E.A. Mario , figlio di un barbiere , nacque a Napoli il 5 maggio 1884 in un basso del Borgo di San Antonio Abate.

E’ stato uno dei massimi esponenti della canzone napoletana del primo novecento .
Egli fu un autore straordinariamente prolifico scrivendo più di duemila canzoni molte delle quali da lui stesso musicate e scritte in dialetto napoletano con grande successo di pubblico : Maggio si tu!, Io na chitarra, ‘a luna, Funtana all’ombra, Tammurriata nera e tante altre.
E.A.Mario era solo uno stravagante pseudonimo mentre il suo vero nome era Giovanni Ermete Gaeta.

Il padre, come vi abbiamo accennato, era barbiere e tutta la famiglia viveva nel retrobottega del salone da lavoro; la leggenda vuole che, quando Giovanni aveva solo 10 anni, un signore di passaggio venne a fare barba e capelli. Questo signore, che cambiò la vita di Giovanni, aveva con sé un mandolino ma andando via dimenticò lo strumento sulla sedia. La cosa strana è che nei giorni successivi non tornò a riprendere il mandolino dimenticato. Allora il piccolo Giovanni Gaeta comincio inizialmente a suonarlo per gioco, ma lentamente, piano, piano, cominciò a capire che quell’oggetto lo attraeva… ma viste le scarse condizioni economiche della famiglia, egli era costretto ad aiutare il padre nella sua bottega  e certo i scarsi guadagni non gli consentivano  di seguire un regolare corso di studi . Imparò pertanto a suonare da solo il mandolino sui libretti autodidattici.

Considerato il suo talento innato nel giro  di poche settimane apprese le più elementari nozioni musicali e  affascinato dalle poesie di S. di Giacomo incominciò a scrivere in dialetto napoletano .

CURIOSITA’: In reatà non imparò mai a leggere e a scrivere musica pertanto si   affidava e un vero musicista per trasfomare le musiche che lui scriveva in  vere partiture.

Mostro ‘ in poco tempo un vero talento musicale e letterario incominciando a collaborare con il giornale ‘ il Lavoro ‘ di Genova , diretto da Alessandro Sacheri , firmandosi con lo pseudomonimo Hermes da Ermete , suo secondo nome.
A 20 anni vinse un concorso alle Poste e fu destinato a Bergamo dove conobbe una giornalista di origini polacche ( Marie Clinazovitz ), direttrice di una rivista letteraria con cui incomincio’ a collaborare anche in questo caso con uno pseudomonimo ( Mario Clarvy ).
A questa esperienza giornalistica risale la decisione di assumere lo pseudonimo di E. (da Ermete) A. (da , Alessandro Sacheri ) Mario (dallo pseudonimo della direttrice del Ventesimo).
Trasferito a Napoli conobbe il compositore R. Segrè, con cui porto ‘ al successo la canzone “Cara mammà ” (da lui scritta e da Segre’ musicata ) .

Fu uno dei suoi primi successi come autore di testi a cui seguirono A Mergellina , Ammore ‘e femmena , Strofette allegre , Ronda di notte, portate al successo da A. Gill, che insieme a G. Gambardella , per anni fu l’interprete più autorevole delle sue canzoni.

Da quel momento divenne l primo grande cantautore napoletano, ma era comunque  poco considerato dai suoi colleghi per la lacunosa preparazione musicale che lo costringeva a dipendere da un compositore musicale a cui doveva dettare le sue canzoni accompagnandosi ad orecchio con la chitarra o con il mandolino.
Da un incontro con l’editore F. Bideri, nasce la sua prima canzone di cui compose anche la musica interpretata da G. Pasquariello, “Comme se canta a Napule “che ebbe inaspettatamente un grande successo.
Seguirono dalla collaborazione con Bideri altre canzoni di successo come Funtana all’ombra, Io ‘na chitarra , ‘a luna e la sua famosa Canzone  Santa Lucia lontana, considerata  per molti anni a seguire, l’inno di tutti gli emigranti.

Se gira o munno sano se va a cercà furtuna, ma quanno spunta ‘a luna… luntano a Napule nun se po’sta!

Fondo’ in seguito una sua casa editrice il cui esordio ebbe luogo con la Piedigrotta del 1916.
Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, pur essendo stato esonerato dal servizio militare per motivi di famiglia, volle ugualmente dare il suo contributo e ottenne dalla direzione delle Poste l’autorizzazione a viaggiare nelle unità ambulanti postali addette al trasporto della posta in prima linea.

Nacquero allora le canzoni Patria, Marcia ‘e notte e Canzone di trincea , quindi il poemetto ‘A morte ispirato agli orrori della guerra e, nel giugno 1918, la celeberrima Leggenda del Piave, che interpretata dal cantante E. Demma, divenne subito popolarissima.

Il brano che servì a rianimare l’umore delle truppe al fronte, ebbe un tale successo che lo stesso  generale Armando Diaz in persona, anche lui napoletano, si affretto a congratularsi con l’autore inviandogli un telegramma: “La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!”

La leggenda del Piave (“Il Piave mormorò: non passa lo straniero!”) oltre a renderlo famosissimo al momento,  lo impalmerà poi come autore eterno, sopratutto dopo che lui stesso  presentò successivamente  ufficialmente la canzone al teatro Rossini di Napoli.

Seguirono nuovi successi come ‘ Le rose rosse, ‘A legge, Vipera, Tarantellona, Serenata smargiassa, Canzone appassiunata , Vide Napule, Zingara nera , L’Italia , Dduje paravise, Pass’a bandiera, Senza nomme , Balocchi e profumi , ‘O pate, O vascio, Canzone ‘mbriaca , Priggiuniero ‘e guerra e insieme al consuocero Edoardo Nicolardi,  anche la famosa  Tammurriata nera, considerata ad oggi una delle canzoni più popolari nella storia della musica partenopea .

E,A. Mario

CURIOSITA’ : Nel 1944, Edoardo Nicolardi  era  un dirigente amministrativo di un famoso ospedale di Napoli, il “Loreto Mare”, ma era anche  il figlio dell’amministratore de “Il Mattino” di Napoli e autore di alcune delle opere più famose della canzone napoletana, come la celebre “Voce ‘e Notte” del 1904.  Egli un giorno ebbe l’occasione di  assistere ad una  storia reale che fece molto notizia in ospedale . QUle giorno una giovane donna ebbe modo di partorire  un bambino di colore, fatto allora inedito in una città come Napoli, ma che poi, per motivi che tutti conosciamo , si rivelerà in anni più bui, una cosa abbastanza frequente. Dopo aver assistito a questo “strano evento”, Edoardo corre a casa e chiama il suo consuocero E.A.Mario e insieme, di notte, compongono quello che sarà poi definito l’inno dei  di quelli che vennero battezzati “I Figli della Guerra”.

Nel 1921 per l’inaugurazione del monumento al milite ignoto in Roma fu eseguita la Leggenda del Piave; in quell’occasione fu invitato al Quirinale e gli furono conferite le insegne di commendatore della Corona d’Italia.
Nel 1944 compose forse il suo ultimo successo, Tammurriata nera, ispirata a un episodio di cronaca legato ai rapporti intercorsi tra donne napoletane e soldati di colore.
Nel 1954 gli fu conferita la cittadinanza onoraria di Belluno per la Leggenda del Piave e il 24 maggio dello stesso anno fu scoperta una targa marmorea al Borgo Marinaro di Napoli per Santa Lucia luntana .
Morì a Napoli il 24 giugno 1961.

 

ARTICOLO SCRITTO DA ANTONIO CIVETTA

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