Non tutti ricordano  che Napoli durante la seconda guerra mondiale è stata la prima città d’Europa ad insorgere in armi contro i tedeschi e non tutti sanno che per questo motivo Napoli ed i suoi cittadini hanno meritato una Medaglia d’oro al valore militare .

Questa cosa ci fa piacere ricordarla sopratutto a tutti quelli che oggi  ancora tanto  criticano la nostra  città con i suoi  discussi abitanti . Essi forse non sanno , o fanno fnta di non sapere che Napoli  nonostante il difficile periodo di povertà che attraversava, è stata la prima città europea ad insorgere contro le forze nazifasciste tracciando in questo modo a tutto il resto dell’Italia la strada da percorrere verso la democrazia .

Spesso , troppe volte , il resto dell’ Italia dimentica tutto questo mostrando immensa ingratitudine e mancanza di rispetto verso le numerose vittime che hanno disperatamente combattuto per indicare all’intero paese la via di uscita da regimi dittatoriali .

La festa della liberazione è sopratutto Napoli con le sue quattro giornate .E’ la forza del popolo contro qualsiasi tentativo di totalitarismo e   pulsioni dittatoriali . A nessuno in tanti secoli noi napoletani abbiamo permesso di imporci  il loro stolto pensiero , ne ai nazisti ne tantomeno  alla Santa Inquisizione .

Ricordiamo a tutti infatti che l’unica città ad opporsi alla santa inquisizione è stata Napoli . In 600 anni di inquisizione mai  in città si è acceso un fuoco per bruciare persone e mai all’inquisizione spagnola abbiamo permesso di insediare un tribunale. Perche  Napoli e’una città’ che ha fatto dell’accoglienza e della tolleranza la cifra della sua riconoscibilità nel mondo . Perchè Napoli è il luogo dove ti insegnano ad amare sin da piccoli la libertà e la dignità come fecero i scugnizzi che cacciarono via i tedeschi nelle Quattro Giornate durante la seconda guerra mondiale .
Essi furono infatti i protagonisti delle famose quattro giornate di Napoli che vide insorgere il popolo napoletano da solo contro i tedeschi per ben quattro giorni  ( dal 27 al 30 settembre 1943)  per liberare la città’ e l’intero paese dalla loro occupazione .

Il secondo conflitto mondiale aveva ridotto la nostra città ad uno scheletro . La povertà e la fame venivano ingigantiti dal dolore della morte dei propri cari che avveniva sotto gli assidui bombardamenti che distruggevano case e affetti. Il dolore e la mancanza di tutto ( case ed alimenti ) alimentarono lentamente tra la popolazione un forte sentimento antifascista .

Dopo l’avvenuto sbarco degli alleati in Sicilia avvenne da parte dei tedeschi una intensificazione dei bombardamenti sulla nostra città . Una di queste ( la novantaseiesima dall’inizio della guerra ) in particolare fu quella che più colpì al cuore i napoletani : 400 bombardieri alleati scaricarono purtroppo  il 4 agosto 1943 una valanga di bombe sulla nostra città martoriandola definitivamente nelle vittime dei crolli e nei nostri monumenti e famose e antiche chiese come per esempio quella di Santa  chiara  fu addirittura rasa al suolo . Napoli venne messa letteralmente in ginocchio.  Il porto fu raso al suolo e i monumenti risultarono gravemente danneggiati.  Persino la Reggia di Caserta e gli scavi di Pompei furono ripetutamente e selvaggiamente colpiti  perdendo preziosissimi  reperti e antichi dipinti.

All’annuncio dell’armistizio firmato da Badoglio   in città erano presenti circa ventimila soldati  tedeschi  .  La situazione in città divenne di colpo caotica e il popolo, senza protezione alcuna, divenne ostaggio e vittima della furia vendicativa nazista.  I tedeschi per vendicarsi dell’armistizio firmato da Badoglio ,(  che consideravano un vero e proprio tradimento  ) , misero in atto tremende ritorsioni  in città  fino a dare   l’ordine di deportazione nei campi di lavoro tedeschi pervendicarsi ,  di tutti i maschi fra i 18 e 33 anni.
Bloccarono quindi tutte le strade della citta’ e incominciarono a fermare ed arrestare tutti gli gli uomini che per disgrazia si trovavano a passare in quel momento . Questi furono poi caricati con la forza sui camion e chiusi nello stadio Collana  in attesa di essere deportati. Le case e i negozi furono saccheggiati e gli uomini e le donne che si opponevano furono fucilati sul posto.
La popolazione, già’ di per se  ridotta alla disperazione , priva di cibo e d’acqua e  stremata dalla fame  anzichè abbattersi trovò invece la forza di risollevarsi e combattere cominciando  ad assumere atteggiamenti sempre piu’ ostili verso le truppe naziste.   Con il passare dei giorni incomincio’ a tramare feroci scontri organizzando  numerosi agguati a scapito dei soldati tedeschi  che applicarono  subito una ritorsione durissima contro i ribelli .  Il colonnello Hans Scholl ordinò  il coprifuoco e dichiarò lo stato d’assedio con l’ordine di uccidere tutti coloro che si fossero resi responsabili di azioni ostili alle truppe tedesche ordinando che : “per ogni tedesco morto saranno uccisi cento napoletani “.
Gli episodi di intolleranza di contro si intensificarono e  la popolazione anziche’ arredendersi  incomincio’ ad organizzare la resistenza ;  le donne in cerca di viveri e d’indumenti, gli uomini in cerca d’armi e munizioni. Il popolo vide come unica possibilita’ di libertà’ , al contrario di Badoglio , quella di scendere in strada e combattere da soli per liberarsi dei tedeschi  .I napoletani accomunati tutti dallo stesso spirito di liberazione , imbracciarono  il fucile e incominciarono la caccia al tedesco . In molti punti della citta’ incominciarono i primi scontri che in poche ore divennero sempre più numerosi ,  la gente iniziò a riunirsi  armata per le strade, a bruciare le camionette nemiche, e  a creare barricate per impedire il passaggio delle truppe tedesche. Gli abitanti del Vomero riuscirono a impadronirsi di armi e munizioni depositate in un arsenale e da quel luogo dove costituirono per iniziativa di Antonino Tarsia , il Comando Partigiano , incominciarono le quattro giornate di Napoli .
Combatterono tutte le fasce sociali della popolazione e con tutti i mezzi a loro disposizione   : armi, mobili , materassi ed anche vasche da bagno che pur di sbarrare la strada ai tedeschi   venivano gettate dai balconi e poste come barriera  .


Parteciparono alla lotta uomini, donne , bambini , studenti ( come quelli del liceo Sannazzaro al Vomero ) , intellettuali come Alfredo Paruta (  pubblicazione del giornale « Le barricate» ) ,  operai delle fabbriche  , ma sopratutto tanti scugnizzi dei quartieri popolari . Così come avvenne contro l’inquisizione parteciparono uniti contro il comune nemico tutte le fasce sociali della città . Dal 27 al 30 settembre combatterono uniti in uno slancio di orgoglio e disperazione tutti uniti uno accanto all’altro scugnizzi intellettuali , ed insospettabili professori . L’energia profusa nella lotta fu tale che neanche la potenza militare tedesca , dotata del doppio delle armi militari e di mezzi corazzati , riuscì a domare .

Il gruppo piu’ folto e coraggioso dei rivoltosi che si mise in luce nei combattimenti , era  formato proprio da tipici scugnizzi napoletani che impavidi e incuranti di essere ammazzati  , senza alcuna paura ,  rubavano armi ai tedeschi  caduti  e li riportavano  dietro le barricate dei rivoltosi dove essi stessi si rendevano poi protagonisti di eroici scontri contro le truppe tedesche  .

La notizia che un gruppo di ragazzini stava mettendo a dura prova le truppe naziste si diffuse ben presto nella città
Tra i tanti scugnizzi  a reagire e a ribellarsi all’oppressione dei soldati nazisti  si mise particolarmente in luce il piccolo Gennarino Capuozzo di soli 12 anni che sfrontato  e ribelle insieme ad alcuni suoi amici si rese protagonista della cattura di un automezzo militare tedesco ;  con il suo gruppo si appostò dietro alcuni blocchi di cemento sulla strada tra il Frullone e Marianella e attese che un  camion con dei  soldati  tedeschi a bordo fosse vicino. Appena l’automezzo con i tedeschi fu a portata di tiro, essi spararono a ripetizione sul camion  con le loro mitragliatrici e lanciarono bombe a mano. Il camion tedesco provò a togliersi dalla strada, ma Gennarino riuscì ad avvicinarsi e a gettare una bomba a mano contro il mezzo militare. “Ora scendete”, intimò Gennarino puntando la sua mitraglietta. Dal camion scesero i tedeschi con le braccia aperte e furono portati come prigionieri all’accampamento degli insorti dove Gennarino fu trattato da eroe.
I giornalisti cominciarono a parlare di Gennarino e ci fu qualche fotografo che pubblico’ la sua immagine.Tempo dopo ,  Gennarino ,  saputo che in  via Santa Teresa erano in atto grandi  scontri ,  decise di recarsi insieme ai suoi amici scugnizzi sul luogo dove la popolazione  aveva alzato barricate, con i mobili che  aveva buttato giù da finestre e balconi, per respingere i tedeschi. Prese il mitragliere di un soldato morto, si riempì le tasche con le bombe a mano e corse impavido verso un carro armato tedesco . “Adesso vi facciamo vedere noi chi sono i napoletani“, urlò. “Vedrete chi è Gennarino Capuozzo”. Ma mentre stava togliendo dalla bomba la sicura, una granata del nemico lo centrò in pieno.
I napoletani che stavano combattendo a qualche metro di distanza lo videro sparire tra la polvere dell’esplosione, non lo sentirono nemmeno gridare, corsero da lui sperando di poterlo aiutare, ma era tardi. Il suo corpo giaceva immobile, il volto sfigurato da quello scoppio, la bomba ancora stretta in pugno

Era il 29 settembre. Quella sera stessa, i tedeschi trattarono la resa con gli insorti: il comandante del presidio maggiore tedesco con la bandiera bianca issata  chiese di trattare la resa. Ottennero di uscire indenni da Napoli in cambio del rilascio degli ostaggi ancora prigionieri al campo sportivo. Furono costretti così’ ad ordinare l’evacuazione del campo sportivo e la restituzione dei 47 ostaggi detenutivi, in cambio della loro immunita’.

Si tratto di una vera umiliazione per i nazisti che creduti di imporre il loro dominio alla città’ di Napoli , pur di avere salva la vita dovettero sottomettersi ad un gruppo di « straccioni» ribelli.
Il giorno dopo, il 30 settembre, le truppe tedesche lasciarono la città. I napoletani avevano vinto e il corpo di Gennarino Capuozzo fu venerato come si venerano i martiri di guerra.
A Concetta Capuozzo, la mamma di Gennarino, fu assegnata una medaglia d’oro al valor militare alla memoria di quel piccolo, grande eroe. Mentre le intere quattro giornate valsero alla città di Napoli il conferimento della medaglia d’oro al valore militare.
Il prezzo che la popolazione pago’ per la sua insurrezione  fu molto alto ed il bilancio alla fine delle quattro giornate fu amaro; 168 patrioti combattenti caduti; 140 vittime tra i civili, 162 feriti, 75 gli invalidi civili, 19 caduti ignoti (l’elenco delle perdite continua ad accrescersi anche dopo la liberazione della città: nel pomeriggio del 7 ottobre il palazzo delle Poste, appena riattivato, saltò in aria a causa delle mine lasciatevi dai tedeschi, provocando la morte di molti cittadini.

Ecco il prezzo che abbiamo dovuto pagare per mostrare all’ intera Italia la strada da percorre. Una cosa che molti ignoranti uomini del nord dimenticano o fanno finta di dimenticare o magari non sanno per vera ignoranza .

La fine della guerra mostrò un bilancio terribile : migliaia di famiglie napoletane in lutto , un terzo degli edifici in macerie, il porto distrutto, mancanza di gas, carenza d’acqua e di viveri, condizioni igieniche pessime e tifo petecchiale insorto per la promiscuità nelle affollate cavità  sotterranee adibite a ricoveri pubblici.

Napoli alla fine del conflitto risultò essere stata la città più bombardata d’Italia (circa 200 raid di cui 120 a segno) e presto dovette subire  nel dopoguerra un periodo pieno di angosce. Quando le truppe anglo-americane  giunsero in città il 1 ottobre poterono entrare in Napoli senza sparare neanche un colpo  e la nostra gente accolse il loro arrivo con esultanza tirando un sospiro di sollievo e sperando finalmente di voltar pagina . Ma quello dell’occupazione anglo-americana fu un altro periodo caratterizzato da miseria , fame , macerie , assenza di ospedali , di nettezza urbana ed infinita tristezza . Corruzione , contrabbando , prostituzione e ricerca di espedienti illeciti per sopravvivere cancellarono ben presto come ogni occupazione il sogno che il nuovo venuto portasse benessere alla nostra città .Per un lungo periodo i napoletani abbandonati dallo stato e come sempre lasciati a se stessi furono costretti a cavarsela da soli arrangiandosi alla meglio sotto il controverso controllo degli Alleati.

A governare Napoli venne inviato il colonello americano Charles Poletti  che a sua volta scelse come aiutante e interprete tale Don Vito Genovese , socio del famigerato Lucky Luciano  noto boss di una delle cinque famiglie mafiose di New York, rifugiatosi in Italia per sfuggire a un processo per omicidio. Egli ,  passato opportunamente dalla parte degli antifascisti  si era reso  molto utile, grazie ai suoi particolari legami, per far sbarcare in Sicilia  gli  Alleati . Il boss ovviamente non si limitò al semplice esilio ma approfittando del razionamento dei viveri presente in città si adoperò per far instituire un commercio clandestino dei generi alimentari in città ( coperto dagli ufficiali americani che ne favorivano gli affari ).  I loschi affari di Don Vito Genovese aprirono le porte ad un mercato clandestino enorme che fece fare un forte ulteriore salto ad una criminalità organizzata come la camorra , sopratutto  quando  ne divenne erede in seguito all’arresto  di Don Vito e sua successiva estradizione negli Stati Uniti. Il boss fu sottoposto al processo che aveva cercato di evitare fuggendo in Italia,(  durante il processo  un testimone chiave morì avvelenato in circostanze “misteriose”)  . Don Vito fu assolto dalle accuse per mancanza di prove partendo da quel momento  alla conquista dei vertici della mala statunitense.

La camorra rinvigorita dal narcotraffico instaurato con le cosche statunitensi guadagnò sempre più potere e  conseguente  influenza sia nel tessuto sociale della plebe che negli ambienti politici  decisivi dell’amministrazione.  Lo stato italiano preso finalmente atto del potere acquistato dalla camorra pensò a quel punto di porvi rimedio nel 1956 attraverso una incomprensibile  legge che mandava in esilio  ( soggiorno obbligato )  al confine settentrionale tutti gli accertati delinquenti . Essa aveva l’intento  di allontanare i malavitosi dalla sua terra di origine   nella convinzione che al Nord non sarebbero riusciti a ricreare una rete criminale. E invece la stupida legge  divenne un terribile boomerang . A Milano e nei centri limitrofi furono relegati circa 400 uomini delle cosche sopratutto calabresi  che sfruttando  le convenienti condizioni economiche del florido periodo postbellico e la maggiore autonomia d’azione rispetto alle lontane zone di origine, fecero di quei luoghi dei veri e propri quartieri generali  del crimine organizzato.Nuovi rapporti nacquero tra mafiosi e imprenditori lombardi e ben presto il capoluogo lombardo divenne uno dei mercati più floridi ed importanti per il traffico ed il consumo di stupefacenti con rinnovata nuova possibilità per i clan di acquisire ingenti capitali e liquidità utile a creare importanti legami con l’imprenditoria e la politica del posto .La camorra allargò così il suo potere all’intera Italia.  Il resto è storia .

 

Articolo scritto da ANTONIO CIVETTA

 

 

 

 

 

 

 

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