La famosa “ Villa Emma , ovvero il casino per la villeggiatura dell’ambasciatore inglese Sir Lord William Hamiltone della sua bellissima giovane moglie Emma Lyons, pare sorgesse su uno sperone di roccia tufaceo lambito dal mare nell’area oggi compresa tra Donn’Anna e il Circolo Posillipo, dove oggi si trova lo storico stabilimento balneare Bagno Elena, presente in questo luogo fin dal 1840.
Il casino appare infatti presente in quel luogo nella famosa mappa del duca di Noja dove appare indicato come il ” casino di Mappinola” proprio in corrispondenza di quello che poi è stato e lo è attualmente il Lido Elena oggi considerato uno stabilimento balneare molto esclusivo ed un tempo neanche molto lontano ,considerato invece un lido alquanto popolare denominato “ Lido mappatella “.
CURIOSITÀ: Non tutti associavano tale denominazione all’antico casino di Mappinola e considerano invece tale soprannome dato al lembo di spiaggia , alle tradizionali abitudini che avevano un certo ceto popolare che certo non poteva certo permettersi il mare a pagamento , di organizzare verso l’ora di pranzo in spiaggia delle vere e proprie tavolate sotto l’ombrellone, con ogni ben di Dio trasportato in spiaggia in un grosso strofinaccio ( panno ) ben annodato , Nel suo interno come pasto da portare in spiaggia , venivano riposti teglie di pasta al forno, frittata di maccheroni, polpette, insalata di riso e parmigiana ma anche frutta e verdura.
N.B. L’Enciclopedia Treccani e il Vocabolario Etimologico di Ottorino Pianigiani sono concordi nell’indicare il termine latino “mappa” come quel tovagliolo, un panno per lo più di lino, che i convitati usavano durante i pranzi per asciugarsi le mani appena lavate, poiché i Romani usavano mangiare con le mani, e nel quale porre gli avanzi da portare a casa dal banchetto, quasi sempre di nascosto. Da quest’uso della mappa, termine a sua volta di provenienza fenicia secondo Quintiliano, deriva perciò mappata e poi mappatella, termini usati per estensione anche quando non sono trasportati generi alimentari.
Gli antichi, inoltre, usavano dei panni pure per realizzare, appunto, delle mappe, ossia rappresentazioni grafiche di un territorio qualunque fosse la sua estensione, dal semplice campo agricolo al mappamondo
Recentemente la villa Hamilton è stata identificata e confermata come tale nella pianta Carafa , come coincidente con il Cas. del Mappinola . Infatti il piccolo promontorio appare dalla pianta come tagliato da una breve galleria che serviva a raggiungere il palazzo Donn’Anna senza bagnarsi i piedi.
La villa che sorgeva su uno sperone tufaceo era infatti perforato da un piccolo tunnel, nell’area oggi compresa tra Donn’Anna e il Circolo Posillipo, che serviva come transito pedonale per raggiungere Palazzo Donn’Anna senza bagnarsi i piedi.
CURIOSITA’: Si racconta che il tunnel presente al dì sotto dell’ abitazione era talmente stretto che non vi potevano passare le carrozze che quindi dovevano necessariamente arrestarsi davanti alla sua imboccatura. La residenza , alla quale si poteva accedere tramite due rampe di scale era anche all’epoca l’ultima casa che una carrozza poteva raggiungere.
Il casino non molto grande , era costituito da sole tre stanza , una cucina, un giardino molto piccolo ed una splendido terrazza semicircolare affacciata sul mare dalla quale si poteva godere di un magnifico panorama .
La bella ma piccola residenza , fu successivamente in gran parte demolita , sopratutto nella sua parte posteriore quando nel 1812 Murat volle che si aprisse la nuova strada di Posillipo . La sua parte anteriore con il suo terrazino semicircolare è stata invece inglobata dagli edifici moderni, mentre alla base dell’antica galleria, attualmente murata, sopravvivono resti del basolato della vecchia strada.
Una bella descrizione del delizioso casino, di villeggiatura di Lord William Hamilton e della sua bellissima ma irrequieta moglie Emma Lyion ,appare descritto nel suo diario, da Lord Herbert , figlio del conte di Pembroke,
Egli nel n1779. descrive la Villa nel suo diario in questo modo:
“La villa si trova a Posillipo ed è l’ultima casa alla quale si può arrivare in carrozza. È costruito su una piccola roccia e consiste di tre stanze e una cucina, con un minuscolo giardinetto. Per accedervi occorre ascendere due rampe di scale “,
“Sir William è solito pranzare qui, perché alle due il sole è già calato, e mentre ognuno arrostisce a Napoli egli si gode il fresco del suo Casino. La casa successiva, che è in rovina, si dice sia appartenuta alla Regina Giovanna». Impossibile, dal momento che Palazzo Donn’Anna fu costruito solo nel 1642. L’errore nasce dalla sovrapposizione di due figure femminili, Anna Carafa e Giovanna II d’Angiò, la regina lussuriosa che aveva l’abitudine di dare in pasto ai pesci i propri amanti. Ma Giovanna regnò a Napoli dal 1414 al 1435, quindi anche volendo non avrebbe potuto utilizzare i sotterranei di Donn’Anna per soddisfare i suoi capricci…”
CURIOSITA’ : Hamilton diede alla villa sul mare il nome Emma in omaggio alla splendida fanciulla che sarebbe diventata nel 1791 la sua seconda moglie.
Tra i personaggi che alla fine del 700 frequentarono Villa Emma, a Posillipo, vi fu anche il celebre pittore tedesco Johann Heinrich Wilhelm Tischbein, autore del famoso ritratto Goethe nella campagna romana (1787) che la la utilizzò come residenza estiva. Egli scrivendo a Goethe, nel 1787, nella sua lettera così descrisse così l’incanto di Villa Emma: «L’altro ieri sono stato col cavaliere Hamilton a Posillipo, nella sua villa. Non è possibile davvero vedere a questo mondo cosa più splendida. Dopo pranzo una dozzina di ragazzi si buttarono a mare: spettacolo bellissimo, coi molti gruppi e le varie posizioni che assumevano giocando fra di loro. Il Cavaliere li paga a posta, per procurarsi questo svago tutti i pomeriggi».
Altro celebre ospite della villa , durante il suo soggiorno a Napoli fu il pittore Hackert . Egli ebbe qui la sua residenza estiva .
L’ ambasciatore inglese presso il re di Napoli Sir William Hamilton e consorte amavano fare colazione sulla terrazza affacciata sul Golfo. La villa era sempre piena di ospiti, più o meno illustri e blasonati, ai quali i padroni di casa offrivano saporite pietanze a base di prosciutto e fichi, maccheroni, polpette, crostacei, molluschi e Lachrima Cristi come se piovesse. Anche re Ferdinando, con sua mglie Carolina .con il quale sir William aveva un rapporto solidissimo, si faceva vedere spessoda queste parti .
Tutto questo lo o ricorda lo stesso Hamilton nei suoi diari.
Alla villa ancora oggi chiaramente visibile e riconoscibile dal mare grazie al suo famoso terrazzino semicircolare. si accede per via terra poco prima (venendo da Mergellina) del «celebre palazzo semiveneziano» meglio conosciuto come “casa Dognanna”.
CURIOSITA’ : La casa di città di sir Hamilton era invece a Cappella Vecchia, e precisamente a Palazzo Sessa, che in epoca borbonica fu la sede ufficiale dell’ambasciata inglese presso il re di Napoli. Qui si consumò la storia d’amore tra lady Emma e il celebre ammiraglio britannico lord Horatio Nelson, che nel 1793 era venuto a Napoli a chiedere rinforzi contro i francesi. Emma usò la sua influenza sul marito, e sulla regina Maria Carolina (sua grande amica, e forse non solo amica) per concederglieli. Infine si concesse ella stessa all’ammiraglio, che dopo aver sbaragliato la flotta francese ad Aboukir era tornato a Napoli da eroe, senza l’occhio destro, privo di un braccio e con il volto sfregiato da una sciabolata. Nonostante le menomazioni, lady Emma se ne invaghì, e la relazione tra i due fu tollerata dallo stesso Hamilton, che per l’eroe inglese nutriva una sincera ammirazione.