La festa dei gigli di Nola è la storia di una città che rivive il proprio passato attraverso la maestosa danza di possenti piramidali torri di legno chiamati  gigli , sotto la religiosa protezione dell’amato vescovo Paolino .

Parlare di qtesta festa ,  non è certo una cosa facile visto l’enorme numero di persone esperti e competenti presenti sulla materia , sopratutto nel Nolano . Noi vogliamo  solo far conoscere a tutti quello che è una delle feste popolari religiose più belle e spettacolari dell’ intero meridione, dal 2003 riconosciuta dall’Unesco patrimonio culturale dell’Umanità.

 

La Festa dei Gigli è un momento folcloristico, culturale e religioso molto importante per tutti i residenti nolani che con passione vivono  per l’intero anno.il  suggestivo clima di festa .  Ogni nolano vive  infatti l’appuntamento con i gigli  in ogni momento dell’anno . In esso ognuno di loro ritrova le proprie radici e la storia della proprie origini ripercorrendo  centinaia di anni di tradizione. Scopriremo attraverso il nostro racconto che l’attaccamento del popolo nolano alle corporazioni è molto forte ed emozionante; le corporazioni, tuttavia, non sono in competizione tra loro, ma sfilano per omaggiare la città e l’effige di San Paolino in un clima festoso e di raccoglimento.

 

Per raccontarvi della Festa del Giglio riteniamo pertanto utile per prima cosa sapere sopratutto chi era  San Paolino .

San Paolino , vescovo di Nola ,ed oggi ufficialmente patrono secondario dela Campania ,  nacque a Bundigala (l’odierna Bordeaux ) in Aquitania , nel 354 d.C.. da una nobile e ricca famiglia senatoriale romana. Il suo vero  nome era  Ponzio Meropio Anicio Paolino , ed era certamente una persona appartenente al ceto sociale potente e benestante avendo egli , dopo la morte del padre avvenuta nel 377 d.C. , ereditato  oltre che una considerevole parte di beni anche il titolo di Senatore .

 

Nella città natia frequentò la scuola di Ausonio , precettore dell’Imperatore Graziano, dal quale apprese le lingue latina e greca .Successivamente perfezionò i suoi studi all’università di Bordeauxapprofondendo sopratutto lo studio delle lettere e della filosofia

Egli discendendo dalla  ricca famiglia patrizia romana degli Anici  ( il padre a Bordeaux era funzionario imperiale) ,  fu senza dubbio molto  favorito nella carriera politica da amicizie altolocate, entrando  a soli 20 anni a far parte del Senato Romano  . Continuando la sua carriera politica raggiunse poi a soli 24 anni  , la somma carica di magistrato del Senato e quella successiva di Governatore della Campania dove egli possedeva molte proprietà e terreni .

Decise tra i suoi vari possedimenti di scegliere come propria sede consolare un  luogo cimiteriale che si trovava nei pressi della cittadina di Nola dove anni prima la mamma lo aveva condotto per mostrargli la tomba di San Felice e  successivamente consacrarlo al santo . Egli attratto da quel luogo ebbe   modo di contemplare la grande fede con cui un’enorme folla di devoti , continuamente si recava ,provenienti da tutta l’Italia Meridionale,  in pellegrinaggio presso il Santuario di San Felice a Cimitile .

Questa sua prima esperienza presso questo luogo fu certamente uno dei cardini della sua successiva conversione cristiana . Lo spettacolo commovente di tutta quella gente animata di fede e amore verso San Felice , ebbe certamente un ruolo importante nel risvegliare in lui quella fede e sentimenti cristiani inculcati nella sua mente probabilmente gia tanti anni prima dalla sua stessa madre . Egli , infatti , una volta terminato il suo mandato e fatto rientro a Roma , cominciò da quel momento seriamente a pensare alla sua vita spirituale .

La tragica morte intanto dell’Imperatore Graziano ( morto assassinato per mano di venne  Andragazio , generale dell’usurpatore Imperatore Clemente Massimo)  e la conseguente crisi politica che si venne ad instaurare costrise in quel periodo  Paolino , a far ritorno in Aquitania dove però lui e la sua famiglia caddero vittima delle perseguzioni che il nuovo Imperatore Massimo aveva avviato contro i sostenitori del vecchio Imperatore Graziano. Di conseguenza fu costretto a fuggire da una città e l’altra alla ricerca di un luogo tranquillo e sicuro .

In questo periodo ebbe modo di incontrare e conoscere a Milano  il vescovo Ambrogio ed il giovane Agostino di Ippona, dai quali fu avviato alla fede cristiana ed ebbe modo di conoscere e sposare durante un viaggio in Spagna , la ricca e nobile Therasia  che essendo  cristiana e battezzata,  guidò Paolino sulla  definitiva strada della conversione..

Ritornato a Bordeaux dopo la morte dell’Imperatore Massimo , decidendo di vivere una vita cristiana più intensamente impegnata , manifestò e ricevette dal Vescovo Delfino il battesimo. cristiano .

Ricevuto quindi il battesimo ,   verso i venticinque anni, decise di ritirarsi dalla vita politica , e ritirarsi con la sua sposa nei suoi possedimenti presso Barcellona in Spagna , per approfondire i misteri cristiani nella meditazione e nel silenzio.

Dopo circa  un anno Therasia ,  partorì un bambino poi morto  dopo appena otto giorni.dalla nascita .  Quest’evento segnò la vita di Paolino, e lo spinse a rifugiarsi ancora di più , insieme alla moglie nella fede.  I due coniugi profondamente scossi e sconvolti dalla sciagura  decisero di cambiare totalmente la loro vita ed il suo loro modo  di rapportarsi con il prossimo dando nuovi e piu solidi  valori alle cose secondo  una diversa scala di priorità . Nel 393 d.C. infatti ,  Paolino insieme alla moglie , maturarò la vocazione alla vita di perfezione evangelica nelle sua povertà e abbandonò completamente la sua vita mondana abbracciando  , la fede e la vita  cristiana monastica sul modello di vita monacale orientale. Così, di comune accordo distribuirono tutte le loro ingenti ricchezze ai poveri , chiedendo poi di essere ordinato prete. Spinto poi , dalla sua devozione per San Felice Martire , al quale era particolarmente devoto, decise di tornare a Nola dando  inizio alla costruzione di un santuario, ma si preoccupò anzitutto di erigere un ospizio per i poveri, adattandone il primo piano a monastero,  dove si ritirò insieme a  Therasia  ed alcuni  fedeli amici.

A Nola , presso la tomba di San Felice , Paolino incominciò quindi con Therasia ,  che gli sarebbe stata accanto tutta la vita , una nuova vita monastica fatta di penitenze , di rinuncie di cartià e grande fede cristiana .

 

Eletto nel  409 vescovo di Nola, fondò poi un cenobio maschile ed uno femminile con lo scopo principale di assistere ai poveri. Ammalatosi  gravemente , guarì dopo una lunga degenza, secondo la leggenda, grazie ad un miracolo di San Felice, a cui innalzò, al posto del precedente santuario, una vera e propria Basilica , circondata da una serie di chiostri ricchi di colonnati e fontane, pronti ad accogliere i migliaia di pellegrini che ogni anno si recavano presso la tomba di San Felice, Fece anche costruire un campanile dotandolo di una campana (considerato  il primo campanile del mondo cristiano ).

N.B. San Paolino è infatti  patrono dei campanari

 

Paolino scrisse durante la sua vita monastica 14 canti che egli compose in onore di San Felice ,e leggeva al popolo ,  in occasione del suo dies natalis . Si tratta di vari canti di amore , gioia e dolori scritti per il popolo che ll popolo cominciò poi a cantare dopo la morte la sua morte avvenuta nel 22 giugno dell’anno 431 d.C.

Il suo corpo fu sepolto inizialmente nella Basilica di San Felice in Pincis a  Cimitile in provincia di Nola per poi essere trasportato in seguito prima a Benevento e poi a Roma da dove finalmente poi , fu definitivamente traslato nel 1909 a Nola dove oggi riposa nel Duomo .

La bontà , la generosità ed il suo altrusmo , ispirarono molto la fantasia del popolo che dopo la sua morte incominciò molto a favoleggiare sullì operato in vita di Paolino .

Anni dopo essere divenuto il giardiniere del re dei Vandali, il vescono Paolino, predisse l’imminente fine del re che liberò lui e la sua gente. Al ritorno in patria una leggenda narra  che nel 431 la città abbia accolto il vescovo al suo rientro con dei fiori, dei Gigli per l’esattezza, e che i nolani lo abbiano scortato fino alla sede vescovile alla testa dei gonfaloni delle corporazioni delle arti e dei mestieri. In memoria di quell’avvenimento Nola ha tributato nei secoli la sua devozione a San Paolino portando in processione ceri addobbati posti prima su strutture rudimentali e poi su cataletti, divenuti infine 8 torri piramidali di legno.il popolo di Nola accolse la sua gente con dei gigli (fiori), dando il via ad una tradizione che si ripete ogni anno, anche dopo la morte del Santo Vescovo avvenuta nel 22 giugno dell’anno 431 d.C.

Uno dei racconti più popolari  riguarda proprio le origini della festa dei Gigli che a quanto pare risale addirittura  al IV secolo dopo Cristo .

Nel lontano 410 , in conseguenza delle invasioni barbare guidate da Alarico re dei Visigoti , Roma e molte città della Campania tra cui Nola, vennero brutalmente saccheggiate . Nola , particolarmente colpita , fu  completamente devastata e  molti suoi cittadini furono fatti prigionieri.e deportati in Africa . Il vescovo Paolino profondamente addolorato non restò inerte di fronte a tutto questo e  si adoperò fortemente per liberare i suoi concittadini al punto di vendere  tutto quello che possedeva compreso la croce episcopale , Con molti dei suoi averi riscattò numerosi prigionieri , ma una volta termnati gli stessi e non avendo altro denaro a disposizione , spinto dalle preghiere di una vedova che chiedeva la grazia per il suo unico figlio pur di riscattarlo a tutti i costi  finì per offrìre se stesso sostituendosi a lui nella prigionia .

Portato prigioniero in Africa e venduto come schiavo, venne scelto dal genero del re come suo giardiniere . Egli per molti anni svolse questo ruolo con grande successo e soddisfazione del suo padrone che vedeva prodigiosamente  fiorire e fruttificare ogni pianta coltivata da Paolino . Accadde poi un  giorno che Paolino , mentre era intento nell’esercizio del suo nuovo mestiere di giardiniere profetizzasse a tutti  l’imminente morte del re da lui sognata , venendo di conseguenza poi  condotto dal suo padrone dinanzi  al regnante,. Il re, vedendo Paolino ne ebbe paura, egli infatti riconobbe in lui la persona che  giorni prima gli era apparso in sogno, mentre presiedeva un tribunale di giudici contro di lui.

Tutto questo , insieme alla miracolosa crescita delle piante che fruttificavano anche fuori stagione convisse il re e suo genero che in quell’uomo ci fosse qualcosa  di divino . Interrogato e scoperta la sua carica di  Vescovo di Nola ,  il re  promise a lui di concedergli qualsiasi cosa avesse chiesto,

Paolino chiese la  sua liberazione  e quella di tutti i nolani prigionieri presenti . Il re dispose quindi di radunare i prigionieri , fornire loro delle imbarcazioni e permettere a tutti loro di ritornare in patria .

 Accompagnati quindi da navi cariche di grano , venne organizzato il suo ritorno in patria che avvenne sbarcando con tutti i prigionieri   sulla spiaggia di Torre Annunziata . 

La notizia della liberazione del vescovo  Paolino e di tutti i prigionieri si diffuse immediatamente ed i Nolani , divisi in corporazioni , andarono tutti incontro al Vescovo ed ai loro concittadini recando in mano dei Gigli legati a lunghe canne e grandii ceri.

N.B.  Una antica leggenda narra  infatti che nel 431 la città abbia accolto il vescovo ed i prigionieri al loro rientro con dei mazzi di Gigli ,legati a lunghe canne ,   per poi scortarli in massa , con alla testa i gonfalonieri delle corporazioni delle arti e dei mestieri, fino alla sede vescovile

In memoria di quell’avvenimento ,ogni anno a Nola ,  si rinnova  , la prima domenica dopo il 22 giugno ( anniversario della morte del Santo )  il miracolo di quel giorno di tripudio e la devozione a San Paolino portando in processione ceri addobbati  e gigli che mentre in un primo momento erano solo dei fiori , si sono poi trasformati nel tempo fino a  diventare oggi dei grandi obelischi di legno alti 25 metri , ricoperti di cartapesta che il popolo porta a spalla in processione per le vie della città . A queste mastodontiche macchine di legno e cartapesta si aggiunge  , una grossa barca realizzata coi medesimi materiali che posta tra gli otto obelischi  , ricorda il ritorno di San Paolino, via mare ( all’epoca la diocesi di Nola arrivava fino a Torre Annunziata ).  I Gigli in struttura lignea , sono tutti realizzati  a mano da bravissimi artigiani locali (artigiani, maestri d’ascia, carpentieri e falegnami ) il cui lavoro si tramanda da generazioni di padre in figlio . 

La giornata in cui si celebra la festa si divide in due fasi distinte che occupano , rispettivamente ,l a mattina a partire dalle 9.00 fino alle 14.00 ed il pomeriggio dalle 16.00 fino a notte inoltrata . Nella prima parte, i gigli sono condotti , dai luoghi in cui sono stati rivestiti e hanno sostato per l’intera settimana precedentemente , in piazza del Duomo dove si esibiscono nella ballata di apertura , in omaggio alle autorità civili , religiose ,  militari e  tutti gli spettatori presenti , per ricevere infine la benedizione del Vescovo di Nola .

Nella seconda parte della giornata si svolge la sfilata lungo il percorso storico attraverso la città , caratterizzato da numerose prove di diversa difficoltà che nel corso dei secoli hanno trasformato la festa in una vera e propria competizione , spesso dai toini molto accesi.

CURIOSITA’: Secondo alcuni studiosi la “festa” non è il simbolo della fede e dell’amore per il Santo Patrono. , ma solo l’espressione dell’ l’assorbimento da parte del “cristianesimo” di un rito pagano, secondo il quale grandi alberi sacrali, probabilmente simboli di fertilità e prosperità , venivano portati in processione per buono auspicio nel periodo del solstizio d’estate (“majo-albero”) .

Gli  attuali gigli sono enormi e pesanti  strutture , spesso alte come palazzi che hanno una base quadrata di circa tre metri per lato per un peso totale che supera i trenta quintali. Le costruzioni simili a guglie od obelischi  si  innalzano assottigliandosi verso il cielo con un’altezza di 25 metri . L’elemento portante dell’attuale struttura dell’obelisco è la”borda”, un’asse posta al centro su cui si articola poi l’intera struttura (la borda è assente invece nei gigli a 4 facce). Ogni giglio prende il nome da una delle antiche corporazioni di arti e mestieri e durante la processione essi si susseguono secondo un ordine immutato nel tempo: Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Barca, Beccaio, Calzolaio, Fabbro, Sarto.

 

I gigli e la barca vengono trasportati a spalla da una “paranza”, un gruppo di 120-128 uomini di età dai 13 ai 70 anni, che si dispongono secondo la loro altezza, tra le varre centrali fisse, grosse travi in legno che sostengono la struttura, e i varretielli laterali mobili. Questa paranza ha il compito di  far muovere e ballare il giglio al suono della banda musicale, ospitata generalmente sopra la struttura o accanto ai portatori .

 

 

La paranza è guidata da un capoparanza  che impone al gruppo di “collatori” (così detti dal latino cum lator “colui che porta insieme”) ordini rituali che corrispondono a precise note e brani musicali suonati dai musicisti posti sulla stessa macchina. Ogni comando del capo paranza rimanda a dei movimenti dei collatori e quindi del giglio (alzata, posata, andatura del giglio avanti, indietro, laterale, veloce, lenta, ecc.). Il capo paranza si avvale dell’aiuto di 4 caporali posizionati agli angoli del giglio per monitorarne l’assetto durante il trasporto.

Sulla facciata anteriore del giglio sono realizzati fino a 5 piani di decoro e addobbi vari : nicchie , colonnine , tempietti , archi , cappelline . Il tutto finemente lavorato e decorato con bassorilievi raffiguranti episodi biblici , evangelici,storici , mitologici ,e talvolta anche legati all’attualità .

L’elaborata costruzione del giglio inizia un mese prima , mentre la domenica precedente alla celebrazione si da un’anticipazione della festa portando in giro al suono allegro delle bande , gli scheletri dei gigli , cioè le strutture lignee senza ornamenti , al fine di provare la staticità e correggere eventuali difetti .

Solo alla vigilia della feste si procede infatti ad addobbare e vestire le grandi costruzioni mentre in serata i comitati riuniti sfilano per le vie del centro con costumi ispirati al proprio giglio.

La mattina dopo ha finalmente inizio la festa vera e propria : le strade sono gremite , la musica e le canzoni già si diffondono dagli altoparlanti e sovrastano l’eccitato brusio della folla dove bancarelle di dolci , giocattoli e palloncini puntellano le strade principali .Ogni balcone è addobbato con festoni colorati , grappoli di palloncini e cestini di fiori variopinti . I grossi Gigli e la Barca vengono portati dai luoghi dove sono stati festeggiati per tutta la settimana fino a piazza Duomo, dove c’è una prima esibizione delle paranze e dove al termine dell’entrata di tutti gli obelischi avviene la solenne benedizione delle macchine da parte del vescovo. Una volta che i gigli sono tutti giunti infatti nella piazza stracolma , il vescovo , seguito dalla statua del santo e da tutto il clero , li accoglie e li benedice .

Il palazzo comunale che guarda il Duomo del XIV sec. , si veste dello stemma della città , i balconi fioriscono di ghirlande e , al piano nobile dell’edificio , sulla lunga balconata soleggiata , si monta un provvidenziale  tendone che riparerà sindaco , autorità civili , politiche e religiose ed i pochi fortunati , muniti di invito personale , dalla calca delle ressa e dal caldo soffocante che in genere accompagna il giorno della festa dei gigli .

 

Lo spettacolo più bello si gode infastti dai tanti balconi e terrazze gremite di gente , da lì i gigli si mostrano nella loro intera maestosità , e le loro agili evoluzioni nella folla divengono più chiare , comprensibili .

Ma chi sta giù , tra la calca nella folla ed il chiasso infernale , le grida , ed il frastuno , partecipa certamente più direttamente all’euforia generale che coinvolge il paese in quella giornata .Essi parteciperanno in maniera attiva alla leggiadra danza delle altissime macchine che leggere ballano sulle spalle delle paranze a suon di fanfara. Tutti ballano  spensierati e felici al suono della musica  , in nome della fede per San Paolino , seguendo le macchine di legno in un clima di vivace euforia consapevoli che in questa festa di fede e folklore sono raccolte  le proprie origini ed il loro passato storico , sociale e culturale . Nessun’altra festa patronale può fregiarsi di avere tanta cultura e tanta storia alle spalle . E’ uno spettacolo  grandioso ed emozionante che ha tutta la potenza e la magia dei grandi fenomeni collettivi .

 

La festa rappresenta il momento in cui i nolani si mescolano in concordia senza distinzioni di classi sociali  o di credo politico  . In questo giorno esiste una  sola unica comunità legata in maniera indissolubile alla propria terra ben consapevole delle proprie storiche origini .

La domenica mattina , intorno alle 9.00 , ciascuna paranza con i suoi cullatori si riunisce presso ciascun giglio per la celebrazione della Santa Messa ed un brindisi inaugurale . Subito dopo , sotto l’attento occhio dei Caporali ogni cullatore sceglie la propria posizione precedentemente stabilita , mentre la fanfara prende posto sulle apposite tavole della base e comincia ad accordare gli strumenti  . Le paranze dei portatori sono tutte pronte e si dispongono tutte sotto le sbarre pronte a muoversi al fischio del capo-paranza .

 

 

All’unisono poi tutti i portatori alzano dal suolo l’altissimo giglio . Le paranze sono addestratissime , il movimento che richiede , come potete immaginare uno sforzo enorme , deve essere  perfetto e preciso . I portatori devono essere capaci di muoversi in maniera sincrona tra loro per evitare sbalzi e pericolosie oscillazioni . La folla aspetta con il fiato sospeso il gran momento con   la paura che qualcosa possa andare storto .

Con l’esecuzione della canzone dell’alzata , il giglio viene finalmente sollevato e quando tutto è perfettamente riuscito , si scatena tra la folla un putiferio di gioia e applausi . Il giglio , a questo punto , comicia il suo percorso verso Piazza del Duomo dove intanto viene anche sistemata la barca sulla quale si trova la statua di un moro con la scimitarra sguainata , a ricordo di quello che dall’Africa scortò San Paolino fino in patria e di fronte ad esso vi è una statua del santo .

 

 

Nella grande Piazza  intanto gremita di gente fino all’inverosimile , l’atmosfera è sempre più calda e vibrante . L’attesa è sempre più forte . Tutti con il fiato sospeso sono pronti a vivere il primo eccitante momento della festa .Le strade sono gremite di gente , la musica e le canzoni già si diffondono dagli altoparlanti e sovrastano l’eccitato brusio della folla.

Ad un tratto l’attenzione di tutti si concentra in direzione degli otto gigli  che sono pronti ad entrare in piazza ed esibirsi nel primo vero momento di competizione tra loro.

Ecco ad un certo punto finalmente giungere il primo dei gigli , subito seguito dagli altri . E’ un gran momento , tutti i nolani ed i turisti presenti ,  vanno in visibilio alla vista dei grandi obelischi che si muovono pesantemente sul suolo al  risuonare continuo di applausi. I gigli entrano in piazza  secondo  il loro ordine di arrivo pronti come sono ad esibirsi in stretta successione e per la prima volta davanti agli  spettatori che possono così facilmente confrontare forza , eleganza e abilità delle paranze , nonche la bellezza dei rivestimenti e  bravura delle fanfare . Tutti stanno con lo sguardo rivolto verso l’alto , dove le punte dei grandi obelischi oscillano paurosamente nel cielo caldo di fine giugno prima di trovare una propria stabilità. Ogni esibizione è tradizionalmente caratterizzata da una lunga ballata nella quale il giglio non viene mai posato al suolo e si muove nella piazza secondo  il percorso stabilito dal capo paranza , al ritmo della musica ed al continuo incitamento della folla.

 

Durante l’esibizione della ballata , ogni  giglio arriva  dapprima davanti al Municipio e poi di fronte al Duomo , per rendere omaggio  alle autorità civili , militari ed infine  religiose. Al termine della sua esibizione ogni  giglio viene posato lungo un lato della piazza per consentire l’esibizione di quello  successivo .

Quando tutti i gigli e la barca hanno completato  l’esibizione della ballata , tutti i gigli si dispongono poi su due file ;  quattro per lati , con la barca al centro , per dare inizio alla grande cerimonia della benedizione .Si tratta di uno dei momenti più sentiti ed emozionanti della festa  . Una volta giunti tutti nella piazza stracolma , il vescovo , seguito dalla statua del santo e da tutto il clero , li accoglie e li benedice .

 

 

Il vescovo di Nola , con il busto d’argento di San Paolino insieme ad  un corteo , composto dalle autorità cittadine e dai gruppi organizzatori , ciascuno con la bandiera del proprio giglio , con un breve giro della piazza in mezzo alla folla , porta a ciascun giglio , tra l’entusiasmo della gente , la benedizione del Santo . A questo punto gli otto gigli iniziano un movimento oscillatorio di ringraziamento e poi si fermano per una più lunga pausa .

 

Con questo atto si raggiunge il punto massimo della festa . La sua apoteosi  religiosa !!! Dai balconi stipati di gente piovono confetti ed una pioggia di coriandoli , mentre stelle filanti vengono lanciate da un balcone all’altro.

La folla , colta da una vera e propri esaltazione mistica di tipo sacrale ,  ipnotizzata dall’altezza vertiginosa dei gigli , dalla musica e dalla danza  , presa da un  rovente clima di sfrenata libertà ,riconosce ai limiti di una vera e propria rivoluzione sociale in San Paolino, l’eroe che al suo titorno ha salvato la collettività dalla miseria e dalla morte. Il Santo ,rappresenta per tutti non solo un simbolo religioso ma innanzitutto la figura di un eroe carico di tutta la positività dei salvatori e dei liberatori dalla schiavitù.

 

 

Al termine della  cerimonia della benedizione si conclude la prima parte della giornata  e , possiamo dire la fase prettamente religiosa della festa .. Questa  riprenderà poi  nel pomeriggio in una nuova atmosfera di grande euforia per fare il tradizionale percorso nelle strade del centro storico della città e certamente con connotati meno religiosi con una nuova sfilata di gigli un tantino più ardita  e bizzarra. .

La seconda parte della giornata comincia intorno alle 16.00 , con il ritorno in Piazza del Duomo della prima paranza che dovrà partire per il percorso storico , che è quella del giglio dell’Ortolano . A differenza , infatti , di quanto avvenuto in mattinata , durante la quale i gigli sono entrati in piazza secondo il loro naturale ordine di arrivo che dipende , essenzialmente dalla distanza del luogo in cui hanno sostato per l’intera settimana precedente , l’ordine di arrivo nel corteo pomeridiano è sempre lo stesso e rigidamente determinato dalla tradizione storica .

 

A guidare il corteo è quindi il giglio dell’Ortolano , seguito poi a distanza , per evitare l’accalcarsi della folla , da quello del Salumiere , e quindi poi in maniera scaglionata da quello de Bettoniere , Panettiere , Beccaio , Calzolaio , Fabbro ed infine il Sarto.

Anche in questo caso  l’atmosfera è calda e vibrante . Tutti sono  concentrati in direzione deglo otto gigli pronti per partire in marcia ed esibirsi . Tutti con il fiato sospeso sono pronti a vivere il primo eccitante momento della festa pomeridiana . Il capo paranza dopo il fischio pronuncia con veemenza il suo Oh issa ! E’ un gran momento , tutti i nolani ed i turisti presenti ,  vanno in visibilio alla vista dei grandi obelischi che si muovono pesantemente sul suolo al  risuonare dei continui incitamenti   Tutti stanno con lo sguardo rivolto verso l’alto , dove le punte dei grando obelischi oscillano paurosamente nel cielo caldo di fine giugno prima di trovare una propria stabilità .

Inizia  così finalmente la lenta processione per le strade della città dove i gigli dovranno affrontare prove di abilità e forza in punti nevralgici prestabiliti del percorso, come le “girate” di caparossa e delle carceri e il vicolo Piciocchi, una strada molto stretta in cui il transito dell’obelisco richiede la rimozione delle barre movibii con coseguente riduzione del numero dei portatori.  Questi soni i punti dove maggiormente vengono messe alla prova l’abilità del capoparanza e la vera forza della paranza stessa. Nei pessi di questi punti strategici si posizione in genere la giuria che ha il compito di premiare la paranzache ha cullato e fatto ballare meglio il proprio giglio ( chi esce millimetricamente indenne dal vicolo Piciocchi  che per l’occasione viene , prima della festa viene tinteggiato di bianco per evidenziare eventuali strisciate ,  è colui che  in genere si aggiudica il premio ) .

 

Il tradizionale percorso si snoda nel centro storico della città al ritmo di brani ogni anno originali e di reinterpretazioni di brani della tradizione musicale napoletana tradizionale o neomelodica, italiana e internazionale, arrangiati in modo tale da assecondare il trasporto del giglioi; i  gigli con andamento sussultorio seguono il ritmo dei musicanti e la gente che segue il corteo si muove e balla al suono della musica . Ogni tanto la danza frenetica e ossessiva si arresta ed i portatori tutti appoggiano al suolo l’altissimo giglio . Dopo pochi minuti , dopo essersi riposati , i portatori all’unisono rialzano di scatto il giglio.

Con questa seconda parte della sfilata , la Festa , grazie al suo percorso , ha modo di diffondersi in tutta la città per essere condivisa con gioia da tutta la popolazione : emblematico infatti è il fatto , in tal senso , che il percorso si spinga , nel suo punto estremo , fino al vecchio carcere per rendere partecipi come atto caritevole , anche i poveri detenuti ( oggi il carcere è in disuso ) .

Le  vecchie carceri , rappresentano il punto estremo del percorso dove ogni giglio , come in un ideale punto di boa , deve effettuare una articolata girata di 180 gradi in uno spazio molto stretto per ritornare poi sui suoi passi . Questa stretta manovra deve avvenire nel più breve tempo possibile e senza urtare minimamente il muro che per l’occasione viene precedentemente dipinto di bianco per evidenziare eventuali ” toccate ” .

Il percorso normalmente viene completato da ciscun giglio in media in circa 5 ore e di quindi  l’intero corteo pomeridiano delle otto macchine con la barca arriva a durare anche tutta l’intera notte , terminando talvolta oltre le sei del mattino . Accade comunque che alla mezzanotte tra la domenica ed il lunedi , quando i gigli sono ancora per la maggior parte lungo il tracciato e stanno ancora ballando per le strade , inizi già la festa dell’anno successivo con l’assegnazione dei gigli , annunciata dallo scoppio dei petardi  ;  è questo il motivo per cui  a Nola si dice “ ’a festa tann’ nasc’ quann’ more” cioè  , la festa nasce proprio quando muore .

 

 

Questo detto popolare , sottolinea , appunto , proprio il fatto che mentre si conclude una festa  , viene subito avviata l’organizzazione per quella successiva . La festa infatti , comincia ufficialmente con l’assegnazione di gigli e barca ai rispettivi organizzatori che ne hanno fatto richiesta per l’anno successivo .

L ‘assegnazione del giglio avviene presso il Municipio di Nola ad opera dell’Amministrazione Comunale e può essere assegnato esclusivamente a persone che sono nate a Nola . Il maestro di Festa, cioè colui che con la famiglia o con gli amici ottiene l’assegnazione di un giglio è tenuto a fare festa tutto l’anno a partire dall’assegnazione che viene ufficializzata già dalla mezzanotte della domenica, che come vi abbiamo raccontato avviene quando i gigli stanno ancora ballando .Terminato il percorso , comunque , le paranze , abbandonano i loro gigli nei pressi del largo comunale della Villa Comunale . Il lunedi mattina , vengono poi tutti trasportati in Piazza Duomo dove vengono ordinatamente allineati per fare da sfondo alle tre successive serate di spettacoli .

Per tradizione ,nei mesi di ottobre/novembre , avviene sempre , il passaggio da un maestro di festa a un altro . Questo rito è tradizionalmente caratterizzato dalla consegna  della bandiera  da parte del maestro di Festa dell’anno precedente al successore .

In primavera invece, da marzo a maggio, si organizzano le “questue” , cioè dei  momenti  in cui durante un pranzo ,  una cena,  allietati dalle musiche “giglianti”, a cui partecipano centinaia di persone, si raccolgono dei fondi per la festa, in modo che ognuno si senta un po’ proprietario del giglio . Oggi l’organizzazione di un giglio per un anno può costare da 60000 a oltre 100000 euro e grazie alla colletta effettuata presso questi banchetti , si riescono normalmente a raccogliere una certa somma di denaro che risulta in genere lauta perchè i nolani tengono molto ai gigli .

 

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