Napoli è stata la città più cercata sui social dai turisti nell’estate 2023, con 2.740.000 ricerche uniche nel solo mese di giugno, a fronte degli 823.000 di Roma: un risultato mai verificatosi prima nella storia del Bel Paese.
Si tratta di un evento probabilmente unico e spinto senz’altro dal boom di visibilità internazionale ottenuto grazie al terzo scudetto conquistato dalla squadra azzurra. Lo testimoniano i numeri: più di 100.000 pagine social creati solo a ridosso dello scudetto, oltre 100.000 articoli in giro per il web che parlano della città di Napoli.
E poi, la televisione e i media classici: la città ha avuto una copertura h24 per mesi, con interviste, speciali, approfondimenti e reportage da ogni parte del mondo. Una sovraesposizione simile non poteva non attirare la curiosità di tutto il globo nei confronti di una città che, per il suo carattere anticonformista e la ricchezza espressiva dei cittadini, sa conquistare facilmente chiunque.
Per chi come me , ha vissuto la Napoli estiva deserta dei lontani primi anni 2000, quella di oggi sembra una visione impossibile pensando alle testate internazionali e nazionali che nel 2010 avevano ormai abbinato alla Campania l’onnipresente parola “monnezza” o la notizia negativa di turno.
Per chi come me,ha vissuto in estate ore ed ore da solo e senza nessun turista o napoletano , nei musei, nelle biblioteche e nelle antiche chiese di questa città ad ammirare favolosi capolavori , oggi tutto questo sembra un miracolo . Fino a qualche anno fa, in una Napoli mortificata attraverso gli anni da terremoto, camorra, monnezza ,epidemia di colera, corruzione malaffare e mal governo, nell’indifferenza dello stato che ha sempre espresso la sua soliderietà solo a parole, i turisti evitavano di fermarsi, terrorizzati dall’idea di subire scippi , frodi e fregature di vario tipo e proseguivano direttamente per Capri, Ischia, Pompei e costiera sorrentina o amalfitana . Nel 2019 il Comune di Napoli decise addirittura di mettere in piedi un osservatorio per esercitare azioni legali nei confronti dei diffamatori seriali. Era un periodo difficile per la nostra città Nessuno conosceva la nostra città, tantomeno i napoletani stessi . I tour operator non consigliavano il centro storico ai viaggiatori . Le crociere non consigliavano nelle loro tappe camminare per Napoli perché la ritenevano pericolosa . I viaggiatori sbarcati a Napoli venivano dirottati subito a Sorrento o a Pompei . I decumani allora non interessavano proprio a nessuno . I napoletani all’epoca non avevano ancora ben percepito che il turismo era per loro una grande risorsa economica e quindi la bellezza dei vari musei , palazzi nobiliari e antiche chiese a loro poco interessava . Oggi che Napoli nella sua bellezza porta soldi , stranamente a tutti interessa ( e’ amore per la città o amore per i soldi ?) All’epoca sempre più spesso mentre da solo giravo per i stretti cardini , proprio chiedendo ai residenti locali ( che ancora abitavano gli antichi vasci ) mi rendevo sempre più conto che nessun napoletano conosceva la sua città .Fu allora che decisi quindi di scrivere un blog chiamato “ cose di napoli ‘ solo per far conoscere Napoli ai napoletani .
Ho sempre sperato insomma che napoli venisse rivalutata agli occhi del mondo ma sopratutto ai stessi occhi dei napoletani . Qualche timido risultato con il tempo si è visto . Qualcuno ha letto i tanti articoli e molti ancora oggi li copiano integralmente ma finalmente i napoletani hanno incominciato lentamente a capire l’importanza del proprio patrimonio culturale con i monumenti,i suoi palazzi e le sue chiese antiche.Peccato solo che a far conoscere realmente Napoli ci siano invece volute due famose fiction come Gomorra e Mare fuori ed un effetto scudetto Grazie a loro la nostra città è stata di nuovo scoperta e rivalutata come ai vecchi tempi. Oggi finalmente tutti si stanno accorgendo di Napoli, compresi i napoletani stessi che pubblicano continuamente sui social belle cose di Napoli .
Tutti contenti ?
No ! Oggi mi rendo conto che avevo totalmente sbagliato le previsioni . Oggi sono amareggiato Non avevo calcolato il fatto che sono i napoletani ad abitare questa città . I napoletani appena hanno scoperto la loro città hanno anche provveduto subito a distruggerla Non avrei mai voluto che finisse così . Non avrei mai immaginato lontanamente che Il nostro centro storico. dchiarato dall’Unesco nel 1995 Patrimonio dell’umanità per la sua unicità nel possedere un impianto urbanistico storico fieramente difeso dalle omologazioni architetturali tanto di moda nel resto del mondo , oggi invece rappresenta solo il più grande e importante sito Unesco d’Europa che puzza di fritto . Chi poteva mai immaginare che i nostri antichi ‘ vasci “ considerati dall’Unesco delle vere e proprie opere d’arte , un giorno si sarebbero tutti trasformati in bar , barretti , ristoranti , pizzerie e friggitorie ? Chi mai poteva solo lontanamente ipotizzare che Via San Sebastiano, oggi non è più la storica strada piena di negozi di musicisti , ma solo un luogo come tanti altri ricco di paninoteche , friggitorie e barretti che hanno preso il loro posto ? Neanche nei peggiori degli incubi avrei potuto immaginare che nei nostri decumani oggi si assiste solo ad un consumo incontrollabile di cibo e alcool . Negli ultimi quattro anni nei storici decumani hanno chiuso circa una trentina di attività culturali tra librerie, case editrici e piccoli centri culturali. Al loro posto sopratutto nell’ultimo anno sono invece nate in maniera esponenziale patatinerie, friggitorie, pizzerie, gelaterie, paninoteche , centri scommesse , bar , barretti , negozi di souvenir made in China e varie attività di dubbio gusto come kebabbari o friggitorie di zeppole e panzarotti . Per meglio valutare l’involuzione di un luogo e assistere a una vera e propria fiera dell’orrore, oggi basta guardarsi intorno e assistere inermi alla nascita istantanea di bugigattoli che esalano nuvole di vapori e puzza di fritto, allo spuntare da un giorno all’altro di locali commerciali che spacciano un cuoppo o una zeppola per “la vera qualità” di Napoli, ai balletti di buttadentro con mandolino e maschera di Pulcinella. Basta giungere solo nei pressi dei decumani per sentire l’orribile puzza di frittura che invade i cardini per poi arrivare in un lunapark straripante di montagne di cibo e giostre con la testa di Pulcinella e finti panni stesi conditi da file di bandiere e cartonati colmi di frasi dialettali.Una deriva ancora non chiara nemmeno ai stessi napoletani,che non hanno ben capito come la camorra per alimentare il suo business ben presto costringerà tutti gli abitanti a sloggiare per lasciare terreno utile alla costruzione di b&b, case vacanze, pensioni, hotellucci, pizzerie, tarallerie, cuopperie, friggitorie, insomma, qualsiasi tipo di farlocca imitazione del più famoso e ormai macchiettistico Nennella, un ammasso senza capo né coda che quasi viene vomitato giù, tanto che quando mi capita di passare per via Toledo distolgo lo sguardo.
E se i decumani volgono certamente verso la sua fine , certo non se la passano bene nemmeno i Quartieri Spagnoli che ugualmente sono perduti,
Certo, nessuno rimpiange l’Âge d’or, che va dalla fondazione dei quartieri nel XVI secolo, fino al Secondo dopoguerra del XX secolo. In cui dominavano la prostituzione, il contrabbando e traffici di ogni genere equamente suddivisi tra la grande e la piccola criminalità organizzata. Quelle sue stradelle a tela di ragno, in cui i muri avevano indelebili e ampie chiazze di sporco e di umidità causate dalla lebbra dell’incuria e del passare del tempo, per cui l’intonaco era un lontano ricordo, oggi appaiono rutilanti, costellate di luci al neon delle insegne che reclamizzano B&B a buon mercato e di affollate pizzerie sulle terrazze, piene di gente e di chiasso.
Ma creiamoci almeno il problema del perché i quartieri spagnoli prima erano un luogo tanto pericoloso ed oggi invece non succede nulla di pericoloso .Nessun scippo , nessun furto e nessuna sparatoria .
Napoli con i suoi migliaia di ristoranti , pizzerie , bar , friggitorie e pasticcerie è’ una città destinata a sconvolgere l’ecosistema sociale a favore della cattedrale planetaria dei consumi effimeri. Oggi la Napoli che va tanto di moda spinta dai tour operator è purtroppo ancora maggiormente legata a quelle due fiction che tanto l’hanno celebrata nella sua narrazione tossica . La città appare ancora purtroppo mitizzata agli occhi dei turisti. nei suoi aspetti criminali raccontati da fiction come Gomorra e Mare Fuori , ma le voci del passato sono state messe in ombra dalla valanga di immagini con il volto di Maradona ai Quartieri Spagnoli e delle strade del centro storico stracolme di turisti e dalle recensioni entusiaste dei viaggiatori che in maniera estremamente superficiale si fermano su una narrazione storica di una città divertente con la sua limonata a cosce aperte, e sregolata nella sua malamovida notturna . Anche i social network, che non hanno mai lesinato su meme e cattiverie sui classici stereotipi del capoluogo campano, hanno improvvisamente trovato un nuovo filone di visualizzazioni sfruttando il fenomeno scudetto e la conseguente ondata di turismo folcloristo sorta nel murales di Maradona e nei vicoli imbanditi a festa .
Napoli improvvisamente ha trovato anche un un nuovo filone di influencer . Sullo stupido social Tik Tok risulta addirittura essere la città più vista con 27 miliardi di visualizzazioni . Molti ovviamente hanno esultato davanti a questo titolo, diventato uno dei più virali del 2023, ma in realtà c’è molto da riflettere. Escludendo il calcio, stravincono infatti da un anno nelle ricerche del pubblico i seguenti termini: “video trash napoli” “food porn napoli” “con mollica o senza” ed un’infinità di show che diverte e intrattiene il grande pubblico sui social solo perché rappresenta il “trash napoletano” , cioè quella immagine del napoletano che tanto piace a chi ci vuole fenomeni da baraccone . Su questa piattaforma social , creata dai cinesi per rimbambire il mondo occidentale , l’intrattenimento è dominato da un enorme sottobosco di soggetti che esaltano comportamenti estremi del folklore napoletano . Oggi se cercate svago e divertimento basta cercare “Napoli” su Youtube per trovare una produzione di short e video amplissimi dove ogni giorno su Tik Tok si esibiscono un campionario di personaggi ridicoli, e ignoranti, che alle prese con tutti i loro limiti, vengono serviti al lettore di chi ci considera per il suo diletto veramente poca cosa . Per sfruttare la massima diffusione su internet, questi personaggi usano un linguaggio dove il nobile dialetto napoletano appare infarcito di espressioni volgari che vanno ben oltre l’immaginabile. Grazie alla loro volgarità e ad vestiario griffato e trash, oggi la sceneggiata napoletana è diventata portatile nella sua versione digitale . Dall’arrivo della Pandemia in poi , un’enorme mole di tiktoker napoletani hanno cominciato a invadere un social demenziale come Tik Tok , esportando ignoranza a mondi sempre più lontani. La prima ad esplodere sulla piattaforma creata per rendere stupidi i nostri giovani ragazzi ( ma anche molti adulti ) è stata senza dubbio una certa Rita De Crescenzo ( svergognata” per i più intimi ) che al suo preludio sul proscenio annuncia se stessa, con un tragico : “Chiappareeella… fiocco di neveee…”. Anche il marito della De Crescenzo, Giggiolone, non se la passa male sullo stupido social . Qui egli è infatti famoso famoso per il suo tormentone “Buongiorno pescheria” Anche altri suoi parenti “ricottari” e altri TikToker come Laura la Divina , Very e Sas e nonna Adele hanno un loro seguito e non se la cavano male a sporcare l’immagine di Napoli. Certo non potranno mai eguagliare il Boss al Castello delle Cerimonie che nella sua ’evoluzione di “nu matrimonio napulitano” rappresenta sempre il top di quelle macchiette strumentalizzate atte a far sentire falsamente superiori gli italiani che ridono delle loro gesta , . In questo reality i napoletani si superano e si prestano continuamente ad interpretare scene grottesche Sotto una lieve patina di modernità, con i neomelodici vestiti da rapper americani,molti sposi napoletani e della provincia che spesso sono umili e semplici persone, che quasi sempre si indebitano ancestralmente per il matrimonio, qui vengono derise anche per la dialettica e per gli strafalcioni che accompagnano sovente la cerimonia. Questa produzione costruisce un vero e proprio stereotipo narrativo della città, che attira ovviamente un pubblico alla ricerca esatta di ciò che vede. Di fronte a tale domanda di intrattenimento trash o negativo, una considerevole fetta di pubblico napoletano spesso si adegua o, peggio, si diverte e si ritrova in questa tipologia di comunicazione. Sono pressoché infiniti gli spettacoli chiassosi che intrattengono i turisti, dai piatti rotti nei locali agli insulti in un dialetto storpiato, volgare e lontano parente di quella lingua delle canzoni dei posteggiatori e delle commedie popolari di Viviani. Buffoni o criminali. Questa città non ha via di scampo. A gonfiare i numeri dietro l’hashtag Napoli c’è poi l’immensa produzione dei creators locali, chi esperto e chi improvvisato, che producono migliaia di ore di filmati che raccontano e spesso spettacolarizzano la città, i suoi modi di dire, la sua quotidianità: sono circa 20 gli account più seguiti concentrati sul solo comune di Napoli, che diventerebbero centinaia contando quelli sotto i 10.000 follower. Anche l’immenso successo della narrativa criminale di Mare Fuori e di Gomorra è un fenomeno che ha fatto discutere molto: sono fenomeni presi, come spesso accade nel grande pubblico, in modo totalmente acritico e hanno contribuito, seppur involontariamente, a segnare un nuovo carattere negativo sull’immagine di Napoli così come è accaduto con Il film “Il Padrino” e la Regione Sicilia, assaltata ogni anno da visitatori alla ricerca della maglietta di Don Vito Corleone. Anche il “camorra tour” di Scampia o addirittura il “finto scippo” sono diventati attrazioni proposte ai turisti proprio come accade già in Sicilia da decenni. Ma non vi preoccupate … Non avete inventato niente, avete solo riscoperto storie vecchie. Questo dibattito legato ai problemi della comunicazione di una Napoli esclusivamente volgare e divertente non l’abbiamo inventato oggi noi Tutt’altro, esiste dal XIX secolo in maniera quasi analoga. L’attrazione dei turisti nei confronti dei luoghi comuni popolari, del caos, dei “vicarielli” e delle scene legate alla miseria culturale di un popolo strumentalizzato e mortificato, in realtà, diventavano un vero e proprio parco giochi per i visitatori stranieri, che chiedevano agli scugnizzi napoletani, per pochi spiccioli, di replicare dei teatrini di miseria. Famoso era ad esempio al Lago di Agnano l’attrazione della grotta “ del cane “ dove i turisti erano accompagnati da guide locali per divertirsi nel vedere svenire (e spesso morire) i cani avvelenati dalle esalazioni di gas. Ecco poi che i fotografi, dai più ai meno famosi, vendevano migliaia di cartoline con napoletani travestiti da pulcinella che mangiano pasta con le mani: era un mercato talmente florido che il podestà di Napoli nel 1929 fu costretto a vietare la vendita di queste foto spiegando che erano attività lesive per la dignità cittadina. Anche il turismo della camorra non l’abbiamo inventato con Gomorra e Mare Fuori: nel 1906, dopo il processo Cuocolo nacque in città un florido filone letterario sulla criminalità napoletana che fece le fortune di numerosissime penne locali e alimentò quel binomio fra criminalità e Napoli che rimarrà ben impresso negli stereotipi territoriali locali. Napoli insomma e’ da secoli sempre la stessa . Vittima dei suoi stessi abitanti . Napoli e’ da sempre un paradiso abitato da diavoli come sosteneva il Piovano Arlotto.