Il Real Orto Botanico di Napoli fu fondato nel 1807 in un’area ai piedi della collina di Capodimonte su via Foria , a lato del Real Albergo dei Poveri; oggi si tratta di una struttura universitaria, della facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, ed è sicuramente il più importante in Italia per il numero e la qualità delle specie presenti.
L’Orto Botanico fu fondato nel periodo in cui la città partenopea era dominata dai Francesi; questi ultimi realizzarono un’idea concepita in precedenza da Ferdinando IV di Borbone e la cui attuazione era stata impedita dai moti rivoluzionari del 1799 .
Per la realizzazione dell’ orto botanico furono espropriati dei terreni di proprietà in parte dei Religiosi di S. Maria della Pace e in parte dell’Ospedale della Cava, adiacenti all’Albergo dei Poveri .
Il decreto di fondazione di questa struttura reca la data del 28 dicembre 1807 e la firma di Re Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone.
La realizzazione del progetto fu affidata agli architetti de Fazio e Paoletti. Il primo realizzò la facciata monumentale, il cui stile fu uniformato a quello dell’adiacente Albergo dei Poveri, l’edificio del Castello, sede dell’Istituto, e la “Stufa temperata”. Il secondo si occupò della progettazione e della realizzazione della parte inferiore dell’Orto.
Al primo allestimento contribuirono botanici partenopei del calibro di Vincenzo Petagna e Michele Tenore, e, nel decreto di fondazione firmato da Giuseppe Bonaparte, si indicava come scopo della struttura l’istruzione del pubblico, lo sviluppo delle arti mediche, dell’agricoltura e dell’industria.
Negli anni successivi la collezione dell’ orto arrivo’ ad avere circa 9.000 specie vegetali e la presenza di due stufe ( temperata e calda ) per la crescita di piante esotiche .
Fece seguito un lungo periodo buio alla fine del quale l’ orto versava in uno stato di totale disfacimento .
Durante la guerra le strutture in ferro furono divelte per essere destinate ad uso militare; furono introdotte su larga scala coltivazioni di legumi, patate e grano; varie volte la popolazione invase l’Orto per trovarvi rifugio e acqua. I bombardamenti devastarono, al pari della città, anche l’Orto, ma il vero scempio fu compiuto durante l’occupazione delle truppe alleate. Il nuovo Istituto, così come parte del vecchio, fu adibito a caserma; i prati furono ricoperti con cemento o sterilizzati e utilizzati come parcheggio per gli automezzi militari; parte dell’Orto fu trasformata in campo sportivo. Nel 1947 la struttura versava in uno stato di totale disfacimento ai quali seguirono quindi lavori di ristrutturazione che interessarono il vecchio e il nuovo istituto
Furono ripristinati i cancelli in ferro e restaurate le serre: in particolare, alla serra riscaldata fu aggiunto un corpo avanzato corredato da una grande vasca. I prati furono liberati dalle pavimentazioni in cemento e arricchiti da essenze arboree. La “valletta”, in cui erano riunite piante alpine, fu trasformata in “filicetum”.
Durante l ‘ultimo disastroso terremoto che ha colpito la città furono verificati notevoli danni al Castello, così come all’Orto, che fu invaso per alcuni giorni dalla popolazione in cerca di rifugio e persino da mezzi corazzati che intervennero per un’emergenza riguardante l’adiacente Albergo dei Poveri. Liberato con l’ausilio della forza pubblica, l’Orto fu dotato di un servizio di sorveglianza armata, anche per arginare i continui furti perpetrati ai danni della struttura.
Il Castello, che il sisma aveva parzialmente distrutto fu poi in seguito totalmente restaurato. Il complesso delle nuove serre furono dotate di impianti di riscaldamento e di umidificazione, mentre le piccole serre da lavoro furono ristrutturate.
La rete idrica fu completata, cosicché ogni zona dell’Orto oggi e’ raggiunta dall’acqua di un pozzo artesiano
Attualmente, la superficie totale dell’Orto botanico di Napoli è di quasi 12 ettari, sui quali sono presenti circa 9000 specie per un totale di quasi 25.000 esemplari di 10mila specie diverse provenienti da ogni parte del mondo raggruppati in collezioni organizzate secondo tre criteri : ecologico (raggruppamento delle specie in base ai parametri ambientali delle zone geografiche di provenienza), sistematico (raggruppamento di specie analoghe dal punto di vista filogenetico) ed etnobotanico (raggruppamenti in base al tipo di applicazione determinato dall’uomo
Le zone in cui le piante sono disposte secondo un criterio sistematico sono: il filiceto, l’area delle Pinophyta, il palmeto, l’agrumeto, l’area delle Magnoliophyta e piccole zone dedicate a singoli taxon di piante a fiore.
Le aree in cui le piante sono disposte seguendo un criterio ecologico sono: il “deserto”, la “spiaggia”, la “torbiera”, la “roccaglia”, la “macchia mediterranea” e le vasche per le piante acquatiche.
L’arboreto, la collezione di bulbose, tuberose e rizomatose e il vivaio sono zone che non seguono nessuno dei criteri su citati.
Dei suddetti raggruppamenti, possiamo citare l’area delle succulente, l’area della macchia mediterranea, le vasche di piante acquatice, il filiceto (criterio ecologico), l’area delle Pinophyta, l’area delle Magnoliophyta, l’agrumeto, il palmeto (criterio sistematico), la sezione sperimentale delle piante officinali (criterio etnobotanico).
Interessanti sono anche i complessi di serre e il museo di Paleobotanica ed Etnobotanica, ospitato nel Castello seicentesco.

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