L’obelisco di San Gennaro alto 24 metri fu voluto a seguito dell’eruzione del Vesuvio del 1631e costruito tra il 1645 e il 1660 ad opera di Cosimo Fanzago .L’opera barocca, fu commissionata a Cosimo Fanzago, dalla Deputazione del Tesoro di San Gennaro in ringraziamento per lo scampato pericolo durante l’eruzione del Vesuvio del 16 dicembre 1631, che per 20 giorni mise sotto scacco la città dopo 130 anni di inattività. Il vulcano risvegliatosi dopo tanti anni di inattività per intere settimane eruttava fango rovente e lapilli, frammisto a cenere e lava, mettendo in ginocchio per l’ennesima volta i paesi alle sue pendici: come Resina, Portici, Ottajano, e Torre del Greco.
Il fenomeno non dava cenno a placarsi e tra il popolo serpeggiava una crescente paura ogni giorno più forte. Gli antichi storici napoletani narrano addirittura che l’eruzione fu di una così grande intensità da oscurare con le sue fiamme ed il suo fumo la luce del sole.
Il popolo napoletano, era terrorizzato da questa grande eruzione e temeva fortemente che i materiali vulcanici oramai arrivati quasi alle porte della città potessero andare oltre e raggiungere le loro case. Nessuno sembrava capace di fermare questa volta l’arrabbiato vulcano e non restava altro quindi che rivolgersi all’ unica forza che speravano potesse contrastare la terribile forza distruttrice del Vesuvio : la fede in San Gennaro,il protettore della città che mai li aveva traditi. Fiduciosi nella protezione del Santo Patrono, allestirono una processione per invocare l’intervento del Santo il quale, si narra, si manifestò tra i raggi del sole facendogli illuminare la Cattedrale e poi benedisse la Città A seguito di questo prodigio, il popolo sempre più numeroso si avviò in processione verso il Vesuvio nell’intento di fermare la discesa di lava .
Il vescovo di Napoli Francesco Boncompagni guidava la processione portando inizialmente per la città le reliquie del santo e una volta raccolto con se quasi tutto il popolo in processione incominciò a dirigersi verso il Vesuvio e la sua lava. Il Santo ancora una volta non tradì Napoli e a voler credere a varie testimonianze dell’epoca all’avanzare della processione con innanzi le reliquie del Santo ,il grande fiume di lava incandescente , inizialmente incominciò a rallentare e poi miracolosamente a deviare il suo percorso allontanandosi da Napoli. per infine fermarsi del tutto.( Una antica leggenda narra che San Gennaro una volta portato in processione di fronte alla lava ne abbia fermato il corso con il solo gesto delle tre dita ).
Scampato il grave pericolo da Napoli. a seguito di questo prodigio San Gennaro fu dichiarato ancora una volta il più grande santo tra quelli del paradiso e per ringraziarlo si decise di erigergli un monumento nel luogo dove per tradizione si svolgevano , con addobbi, luminarie e rappresentazioni sacre di musica e teatro i festeggiamenti esterni al Duomo dedicati al Santo Patrono ,Una piccola piazzetta antecedente l’accesso laterale alla Cappella di San Gennaro, presente nel cuore di Napoli in cantiere proprio in quel periodo , dove tutti i cittadini la potessero vedere e sentirsi proprietari. ( In questo luogo si crede fosse esistito in epoca Romana il Tempio di Giove o di Nettuno ).
A commissionare la costruzione del monumento per ringraziare il Santo del prodigio fu “La Deputazione del Tesoro,” l’organo rappresentativo del popolo napoletano che oggi come allora tutela la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro.
La processione di fronte alla furia del Vesuvio ci viene ancora oggi ricordata da Micco Spadaro in un suo celebre dipinto
L’obelisco in ringraziamento per lo scampato pericolo dell’eruzione del Vesuvio del 1631 fu eretto nel 1636 dai committenti della Deputazione del Tesoro ed Il progetto fu affidato a Cosimo Fanzago , una delle firme più illustri della straordinaria stagione barocca napoletana. Questi terminò la costruzione nove anni dopo, anche se, per il sopraggiungere di vari contrasti, l’opera poté dirsi ultimata solo nel 1660.
La Guglia è un capolavoro barocco in marmo di Cosimo Fanzago e rappresenta ancora oggi un monumento di culto per i fedeli e per i tanti turisti che affollano continuamente il luogo.
L’opera in marmo bianco e cipollino è composta da una base ,con balaustra che ospita una sorta di colonna quadrangolare dove si trova una scultura della sirena Parthenope, simbolo della città, che in una cornice abbracciata regge uno scudo recante parole di gratitudine della città al santo .Da essa parte un decoratissimo capitello ad di sopra del quale quattro putti recano, in marmo o in bronzo, gli attributi del santo: le ampolle, il bastone pastorale, la mitra, la stola, il libro, la penna. Sulla sommità del monumento si innalza la statua in bronzo di San Gennaro, opera dello scultore Tommaso Montani destinata inizialmente alla Cappella del Tesoro (dove rimase dal 1621 fino al 1645 ) e poi collocata in cima alla guglia.
Il basamento un tempo incorporava un autoritratto del Fanzago, pure in marmo, oggi al Museo di San Martino.
La realizzazione dell’opera fu interrotta più volte – il 1600 fu un secolo particolarmente turbolento per la città, tra l’eruzione, la rivolta di Masaniello, un’epidemia di peste – e fu ultimata solo nel 1660.