famiglie).
Intorno ai sotterranei di Castel Sant’Elmo sono nate nei secoli diverse leggende, la più nota delle quali narra di segrete vie di collegamento con le altre fortezze cittadine e in particolare di un corridoio sotterraneo che conduceva a Palazzo Reale.
Il suo sottosuolo con i passaggi segreti, le enormi cisterne e le segrete terrificanti prigioni (dove a lungo fu imprigionato il grande filosofo domenicano Tommaso Campanella) ne accresce il suo già notevole fascino.

CURIOSITA’: Il 13 dicembre 1546 un fulmine, cadendo sulla polveriera fece saltare in aria quasi la meta del castello uccidendo più di 100 uomini. Lo scoppio fu così tremendo che molti edifici della città tra i quali le chiese di S. Maria La Nova e di S. Chiara, riportarono danni.

Fino agli anni trenta, a mezzogiorno preciso un cannoncino sparava dall’alto del castello un colpo a salve per segnalare l’ora ai napoletani.
Il colpo si udiva in ogni punto della città, ma non era raro sentirsi domandare da qualcuno < scusate , e’ sparato miez juorno ? >

Poco distante, re Carlo d’Angio,  nel 1325, si trova la famosa Certosa di San Martino, considerata la seconda costruita in Campania dopo la Certosa di Padula ( costruita 19 anni prima ) . Essa fu costruita da re Carlo d’Angio,che vole far erigere nel 1325 sul colle di Sant’Erasmo un monastero per i monaci certosini .

In questo bellissimo e silenzioso monastero dedicato a S.Martino di Tours, circondato da giardini e boschi, dove si seguivano le regole di San Benedetto, ora et labora,( preghiera e lavoro )  i monaci certosini si trovavano  in una posizione ideale per la contemplazione e la solitudine, la preghiera e il silenzio.

Nel 1799 i Certosini vennero cacciati e l’Ordine soppresso dai Francesi, che occuparono la certosa.
I Certosini rientrarono poi per un breve periodo (1804/1812), per poi lasciare definitivamente il sito ai militari che lo trasformarono in Casa degli Invalidi di Guerra (fino al 1831).
Divenuta proprietà dello Stato, nel 1866 venne allestito tra queste mura il Museo Nazionale di S.Martino.

Oggi della Certosa di San Martino sono assolutamente da vedere il suo bel chiostro,  la sua splendida chiesa barocca , il Quarto del Priore e i suoi giardini a terrazze dai quali si può godere un magnifico panorama su tutto il golfo di Napoli.

 

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