Un castello nel cuore di Napoli occupato abusivamente che rischia di crollare.
E’purtroppo questa la storia finale di un castello costruito nel 1992 di proprieta del comune di Napoli e protetto sotto il vincolo culturale della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della nostra citta.
Il castello dopo aver raggiunto il più alta livello di degrado è stato ultimamente posto sotto sequestro preventivo nell’ambito di indagini della Procura di Napoli al fine di evitare un ulteriore degrado del monumento, che secondo quanto appurato presenta anche rischi sul fronte dell’incolumità pubblica e della staticità della struttura.
Insomma veramente una ennesima brutta figura della famosa coppia Comune di Napoli -Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della nostra citta.
La magnifica accoppiata oramai specializzata solo in aperture di bar , pub , pizzerie, pasticcerie .gelaterie , friggitorie ,barretti da 2 euro a Spritz , commercio indiscriminato di cuoppi di zeppole , panzarotti , pescheria che di sera si trasformano in ristoranti o attività di dubbio gusto come kebabbari e negozi di souvenir made in China , non è infatti oramai più abituata a tutelare il proprio patrimonio culturale che lascia negli anni completamente abbandonato.
Loro ci tentano di tanto in tanto , sopratutto quando hanno fondi da spendere ma purtroppo per incapacita poverini proprio non ci riescono
.“NUNN’È COSA LORO ”
Un progetto di valorizzazione della bella palazzina neogotica costruita a inizio Novecento dall’architetto Lamont Young sulle rampe di Pizzofalcone , fu infatti approvato nel 2005 ma esso purtroppo non è stato, però, mai avviato.
In esso si immaginava la villa trasformata in un grande museo interattivo, sede di mostre e convegni, dedicato all’architettura liberty; si prevedeva, inoltre, la risistemazione della terrazza panoramica che gode di una vista a 360° sul golfo e l’installazione su di essa di un moderno periscopio, secondo il modello della Torre di Tavira a Cadice.
Un bel progetto vero ?
A Napoli si dice: O’Pataterno dà o’ppane a chi nun tene e’dienti
Qusto è un noto proverbio napoletano che in italiano significa “Il Signore dà il pane a chi non ha i denti”.
In poche parole : DIO ha dato tanta bellezza a questa citta ma purtroppo i suoi abitanti non sanno gestirla.
Una variante aggiunge anche una seconda parte O’Pataterno dà o’ppane a chi nun tene e’dienti e ‘e viscuotte a chi nunn e po’ rusecà
La seconda parte rafforza il proverbio dicendo “ed i biscotti a chi non li può rosicchiare”.
Questo proverbio viene utilizzato quando capitano certe occasioni importanti nella vita a chi non ha la capacità né la possibilità di sfruttarle adeguatamente quando invece ci sarebbero altre persone magari più meritevoli che con le stesse possibilità avrebbero ottenuto grandi vantaggi da quella cosa.
Sapete perchè? Addirittura si sono avuti dei fondi per ristrutturare questo immobile ma essi non sono mai stati spesi.
Nel luglio 2008 la Regione Campania infatti approvò un finanziamento con fondi europei dei lavori di ristrutturazione e riutilizzo del sito per un totale di 3.350.000 euro, MA PURTROPPO queste risorse non sono mai state utilizzate per la sua ristrutturazione.
Gli amministratori di questa citta promettono adeguamenti e verifiche del progetto del 2005 alle esigenze più moderne, ma, ad oggi, il castello verte sempre in uno stato di abbandono, senza sorveglianza e rimane terra di nessuno in cui chiunque, compresi i barboni o gli extracomunitari senza regolare permesso di soggiorno ,possono entrarvi e restarci per farne la propria residenza.
Si dice a Napoli “A che vale tenè nu bacillo d’ore quanne ce jett’‘o sanghe a rinte?”. Sembra la maledizione eterna della nostra città quella di avere ricchezze enormi e non riuscire a farne il nostro vantaggio competitivo.
Sarà questo il motivo per cui sulla terrazza di quel castello dove il geniale ma incompreso architetto, si tolse la vita, secondo i racconti si vede un’ombra, una figura umana dal profilo ben definito che nelle notti d’inverno lentamente passeggia?
Sara la sua anima in pena per le condizioni in cui versa la sua splendida dimora che egli scelse sulla sommità del Monte Echia ?
Io se fossi nei panni dei tanti amministratori della nostra citta e sopratutto nei panni dei vari alti funzionari che si occupano della tutela del patrimonio archeologico, architettonico, artistico e paesaggistico di Napoli , sarei molto preoccupato . Villa Ebe, oggi disabitata secondo molti abitanti della zona appare abitata da oscure presenze, ombre, apparizioni misteriose e oscure presenze . Il fantasma del rivoluzionario architetto per l’epoca, Lamont Young si aggira ogni sera minaccioso da quelle parti.
Consiglio loro di darsi da fare per valorizzare di nuovo quella ex bella palazzina neogotica costruita a inizio Novecento dall’architetto Lamont Young sulle rampe di Pizzofalcone .Magari trasformandola in una pizzaria o in un bar con tavolini messi ovunque visto che è l’unica cosa che realmente sanno fare .
MEGLIO QUELLO CHE NIENTE !
Insomma io a questo punto mi accontento del BAR VILLA EBE o PIZZERIA EBE .
Basta che salviate questo capolavoro di quell’estroso ecclettico e inconsueto architetto per l’epoca che purtroppo proprio perchè era troppo avanti per l’epoca ,sentitosi incompreso e poco apprezzato nel suo ambiente lavorrativo, si tolse la vita con un colpo di pistola proprio sulla terrazza di questa sua splendida villa che egli stesso aveva costruito.
Egli era troppo rivoluzionario e geniale per la sue epoca in cui viveva e come spesso accade in questi casi non venne compreso. Solo oggi, dopo un secolo, si comincia a rivalutare le sue intuizioni e a comprendere l’importanza di alcuni suoi progetti
L’architetto nato a Napoli nel 1851 è infatti oggi noto per essere stato un genio dell’urbanistica, un precursore che ha saputo anticipare i tempi rivoluzionando il settore dell’architettura.
Villa Ebe , nota sopratutto in citta come ” il castello di Pizzofalcone “si trova come vi abbiamo accennato sul promontorio di Monte Echia .
Nota come Castello di Pizzofalcone, è una palazzina neogotica che sorge sul fianco occidentale del Monte Echia , in cima alle antiche rampe in pietra tufacea di Pizzofalcone, nel quartiere San Ferdinando. La villa fu costruita nel 1922 secondo il gusto e lo stile vittoriano dell’architetto ed urbanista Lamont Young che, circa vent’anni prima, si occupò dell’edificazione del castello Aselmeyer, che possiamo ammirare su Corso Vittorio Emanuele.
N.B. L’edificio sia per i materiali di rivestimento che per gli arredi interni ricordava infatti il castello Aselmayer al corso Vittorio Emanuele, altra opera famosa di Lamont Young: esempio di stile neogotico con torrette poligonali e merlature, ingresso in mattoni rossi, torrione quadrato rivestito in pietra lavica e lunghe file di archetti pensili, contrasto cromatico tra i diversi materiali di rivestimento lasciati a vista.
La costruzione, sottoposta al muro di contenimento della caserma Nino Bixio, ha pianta poligonale irregolare e si affaccia sull’intero golfo di Napoli.
La villa che si sviluppa su cinque livelli a ridosso e ad incastro nel banco tufaceo del Monte Echia è realizzata in tufo e pietra vesuviana. .L’unico prospetto visibile della struttura è caratterizzata da un corpo emergente caratterizzato alla base da due contrafforti, Esso è realizzato in pietra vesuviana e appare sormontato da due torri ottagonali.
Se ben osservate potrete ammirare come intorno a questo corpo si articolano, in maniera asimmetrica, terrazzi, finestre verande e vari elementi eclettici ripresi da stili disparati: archi a sesto acuto, ovali, elementi vetrati policromi, loggiati lignei, il tutto inserito su pietra a faccia vista e corredato da stucchi ed elementi marmorei.
Ad attirare l’attenzione è comunque la torre con i contrafforti in pietra lavica e con finestre ad arco che vantano una vista incredibile
La torre che ha una posizione centrale nell’edificio è invece rivestita da bugne in Pumicea Vesuviana e con contrafforti d’angolo ottagonali che svettano oltre il solaio di copertura. Nel suo interno l’ingresso delle rampe ha un corpo bassoi con soffitti realizzati con travi in legno scuro mentre la scala ellittica semicircolare in legno, sorretta da elementi in ferro, di comunicazione verticale tra il 4° e 5° livello termina in alto in una gradevole loggia ornata di colonnine realizzate, come tutte le decorazioni di falsa pietra, in conglomerato cementizio ed inerti lapidei selezionati.
CURIOSITA: L’edificio, quando fu costruito, era leggermente diverso da come lo osserviamo oggi, poiché furono progettati due scompartimenti distinti, uno era quello che possiamo ammirare oggi, in altre parole la Villa Ebe, l’altro non esiste più, era la residenza della famiglia Astarita e fu distrutta durante il secondo conflitto mondiale a causa di un bombardamento.
L’edificio assunse il nome di Castello Lamont e fu progettato su due scompartimenti distinti che fungevano uno (il lato di villa Ebe) come residenza personale dell’architetto napoletano, nel quale vi abitò fino alla sua scomparsa avvenuta per suicidio proprio nella villa stessa; l’altro scompartimento invece fungeva da residenza per la famiglia Astarita. Quest’ultima parte del complesso, andò definitivamente distrutta da un bombardamento degli alleati durante la seconda guerra mondiale e ciò che rimane oggi visibile dell’opera di Young è dunque solo la parte riguardante villa Ebe.
Il nome originale mutò nel corso degli anni, prendendo poi quello dell’allora giovane moglie di Young (Ebe) Cortazz) , la quale continuò a dimorarvi fino al 1970 .
Vi rendete conto, quindi, di quanto i tempi comincino ad “accorciarsi” e ad avvicinarsi ai nostri ?
Il Castello di Pizzofalcone da quando diventato proprieta del comune di Napoli che desiderava farne un museo di arte liberty , nonche e un edificio posto sotto il vincolo della nostra Soprintendenzaè rimasto totalmente abbandonato, diventando addirittura sede di qualche senzatetto, preservato soltanto dalla buona volontà dell’artista Pasquale Della Monaco che si impegnò a diventarne custode non ufficiale, riuscendo ad ottenere perlomeno l’autorizzazione per alcune attività di stampo artistico e ad imporre un vincolo culturale nel momento in cui, alla fine dello scorso millennio, qualcuno addirittura cominciò a parlare della possibilità di un abbattimento a favore di un parcheggio.
Praticamente un sacrilegio!
Questi sono prtrppo stati gli amministratori della nostra citta.
Siamo arrivati, così, al 2000.
Nel 2000 un incendio doloso la danneggiò profondamente devastandone le sale interne e distruggendo completamente l’incantevole scala elicoidale. L’elemento di spicco della villa rimane pertanto la torre quadrata con contrafforti ottagonali in pietra vesuviana con finestre ad arco poste sui tre lati della stessa.
CURIOSITA?: Nel 1990, gli eredi di Lamont Young alienarono il Castello e le rampe di accesso allo stesso ad una Società Immobiliare poi fallita nel 1997 e nello stesso anno il Comune di Napoli acquistò il tutto per circa 2,8 milioni di euro. Da allora, purtroppo, la Villa, anziché essere recuperata e ricondotta all’antico splendore per essere utilizzata dai cittadini e dai tanti turisti, è diventata uno dei numerosi monumenti della città di Napoli colpevolmente abbandonati, devastata poi da un incendio doloso nel 2000, rimasto senza colpevole.
Riguardo le possibili cause dell’incendio che nel 2000 ha distrutto totalmente gli arredi originari, tra essi anche la scala interna in legno e ferro, e ha fortemente danneggiato gli ultimi livelli, si ipotizzarono due piste: la prima voleva che fossero stati gli abusivi stessi ad appiccare il fuoco, la seconda individuò come responsabili alcuni ragazzini del pallonetto armati di taniche di benzina. Che sia stata la follia o l’ignoranza a far bruciare per ore questo gioiello di architettura internazionale purtroppo no si è mai saputo ed il colpevole resta ancora oggi impunito. Tutto sta che dal mare si è assistito, inermi, per ore ad uno spettacolo triste e angosciante. Gli arredi andarono completamente distrutti e gli sciacalli depredano ciò che era rimasto al suo interno.
Oggi l’edificio versa purtroppo in uno stato di totale abbandono, infatti i danni arrecati dall’incendio del 12 Marzo 2000 hanno determinato un grado di devastazionei l fuoco ha creato maggiori danni agli arredi in legno, in particolare nei varchi passanti e nelle finestre, mentre le strutture murarie portanti fino a ieri erano in generale in buone condizioni anche se richiedono continui di interventi di consolidamento.i Diversa è la condizione statica dei solai che costruiti con travetti di acciaio e scheggioni di tufo presentano notevoli punti critici per l’inconsistenza delle malte e lo snervamento del ferro compromettendone seriamente la staticità.
Il fuoco ha distrutto tutti gli arredi di pregio della villa , ha distorto gli elementi in ferro non portanti, fuso i vetri, bruciato gli infissi e le porte interne , le boiseries ed i controsoffitti della torre centrale anch’essi in legno e materiali pregiati.All’interno della villa sono ancora presenti, tuttavia, tracce del bel pavimento in marmo bianco e rosso. I pavimenti in legno di abete sono in parte conservati ma con ampi settori bruciati e parti mancanti.
Le pareti interne conservano tracce delle precedenti pitturazioni su intonaco ad ornamento delle porte e probabilmente ad ornamento di zoccolature o di paraste come nel caso del locale di ingresso. Le lesioni negli intonaci rimasti, in calce e pozzolana, sono diffuse e notevole è la presenza di umidità da infiltrazioni. Il soffitto è ancora ben visibile a meno di determinate aree bruciate dall’incendio. Totalmente distrutto il controsoffitto in legno del vano centrale della scala e delle stanze adiacenti. I due giardini laterali alla villaversano in profondo stato di degrado.
Se quindi in questi giornismentra state passeggiando per Santa Lucia, sotto la collina di Pizzofalcone, cercate solo per un momento di alzare gli occhi verso le rampe.Quel castellodi Lamont Young che ancora vi stupisce per la particolare architettura del suo unico prospetto sappiate che sta per crollare ed è anche colpa vostra.
Si è colpa vostra perche siete voi che li avete votati quegli uomini poltici che volutamente nonostante avessero a disposizione i fondi economici per farlo, lo hanno distrutto.
E’ colpa vostra perche accettate tutto senza mai ribellarvi .
A voi basta il murales di Maradona , qualche cuopp e zeppole e panzarotti nel centro storico , un bel pranzo nei quartieri spagnoli ( vedi ultima retata dei NAS ) , una limonata a coscie aperte a San Biagio dei Librai ed uno spritz serale nei barretti di Piazza Bellini e tutto va bene .
Avete fatto turismo !
E siete tutti felici e contenti …
Negli anni per il povero castello , intanto nonostante i fondi approvati per il restauro e un bando assegnato, il comune non ha mai mai effetuatao i i lavori . Addirittura inserisce la proprietà nell’elenco delle proprietà in vendita per poi cambiare nuovamente idea.
Dopo un po però il nostro comune cambia idea e la villa resta nelle mani del comune di Napoli che promette come sempre a chiacchiere di far tornare la villa all’antico splendore.
RISULTATO FINALE ?
Dal 2020 nessuno si sta più occupando della questione Villa Ebe che rischia di crollare definitivamente facendo perdere un patrimonio artistico immenso alla città.
Chi ama Napoli e la sua ricchissima architettura,, non può restare immobile ed in silenzio dinanzi a questo scempio . Villa Ebe è una delle costruzioni più singolari e spettacolari della nostra citta ed un fiore all’occhello del quartiere San Ferdinando,.
Villa Ebe a pochi passi da quel Lungomare Caracciolo, è sempre stato un orgoglio di un’intera città. La sua storia di incuria, di abbandono, di progetti mancati,da parte del Comune e di tristi vicende come quella dell’incendio doloso che ha distrutto anni addietro gran parte degli affreschi e degli arredi, merita vendetta.
Oggi il castello di Pizzofalcone, sottoposto a vincolo paesaggistico, rischia il crollo ma nessuno dice nulla . Tutti si girano dall’altra parte e nessuno interviene.
Tutti se ne fregano … magari se cambiamo uso destinazione e lo facciamo diventare un locale ad uso commerrciale qualcuno (? ) incomincia a pensare di recuperarlo per mettere su un bar o una pizzeria .
Allora si che interesserebbe ai cittadini di questa citta. A quei particolari cittadini…sopratutto !
Merita rispetto quell’architetto e urbanista napoletano Lamont Young, che ne fece la sua dimora e fu un precursore della modernità . Merita di essere ricordato diversamente un urbanista incompreso poiché anticipò a tal punto i tempi da vedere solo negli anni successivi i suoi progetti prender vita.
Non si capisce perché, nessuna amministrazione di questa citta , sia mai stata in grado di sottrarre questo gioiello dell’architettura al suo stato di miseria e assurdo abbandono, da anni questa villa è ormai terra di nessuno, rifugio dei senza dimora, devastata al suo interno.
Oggi il castello di Pizzofalcone, sottoposto a vincolo paesaggistico, rischia il crollo.
Le ipotesi di reato sono di “danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico” e “omissioni di lavori in edifici che minacciano rovina».
Curiosita’: L’architetto Lamont Young , nacque a Napoli nel 1851 da padre scozzese e madre indiana,( da qui il nome non italiano ). Da loro prese una serie di influenze che fuse abilmente con quelle di istruzione elvetiche e quelle della sua città natale, creando un mix di culture che mise in opera sapientemente attraverso i suoi progetti. Egli è stato sicuramente uno dei più importanti architetti e urbanisti, soprattutto per la città napoletana .Molti dei suoi progetti, all’epoca, poiche provenivano da unrivoluzionario genio incompreso, non vennero presi in considerazione e approvati, ma nell’ultima decade molti addetti ai lavori cominciano a rivalutarne l’impatto stilistico e la creatività: bisogna sottolineare, infatti, che Lamont Young, avendo ricevuto una mescolanza di culture, era in grado di saggiare Napoli con occhi diversi; si potrebbe quasi dire lontani e allo stesso tempo intimi. Il suo desiderio era quello di trasformarla in un polo turistico come Parigi o Londra, ma con la caratteristica di riuscire a mischiare l’urbano e il rurale in una commistione di generi di nuova concezione. Il Castello di Aselmayer, tra Corso Vittorio Emanuele e Piazza Amedeo e la stessa Villa Ebe ne sono un esempio
L’estroso ecclettico e inconsueto architetto per l’epoca, scelse la sommità del Monte Echia per costruirsi la sua ultima dimoradove sulla sulla terrazza,si tolse la vita con un colpo di pistola.per cause ancora oggi misteriose.
Secondo i racconti di molti abitanti della zona l”ombra,dal profilo ben definito di una figura umana dal profilo nelle notti d’inverno lentamente passeggia sulla terrazza proprio dove il geniale ma incompreso architetto, si tolse la vita . Pre che essa sia il fantasna di Lamont Young che non riposa in pace per via delle condizioni in cui versa questo suo gioiello. E allora per ridar pace a quest’anima, che già in vita ebbe un rapporto complicato con la città, le istituzioni hanno il dovere di ridare dignità a questo tesoro, per restituirlo alla ammirazione di tutti.