La splendida chiesa barocca, dedicata a San Giuseppe, fondata  da cinque monache Teresiane, domina l’ancor più antico complesso immobiliare del marchese Spinelli di Tarsia, al quale fu sottratto per effetto della compravendita notarile datata 1640, a segno e nome del Monastero dei Santi Severino e Sossio al Pendino. Questo splendido capolavoro del Fanzago, si trova quindi ubicata sull’altura di Pontecorvo nella parte alta del borgo dell’Avvocata.

La chiesa è anche meglio conosciuta come chiesa di San Giuseppe a Pontecorvo e  fu costruita nel 1619 occupando l’area di palazzo Spinelli a Pontecorvo tra il1643 e il 1660 ad opera di Cosimo Fanzago.

In seguito ad una grave epidemia di peste il vicere’ Don Pedro de Toledo, nel 1530 decise di ripurificare la capitale, avviando un risanamento igienico ed edilizio e realizzando nuove strade (Via Toledo ma anche i Quartieri Spagnoli) funzionali al progetto di una nuova espansione della città oltre la vecchia cinta muraria.

Un nuovo impianto urbano e quindi nuovi insediamenti per il popolo ma anche e soprattutto per i nobili tra cui le illustri famiglie come i Tarsia, i Pontecorvo e gli Spinelli.

Fu quest’ultima famiglia, nella persona di Giuseppe Vespasiano, ad acquistare il lotto dove tutt’ora sorge la chiesa, costruendo un palazzo signorile, ceduto successivamente alle monache carmelitane scalze quando la famiglia sarà richiamata in Spagna.

In un primo momento il solo luogo di culto corrispondeva all’attuale cripta, fin quando, a seguito del Concilio di Trento, si decise di costruire un nuovo edificio il cui progetto venne affidato a Cosimo Fanzago che ne fece  uno splendido capolavoro barocco.
Solo successivamente la chiesa passò 
ai padri barnabiti che vi realizzarono un vero e proprio collegio scientifico. 

La grandiosità di questa chiesa sta sopratutto nella facciata e controfacciata il cui andamento importa quello precedente del palazzo Pontecorvo. Il Fanzago volle  infatti costruirla come naturale estensione dell’appartato di facciata di palazzo Spinelli.

La splendida facciata a tre grandi arcate mostra al secondo ordine tre  statue (forse dello stesso Cosimo Fanzago) : il santo titolare si trova al centro mentre  San Pietro d’Alcantara e  Santa Teresa  si trovano nelle aperture laterali.

Oltrepassata la facciata si accede all’atrio rialzato, poiché sotto di esso si trovano gli  ambienti dove seppellivano i religiosi del convento.

La scala è a due rampe con balaustra finemente scolpita; la volta è a crociera nella parte centrale, mentre le rampe sono costituite da volte a botte.

L’interno è a croce greca con quattro cappelle angolari.

Tra le opere che la chiesa possedeva vi erano un dipinto di Luca Giordano, il Giuseppe e Gesù datato 1660  oggi al Museo di Capodimonte e sugli altari, sia a destra che a sinistra, due opere di Francesco Di Maria: il Calvario e Santa Teresa e San Pietro d’Alcantara custodite presso il museo di San Martino.  La chiesa ha custodito per lunghi anni anche il vero ritratto di Santa Francesca delle Cinque Piaghe.

Tra le opere più importanti commissionate dalle Teresiane a Luca Giordano si ricorda l’enorme tela collocata inizialmente sull’altare maggiore e ritraente La sacra Famiglia e la Visione dei Simboli della Passione datato 1660, siglato“L.G”, oggi in custodia alla Soprintendenza: questa tela è importante perché di essa ne esiste ancora oggi una copia francese, a Saint-Etienne, in omaggio al conte di Peñoranda, vicerè di Napoli dal 1658 nonché protettore dell’Ordine delle Carmelitane.

Il terremoto del 1980 fece crollare il tetto a capriate trascinando con sé il controsoffitto affrescato, i cui frammenti residui si persero col passare del tempo a causa dell’assenza di una copertura che impedisse l’entrata di pioggia e il deterioramento dell’interno. Negli anni novanta fu costruito l’attuale tetto a capriate in legno. Tuttavia la chiesa a causa dei numerosi sciacallaggi fu depredata di molti arredi sacri e decorazioni, come marmi e balaustre. L’ipogeo è stato profanato e l’interno della chiesa è spoglio. Fortunatamente le tele presenti in loco sono state recuperate dalla Soprintendenza e sono oggi custodite tra il Museo di Capodimonte e Palazzo Reale.

Attualmente la chiesa mostra i danni causati dalle intemperie e necessita di una ristrutturazione complessiva, in particolare della facciata.

 

 

San Giuseppe delle Scalze

 

 

 

 

  • 2262
  • 0