Questa bella chiesa risalente al XVI secolo che si trova  in Via Nuova Marina lega la sua costruzione ad un marinaio miracolosamente scampato a un naufragio . Questi di nome Bernardino Belladonna , in segno di ringraziamento,  decise di fondare insieme a dei colleghi , dapprima una congrega e successivamente  annettervi anche una Chiesa.

Il luogo scelto per la costruzione del nuovo luogo di culto si trovava fuori le mura della città in una zona chiamata ” Mandracchio ” che si trovava allora al di fuori  di fuori di Porta di Massa ed era bagnato dal mare su tre lati. Qui si trovava un piccolo porto, denominato “Porto d’Arcina”dotato di dogana ed edifici per il deposito merci (si suppone che nella zona sbarcassero le mandrie destinate al macello). 

Ottenuti i permessi necessari, Belladonna iniziò i lavori con il sostegno dei primi tre iscritti alla congrega, Fra’ Marco Albano, Nardo Calvanico e Annibale di Pronillo, e terminò gli stessi nel 1564 quando fu ultimato il soffitto.

La chiesa nel corso dei secoli ha visto realizzare importanti modifiche . Tra il 1564 e il 1565 si realizzarono imponenti opere di decoro rinascimentali : un certo mastro Battista costruì il coro con scala a chiocciola  e  un pittore poco noto, affrescò non solo la volta della chiesa  ma anche una Madonna  (alla quale furono poi successivamente  aggiunti due angeli  ), che  fu deposta in una cornice di legno .

Negli anni settanta del XVI secolo fu dipinta una tela di Sant’Antonio e aggiunta una tavola dipinta da Girolamo Imparato. Alla fine del XVI secolo vennero realizzati alcuni interventi strutturali al coro e alla copertura dell’edificio.
Tra il 1602 e il 1630 i confratelli decisero di rimodernare la chiesa con tele di artisti sconosciuti ed a buon mercato. Nel 1624 vi fu una riparazione alla palizzata a mare che proteggeva la chiesa dalle onde marine mentre  tre anni dopo venne commissionate una tela per la sacrestia.
 Tra il 1633 e il 1634 venne realizzato il  bel cassettonato ligneo nel cui  vano centrale del venne posta una tela dipinta da Battistello Caracciolo.  Nel decennio tra il 1638 e il 1647 furono commissionati a maestranze locali, gli arredi in ebano delle cappelle ( Vincenzo Cannavale )  e la loro nuova decorazione ( allo  stuccatore Aniello Lombardo) . Venne realizzata sull’altare maggiore da Dionisio Lazzari una bellissima  balaustra e  venne aggiunta una tela di San Nicola a Iacopo di Castro.

Vennero eseguiti nei decenni successivi ulteriori abbellimenti come indorature, un apparato di suppellettili in argento e  corallo ( Giovan Domenico Vinaccia ) , varie imbiancature di volte ,  e  intonacata  la cupola con affreschi di Nicola Russo.

La chiesa venne quasi del tutto rinnovata tra il 1769 e il 1772, ad opera di Giuseppe Astarita che si avvalse anche della collaborazione di Nicola Scodes per le decorazioni e di Antonio di Lucca per i marmi. Proprio quest’ultimo, nel 1775, apportò modifiche  all’altare maggiore, e aggiunse le cornici in piperno all’esterno della chiesa. Successivamente, intorno al 1799, Angelo Viva posizionò alcune sculture e degli obelischi (oggi ne resta solo uno) nell’area attorno all’edificio.

Oggi dopo anni di abbandono tra rifiuti e muri scrostati e crollati,  l’antica chiesa nella sua bellezza, è stata finalmente riaperta al pubblico e come poyete notare  attualmente si trova ad un livello inferiore rispetto  a quello stradale , mostra una facciata stuccata, secondo un delicatissimo stile rococò  mostrante  un bellissimo  portale in  piperno  bugnato rinascimentale oltre a  colonne e lesene decorative.
La struttura,certamenta da considerare  una delle chiese più importanti del 500 , si trova ad un livello inferiore rispetto a quello stradale e mostra una facciata stuccata in stile rococò risalente all’ultimo restauro del XVIII secolo. Sia il piccolo campanile in piperno a quattro ordini che la cupola sono rivestiti da splendide mattonelle gialle e verdi.
Oltrepassato il bellissimo portale in piperno bugnato si entra in una chiesa composto da un’unica semplice navata con due cappelle per lato ed un presbiterio delimitato da una bella balaustra realizzata da Dionisio Lazzari splendidamente decorata con  marmi e madreperle  oltre che  riquadri intarsiati raffiguranti ” i Miracoli della Madonna “.
Tra le tante opere di rilevo presenti nella chiesa , quasi tutte opere di artisti sconosciuti , è qui presente un magnifico  soffitto a cassettoni in legno dorato nel cui centro si trova una tela di Battistello Caracciolo che illustra la Gloria della Vergine
Accanto a questo cassettone che rappresenta certamente  opera di maggior rilievo della struttura, tra le  altre opere presenti nella chiesa occorre ricordare una tavola della metà del XVI secolo raffigurante Santa Maria di Portosalvo che orna l’altare maggiore, una tela del XVII secolo di Antonio De Bellis raffigurante La Madonna del Rosario con le Anime del Purgatorio (attualmente esposta al Museo Diocesano), le statue di San Pietro e San Paolo di Angelo Viva del 1806 e gli affreschi di Nicola Russo del 1689 sulla Natività e Morte della Vergine.

Nel 1749, accanto alla chiesa, venne innalzata la palazzina progettata dall’ingegnere Ignazio Cuomo che doveva servire da sagrestia e da abitazione per i membri della congrega, alla cui realizzazione lavorarono  numerosi artisti come  Gennaro Pagano,  Nicola Scodes,  Antonio De Curtis e  Giuseppe Baldi. L’edificio divenne sede di un orfanotrofio detto il “Collegio dei Marinaretti”, che andò ad aggiungersi alle attività della confraternita che si prodigava in opere di misericordia e assistenza ai marinai ammalati e si preoccupava  anche di fornire una dote alle fanciulle povere.

CURIOSITA’: Per dare una giusta simmetria alla chiesa sul lato di sinistra , la cui parete era oramai occupata dalle mura della palazzina  adiacente vennero solo dipinte due finestre che invece erano ben evidenti sul lato destro.

Negli anni successivi, tra il 1767 e il 1769, Evengelista Schiano fu incaricato di restaurare tele e affreschi, mentre il cupolino venne imbiancato da Nicola Scodes sotto la direzione dall’ingegnere Francesco Giordano.
A sinistra del luogo di culto , in un luogo più arretrato della facciata della chiesa e della palazzina della congregazione, si erge il piccolo campanile in piperno a quattro ordini  concluso da una  cuspide in maioliche bicrome.
La chiesa, che ha subito nei secoli varie ristrutturazioni, artista dopo artista, acquisisce la sua fisionomia, con l’orologio circolare sulla facciata, la cupola e il cupolino del campanile, entrambi rivestiti di scenografici embrici gialli e verdi che al tramonto brillano nel cielo della metropoli. 
N.B. Nel 1749 venne inoltre conclusa la costruzione della palazzina che divenne sede di un orfanotrofio detto il “Collegio dei Marinaretti”. Con la ristrutturazione avvenuta tra il 1769 e 1772, la cinquecentesca chiesa di Portosalvo assume un volto barocco e rococò.
Tra XVIII e XX secolo, la chiesa rimase coinvolta nelle vicissitudini che modificarono l’assetto urbano della zona, scampando più volte alla demolizione .  Durante il regno di Carlo di Borbone   l’area fu sistemata con la costruzione di un ponte che congiungeva le attuali via Marina con via Cristoforo Colombo, fino a giungere al palazzo  dell’ ‘Immacolatella che si trovava  dall’altra parte del bacino.  Dopo il risanamento ed i bombardamenti che seguirono alla  seconda guerra mondiale l’intera area con la colmata del porticciolo , subì una definitiva  modifica dell’area e la definizione di un nuovo assetto urbanistico portando  alla totale  eliminazione del largo del Mandracchio.
Una volta isolata e non più direttamente sul mare, in una zona pesantemente danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale dai bombardamenti e dall’esplosione della nave mercantile Caterina Costa , la chiesa si ritrovò all’interno di un’isola spartitraffico di Via Nuova Marina, ( realizzata dopo l’abbattimento di tutti gli edifici circostanti ) in una posizione tra Via Alcide De Gasperi e Via Cristoforo Colombo .
Fino agli anni ’70 del novecento, ogni 30 giugno, in ricordo dell’evento che ne propiziò la costruzione, veniva organizzata una festa in onore della Madonna, durante la quale veniva portata in processione sul mare una raffigurazione dell’Immacolata. Il complesso, però, venne abbandonato dopo il terremoto del 1980.
La struttura, dopo  un lungo periodo di incuria, cadendo in un grave stato di degrado nei quali ha dovuto subire numerosi furti ( sopratutto quello relatico a piccole berche in argento donate alla madonna come ex voto dopo iloro lunghi pericolosi viaggi e tutte poste su mensole di appoggio poste nella chiese tra i due livelli della  chiesa ) nel  corso del tempo ha rischiato più volte di essere demolita e putroppo  essere preda dell’indifferenza dei cittadini, posta com’è in una zona che in tempi moderni è attraversata solo da auto.
N.B. La chiesa si è salvata poi dalle distruzioni che interessarono la zona durante il Risanamento nell’800, alla costruzione di via Marina, dalle bombe della Seconda Guerra Mondiale e persino dal boom edilizio degli anni ’50 e ’60. Sembra quindi quasi un miracolo che sia sopravvissuta a tutto questo .
L’ importante edificio sacro un tempo meta dei naviganti che partivano o rientravano salvi nel porto di Napoli ( da qui il suo caratteristico nome) , meta di naviganti e pescatori , conserva con se una storia affascinante legato al quel  quadro della Madonna di Portosalvo che secondo alcune fonti pare  sia stato portato dall’Oriente in mare e poi ritrovato sulla spiaggia, dove è poi  stato venerato come protettore dei marinai. Questi una volta ritrovata quella immagine della Vergine in posizione di preghiera, con le mani alzate verso il cielo ne fecero oggetto di grande devozione popolare, che si diffuse soprattutto tra i pescatori e i marinai, che si affidano alla sua protezione in mare
Alla protezione della Vergine si affidavano infatti sopratutto i marinai che partivano per le loro spedizioni e molti di essi ricevevano qui assistenza, subito dopo sbarcati, come è testimoniato dagli ex-voto conservati.
CURIOSITA’: Questa immagine della Madonna,  è una delle principali iconografie mariane, diffusa in tutto il mondo cristiano. L’icona rappresenta la Vergine in posizione di preghiera, con le mani alzate verso il cielo e secondo una leggenda  raffigura la  Madonna Aghiosoritissa
che intercede per la città di Costantinopoli in fiamme. Essa la vediamo  raffigurata  artisticamente che crea nuvole mentre sovrasta la città in fiamme, con angeli che versano acqua sul fuoco per estinguerlo. Si racconta infatti che, durante un incendio che colpì la città di Costantinopoli , la Vergine apparve ai fedeli e, con la sua preghiera, ottenne la fine delle fiamme. 
Da allora la Madonna Aghiosoritissa è  oggetto di grande venerazione in tutto il mondo cristiano, in particolare in Oriente. Questo simboleggia, secondo una antica tradizione bizantina, la protezione e la grazia divina che la Vergine offre alla città e ai suoi abitanti, e da millenni è un simbolo di fede e di intercessione per molti fedeli .
N.B. La sua immaginie e le sue storie sono fonte di ispirazione e di conforto per i fedeli.
Nei giardini esterno alla chiesa vi sono un obelisco fatto edificare dai  borboni nel 1799 per celebrare e commemorare la riconquista del regno di Napoli dopo la breve parentesi della Repubblica Napoletana , l’arcata di un antico fondaco di epoca aragonese e la Fontana della Maruzza, risalente al Cinquecento che ancora oggi passano spesso totalmente inosservate ai stessi napoletani.

 

 

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