Le sirene secondo leggenda erano delle bellissime misteriose creature acquatiche dotate di una voce incantevole capace di ammaliare chiunque ascoltasse il loro canto.
Probabilmente, inizialmente si trattava solo di bellissime fanciulle che si mostravano nude presso le rive o gli scogli al solo scopo di attirare per desiderio sessuale i marinai di passaggio.
Vennero descritte dai vari marinai come creature bellissime e affini alle fate.
I racconti e le avventure con il tempo si ingigantirono e le belle fanciulle ben presto finirono per trasformarsi in muse divine.
Le storie raccontate dai marinai nelle locande dei vari porti consegno’ ai vari ascoltatori delle figure misteriose capaci di attirare gli uomini fino a farli annegare. Molti marinai infatti attratti dalle belle ragazze presenti in riva spesso non facevano ritorno perchè vittime di agguati predeterminati e ben organizzati che usavano le belle ragazze solo come esca.
Vennero raccontate, spesso anche a seconda della quantità di vino ingurgitato nelle varie locande portuali, a volte come innocue donne bellissime capaci di arti amatorie fantastiche che con la loro bellezza spesso distraevano i pescatori dai loro compiti facendoli naufragare ( ipotesi più credibile), altre volte come divinità marine dalle sembianze di donne bellissime fino al busto e con la coda di pesce capaci con il loro canto di ammaliare i pescatori oppure come esseri maligni ( arpie) con tratti di uccello capaci di scatenare terribili burrasche marine e pronte a divorare marinai di passaggio nei loro mari o nel peggiore dei casi a rubarne l’anima.
Erano dunque creature misteriose che frequentavano i mari e talvolta i percorsi fluviali protagoniste dei principali racconti di vecchi marinai. Essi tenevano banco , sotto lo sguardo meravigliato dei tanti presenti , che a bocca aperta seguivano con passione i loro racconti e …. spesso il racconto si arricchiva di particolari spettacolari non sempre veritieri ……. ed ecco che cosi’ di porto in porto la leggenda aumentava.
Secondo molti queste misteriose creature non avevano un’anima e quindi non potevano accedere al paradiso dopo la loro morte. Potevano però guadagnarselo sposando un comune mortale
Secondo altri invece erano ninfe acquatiche e come tutte le ninfe erano quindi immortali. Se pero’ si innamoravano di un mortale con il quale facevano un figlio esse perdevano l’immortalità.
Nella mitologia greca invece le sirene sono legate alla figura di Demetra. Questa infatti arrabbiata verso le ancelle che dovevano sorvegliare sua figlia, che invece venne rapita, per vendetta non esitò a trasformarle in sirene.
Ovidio sostiene infatti che sarebbe stata Demetra in occasione del rapimento della figlia Persefone ad opera di Ade (Plutone ), il dio degli inferi, a mutare le piu’ belle fanciulle terrestri in sirene perche’ queste potessero cercare l’adorata figlia anche negli abissi più profondi del golfo .
Pare infatti che le Sirene siano state un tempo ancelle e compagne della bella Persefone, scelte da Demetra con il compito di proteggere la figlia poi rapita da Plutone.
Demetra disperata per la scomparsa della figlia, e furibonda per il fallimento delle sue compagne, le punì trasformando in esseri dal corpo di uccello e dalla testa di donna.
( le Sirene della mitologia greca, con la coda di pesce giunsero nell’iconografia popolare in un secondo momento ).
Ma incominciamo con ordine: Plutone innamorato della bellissima Proserpina (Persefone ) era riuscito di nascosto e con uno stratagemma a rapirla beffando le sirene e a condurla negli inferi per sposarla.
Proserpina figlia di Demetra ( Cerere) e di Zeus era una ragazza bellissima. Un giorno mentre si intratteneva felice sulle sponde del lago di Pergusa ( Sicilia ) fu notata da Ade che di tanto in tanto girovagava nel regno dei vivi. Egli si innamorò subito della bella fanciulla e approfittando della momentanea assenza delle ninfe che dovevano sorvegliare su di lei, decise di rapirla per sposarla.
Improvvisamente quindi la terra si apri’ sotto i piedi di Persefone ed Ade la trascino’ con se nel suo mondo .
Demetra, disperata per la scomparsa, cercò la figlia ovunque e quando scoprì il rapimento da parte di Ade si rivolse a Zeus per porre rimedio a tale malefatta. Nel frattempo presa dalla rabbia abbandonò i propri compiti causando carestia e siccità in terra. Demetra infatti era la dea a cui erano attribuiti i poteri di dare fertilità alla terra e di renderla feconda ( dea del grano e dell’agricoltura protettrice del matrimonio e delle arti sacre). Tutti i fiori, i frutti e le terre coltivate e specialmente quelle a grano erano doni di Demetra.
La terra senza l’aiuto di Demetra si inaridì , i terreni coltivati si seccarono , nessun albero diede piu’ frutti e senza grano tutta l’umanita incomincio’ a soffrire la fame .
Alla fine Zeus non potendo più permettere che la terra morisse costrinse il fratello Ade a lasciare tornare Persefone e per rimediare a quanto stava accadendo invio’ Mercurio a riprendere Proserpina negli inferi .
Ma l’innamorato Ade prima di lasciare andare Proserpina la spinse con un trucco a mangiare un seme di melagrana magico .
Il messaggero divino si reco’ nel mondo dei morti ma purtroppo non pote’ assolvere al proprio compito perché’ Proserpina aveva intanto mangiato il chicco di melagrana .
Mangiando anche un solo chicco lei infatti aveva firmato la sua condanna a restare per sempre nel mondo delle tenebre . Era infatti risaputo che chiunque si fosse recato nell’aldila’ non avrebbe dovuto cibarsi di nulla se voleva far ritorno nel mondo dei vivi .
Ma Cerere non accetto’ di buon grado la sorte della figlia e continuo’ indispettiva e addolorata in maniera imperterrita a causare carestia e siccita’ su tutta la terra .
Zeus allora preoccupato di quello che stava accadendo decise di rimediare trovando una soluzione che potesse accontentare tutti.
Non potendo infatti , contraddire in tutto il fratello Ade decise che Proserpina avrebbe trascorso due terzi dell’anno accanto alla madre nel mondo dei vivi (dalla primavera all’autunno ) e l’altro terzo nel mondo degli inferi con colui che oramai era divenuto il suo sposo .
Demetra e Ade furono d’accordo e quando la madre e la figlia furono di nuovo insieme , in breve tempo i campi si riempirono di grano , le piante rifiorirono e gli alberi si riempirono di frutti .
Da quel giorno tutto e’ verde e fertile per otto mesi l’anno mentre per i restanti quattro mesi durante i quali Demetra perde sua figlia per tornare nel mondo delle ombre da suo marito , la terra ridiventa spoglia e infeconda , Questi quattro mesi mesi sono chiaramente quelli invernali durante i quali la maggior parte della vegetazione ingiallisce e muore .
Parthenope era un’ importante citta’ della Magna Grecia , totalmente impregnata della relativa civilta’, cultura, ed etnia, i cui abitanti provenienti da Eubea importarono dalla Grecia anche il culto per tre principali divinita’i cui Templi sorgevano nell’attuale centro antico .
La sede del tempio di Demetra sembra che sorgesse proprio dove ora si trova la chiesa di San Gregorio Armeno . Tratto significativo a testimonianza dell’esistenza di questo Tempio e del culto di Demetra in Napoli e’ la presenza sotto l’arco della torre di San Gregorio Armeno ,di un bassorilievo murato che raffigura una fanciulla che reca sul capo un cesto e reggente una fiaccola in una mano .
Si tratta di una significativa e antichissima testimonianza dell’esistenza del culto di Demetra in Napoli , opera di un ignoto artista dell’epoca .
Rappresenta la figura tipica delle sacerdotesse di Demetra (canefora ) : vergini fanciulle appartenenti alle piu’ altolocate famiglie patrizie del tempo che solitamente in occasione di alcune solennità portavano sul capo in un cestello sacro tutti gli arredi sacri occorrenti alla sacra cerimonia
Gli altri due edifici sacri ( templi ) delle atre due maggiori divinita’ importate dalla colonia greca provenienti da Eubea erano il tempio dei Dioscuri in Piazza San Gaetano e quello di Apollo nel decumano superiore .
Alla fine quindi tutti trovarono un accordo , Demetra , Ade , Proeserpina e Zeus . Ebbero inizio le stagione e sopratutto la terra ricomincio ad essere fertile .
Le uniche creature che invece rimasero danneggiate e ci rimisero le penne ( o meglio guadagnarono le penne e invece persero le gambe ) furono le belle ancelle deputate alla guardia di Persefone che rimasero trasformate in tre sirene conosciute come Ligeia ( dalla voce bianca ) , Leucosia ( la bianca ) e Parthenope ( la vergine ) .
Secondo una leggenda la nostra città’ ha come origine proprio da questa ultima sirena Parthenope che pare avrebbe abitato il golfo napoletano sin dalla notte dei tempi .
Secondo Omero ( Odissea canto XII ) queste tre sirene abitavano l’Arcipelago ‘Sirenusse ‘, oggi denominato ‘Li Galli ‘che si trova a largo di Positano .
Questo piccolo arcipelago costituito da tre isole ( Gallo lungo, La Rotonda e Strabone ) furono donate da Federico II di Svevia nel 1225 al monastero di Positano denominandole ” tres Sirenas quae dicitur Gallus “.
Il nome ‘Li Galli ‘ deriva dal fatto che nell’arte figurata greca , le sirene venivano immaginate meta’ donne e meta’ uccello e l’accostamento piu’ immediato che si puo’ fare con le sirene ‘ pennute”, è quello della gallina o del gallo : da qui il nome di Galli ancora oggi utilizzato .
Queste isole rappresentavano nella mitologia greca un grosso punto di ostacolo e pericolo per le imbarcazioni che navigavano in quelle acque poiche’ spesso per le anomale correnti finivano per schiantarsi naufragando contro questo arcipelago . Per i marinai invece il vero pericolo era il canto ammaliatore di questa tre sirene che con il fascino della loro bellezza attiravano verso di loro gli uomini per poi abbandonarli morti sugli scogli .
Secondo molti di essi il canto di queste sirene pare che rilevasse tutti i segreti della conoscenza e tutto cio’ che sarebbe avvenuto in ogni tempo ed in ogni luogo della terra ma nello stesso momento privasse i marinai del senno , dell’intelletto e dell’orientamento provocando cosi’ terribili impatti delle navi contro le scogliere .
I resti degli uomini che non avevano resistito al loro richiamo e che si erano lasciati morire sugli scogli , venivano raccolti dalle sirene che li adagiavano delicatamente a riva .
Ulisse , nell’Odissea , venne messo in guardia dalla maga Circe dalla incantevole pericolosa voce delle sirene ma non volle nonostante tutto rinunciare di godersi del loro ammaliante canto . Una volte tappate le orecchie dei compagni con dei grumi di cera , si fece saldamente legare all’albero maestro della nave e ordino’ ai suoi uomini di non slegarlo per nessun motivo , neanche sotto sua supplica .
Ulisse con questo stratagemma riuscì’ quindi a sfuggire alle sirene e queste affrante per non aver saputo ammaliare con il loro canto l’eroe Ulisse ( che aveva dato ascolto ai consigli di Circe ), si gettarono suicidandosi dall’isola ( i Galli o Capri ) .
I loro cadaveri vennero trasportati dalle onde in vari punti del golfo .
Il corpo di Ligeia andando alla deriva delle correnti del golfo fini tra le rocce di Punta Campanella mentre quello di Leucosia cullato dalle onde del mare giunse fino al golfo di Salerno dove diede luogo a Punta Licosa
Parthenope invece si areno’, trasportato dalle onde , sulla riva dell’isolotto di Megaride dove fu ritrovato dagli abitanti del posto .
Gli abitanti del luogo (Opici ) che ritrovarono il corpo della bella sirena , convinti che questa fosse una creatura divina ne deposero il corpo in un grandioso sepolcro e cominciarono a venerarla ed onorarla come protettrice della citta’ .Ogni anno si organizzavano davanti alla sua tomba fantastici giochi ginnici al termine dei quali si celebrava la sirena con libagioni e sacrifici di buoi .
Un tempo tutta la regione della Campania era detta Opicia ed i suoi primi antichi abitanti erano detti Opici. Quando i primi greci sbarcati sulle nostre coste per fondare la città di Cuma decisero spinti dai continui attacchi etruschi di fondare un primo nucleo urbano ( Parthenope ) sulle sponde del fiume Sebeto nell’area a valle di Pizzofalcone .
In questo luogo trovarono presso i primi abitanti del luogo ( Opici) il particolare culto di una sirena che venne da loro adottato e che dara’ poi il nome alla città’.
I nuovi abitanti greci quindi non cancellarono il culto di Partenope che al contrario fu vivo per secoli ( la sirena compariva anche effigiata su alcune monete di epoca greca ) e attorno al suo sepolcro la citta’ con il tempo eresse le sue formidabili e maestose mura. ( che hanno poi con il tempo scoraggiato e fatto desistere dall’attaccarle personaggi come Annibale e Pirro )
Secondo molti questa tomba pare che sia realmente vestita come sostenevano sia Strabone che Plinio il vecchio mentre Boccacio addirittura parla del suo ritrovamento da parte dei Cumani .
Dionisio di Alicarnasso chiama la città'” sepolcro di Parthenope ”
Il luogo pare che fosse localizzato secondo alcuni sulla collina di Sant’Aniello a Caponapoli, sotto le fondamenta della chiesa di Santa Lucia , edificata sui resti del tempio dedicato dedicato alla stessa Parthenope e secondo altri nei sotterranei del Castel dell’Ovo sull’isolotto di Megaride .
Secondo un’altra storia questa creatura marina dalla coda di pesce e dalle sembianze di bellissima donna fino al busto sarebbe invece nata dalla passione del Dio locale Fluviale Sepheitos ( Sebeto ) ed una non meglio precisata musa tra Tersicone, Calliope e Melpomene .
Il fiume di cui oggi si sono perse le tracce pare che scorresse tra Via Pessina e Via Medina ed era considerato dalla popolazione locale una divinita’( come all’epoca era spesso consuetudine fare ) .
Secondo invece un’altra storia meno fantastica ed un tantino piu’ reale , pare che un condottiero greco di nome Eumelo Favelo ( re di Fera in Tessaglia) fosse alla ricerca di una famosa terra di cui aveva sentito parlare , di particolare bellezza e fertilita’.
Armo’ quindi una flotta , e partendo dalla città di Calcide presente nell’isola di Eubea navigo’ dritto verso il litorale napoletano per fondarvi una colonia .
Giunto nei pressi della costiera partenopea , ad un passo della sua meta , verso Punta Campanella ,fu pero’ purtroppo colpito da una terribile tempesta che distrusse gran parte delle imbarcazioni ed uccise molti uomini . Nella tragedia perse la vita anche sua figlia , la principessa Partenope . Il suo corpo fu sepolto sulla nuova terra ed intorno ad esso edificato un magnifico sepolcro . Di conseguenza in onore della principessa l’insediamento nascente fu chiamato Parthenope.
Comunque sia la leggendaria sirena Parthenope rappresenta ancora oggi l’incarnazione di Napoli, della sua magia e del mistero che domina la citta’.
Il corpo della sirena Parthenope e’ oggi ancora presente . La zona ad oriente della città’ viene infatti identificata con la parte della testa ( Caponapoli ) , la parte centrale ( piazzetta Nilo ) come il corpo di Napoli , mentre la parte occidentale con la parte inferiore ( Piedigrotta ).
Ancora oggi vive e rappresenta il popolo napoletano .Una delle più belle fontane presenti in città (Piazza Sannazzaro ) è quella della statua della sirena Parthenope .
La grande scrittrice e giornalista Matilde Serao ci ha lasciato una delle piu’ belle pagine che descrive il rapporto tra la sirena e la nostra citta’ .
A tal proposito mi piace citarvi di queste pagine alcuni versi che adoro e che meglio rappresentano l’idillio magico :
” Parthenope non e’ morta , Parthenope non ha tomba . Ella vive splendida giovane e bella da cinquemila anni ; corre sui poggi , sulla spiaggia . E’ lei che rende la nostra città ebbra di colori ,e’ lei che fa brillare le stelle nelle notti serene …….
Parthenope , la vergine , la donna , non muore , non ha tomba , e’ immortale …. e’ l’amore “.