La sifilide , chiamata all’epoca anche peste venerea , fu una nuova malattia che  trovo’ totalmente impreparati i medici di allora non esistendo ancora gli antibiotici . La micidiale malattia infettiva a trasmissione prevalentemente sessuale , si diffuse rapidamente in tutta Europa mietendo numerose vittime , ma ad esplodere  per prima in  forma epidemica fu nella citta’ di Napoli , motivo per cui fu anche chiamata sopratutto dai francesi  ‘ mal Napolitano .
Ma a Napoli la terribile malattia esplose solo nel 1496 , cioè un anno dopo la venuta in citta’ del re francese Carlo VIII , accompagnato dal suo esercito composto per buona parte da mercenari provenienti da ogni dove ( fiamminghi , svizzeri , spagnoli , italiani ) e sopratutto con il seguito di alcune centinaia di prostitute destinate al sollazzo dei soldati .
Ecco il motivo per cui in tutta Europa ( e sopratutto a Napoli ) venne chiamata ” mal francese ” .
In verita’poiche’la tremenda malattia veniva vista come il simbolo del peccato , nessun popolo trovava piacere ad essere considerato la principale iniziale fonte del contagio e di conseguenza attribuiva l’origine dello stesso ad altri .
Ecco allora che a Napoli lo chiamavano ” lo male francese” , a Parigi ” mal de Naples” , a Varsavia ” morbo gallico “a Mosca ” mal dei Polacchi e nel mondo arabo ” mal dei cristiani .
Solo successivamente fu prima chiamato ” lue” ( dal greco sciolgo ) e poi  sifilide ( da un poemetto di Girolamo Fracastoro , il cui protagonista , il giovane pastore Siphilus , dopo avere offeso il Dio Apollo , venne punito dallo stesso con una terribile malattia deturpante sconosciuta a tutti e caratterizzata da  immonde piaghe . Questa misteriosa malattia che ricordava nei sintomi il tremendo morbo afflisse  Siphlius fino alla morte  e la malattia  da lui prese il nome ).
I sintomi della sifilide attraversando vari stati sviluppa dapprima una lesione nodulare ( sifiloma) nel punto di contagio ( solco balano-prepuziale nell’uomo, collo dell’utero nella donna , regione anale-rettale e cavo orale in entrambi  ) la cui superficie presto si ulcera .
Segue poi una eruzione cutanea diffusa ed un lungo corteo di sintomi clinici quali perdita dei capelli, febbre, astenia, cefalea, malessere generale , deturpazioni al viso e agli arti ed infine la morte.

Per fronteggiare il terribile male e prestare assistenza ai numerosi ammalati nacquero in città numerose strutture , prime delle quali un nuovo nosocomio costruito sulla collina di Caponapoli voluto dalla nobildonna Maria Longo aiutata dalla sua grande amica Maria Ayerba ( duchessa di Termoli ) e da altri generosi finanziatori . Questa dopo lunghe fatiche nel 1510 riuscì finalmente a coronare il suo sogno  ed a costruire un nosocomio per assistere gli infermi . Inizialmente si impegnò a cercare di curare proprio  la malattia che maggiormente affliggeva il popolo , cioè la sifilide , una terribile malattia ritenuta all’epoca incurabile e mortale  , motivo per cui l’ospedale venne chiamato degli ” incurabili “. Nella bella cappella dei Bianchi presso lo stesso  cortile del complesso degli Incurabili (  piu’ nota come Santa Maria Succurrere Miseris ),è ancora oggi presente  una particolare impressionante statua in cero plastica denominata ” la scandalosa”.
Essa serviva da monito per le tante ragazze che allora si dedicavano alla prostituzione e rischiavano , vittime della sifilide di essere ricoverate  agli Incurabili . La scultura mostra infatti le devastazioni provocate dalla malattia sul corpo di una giovane donna .

Purtroppo per lungo tempo in città , in quel periodo , il fenomeno della prostituzione raggiunse dimensione allarmanti con un numero di prostitute  registrate pari a circa tremila ragazze ( ma il fenomeno interessò anche i giovani ragazzi ) e se aggiungiamo anche le clandestine il numero arrivava  addirittura a sei , settemila ragazze , la maggior parte di loro con un’età media tra i 12 ed i 16 anni .

Il meretricio maschile e femminile  che aveva il suo quartiere a luci rosse nella contrada fuori Porta Capuana  ( tra Poggioreale ed il borgo di Sant’ Antonio ) divenne ovviamente uno delle  principali cause del diffondersi della micidiale malattia . Nel vicino Ospedale di Santa Maria della fede che si trovava vicino all’attuale Corso Garibaldi era presente una struttura che arrivò ad ospitare e cercato di curare un numero esorbitante di giovani ragazze contagiate e affette dalla sifilide che raggiunse addirittura un numero di 450 ricoverate al giorno .Oggi lo stesso ospedale per secoli un importante punto di riferimento per le donne affette da malattie a trasmissione sessuale ha lasciato il posto all’ l’istituto tecnico Alessandro Volta.

La malattia , una volta contratta , aveva tra i diversi sintomi una fase iniziale caratterizzata da stanchezza  corporale ,affaticamento muscolare e marcata  astenia  che portava l’ammalato a stare continuamente seduto ,abbattuto sul divano o allettato , motivo per cui ancora oggi quando una persona sta ” sparapanzata sul divano cioè sdraiato nella maniera più comoda senza grande cura della compostezza e totalmente abbandonata nel lasciarsi andare ,si usa il termine ” ‘na fracetumma “.che deriva da mal  francese ovvero infezione da sifilide .E poiche l’altro grosso sintomo erano problemi alla vista , è questo il motivo per cui  i preti od i genitori più attenti , fino a qualche tempo fa ammonivano gli adolescenti a non abbandonarsi alle pratiche onanistiche dicendo di non esagerare nel toccarsi pena il rischio di diventare ciechi.

La terapia piu’ a lungo usata per cura le sifilde ,fu quella a base di Mercurio somministrato sia in pomata che attraverso bevande o infusi vari associata a quella dei bagni sudatori.
Il povero ammalato doveva inizialmente subire per alcuni giorni , oltre al  digiuno , salassi e purghe e quindi finalmente poter accedere alla sua definitiva tortura : le fumigazioni a base di mercurio.

Il paziente veniva posto all’ interno di una sorta di barile dal quale fuoriusciva la sola testa .
In questa specie di stufa si trovava nel suo interno uno sgabello sul quale il malcapitato veniva fatto sedere in attesa della cura . Questa consisteva nel versare in un braciere a base di carboni ardenti , che si trovava pure all’interno della stufa , dell’arsenico insieme ad altre sostanze come il cinabro da cui  per sublimazione esalavano dei vapori di mercurio che dovevano essere assorbiti dal corpo del paziente chiuso ermeticamente nella  botte mentre era in piena sudorazione per un periodo che poteva variare a seconda dello stato del paziente dai 10 ai 20  minuti.
La sudorazione era un momento importante della terapia poiche’ all’epoca si pensava che la sifilide fosse una malattia da curare secondo i principi di Ippocrate e quindi la priorità era quella di eliminare la ‘ materia peccans ‘ , cioè facendo venire fuori l’eccesso di flemma attraverso, appunto , la sudorazione .
Come se non bastasse , dal momento che si credeva che la saliva e il sudore derivassero dal cervello , il povero malato doveva sopportare anche l’imposizione di un ferro incandescente sulla testa durante la terapia.
Anche se tutto questo sembra oggi assurdo , dovete pensare che all’epoca non esistevano gli antibiotici che poi hanno permesso di abbassare il tasso di infezione in circolazione e le uniche terapie per quanto tossiche per frenare la regressione dei sintomi della malattia erano le sole ‘ frizioni di mercurio ‘ applicate sulla pelle nei  punti delle manifestazioni cliniche ( ulcere ).

Questo sistema veniva eseguito anche per la cura di altre molte patologie della cute come la scabbia, la psoriasi, l’eczema , il vaiolo.  Si trattava di unguenti a base di mercurio , grassi , ed altre strane sostanze che venivano strofinate da una a quattro volte al giorno per mezz’ora in una camera chiusa ermeticamente davanti ad un fuoco divampante e talvolta anche tra due fuochi. Le finestre dovevano restare chiuse giorno e notte e guai a chi avesse osato esporsi all’aria, era infatti proibito uscire in quei giorni all’aria aperta .
Gia’ prima del trattamento bisognava essere chiusi in stanze a temperature altissime ( sempre per sudare ) e rimanere in ferrea dieta ( se si nutriva l’ammalato si nutriva il male ) .  Ai soli ammalati salassati o purgati veniva dato del brodo, delle zuppe ed eccezionalmente talvolta qualche tuorlo di uova.
Ma come se non bastava , dopo la frizione o la fumigazione esse venivano messi a letto e avvolti per tutta la giornata in parecchie coperte di lana .  Chi era ancora in grado di connettere poteva bere del vino ed ai soli  sopravvissuti a tutto il trattamento veniva infine dato del cibo.
I poveretti infine , venivano costretti a restare per trenta o quaranta giorni senza mai cambiare la biancheria affinche’ il mercurio producesse i suoi benefici effetti .
La cura non veniva considerata efficace se non aveva come effetto la salivazione che all’epoca si riteneva fosse il mezzo attraverso il quale veniva eliminato il virus dal corpo. Secondo le allora convinzioni scientifiche infatti il mercurio penetrando nell’organismo attraverso la cute , agiva sul morbo solo meccanicamente costringendolo ad essere espulso attraverso la saliva , la sudorazione o le urine.
Oggi sappiamo invece che la salivazione e’ il segno più comune causato dalla intossicazione da mercurio, mentre allora un evidente effetto collaterale era quello di annerire i denti , motivo per cui molte nobildonne erano costrette a limarseli per nascondere la prova di essere state colpite dalla scandalosa malattia ( l’associazione di una donna al mercurio divenne un oltraggioso insulto molto usato al tempo dalle donne del popolo ).

La sifilide fu a lungo anche ritenute una malattia ereditaria dal momento che ovviamente si presentava anche nel neonato partorito da una donna affetta durante la gestazione dalla malattia e questo comporto’ una enorme discriminazione sociale con terribili conseguenze anche di tipo persecutorio o omicide nei confronti di intere famiglie .
Poiche’ il mercurio spesso non riusciva a guarire la malattia e nel frattempo creava serie complicazioni di salute si cercavavano in giro continuamente nuove terapie .
Una delle tante ipotesi sull’origine della malattia  supponeva che  essa traesse origine dall’America e che fosse giunta in Europa tramite i marinai presenti sulle  navi  di Cristoforo Colombo di ritorno dalla sua scoperta del nuovo continente .
Il gran capitano spagnolo Consalvo di Cordova , ammalatosi a Napoli , sulla scorta del sentito dire circa le origini della malattia in America , avvilito dal non riuscire a guarire , decise di partire per recarsi nel luogo di origine del morbo allo scopo di trovare in loco un nuovo efficace rimedio terapeutico. Scopri’ in questo modo che i locali abitanti del luogo erano soliti curarsi con un prodotto estratto da un albero che nasceva nelle Antille .

Al suo ritorno in città’ porto’ con se questo nuovo rimedio e di conseguenza per un certo periodo di tempo il mercurio fu sostituito dal guaiaco ( definito inizialmente  ” legno Santo ” ) estratto da una pianta che cresceva solo in America e che usata come decotto  provocava anch’esso , ovviamente fortissime sudorazioni .
La chiesa nel 500 scese anche lei  in campo e oltre a consigliare il classico metodo dell’astinenza sessuale arrivo’ addirittura a consigliare l’uso di un ” linoleum ad me surah glandis” , cioe’ una sorta di profilattico del tempo fatto di fodere di  lino immerso in una soluzione di sale e di erbe tra cui il precipitato di mercurio detto anche ” argento vivo”.

L’ insuccesso di tutti questi rimedi ed il brancolare assoluto nel buio portava all’uso di strani decotti come la famosa ” bevanda del querceto” fatta di varie piante mescolate tra loro ( erba vermicularia , agnosticaso , piantaggine, radice di tormentilla, rose rosse, fiori di verbasco, ruta, succo di limone,  acqua di fiori di malva ) lasciata a macerare per alcuni giorni e poi bollite . La dose consigliate era di sei cucchiai al giorno .

A questo si associava di lavare bene le parti genitali  dopo il coito e subito dopo coprire il glande con un pezzo di stoffa macerata in  un preparato a base di vino , trucioli di guaiaco, pagliuzze di rame , mercurio precipitato, radici di genziana , corallo rosso , cenere d’Avorio , corno di cervo bruciato , etc etc . Ognuno di tanto in tanto vi aggiungeva qualcosa nella speranza di trovare la sospirata panacea. Ad ogni modo il tutto doveva poi restare sul pene per almeno 4/5 ore.
Questa era la prevenzione mentre invece una volta ammalati , sulle ulcere che invece si formavano sul pene , era solito porvi un unguento dall’odore terribile e nauseando fatto da cime e radici di malva , foglie di viola , 4 once di grasso di maiale , due once di grasso di gallina , ed infine un’oncia di sterco di colombo fermentato.
Il tutto lo si metteva poi in un mortaio e lo si pestava fino a ridurlo  in poltiglia pronto all’uso.
E’ difficile a distanza di secoli capire con tutti questi strani orrendi rimedi e le terribili conseguenze che portava la sifilide , la specie umana continuasse ad avere voglia di  rapporti  sessuali considerati tutti ad alto rischio di contagio e che non gli passasse la .. . cosiddetta poesia.
Quasi , quasi , stavolta aveva ragione la chiesa ….. meglio l’astinenza !!!!

CURIOSITA’ : I nomi utilizzati anticamente per indicare il mercurio erano  “argento vivo” e “idrargirio” che derivano dalla parola latina hydrargyrum, a sua volta derivata dal greco ydrargyros, (motivo per cui il simbolo chimico è Hg) parola composta dai termini corrispondenti ad “acqua” e “argento”, per via del suo aspetto liquido e metallico. L’elemento prese quindi il nome del dio romano Mercurio per via della sua scorrevolezza e mobilità.

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