Il 24 giugno è il giorno in cui si celebra San Giovanni, detto il Battista, colui che Cristo definì il più grande fra i nati di donna e dal quale Cristo si fece battezzare in un Battesimo di sola acqua. .

San Giovanni Battista è un santo particolare , tenuto in grande considerazione dalla chiesa cattolica.A lui solo è infatti concesso il privilegio del dies natalis, la data della nascita e non quella della morte (come per tutti i santi che morendo rinascono in Cristo). Un privilegio che condivide solo con la Madonna.

 La sua vita e predicazione  sono comunque costantemente intrecciate con l’opera di Gesù: la sua missione divina sulla terra non segue come gli apostoli ad una chiamata in età adulta, ma come Gesù , è nota alla famiglia fin dalla nascita ed è implicita nel suo nome.

Secondo i Vangeli  egli  fu concepito da Elisabetta, sposa di Zaccaria, quando i due erano in tarda età ed in modo simile a Gesù e Maria  , un angelo aveva preannunciato la sua nascita .

Zaccaria infatti  riceve l’annuncio mentre si trova nel Tempio di Gerusalemme innanzi all’altare del Signore, dopo aver terminato il proprio servizio sacerdotale. Al sommo sacerdote l’angelo preannuncia la nascita di un uomo giusto, immune dal vizio del bere, che avrebbe svolto la duplice missione di riunire insieme a sant’Elia gli Israeliti intorno al loro Signore e di riavvicinare i figli ai loro padri, superando la durezza dei cuori dei padri e riportando i figli alla sapienza davidica dei giusti patriarchi.

L’angelo assimila quindi Giovanni al profeta Elia   che ebbe il privilegio di manifestarsi insieme a Mosè e a Gesù nel monte Tabor. Le parole riservate da san Gabriele a Giovanni non sono meno celebrative di quelle di Gesù, poiché nessun altro uomo nominato nell’intera Bibbia fu mai paragonato a Mosè o Elia. Come Elia, Giovanni è colmato di Spirito Santo e dei suoi carismi, oltreché della forza necessaria a riunire le famiglie al loro interno e poi le Dodici di Tribù intorno al re d’Israele.
Per farvi capire l’importanza di San Giovanni da un punto di vista storico religioso, basta solo dirvi che lui come gesù  è menzionato cinque volte nel  Corano con il nome di Yahyā b. Zakariyyā, e  come uno dei massimi profeti  che precedettero Maometto, mentre  nella religione dei Mndei, con il nome di Iahia Iuhana viene considerato il più grande di tutti i profeti.

Intorno alla sua figura sono cresciute numerose credenze popolari. Giovanni Battista ha un posto di rilievo anche nel calendario della Massoneria.

Ovviamente, vista la sua grande importanza, San Giovanni è stato un santo molto celebrato , sopratutto nel mondo cattolico .

La sera e  sopratutto la notte della vigilia del giorno della venerazione del santo, da sempre in diversi  paesi è presente  per  tradizione il rito di accendere dei fuochi . L’origine di questa usanza è associata alle celebrazioni per l’arrivo de solstizio d’estate, che cade il 21 giugno nell’emisfero settentrionale.

In questa notte di san Giovanni, tre giorni dopo il solstizio d’estate, quando il sole inizia a declinare  si era soliti accendere  fuochi e falò per sorreggerlo ancora in cielo.

Nella sua versione più propriamente pagana, lo scopo del rito era quello di dar più “forza” al Sole, che a partire da quel giorno diveniva sempre più “debole”, poiché le giornate si accorciavano sempre più fino algiungere del solstizio d’inverno.

N.B. Simbolicamente, il fuoco era una funzione “purificatrice” nelle persone che lo guardavano.

Anche a  Napoli, ovviamente si festeggia da sempre San Giovanni e poichè noi dobbiamo sempre esagerare , da semre la festa religiosa in favore del santo rappresenta  per i napoletani, una delle festività cattoliche  più solenni ,della nostra citta  ma ricca di rtuali sospesi tra sacro e profano.

Giovanni Battista è il santo che battezzò il Cristo sulle sponde del Giordano, e il popolo napoletano  lo festeggiava con un bagno collettivo nelle acque del mare. Lui qui si purificava dai suoi peccati ma lo faceva a modo suo… attraverso dei strani lavacri e discutibili pratiche divinatorie.

N.B. L’uso radicato della purificazione magica attraverso l’immersione nelle acque dei fiumi e del mare,era unapratica a quei tempi consueto in tutto il mondo cattolico,  ma sant’Agostino tuonava e condannava: «Adjuro, obstringo nemo faciat» (scongiuro, obbligo che nessuno lo faccia).

L’immediata vicinanza al mare di una chiesa e di un ospedale dedicato a  San Giovanni , eretti dai cavalieri dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, divenuto poi di Malta, per accogliere i pellegrini  che tornavano malati dalla Terrasanta, consolidò un rito, ripetuto ogni anno nella notte di San Giovanni il 23 giugno, che prevedeva un battesimo collettivo nelle acque marine. Era questo però solo l’atto finale di una grande festa pagana che iniziava con la funzione in chiesa e la processione con la miracolosa statua del Santo ricca di argento oro e pietre preziose.

CURIOSITA’: Le prime notizie della festa popolare si hanno durante il Quattrocento aragonese: per i napoletani era semplicemente «La Festa a Mare» una notte carica d’euforia compresa fra il 23 sera e l’alba del 24 Giugno, nel giorno dei festeggiamenti di San Giovanni Battista. Essa era una  notte magica e misteriosa. Durante questa notte, un gruppo di uomini e di donne, si riversavano nudi a mare in preda a canti, balli e danze, a ridosso della chiesa, invocando l’antico rituale paganolegato al culto della sirena Partenope (principio femminile della fecondità) associato al culto del Dio fallico Priapo (principio maschile della fertilità) attraverso il rito di propiziazione marino dai chiari rimandi sessuali.

La chiesa denominata San Giovanni a mare fu eretto dai cavalieri dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, divenuto poi di Malta, per accogliere coloro che tornavano malati dalla Terrasanta. Essa è una delle poche chiese che presenta ancora testimonianze dell’architettura romanica a Napoli ; sconsacrata e poco conosciuta agli stessi napoletani, l’edificio affascina anche per il suo nome: fu cosi’ denominata perche’ quando fu costruita, nel dodicesimo secolo, il mare arrivava quasi a lambire le sue mura esterne .

N.B. La struttura è un’importante testimonianza del periodo normanno a Napoli e relativamente a quel periodo e’ da considerarsi una struttura di notevole interesse culturale. La chiesa rappresenta infatti l’unico esempio di edilizia religiosa a Napoli in età normanna perche’ in conseguenza dei difficili rapporti che presto si stabilirono tra i Normanni ed il Papato vennero eliminati in quel periodo molti edifici sacri ; essa, pertanto, risulta essere l’unica testimonianza architettonica cattolica normanna in citta’.

Il Santo protettore di questa chiesa  che lambiva il mare , era la biblica figura di San Giovanni che battezzò nel fiume Giordano nostro Signore Gesù. Intorno ad essa , vista l’immediata  vicinanza al mare si consolidò nel tempo un rito, ripetuto ogni anno nella notte di San Giovanni il 23 giugno, che prevedeva un battesimo collettivo nelle acque marine.

La  grande festa   di S. Giovanni a Mare,  originata da un motivo religioso ( si intendeva ricordare il battesimo di Gesu’ nel Giordano ) finiva quindi con un bagno notturno collettivo nelle acque del mare, dove una  volta inibita la comune morale ci si abbandonava a poco licenziosi atti amorosi .

Il popolo festeggiava la ricorrenza con un bagno collettivo nelle acque del mare, il quale pero’ spesso degenerava fino ad arrivare ad un punto tale che esso dovette essere soppresso, dal viceré Spagnolo per la piega pagana e misterica che stava prendendo .
 I  credentii  emulando un battesimo che li riportasse alla purezza, lasciando ogni pudore, sfiniti dalle danze e dalle tarantelle, s’immergevano nudi e in promiscuità nelle acque del mare. In spiaggia si accendevano grandi fuochi e tutta la notte  ci si danzava intorno per finire poi ebbri di feste   e di piacere, fino  a sfinirsi e  abbandonarsi  a veri e propri riti orgiastici. 

Le caratteristiche  della festa aveva quindi una dimensione ludico-erotica che doveva essere una delle componenti essenziali della festa stessa. La carica liberatoria era intesa come sovversiva; la notte in cui tutto poteva accadere e tutto era lecito. «Un’usanza più tollerata che favorita», racconta il Celano, a cui misero fine, nel 1632, le alte cariche della Chiesa.

La festa quindi  spesso degenerava di notte fino ad arrivare ad un punto tale che esso dovette essere soppresso, dal viceré Spagnolo per la piega pagana e misterica che stava prendendo  ( il bando di abolizione del periodo vicereale parla di promiscuita’ fra ” homini et femine”.)

N.B. Questi riti, se pur all’inizio ignorati dalla Chiesa (che non sapeva dell’origine pagana della festività) ebbero un rilancio nel Rinascimento napoletano e una forte presa sul popolo che continuava a praticarli per usanza, finché nel 1653 un emendamento del vicerè Garcia de Haro Sotomayor, conte di Castrillo, vietò sia l’uso dei balli considerati troppo licenziosi che l’usanza di fare il bagno nudi insieme, atti che oltraggiavano oltre misura, il luogo di culto religioso e la morale.

La festività raggiungeva sopratutto nella notte un aspetto tipicamente pagano dove erano frequenti  rituali e pratiche propiziatorie che utilizzavano semi d’orzo, erbe, rugiada,  acqua di mare o elementi come  il piombo liquefatto e versato nell’acqua bollente con effetti divinatori o la raccolta della rugiada in provette con effetti medicamentosi.

Le piantine d’orzo erano usate come metodo di divinazione  legata all’abbondanza e alla fortuna in amore.  L’usanza voleva infatti che che le giovani fanciulle piantassero nei loro orti e in prossimità della festa, dei semi d’orzo inseriti in piccoli vasi di terracotta. Cresciute le pianticelle si tentava di leggere fra i germogli, il responso divinatorio associandolo al destino matrimoniale. I vasi germogliati, venivano così esposti sui davanzali delle ragazze in cerca di marito, le quali chiedevano nel giorno della festa al proprio innamorato e agli eventuali  spasimanti, dei doni da ricevere in occasione della festività.

Questa è la notte che decide i destini degli amori e dei raccolti e qui  si collega un aneddoto amoroso: l’incontro casuale avvenuto  in  occasione della festa tra re Alfonso d’Aragona e la bellissima Lucrezia d’Alagno. L’incontro avvenne in giugno, durante la questua, nella vigilia della festa degli innamoramenti dichiarati, dove giovani uomini offrivano  un soldo, ricevendo in cambio una promessa e una piantina di grano, simbolo della morte e della rinascita, del ciclo stagionale della vita. Una notte cristiana pregna di tradizioni pagane.

Si narra che la fanciulla uscita dalla Chiesa di San Giovanni andò incontro al re Alfonso, portando con sé il suo vaso colmo d’orzo e senza riserve, chiese il dono della festa come da tradizione.

Alfonso colpito dalla fanciulla e dalla sua prontezza gli offrì un sacchetto di moneted’oro con l’effigie del volto del re (detti gli alfonsini). La fanciulla prese la borsetta di monete e ne trasse una sola, dichiarando che le bastava un solo «Alfonso» (alludendo alla sua persona).
Da quel giorno furono per sempre grandi amanti..

 L’incontro d’amore  tra Alfonso d’Aragona e Lucrezia d’Alagno avvenne in giugno, durante la questua, nella vigilia della festa degli innamoramenti dichiarati, dove giovani uomini offrono un soldo, ricevendo in cambio una promessa e una piantina di grano, simbolo della morte e della rinascita, del ciclo stagionale della vita. Una notte cristiana pregna di tradizioni pagane.

La notte del 24 giugno è stata da sempre qui in città  come vedete,  considerata una notte speciale… una notte carica di magia e di presagi … ricca di  incantesimi e di sortilegi.. una notte cristiana pregna di tradizioni pagane.

Una notte tra le notti speciali…una notte in cui si lasciava dell’alloro sotto il cuscino per sognare il viso dell’amore della propria vita…  quella in cui le donne più anziane e sopratutto quelle vecchie , si vestivano da sibille e sedute accanto al fuoco, tornavano protagoniste nel  predire amori cercando responsi “dd’ò chiummo”vaticinando il futuro sciogliendo piombo. Tra le gambe stringevano  la casseruola fino all’alba, mentre tizzoni infuocati attendevano  altre sorti e altri futuri. Basta una goccia, una lacrima di metallo puro lasciato a sfrigolare in due dita d’acqua. La forma che prende è il sigillo indurito fissato sull’avvenire.

Nella festa di San Giovanni , acqua e fuoco celebrati a Napoli, in una delle feste popolari e appassionanti, dove uomini e donne si concedevano al mare, nudi, di notte, sulla spiaggia accanto alla chiesa di San Giovanni a Mare, proprio dietro piazza Mercato, anche se quell’acqua oggi è solo un ricordo.

N.B.  Durante la festa di S. Giovanni a Mare, alcuni orafi imbrogliavano la gente vendendo loro ottone e pietre per oro e pietre preziose. Fu così che nel 1781 gli orafi furono obbligati a marcare gli oggetti preziosi

I festeggiamenti duravano un ottavario ed iniziavano con la funzione in chiesa e la processione con la miracolosa statua del Santo ricca di argento oro e pietre preziose. Il mattino del 24 giugno la festa si spostava in S. Giovanni a Teduccio, un quartiere presente lungo la costa.che aveva una spiaggia con una sabbia vulcanica considerata profetica ma solo  se veniva raccolta a mezzanotte di quel giorno dedicato a San Giovanni. 

La sabbia da raccogliere a mezzanotte, veniva prima  abbrustolita  sul fuoco, mescolandola con un’asticella di legno, e  versata poi  calda su una superficie liscia. A quel punto si restava fermi   a guardare il suo potere. Quando essa si solidificava chi era esperto guardandola  rispondeva  alla domanda che qualcuno le ha posto.

Oggi tutto questo vi appare impossibile ma in quella  notte in cui il mondo naturale e il soprannaturale si compenetranoanche  le cose impossibili possono avverarsi. Shakespeare nel suo Sogno di una notte di mezza estate raccontò di amori e incantesimi nei boschi abitati da fauni e da fate, presenze che si divertono a prendere in giro gli uomini.

Per i napoletani , in quella notte tutto era possibile che potesse accadere… quella era uno notte  di prodigi e di meraviglie, di veglie e di riti, dove la magia può essere buona ma anche oscura e gli spirit imaligni si tenevano  lontani con le erbe e i fiori.

Le giovani donne napoletane leggevano il destino delle future nozze nella disposizione delle foglioline della piantina d’orzo pallido fatto crescere al buio o recitavano la novena per nove sere a mezzanotte, fuori a un balcone, a pregare con certe antifone speciali, sperando, nell’ultima sera, di vedere la trave di fuoco attraversare il cielo, per scorgere il passaggio delle maliarde condotte da Erodiade, Diana e Salomè, la ballerina maledetta, di sentire pronunciare per un attimo dalla loro voce il nome del futuro marito. Il fuoco dei falò e l’acqua della rugiada che consacrava  le erbe,  le rendeva  propizie agli usi terapeutici ma sopratutto  prodigiosi in quanto miracolosi. Nella farmacopea esoterica per esempio, era preziosissima  la ersula campana,considerato un  ingrediente fondamentale per i filtri, che si raccoglievano la notte della vigilia della festa. Essa mescolata con la  rugiada che quella  notte impregnava i petali di piante e di fiori che restavano a macerarsi nelle bacinelle sui balconi, erano elemnti preziosi con cui lavarsi il viso.  «I fiori così come i fuochi di mezza-estate erano ritenuti in grado di trasferire agli uomini  parte di quel  calore e di quella energia di cui erano dotati e trasmettere quindi a che ne usufruiva,  per un certo periodo di poteri straordinari che consentivano loro di curare le malattie e di smascherare ed evitare tutti i mali che minacciavano la vita dell’uomo.

Alla notte di San Giovanni è legato anche il famoso nocillo  un liquore dal sapore forte , preparato direttamente con le noci del Vesuvio , usato dai napoletani come amaro per digerire. Esso viene tradizionalmente confezionato con 24 noci fresche raccolte il 24 giugno , giorno dedicato a San Giovanni Battista ( ovvero sei mesi prima della nascita di Cristo ). .Le noci vanno assolutamente raccolte in questo giorno perchè una leggenda vuole che in questo giorno i prodotti della terra abbiano una particolare forza e potere, ma  vanno raccolte di notte prima che esse vedano la luce del sole , prima cioè che la rugiada li ricopra ed incominci la festa di San Giovanni .

L’effetto del nocillo , oltre a quello di essere un potente digestivo , sembra  mostri un’ azione attiva sull’emicrania e secondo molti  anche nei confronti delle malattie mentali e ferite alla testa.

 

 

 

 

 

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