Il Real Albergo dei Poveri o Palazzo Fuga o, nell’uso popolare, Reclusorio o Serraglio, è il maggiore Palazzo monumentale di Napoli ed una delle più grandi costruzioni settecentesche d’Europa.
Il palazzo disegnato dall’architetto Ferdinando Fuga, risulta essere la più grande opera monumentale d’Europa, nonostante, rispetto al progetto iniziale, sia non del tutto completa.
I numeri del palazzo monumentale sono tra i più grandi al mondo: la facciata è lunga oltre 350 metri, 9 km di sviluppo lineare dei corridoi, 430 e più stanze distribuite su 4 livelli, 8 metri l’altezza della sala più maestosa e 100.000 metri quadrati di superficie utile.Questo lavoro, insieme ad altri progetti, dovevano rendere Napoli come una città modello rinascimentale.      Si tratta del simbolo della “pietà illuminata” che condusse l’operato dei sovrani borbonici. Un edificio tipicamente illuminista, rivolto all’accoglienza della popolazione più povera del Regno. La struttura riusciva ad ospitare circa ottomila sudditi. Gli ospiti del palazzo, suddivisi per sesso ed età, oltre ad avere vitto e alloggio venivano in questo luogo guidati in un percorso di riscatto sociale che li avrebbe portati ad una formazione vera e propria nel campo lavorativo.  Lo scopo principale della struttura era infatti quello di insegnare un mestiere ai suoi ospiti e a tal proposito fu dotato di officine e laboratori  che furono sistemate accanto ai dormitori , insieme con una chiesa ed un  refettorio.  Un’ala del palazzo fu destinata Pro viris et pueris, mentre l’atra era Pro feminis et puellis , come recitano ancora oggi  due iscrizioni interne .
Nel 1735 fu re Carlo III di Borbone, su pressioni della moglie Maria Amalia di  Sassonia e dell’instancabile monaco padre Rocco , a volere questa opera immensa che aveva come scopo quello di ospitare in un unica grande struttura tutti i poveri del Regno , ( tanto che fu chiamato l’ Albergo dei poveri ) gli orfani , i mendicanti del regno ed i veterani che erano tornati mutilati (una delle categorie che più stavano a cuore al Re ) poiche’ chi aveva servito la Patria aveva diritto ad essere assistito e servito egli stesso..                                                                                                              Per la sua realizzazione , dal 1751 in poi, furono spesi circa un milione di ducati derivanti direttamente dalle tasche di re, regina, nobili ed enti religiosi .L’opera rimase incompiuta per cui la sua attuale mole (oltre 100.000 metri quadri di superficie utile) rappresenta solo un quinto del progetto originale.
Tra le cause della sospensione, oltre all’ingente cifra necessaria al completamento, occorre risalire alla rivoluzione del 1799 quando Ferdinando IV impresse una svolta in senso pragmatico rispetto a quella prettamente assistenziale decisa dal suo avo Carlo III; si decise pertanto di adottare un nuovo progetto, elaborato dall’architetto Francesco Maresca, che prevedeva un numero limitato di camerate rispetto a locali più ampi dove allocare le macchine di produzione manifatturiera.
Uno degli scopi di questa istituzione caritatevole fu di garantire i bisogni di sicurezza urbana, legato allo sviluppo della prima industrializzazione, che a Napoli aveva conosciuto uno sviluppo eccezionale, riprendendo le teorie della “città modello rinascimentale” sulla rieducazione dei detenuti e sul valore terapeutico del lavoro. Un altro scopo fu di assicurare agli orfani della Santa Casa dell’Annunziata, accolti a partire dal 1802, i mezzi di sussistenza e l’insegnamento di un mestiere che li avrebbero potuti rendere autonomi nella vita quotidiana. In tal modo si volle dare ai diseredati non solo i mezzi di sussistenza ma anche l’ insegnamento di un mestiere che li avrebbe potuti rendere autosufficienti.
Gli ospiti venivano selezionati in questo modo : uomini e donne, ragazzi e ragazze che venivano sistemati in settori rigorosamente separati : le attivita’ si svolgevano in ali separate del palazzo : i maschi studiavano grammatica ,matematica, musica, disegno e si dedicavano all’ apprendimento di mestieri manuali come : stampatore , sarto, meccanico, calzolaio o tessitore. Le donne invece oltre che allo studio erano rese pratiche nella tessitura e nella sartoria. Tra le scuole di eccellenza spiccavano quella sanitaria per sordomuti ,di bella scrittura , di musica , e di ricamo.
Nonostante i buoni propositi, l’Albergo dei Poveri, tuttavia, divenne un vero e proprio carcere, essendo etichettato come “serraglio”, cioè di un luogo dal quale non sarebbe stato più possibile uscire. Chi nasce ‘ncopp’â paglia va a murí dint’ ô Serraglio, cosi’ recita un vecchio adagio napoletano (lett:chi nasce sulla paglia, va a morire nel Serraglio).
A tal proposito va detto come sia sempre stato da tempo luogo di paura o minaccia se non ubbidivi o non studiavi nei confronti dei ragazzi .Ricordo ancora la minaccia < si nu studi te chiur rint o serraglio >.
Nel 1838, nelle sale dell’Albergo trovò posto la Scuola di Musica che fornì per vari anni suonatori provetti alle compagnie militari . Sorse anche una scuola per sordomuti, senza mai perdere la sua primitiva impronta assistenziale.
Nel corso degli anni si avvicendarono nei suoi locali un Centro di Rieducazione per Minorenni, un Tribunale competente a giudicare le cause riguardanti i minori di diciotto anni, un cinema, delle officine meccaniche, una palestra, un distaccamento dei Vigili del fuoco e l’Archivio di Stato civile.
Nel 1937 , fu operato un radicale rinnovamento venendo incontro alle necessità segnalate dal ministro di Grazia e Giustizia e dal Direttore Generale delle Carceri per la realizzazione di un istituto di tutela, assistenza e protezione dei minorenni soggetti a misure di sicurezza. Questi piccoli ospiti, sottoposti ad osservazione, selezioni e curati in relazione alle condizioni ambientali ed economiche in cui erano nati e cresciuti, ed alle cause fisiologiche e sociali che ne avevano determinato la devianza, erano avviati al laboratorio d’istruzione ed alla classe professionale dove ricevevano una preparazione tale da essere poi assunti come operai specializzati nelle aziende pubbliche o private.
Il real albergo dei poveri divenne dunque un centro rieducativo per giovani che recuperati alla vita sociale ricevevano l’ avviamento pratico ai mestieri attraverso scuole di meccanica, falegnameria e tipografia.
Il centro di osservazione minorile comprendeva due giardini , due palestre, l’ infermeria , un refettorio con cucina, un’officina ,un laboratorio artigianale, una scuola elementare.
Il palazzo con il tempo e’ andato dimenticato e abbandonato, importanti crolli dell’ala su via Tanucci furono registrati nel 1929, e un terremoto del 23 novembre 1943 provocò il distacco di alcuni solai dai muri laterali.
Nel crollo a seguito del terremoto del 1980 persero la vita alcune anziane donne e due persone che le assistevano. La proprietà dell’edificio, quindi, passò al Comune, che avviò il restauro nel 1999.
Il palazzo per anni abbandonato dalle amministrazioni in uno stato di totale degrado solo da poco ha visto una parziale iniziale ristrutturazione ( i lavori peraltro sono gia’ stati sospesi dopo una parziale rinfrescata alla facciata ) rischia di restare solo uno dei tanti potenziali beni di cui disponiamo e non sappiamo sfruttare .
Potrebbe divenire il piu’ grande museo del mondo , ( altro che Louvre) riuscendo finalmente ad esporre le migliaia di opere che giacciono non catalogate sotto il nostro museo nazionale .
Una sorte di “Louvre” napoletano, che ospiterebbe quella miriade di opere che la Campania possiede ma che non sono state mai esposte.
Una grande risorsa turistica ed economica enorme con la possibilita’ di creare nuove opportunita’ di lavoro ai tanti giovani napoletani costretti ad emigrare.
Creare a Palazzo Fuga il museo più grande del mondo è il modo migliore di onorare la nostra storia e la nostra arte, favorendo turismo, occupazione e indotto. Palazzo Fuga potrebbe essere una occasione unica di rilancio della nostra economia .

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