La fontana degli specchi fu costruita nel 1636 dinanzi  al Maschio Angioino per volere del vicerè Manuel de Zuñiga Fonseca conte di Monterey. 

Allocata  in Piazza Castello essa , per il  suo bel gioco luminoso che provocava, venne appunto soprannominata dal popolo , Fontana degli Specchi e  secondo fonti storiche , faceva parte di un gruppo di tre fontane che decoravano gli spalti di Castel Nuovo:

La sorgente centrale, detta di Venere, fu costruita da Domenico Fontana nel 1597 ed era così chiamata così per l’inserimento nella stessa della statua di una Venere giacente ad opera dello scultore Girolamo Santacroce. La scultura per la sua bellezza fu portata via dal viceré Pietro Antonio d’Aragona e sostutuita da una copia di qualità minore.

La seconda fontana collocata alla desta della fontana di Venere, più semplice di realizzazione fu chiamata Fontana di Olivares voluta dal viceré Enrique de Guzmán, conte di Olivares che restò in carica a Napoli dal 1595 al 1599.

L’ultima fontana  collocata in piazza Castello, adiacente alle mura del Maschio Angioino , era infine appunto quella degli Specchi .

Considerata per lungo tempo la più bella fontana del Regno era un monumento ornamentale unico ed imponente nella sua magnificenza  ,che pare venisse continuamente mostrato  dal vicerè come motivo di vanto e potere a tutti coloro che si affacciavano a visitare la città da lui guidata dal 1595 al 1599.

Per l’effetto luminoso che produceva l’acqua scendendo generosa nelle quattro vasche sovrapposte  grazie al  suo gioco sfaccettato provocato dalla luce del sole diretta sulla fonte, poteva essere   ammirata persino in lontananza;e addirtitura dal castel dell’Elmo .

La bella fontana , era  considerata dal vicerè il suo gioello più caro ed amato e    ovviamente come predentemente accaduto a tutte le altre belle fontane che la nostra città possedeva ,  al termine del suo mandato , ordinò come altri vicerè erano solito fare di portarla con lui in Spagna dove non mancà di farne perdere le tracce.

Al suo posto  il vicerè  diede ordine di istallare una copia , ( purtroppo ci lasciò a una brutta copia, )  che he in occasione dei lavori di rifacimento di Piazza Municipio nel 1885 , nessuno ebbe alcun dubbio nel demolire per la sua bruttura.  

N.B. La fontana dopo lunghe ricerche è stata poi ritrovata a Valencia dove oggi sembra essa si trovi  ma sotto diversa identità.  La nostra bella fontana degli specchi , secondo alcune fonti pare che una volta giunta in Spagna abbia solo cambiato il nome ed oggi pur essendo la stessa per bellezza , forma e magnificenza si chiama però  Fontana di Turia  in omaggia  all’omonimo e fiume che attraversa la città.

La fontana somiglia moltissimo a quella presente a Valencia in plaza de la Virgen che molto bella da vedere diventa addirittura spettacolarea vederla di notte quando  appare tutta illuminata .

 

Composta da un’ampia vasca inferiore, e da una grande scultura centrale in bronzo, mostra  un un uomo barbuto seduto comodamente sull’acqua  che rappresenta simbolicamente il fiume Turia e otto statue di donne in piedi   con delle brocche da cui sgorgano zampilli d’acqua che si riversano nella vasca che invece rappresentano i canali per l’irrigazione che giungevano e che giungono nelle campagne intorno alla città di Valencia .

Difficile quindi pensare , come vedete che la fontana sia proprio quella da noi trafugata dal vicerè a suo tempo e per lungo tempo a tutti nascosta .

Bisognerebbe  a questo punto rsolo domandare a quelle statue la sola verità.

Esse sono solo la rappresentazione di quei canali che un tempo si alimentavano delle acque del fiume Turia prima dell’inondazione che nell’inondazione del 1957 fece molte vittime o solo le damigelle di una bella ma impossibile storia d’amore consumatasi ai piedi della fontana degli specchi dinanzi al nostro Maschio angioino ?

Una antica leggenda ,storica  raccontataci dalla appassionata  penna di Matilde Serao ,  ci narra infatti  che la fontana , a suo tempo , quando era ancora presente a Napoli ,  fu protagonista dell’amore tra un cuoco di corte  di cognome Corbusone   e  quella che allora era la viceregina di Napoli, cioè la nobildonna Leonor Maria de Guzman y Pimentel .

Fonti storiche raccontano che il cuoco dapprima invaghitosi perdutamente della viceregina incominciò dapprima a conquistare il suo palato   nel prepararle deliziozi  piatti prelibati  servite con  meravigliose composizioni gastronomiche in modo da  attirare la sua attenzione e  successivamente anche il suo cuore isvelando ad essa di esserne innamorato  perdutamente .

Si racconta che viceregina con il tempo ricambià l’amore del cuoco ed il loro amore  fu talmente appassionato che spesso rischiando di farsi scoprire si incontravano di nascosto proprio alla fontana degli specchi che resasi  quindi luogo protagonista dell’idillio d’amore, decretò come vedremo con questo atto anche la sua scomparsa dalla nostra città.

La fontana ,divenne per i due innamorati il luogo preferito dei due innamorati  ( per questo suo  uso clandestino  fu in seguito chiamata anche Fontana degli Innamorati)  e si racconta che in qui   in gran segreto, il cuoco e la viceregina si scambiavano bigliettini e sguardi intensi, ogni qual volta che il viceré si allontanava da Napoli.

In maniera rischiosa spesso  la viceregina lasciava cadere un bigliettino destinato al suo amante, all’interno di una fessura ricavata dalla fontana, ( un pertugio segreto conosciuto solo da entrambi ) che  veniva ritirato  dal cuoco , al calar della sera, quando egli  terminava il suo  lavoro,  lasciandone  un altro in segno di risposta.

Quando gli incontri divennero sempre più assidui e caddero sotto gli occhi della corte, la vicenda fu consegnata nelle mani del viceré che in preda al disonore (secondo la leggenda) diede ordine di far smontare la fontana e di consegnarla direttamente alla Spagna insieme alla sua viceregina; entrambe senza far più ritorno.

Il  povero Corbusone si narra che fu invece fatto prigioniero nelle carceri di Castel Nuovo e di lui poi non si seppe più nulla.

Secondo la credenza popolare quando il cuoco vedeva la fontana dal carcere splendere sulla piazza del Castello, in ricordo della bella regina, le sue lacrime andavano ad alimentare la fonte e questa si tramutava in lacrime d’amore … e da qui la leggenda delle lagrime di Corbusone o Corbussone come cita Matilde Serao in ”Leggende napoletane”

Ella sosteneva che nelle fontane di Napoli erano  presenti  le lacrime della città, e quando citava la fontana degli specchi scriveva:

«quella “degli Specchi” è fatta delle lagrime di Corbussone, cuoco di palazzo e folle di amore per la regina cui cucinava gli intingoli; »

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