Molti ricordano, sopratutto a Napoli , la famosa domanda, Te piace ‘o presepe, che Luca ripete più volte al figlio nella famosa commedia Natale in Casa Cupiello che probabilmente rappresenta il vero simbolo e immagine del presepe per ogni napoletano .
L’intera commedia tragicomica di Eduardo De Filippo si snoda infatti sopratutto sulla domanda che il padre fa al figlio, nel tentativo di interessarlo all’allestimento del presepe, che nel secolo scorso , come ancora oggi , occupa duranta le festività natalizie spazio e tempo nelle case di ogni vero napoletano .
Luca , il vero protagonista della commedia , chiede continuamente al figlio Nennillo un’approvazione per il suo lavoro natalizio nel tentativo di trasmettere al figlio i valori e i simboli della fede su cui si impernia il suo Natale napoletano e quello di ogni altro napoletano che si rispetti .Egli sta praticamente effettuando una trasfusione di napoletanità al figlio che opponendosi simboleggia il mondo moderno consumistico e freddo che perde ogni giorno valori importanti in cambio di vuoti , solitudine ed apatia . Luca è il simbolo della tradizione , e dei valori che esso comporta ; una semplice ricetta che abbinata alla cultura è forse oggi ancora l’ultima speranza che resta alla razza umana .
Fungendo da liturgia di preparazione al Natale il presepio per noi infatti , non è solo la rappresentazione della nascita di Gesù ambientata nella Napoli del settecento ma anche un lascito culturale identificativo della nostra tradizione culturale popolare fatta di costumi , mestieri , storie , leggende e aneddoti , che nel tempo si sono mescolati con i brani dei Vangeli per dare vita alla fine ad una realtà unica. Esso rappresenta infatti un veicolo identificativo della ” gens napoletana ” e l’antisiniano di quel realismo che ha poi caratterizzato le rappresentazioni teatrali e le varie produzioni cinematografiche napoletane nel tempo .
Nel presepe napolatano sono presenti ambientazioni e ricostruzioni di luoghi e spazi narrati nel Vangelo le cui statuine appaiono collocate in maniera tale , in determinati spazi e luoghi , da rappresentare non solo un indiscusso valore teologico e spirituale ma anche contenere una forte simbologia di arte e credenza popolare .
Ad essere particolarmente colpito fu anche Johan Wolfgang Goethe che nei suoi due soggiorni a Napoli , descrisse , dopo essersene perdutamente innamorato , luoghi ed abitudini della nostra città in maniera entusiata .
“ECCO IL MOMENTO DI ACCENNARE AD UN ALTRO SVAGO CHE È CARATTERISTICO DEI NAPOLETANI, IL PRESEPE […]; SI COSTRUISCE UN LEGGERO PALCHETTO A FORMA DI CAPANNA, TUTTO ADORNO DI ALBERI E DI ALBERELLI SEMPRE VERDI; E LÀ CI SI METTE LA MADONNA, IL BAMBINO GESÙ E TUTTI I PERSONAGGI, COMPRESI QUELLI CHE SI LIBRANO IN ARIA, SONTUOSAMENTE VESTITI PER LA FESTA […]. MA CIÒ CHE CONFERISCE A TUTTO LO SPETTACOLO UNA NOTA DI GRAZIA INCOMPARABILE È LO SFONDO, IN CUI S’INCORNICIA IL VESUVIO COI SUOI DINTORNI.”
J.W. GOETHE, VIAGGIO IN ITALIA, 1787
Mi piace sempre iniziare un articolo con quello che Goethe ci ha lasciato scritto . Egli ha sempre raccontato Napoli con gli occhi di chi meravigliato e sorpreso adorava usi e costumi della nostra citta. I suoi racconti somigliano a quelli di un bambino di fronte ad un nuovo desiderato bellissimo giocattolo finalmente ricevuto . Lui amava come più di ogni altro questa città .
E’ uno di quegli uomini a cui avrei dato la cittadinanza napoletana !!!
L’arte presepiale napoletana , come avete notato da quanto ci ha scritto qualche secolo fa Goethe , è una parte importante da secoli della tradizione natalizia della nosta città e se volete ammirarla dovete assolutamente percorrere strada San Gregorio Armeno dove da secoli quest’ arte artigiana trova secondo tradizione , una folta esposizione di pastori e scenografie capaci di attirare centinaia di migliaia di persone non solo durante il periodo natalizio , ma durante tutto l’intero anno .
A Natale a Napoli in molte famiglie , il classico albero con le luci e le decorazioni più disparate, lo si può talvolta trovare e atre volte non trovare , ma quello che certamente troverete e non potrà mai mancare in ogni casa napoletana è sicuramente il Presepe . Esso rappresenta da sempre il vero simbolo per eccellenza del Natale napoletano ed ogni buon napoletano che si rispetti non fa mai mancare in casa propria il presepe che ama costruire da solo ogni anno , secondo un vero e proprio rito.
Il Presepe come giustamente sostiene , l’amato De Crescenzo , è infatti per noi tutti qualcosa di più profondo del solo simbolo religioso . E’ un qualcosa che rappresenta la cultura ed il modo di essere dei napoletani , un loro modo di esprimere la napoletanità . Esso appartiene ai popoli d’amore , in contrapposizione filosofica e antropologica con il freddo albero di natale che appartiene invece ai popoli liberi ( uomini del nord ).
Il presepe per ogni buon napoletano è il luogo centrale della festa natalizia , una specie di altare domestico che ogni famiglia deve necessariamente avere in casa , una sorte di ….. VANGELO IN DIALETTO NAPOLETANO ( (vedi Natale in Casa Cupiello di Eduardo De Filippo). Il Presepe allestito nelle case napoletane è infatti una rappresentazione della nascita di Gesù ambientata tradizionalmente però nella Napoli del XVIII secolo.
Il presepe per noi napoletani , da sempre non è solo religione ma una vera e propria tradizione, tramandata da secoli di generazione in generazione. Oltre ad essere un simbolo religioso, esso è un inno all’artigianalità del capoluogo campano. Per questo motivo è amato anche dalle famiglie poco osservanti o addirittura laiche. Il presepe napoletano è infatti il luogo dove sacro e profano, spiritualità e vita quotidiana si incontrano e si fondono. Nella sua rappresentazione Paradiso e Inferno, Bene e Male, Pagano e Cristiano coesistono. Ogni singola statuina, ogni singolo decoro, ogni luogo nasconde una vera e propria simbologia, un significato ben preciso che va oltre la semplice raffigurazione della Natività. Nel tempo , infatti quello che inizialmente era solo un simbolo religioso si è poi lentamente trasformato negli anni in arte presepiale , mantenutasi inalterata per secoli fino ad oggi .
Una grande magia sapientemente raccontataci per tanti anni da un illustre uomo che purtroppo recentemente ci ha lasciato .
Lui , il grande filosofo-
” La suddivisione tra quelli a cui piace l’albero di Natale e quelli a cui piace il presepe, tra alberisti e presepisti, è tanto importante che, secondo me, dovrebbe comparire sui documenti di identità. Il primo tiene in gran conto la Forma, il Denaro e il Potere; il secondo invece pone ai primi posti l’Amore e la Poesia. Tra le due categorie non ci può essere colloquio, uno parla e l’altro non capisce. Quelli a cui piace l’albero di Natale sono solo dei consumisti. Il presepista invece, bravo o non bravo, diventa creatore e il suo Vangelo è Natale in casa Cupiello. I pastori debbono essere quelli di creta, fatti un poco brutti e soprattutto nati a San Gregorio Armeno, nel cuore di Napoli, e non quelli di plastica che vendono al supermercato, e che sembrano finti; i pastori debbono essere quelli degli anni precedenti e non fa niente se sono quasi tutti scassati, l’importante è che il capofamiglia li conosca per nome uno per uno e sappia raccontare per ogni pastore nu bello fattariello…
“Il presepe è quindi come vedete , bello , non solo quando lo fai, ma anche quando lo pensi. L’albero, invece, acquista il suo fascino solo quando è finito e si accendono le luci.
Il Professore Bellavista si addentra addirittura in una simbolica discriminante sorta di differena culturale e geografica tra chi ama l’albero di natale ( alberisti ) , e chi ama il presepe ( presepisti ) . I primi , considerati tutti quelli che appartengono al nord Italia , tengono in genere in gran conto la Forma, il Denaro e il Potere , mentre i secondi , che in genere etichetta i meridionali , pone invece ai primi posti l’Amore e la Poesia ( tutto il resto viene dopo ) . Tra le due categorie non ci può essere colloquio, uno parla e l’altro non capisce. Quelli a cui piace l’albero di Natale sono solo dei consumisti. Il presepista invece, bravo o non bravo, diventa creatore e il suo Vangelo è Natale in casa Cupiello.
Allestire il presepe , in prossimità delle ferie natalizie è quindi come avete avuto modo di capire , per ogni napoletano un vero e proprio rituale, un momento “magico” che si attende tutto l’anno, e che va condiviso con tutti i componenti della famiglia: ognuno deve infatti dare il suo contributo per la sua realizzazione. Esso può essere realizzato in alcuni giorni o anche in tutto il periodo natalizio. In genere si inizia comunque l’8 dicembre tirando fuori dal ripostiglio la “base”, costruita da uno scheletro in sughero e in cartone poggiato su una tavola di legno .
Dopo averla sistemata si prende poi lo scatolone di cartone contenente tutti i pastori.( a casa mia da piccolo esso si trovava sopra un armadio in camera da letto ) . E’ questo il momento magico del presepe , cioè “l’apertura dello scatolone”che avviene ( o avveniva prima dell’avvento dei telefonini ), insiema a tutta la famiglia . Il prezioso carico , viene scaricato sul tavolo da pranzo dove uno alla volta i pastori vengono liberati dalle loro carte protettive con cui accuratamente erano stati l’anno precedente conservati . Una volta scartati i singoli pastori si sceglie poi il punto preciso in cui sistemarli e quelli eventualmente da cambiare o aggiustare . Alcuni pastori perdono infatti completamente rotti vanno sostituiti , ma altri nonostante abbiano perso qualche pezzo per strada, continuano a fare il proprio dovere nel presepe. Un pastore senza una gamba può essere infatti strategicamente piazzato dietro un cespuglio e quello senza un braccio lo si può nascondere magari dietro un albero o dietro una finestra . Terminata la prima sistemazione del presepe , tutti insieme in una sorta di riunione familiare”, si discute l’eventuale ampliamento annuale del presepe e gli i interventi da realizzare,.
Si esce quindi poi a caccia “del pezzo prescelto” , che ovviamente avviene nella famosa strada di San Gregorio Armenio presente a Spaccanapoli , nel nostro centro storico , la via del presepe napoletano per eccellenza dove storiche botteghe di specializzati artigiani , in una magica atmosfera , creano tutto l’anno veri e propri piccoli capolavori presepiali .
Il luogo celebrato in tutto il mondo è a dir poco fantastico . La stretta stradina mostra decine di stipati negozi con folta esposizione di pastori , colorate bancarelle e affollate botteghe capaci di creare veri e propri piccoli capolavori . In questo posto ,capace di attirare centinaia di migliaia di persone si può trovare di tutto per il presepe: dalle casette di sughero, di cartone in varie dimensioni, agli oggetti “meccanici” azionati dall’energia elettrica come mulini a vento o cascate, dalle statuine dei pastori in terracotta dipinti a mano, a quelli alti 30 cm con abiti in tessuto cuciti su misura. Ci sono anche i pastori venditori di frutta, di pesce, il macellaio e l’acquaiola; e ancora il pizzaiolo “robotizzato” che inforna la pizza, i classici Re Magi, la Sacra Famiglia, con il corredo di bue ed asinello, in tutte le dimensioni, fatture e prezzi . Oltre ai vari personaggi, sono in vendita anche basi già fatte .
I prezzi di alcuni pastori fatti a mano e con tessuti pregiati , , così come alcune delle strutture del presepe , possono costare anche tanto . E credetemi , non può essere altrimenti , considerata l’artigianalità e sopratutto la cura con cui vengono realizzati .
Accanto a queste figure classiche , frutto della tradizione e del lavoro di generazioni, possiamo trovare in questo luogo anche poi alcuni famosi personaggi del momento rappresentati secondo la tipica ironia napoletana . A partire dal 900 infatti , gli artigiani del luogo , hanno preso l’abitudine di “abbellire” il presepe napoletano con luoghi e personaggi legati alla contemporaneità
Il paesaggio rigorosamente di sughero, è montuoso e pieno di sentieri tortuosi, disseminati di pastori che scendono verso la grotta, sempre situata in basso e in primo piano. Questo perchè bisogna scendere nelle tenebre (i sentieri tortuosi) prima di raggiungere la luce, cioè la rinascita rappresentata da Gesù Bambino.
Tutti gli elementi che poi appaiono raffigurati hanno un rapporto di congiunzione tra il mondo terreno e quello divino. Essi rappresentano simbolicamente sul presepe un passaggio che conduce “dall’altro lato”, quindi anche nell’aldilà, nell’ignoto, ed quindi anche un passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Si dice infatti che la notte di Natale sui ponti si facciano incontri terrificanti: una monaca che mostra la testa del proprio amante decapitato, lupi mannari, fantasmi di impiccati, ecc.
Il fiume che scorre sotto il ponte , rappresenta lo scorrere del tempo (Passato, Presente e Futuro). Il fiume è sempre stao nel tempo un elemento molto importante per le varie civiltà ed un simbolo presente in tutte le mitologie legate alla morte e alla nascita divina ed in questo caso , nella religione cristiana , l’acqua richiama il liquido amniotico, il parto della Madonna, e quindi la nascita della vita ma, allo stesso tempo,potrebbe anche rappresentare l’ Acheronte , il fiume degli inferi su cui vengono traghettati i dannati.
Il Mulino , poichè ha pale che girano come il tempo, rappresenta il tempo che rinasce la notte di Natale. Produce inoltre la farina, bianca come la morte, ma anche simbolo della vita, perchè si usa per fare il pane, cibo universale.
Il pozzo invece è un simbolo maligno perchè , in quanto profondo e scuro, è visto come la rappresentazione del diavolo. La bocca dell’inferno o semplicemente l’oscurità in cui ogni uomo può cadere nonostante la salvezza offerta da Dio. Il pozzo nel presepe rappresenta pertanto il collegamento tra la superficie e le acque sotterranee da cui, durante la notte di Natale, possono venir fuori gli spiriti maligni, perché è il momento in cui il Male si scatena prima della nascita del Bene. L’acqua a Natale non va mai presa dai pozzi, perché contiene spiriti maligni, provenienti dal centro della terra.
La locanda che nel presepe abbonda di vivande da consumare durante il pranzo di Natale, è in realtà un banchetto funebre, visto che si seppellisce il tempo che muore prima di rinascere. La sua presenza narra del rifiuto delle osterie e delle locande di dare ospitalità alla Sacra Famiglia .Secondo i Vangeli, infatti , quando Maria e Giuseppe arrivarono a Betlemme chiesero ospitalità in parecchie locande e taverne, ma vennero scacciati in malo modo. Avendo quindi negato ospitalità alla Madonna e a San Giuseppe, le taverne sono simbolo del peccato ed il dissacrante banchetto che in esse vi si svolge è simbolo delle cattiverie del mondo che la nascita di Gesù viene ad illuminare. Al tempo della creazione del presepe napoletano, nel XVIII sec., questi luoghi erano inoltre ricettacoli di prostituzione e affari illegali, e per questo motivo la locanda rappresenta nel presepe , i peccati degli uomini.
Il forno oltre a rappresentare un mestiere tipicamente popolare è un evidente richiamo alla nuova dottrina cristiana che vede nel pane e nel vino i propri fondamenti, nel momento dell’eucaristia.
La fontana con la donna secondo i vangeli apocrifi rappresenta l’arcangelo Gabriele che avrebbe annunciato alla Vergine la nascita di cristo vicino a una fontana. Nei racconti popolari campani è sempre vicino alle fontane che avvengono gli incontri amorosi e le apparizioni fantastiche.
La presenza di una chiesa, come anche del crocifisso, testimonia invece il fatto che il presepe napoletano è ambientato nel ‘700.
Ci sono dodici venditori , tanti quanti i mesi dell’anno (e anche quanto gli apostoli) : Gennaio, macellaio o salumiere; Febbraio, venditore di ricotta e formaggio; Marzo, pollivendolo e venditore di uccelli; Aprile. venditore di uova; Maggio, rappresentato da una coppia di sposi recanti un cesto di ciliegie e di frutta; Giugno, panettiere; Luglio, venditore di pomodori; Agosto, venditore di cocomeri; Settembre, venditore di fichi o seminatore; Ottobre, vinaio o cacciatore; Novembre, venditore di castagne; Dicembre, pescivendolo o pescatore;
N.B. Mi permetto UN PICCOLO CONSIGLIO : Quando fate il presepe siate sobri, Gesù è nato a Betlemme e non a Las Vegas!
Come potete osservare guardando un classico presepe , esso rappresenta una scena teatrale della Napoli del 700 che mette in scena la vita quotidiana delle strade, la bellezza dei luoghi , i costumi , i mestieri e la sofferenza della gente semplice povera, pronta ad assistere all’evento miracoloso della nascita del Salvatore., in un continuo mischiarsi di sacro e profano .
Ogni personaggio o parte della sceneggiatura, ha un suo proprio significato. Molti nascondono addirittura delle leggende. Vediamone alcuni:
- Il pastore Benino o Benito ; Posizionato generalmente in un angolino, è, probabilmente, la figura più importante ed interessante di tutto il presepe napoletano . La leggenda racconta che tutta la scena raffigurata nel presepe non sia altro che un sogno di Benino, una creazione della sua fantasia onirica. Esso viene infatti rappresentato mentre dorme e solitamente viene posto nel punto più alto del presepe proprio perché tutto ciò che si trova sotto è frutto della sua mente. La sua posizione esatta sarebbe, quindi, in cima al presepe dal momento che da lui dovrebbe discendere ogni personaggio ed ogni luogo allegorico mostrato. Su un piano più simbolico, invece, rappresenta l’intera umanità, cieca , dormiente e pigra di fronte al divino al quale possiamo avvicinarci solo nei sogni. La sua figura è un riferimento a quanto affermato nelle Sacre Scritture: «E gli angeli diedero l’annunzio ai pastori dormienti». Il suo risveglio è quindi considerato inoltre come rinascita. Ma state attenti , nella tradizione napoletana, guai a svegliarlo: di colpo il presepe sparirebbe.
- Il vinaio, ricorda l’Eucarestia;
- Ciccibacc ngopp a bott ( Cicci Bacco sulla botte ). Nonostante egli sia un pagano tra i cristiani è un personaggio tipico del presepe napoletano . La sua origine è molto antica e risale al culto del vino e alle antiche divinità pagane: la sua presenza non è altro infatti che un antico retaggio dell’antica divinità del Dio del vino Dionisio . Una sorte di Bacco napoletano .. Dall’aspetto grosso e dalle guance rosse, nel presepe si presenta spesso davanti alla cantina con un fiasco in mano, oppure è rappresentato seduto che trasporta una carretta piena di botti di vino, preceduto e seguito da un corteo di uomini che con zampogne e pifferi scandiscono gli orgiastici ritmi dionisiaci. La scelta della collocazione di questo personaggio sul Presepe non è casuale, ma sta proprio ad indicare la vicinanza tra il sacro e profano e la sottile linea che li separa, l’eterna lotta tra il bene ed il male.
- Zi’ Vicienzo e zi’ Pascale, i due compari, personificazione del Carnevale e della Morte . Al Cimitero delle Fontanelle a Napoli esiste un cranio indicato come a ” Capa e’ zi’ Pascale “,al quale si attribuivano poteri profetici , a cui le persone si rivolgevano per chiedere consigli sui numeri da giocare al lotto .
- Il monaco, viene letto nel presepe napoletano in chiave dissacrante, come simbolo di un’unione tra sacro e profano .
- La zingara, è un pastore particolare , una giovane donna, con vesti rotte ma appariscenti, capace di prevedere il futuro, compreso ovviamente anche la passione di Gesù . In passato si pensava che le zingare potessero predire il futuro e, per questa capacità particolare la sua figura è stata spesso associata alla Sibilla Cumana. Se consideriamo la religione non dovrebbe neanche esserci visto che stregoneria o astrologia sono arti osteggiate dalla dottrina cristiana eppure anche questo personaggio ha un particolare significato allegorico . Secondo la leggenda una sibilla aveva infatti predetto la nascita di Cristo. .Essa viene tradizionalmente rappresentata nel presepe napoletano con un bimbo in braccio o con un cesto di arnesi di ferro, metallo usato per forgiare i chiodi della crocifissioni, perciò segno di sventura e dolore.Ma ad una più attenta osservazione e riflessione non è un personaggio negativo se consideriamo che è proprio nel supplizio della croce che si realizza la salvezza offerta da Gesù.
- Stefania, è una giovane vergine che, saputo della nascita di Gesù , si incamminò verso la Natività per adorarlo. Venne però bloccata dagli angeli che vietavano alle donne non sposate di recarsi a visitare la Madonna (i tabù religiosi del popolo ebraico, infatti, vietavano alle zitelle di accostarsi alle partorienti ed alle puerpere) Stefania, però, anche se ripetutamente “respinta dagli angeli ”non si arrese: prese una pietra, l’avvolse in un drappo di fasce come se si trattasse di un bambino e, fingendosi madre riuscì ad ingannare gli angeli, . Dopo un lungo cammino , giunge il giorno dolo la nascita del Redentore alla grotta al cospetto di Gesù e della Madonna . Alla presenza di Maria, si compì a quel punto un miracoloso prodigio: la pietra starnutì si trasformò in un bambino, che ebbe nome Stefano (Santo Stefano ), il cui compleanno si festeggia il 26 dicembre, cioè il giorno dopo di Natale . Da quel giorno il 26 dicembre, si celebra la festa di Santo Stefano, che poi fu il primo martire cristiano del 1° secolo, diacono della comunità apostolica di Gerusalemme, lapidato per aver rimproverato ai giudici di aver fatto uccidere Cristo. Secondo un’altro racconto , Stefania era invece sì una donna sterile che con lo stratagemma della pietra riuscì ad entrare nella grotta, ma in questo caso nessuno starnuto. Maria, secondo quest’altra leggenda, vedendo Stefania, infatti, le sorrise predicendole che il giorno seguente avrebbe avuto un figlio, come poi accadde.
- I Re Magi simboli di un antico esoterismo devono esserci sempre presenti sul presepe ma in lontananaza dalla grotta . Essi in groppa a dei cammelli , guidati dalla stella cometa si dirigono verso la grotta per dare i loro doni al Redentore .la parola magi è il plurale di mago, ma per evitare ambiguità si usa dire magio. Si trattava di sapienti con poteri regali e sacerdotali. Il Vangelo non parla del loro numero, che la tradizione ha fissato a tre, in base ai loro doni, Oro , Incenso e Mirra , cui è stato poi assegnato un significato simbolico. Le soluzioni estetiche adottate per il posizionamento dei Magi sulla scena sono molteplici, spesso originali ma tutte artisticamente valide. Essi , montando tre cavalli di colore diverso , simboleggiano il viaggio dell’astro che, come i Magi, inizia il suo cammino a Oriente.
- Tradizionalmente i re Magi sono tre : il vecchio che cavalca un cavallo nero ; Gasparre il giovane , che momta un cavallo bianco ; Melchiorre il moro , col suo cavallo fulvio . I tre diversi colori dei cavalli ,uno bianco come il sole nascente, uno sauro rossiccio come il sole al tramonto e uno nero come la notte , rappresentano le tre fasi del giorno: mattina, mezzogiorno e sera. Essi rappresentano il viaggio notturno della stella cometa che si congiunge con la nascita del nuovo “sole-bambino”. In questo senso va interpretata la tradizione cristiana secondo la quale essi si mossero da oriente, che è il punto di partenza del sole, come è chiaro anche dall’immagine del crepuscolo che si scorge tra le volte degli edifici arabi . Quando dopo la notte giungono al cospetto di Cristo, che rappresenta il sole che risorge, i tre Re rappresentano il mondo e il tempo che si ferma per la nascita del figlio di Dio. . In origine però erano rappresentati in groppa a tre diversi animali, il cavallo, il dromedario e l’elefante che rappresentano rispettivamente L’Europa , l’Africa e l’Asia .
- I re magi sul presepe non sono altro che la prima attestazione di uomini religiosi di un’altra cultura che adorano Gesù e come vi dicevo devono necessariamente essere posti lontano dalla grotta perché’ simbolicamente devono giungervi solo all’Epifania .
- N.B. Nella mitologia pagana romana invece la festa della befana non aveva alcun elemento religioso .Gli antichi romani infatti credevano che dodici giorni dopo il solstizio d ’inverno , dodici donne volassero sui campi per favorire i raccolti
- Le lavandaie: sedute davanti ai secchi mentre lavano i panni, in ginocchio rappresentano le levatrici che hanno assistito alla nascita di Gesù e prestato aiuto alla Madonna . I teli che hanno usato per pulire il Bambinello sono miracolosamente puliti e immacolati a simboleggiare la verginità di Maria e l’origine miracolosa di suo figlio ( esse stendono panni candidi, che rappresentano la verginità di Maria)
- Il cacciatore e il pescatore: sono due figure legate al fiume. Il pescatore è posto nella parte alta del corso d’acqua con le canna da pesca in mano oppure senza canna, vicino al banco del pesce per la vendita del pescato: rappresenta la vita. Il cacciatore, invece, è posto nella parte alta del corso d’acqua mentre imbraccia un fucile: rappresenta la morte. Insieme simboleggiano il ciclo vita: sono collegati alla dualità del mondo celeste e di quello dell’Ade: pescatore in basso-inferno, cacciatore in alto-mondo celeste .Il pescatore inoltre nel presepe ricorda simbolicamente San Pietro , pescatore di anime . Ricordiamo a tutti che Il pesce fu il primo simbolo dei cristiani perseguitati dall’Impero Romano e l’anticonismo , cioè il divieto di raffigurare Dio, applicato fino al III secolo comportò la necessità da parte dei cristiani di usare dei simboli per alludere alla Divinità. Venne in questo caso scelto “in codice” il simbolo di un pesce per indicare Cristo . La parola greca ἰχθύς, ichthýs, (che significa appunto “pesce”) che venne usata nei primi secoli del cristianesimo, durante le persecuzioni, per alludere a Dio sono un acronimo di “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.
- La meretrice: Simbolo erotico per eccellenza, contrapposto alla purezza della Vergine si colloca nelle vicinanze dell’osteria, in contrapposizione alla Natività che è alle spalle.
- I venditori di cibo: sono sempre dodici, perchè sono l’allegoria dei dodici mesi dell’anno. (Gennaio: macellaio o salumiere; Febbraio: venditore di ricotta e di formaggio; Marzo: pollivendolo e venditore di altri uccelli; Aprile: venditore di uova; Maggio: coppia di sposi con cesto di ciliegie e di frutta; Giugno: panettiere; Luglio: venditore di pomodori; Agosto: venditore di anguria; Settembre: venditore di fichi o seminatore; Ottobre: vinaio o cacciatore; Novembre: venditore di castagne; Dicembre: pescivendolo o pescatore).
- Il Pastore della Meraviglia: posizionato in prossimità della Grotta, ha le braccia e la bocca spalancate perchè assiste con stupore alla nascita di Gesù. In lui c’è tutta la meraviglia della scoperta del divino, l’incontenibile sorpresa dell’uomo che viene in contatto con qualcosa di immenso. Per alcuni sarebbe lo stesso Benino ‘risvegliato’ nel suo stesso sogno.
- I Mendicanti, Zoppi e Ciechi: non dovrebbero mai mancare su un presepe. Essi rappresentano le anime del Purgatorio che chiedono preghiere ai vivi. Nelle festività, specialmente a Natale, nessuno dovrebbe dimenticare una preghiera per le “anime pezzentelle”.
- L’inseparabile coppia di zampognari che al suono della zampogna e della ciaramella annunciano al mondo la buona novella della venuta di Gesù Bambino sulla Terra, sono anche essi ,quei pastori che non devono mai mancare sul presepe . Essi rappresentano una presenza fissa del presepe napoletano, e vengono generalmente posti nelle immediate vicinanze della “capanna” o “grotta” della Sacra Famiglia. Lo zampognaro, tradizionalmente identificato come un pastore o un contadino è il suonatore di zampogna, uno strumento musicale arcaico a fiato molto diffuso in Italia centro-meridionale, e molto simile alla cornamusa con il quale però non va confuso ( la differenza riguarda sopratutto il numero di canne melodiche) .Generalmente i zampognari sono rappresentati nel presepe in coppia : uno suona la zampogna e l’altro la ciaramella , uno strumento a fiato simile all’oboe, ma composto di canne .Ancora oggi a Napoli è possibile talvolta vederli con l’arrivo del Natale (in particolare durante il periodo della Novena dell’Immacolata Concezione e del Natale) . Essi percorrono le vie cittadine, in abiti tipici, suonando motivi natalizi tradizionali, quali ad esempio Tu scendi dalle stelle di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
- CURIOSITA’: Nel presepe del 700 , i zampognari sono tra i personaggi fissi del presepe che vengono di solito posizionati di fronte alla grotta per celebrare la nascita di Gesù bambino . Questo dimostra quanto la figura dello zampognaro sia una figura fondamentale della tradizione natalizia napoletana .Essi rimanevano in città per nove giorni allo scopo di annunciare la nascita del Salvatore , esibendosi nelle tradizionali canzoni natalizie e nelle antiche Novene da sempre considerate di buon auspicio . I nove giorni della durata della Novena hanno un alto valore simbolico e di devozione ;i nove giorni della durata della novena, richiamano infatti i nove mesi della gravidanza di Maria .
- Pastori e Pecore: rappresentano il “gregge” dei fedeli che incontra Dio grazie alla guida avveduta dei pastori, i sacerdoti.
- Bue e Asinello: secondo la tradizione il bue e l’asinello riscaldarono con il loro fiato la mangiatoia in cui venne riposto Gesù. Simbolicamente rappresentano invece il Bene (bue) e il Male (asino). Esse però non sono due forze in contrasto, ma bilanciate fra di loro ed insieme danno ordine al mondo intero: rappresentano l’equilibrio perfetto.
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