Salvatore Fergola  nato a Napoli il 24 aprile del 1796 è considerato dal mondo artistico uno degli esponenti più autorevoli della scuola di Posillipo .

Grande protagonista, fino a oggi dimenticato, della pittura a Napoli negli anni della Restaurazione. ed esponente di spicco della scuola Posillipo , nonchè ultimo pittore di corte , possiamo considerarlo un reporter eccezzionale della Napoli della prima metà dell’ottocento , a noi tramandata con i suoi dipinti ,Egli infatti  ne dipinge la vita quotidiana e la ricchezza in imponenti opere provenienti dalla Reggia di Caserta, dal Palazzo Reale di Napoli, dal Museo di Capodimonte, dal Museo di san Martino, oltre che da varie collezioni private. Fu anche con i suoi dipinti uno staordinario cronista della vita di corte dei Borbone e degli ultimi splendori di una corte ancora sfarzosa  di cui rappresenta gli eventi pubblici come le caccie ed i tornei ma anche i luoghi, tra la Campania e la Sicilia dove i sovrani amavano tracorrere le loro giornate . Ma è anche l’interprete della vocazione alla modernità, rappresentando, in quadri rimasti unici, la nascita della prima ferrovia italiana, il varo del primo battello a vapore, e la costruzione dei primi ponti in ferro.

 

 

Figlio Luigi , e di Teresa Conti da  giovane studiò lettere e architettura, per poi accostarsi agli studi pittorici,

Il padre, pittore d’impianto hackertiano e forse uno dei primi esponenti della scuola di Posillipo, lavorò come incisore presso l’Officio Topografico di Napoli,  in quel periodo impegnato nella costruzione dell’ Atlante Geografico del Regno Geografico del Regno di Napoli ,e  fu certamente capostipite di una famiglia di artisti, la cui attività si svolge lungo tutto il XIX secolo,

Tra i suoi dieci figli  a seguire l’arte pittorica furono i due fratelli Alessandro e Salvatore , anche se ad avere più notorietà fu certamente quest’ultimo che da pittore  vedutista fu molto  amato dalla corte dei  Borbone di Napoli che gli conferì numerose committenze.

Da  giovane, Salvatore  studiò lettere e architettura, per poi accostarsi agli studi pittorici, sull’esempio del padre mostrando fin da subito una  felice vena di acquerellista. Nelle sue prime esperienze pittoriche infatti, Salvatore Fergola si mostrò enormemente debitore a Jakob Philipp Hackert  , sia nell’applicazione della tempera, sia nell’impostazione della veduta . I primi dipinti di Fergola erano infatti  saldamente legati ai moduli compositivi d’ascendenza analitica, introdotti da Hackert  ed egli in quella fase  eseguiva principalmente opere dal valore documentario e celebrativo, dove le caratteristiche botaniche e morfologiche del territorio effigiato erano rese con un naturalismo   di matrice illuminista.

Ammesso come allievo all’Ufficio Topografico di Napoli, riscosse immediato successo presso la Corte borbonica, fin dalle prime opereː questo gli frutterà nel tempo , come gia accennato numerose committenze dai Borbone di Napoli.

Nel 1819 Fergola eseguì diversi dipinti, a Napoli, per conto del duca di Calabria, per poi essere chiamato dal duca di Sicilia. Dopo aver ottenuto uno stipendio di trenta ducati mensili dai Borbone, seguì la Corte a  Castellammare di Stabia , per eseguire numerose vedute del  golfo di Napoli .

Successivamente si recò a  Caserta  a  San Leucio , a  Santa Maria Capua Vetere e ad  Ischia , dove si trattenne per tre mesi. Le sue peregrinazioni lo portarono nel 1823 in Sicilia  , con il proposito di fare il giro dell’isola anche se, ammalatosi a Trapani  decise di far ritorno ad Ischia e poi nuovamente a Castellammare.

Dopo il 1820 frequentò la scuola privata di pittura di  Anton Sminck van Pitloo e, con il maestro ed altri allievi, fu tra i componenti della cosiddetta  Scuola di Posillipo . Nel 1824 seguì i reali dapprima a Foggia e poi alla Reale tenuta di Carditello  dove ritrasse una corsa di cavalli per poi spingersi sino ad Arienzo  , per documentare i costumi della  Terra di lavoro  ed infine a Paestum .

Tra le tele di questo periodo si ricordano Antico sepolcro detto la Conocchia in Santa Maria di Capua (1820), Imbarco della reale  famiglia dal fiume Sarno (1823) e il Varo del vascello “Vesuvio” (1825).

Nel 1829 si recò in Spagna, al seguito della famiglia borbonica, in occasione delle nozze, a Madrid, della principessa Maria Cristina di Borbone con il re  Ferdinando VII di Spagna ed in quell’occasione ebbe l’opportunità di visitare Siviglia ,Cadice , Burgos, Toledo e Barcellona . Sulla via del ritorno si trattenne qualche mese a Parigi, ospite del duca d’Orléans,  Luigi Filippo di Francia  e di Carolina di Borbone  , duchessa di Berry: in occasione di questo soggiorno francese Fergola facendo memoria di cio che aveva visto ebbe certamente  nuovi stimoli per il suo stile pittorico. In questa nuova fase pittorica  si registra infatti una decisiva virata, in direzione del  Romanticismo . I suoi  dipinti appartenenti a questa fase, pur applicando un sostanziale rigore nella rappresentazione, Fergola approdava ad una visione più fantastica della realtà e lasciava trasfigurare un sentimento di intimismo lirico, di sapore romantico. Quest’approccio, certamente più congeniale alla sua volontà di esaltare le bellezze naturalistiche del golfo di Napoli, gli derivò dalla visione delle opere di Vernet e Gudin  che poté ammirare a Parigi del 1830. Un esemoio di questo nuovo indirizzo stilistico si può rintracciare nel fortunato repertorio delle marine in tempesta, dove il pittore, pur rappresentando episodi di naufragio realmente accaduti, impiega un registro fantastico che dà ampio spazio alla dimensione eroica del  sublime , in pieno accordo con la sensibilità romantica.

In quegli  anni Fergola incominciò a lavorare , preso da nuovo fervore artistico , instancabilmente, partecipando nel 1839 alla mostra borbonica, con Veduta della sorgente del SarnoInterno della cattedrale di Toledo in IspagnaBriganti sorpresi dalla gendarmeria nella foresta e tre «paesaggi di composizione», raffiguranti albe e tramonti. Nel 1841 presentò Interno gotico del chiostro di San Giovanni de’ Re a ToledoEsterno gotico della cattedrale di BurgosMontevergine nel giorno della festa e Inaugurazione della strada di ferro seguita in Napoli nell’ottobre del 1839. Nel 1843 espose Marina di Capri al chiaro di luna con battello in cui dorme un marinaro e Un sifone nel golfo di Procida, mentre del 1848 è Preghiera della sera. Morì nel 1874, all’età di 76 anni.

Nonostante la popolarità, come illustratore degli avvenimenti di Corte e degli eventi più significativi del Regno, Fergola non riuscì a diventare per suo sommo dispiacere titolare della cattedra di paesaggio dell’ Accademia di belle arti di Napoli , perché nel 1838 questa cattedra venne assegnata a Gabriele Smergiassi .

Curiosita’ : Alla Galleria dell’Accademia di belle arti di Napoli  si conserva comunque un dipinto di Fergola, conosciuto con doppio titoloː Bacio di Giuda e Cristo nell’orto. Datato 1858, è un olio su tela, della dimensione di 89×70 cm che e fu acquistato dall’Accademia nel 1909.

Tra i dipinti di Salvatore Fergola merita una menzione speciale Inaugurazione della strada ferrata Napoli-Portici, 1840, dove è rappresentata la ferrovia Napoli-Portici   con un treno che corre lungo la linea di costa ,  il panorama del golfo di Napoli sullo sfondo e la festosa presenza del pubblico, individuato nei diversi ceti.

Fergola , morto a Napoli il 7 marzo 1874 non è stato solo uno straordinario cronista della vita di corte e di eventi pubblici, ma un artista incredibilmente versatile che, nelle vedute, nelle marine, nelle scene di naufragio, nei temi biblici, ha saputo esplorare anche i territori del sentimento e della fantasia, partecipando alla rivoluzione romantica.

 

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