L’Artemide Efesia (o Artemide Farnese) è una scultura costruita in alabastro giallo, alta 130 cm , risalente al II secolo d.C. della dea Artemide. facente parte della Collezione Farnese ed oggi conservata presso il Museo archeologico nazionale di Napoli.
Rinvenuta a Tivoli nella Villa Adriana, di autore sconosciuto, essa è una copia di epoca adrianea della statua di culto venerata nel tempio di Artemide a Efeso ,considerato dal poeta greco Antipatro di Sidone (170-100 a.C.) in un epigramma dell’Antologia Palatina come una delle sette meraviglie del mondo antico .
N.B Il poeta greco Antipatro è considerato dagli storici il compilatore della lista delle meraviglie del mondo antico.
Secondo quanto riferito da Strabone ,nel maestoso e bellissimo tempio realizzato da Dinocrate , erano presenti magnifiche opere dello scultore Thrason mentre l’altare venne invece decorato da Preassitele .
Plinio il Vecchio ci riferisce nei suoi scritti che le dimensioni del tempio erano di 425 x 225 piedi (ovvero 125,8 x 66,6 m) con 36 colonne quasi tutte scolpite che avevano un’altezza di 60 piedi (17,76 m). Sempre Plinio riferisce al tempio l’invenzione delle basi con toro e dei capitelli.
Il tempio fu purtroppo bruciato il 21 luglio del 356 a.C., da Erostrato, un antico criminale e pastore greco che ambiva in questo modo di passare alla storia.
Cicerone (106-43 a.C.) invece ci riferisce che lo storico greco Timeo di Tauromenio (350-260 a.C. circa) in un suo scritto affermava che il tempio venne bruciato la notte stessa della nascita di Alessandro Magno (21 luglio del 356 a.C.).
CURIOSITA’: Sempre secondo Strabone Alessandro Magno, all’inizio della sua campagna di conquista dell’Impero persiano, visitò il tempio quando questo era ancora in rovina e propose a quel punto di finanziare la ricostruzione del tempio agli abitanti di Efeso. Tuttavia i cittadini di Efeso rifiutarono la proposta poiché era ingiusto che un dio (come veniva considerato Alessandro) presentasse dei doni a un altro dio. Finanziarono quindi i lavori con proprie donazioni completando la ricostruzione nella prima metà del III secolo a.C.
Il tempio che successivamente sopravvisse a un incendio all’epoca dell’imperatore Augusto , venne poi distrutto a seguito dell’invasione dei Goti, nel 263 d.C. I suoi marmi furono reimpiegati per la costruzione della chiesa di San Giovanni a Efeso e della basilica di Santa Sofia a Costantinopoli.
Il tempio di Artemide cadde in rovina o fu definitivamente distrutto nel 401 d.C. secondo alcune fonti dai cristiani, per ordine del vescovo Giovanni Crisostomo (354-407)
CURIOSITA’: Artemide Efesia, venerata nel tempio di Efeso, era il centro di culto di questa dea associata alla fertilità, alla natura e agli animali, con caratteristiche distintive che la differenziano dall’Artemide greca della caccia. La sua iconografia, ben visibile in statue e rilievi, la raffigura con molteplici file di seni o, secondo alcune interpretazioni, con scroti di toro, simboleggiando il suo potere fecondatore e il controllo sulla fertilità maschile e femminile.
Essa svolgeva un ruolo fondamentale per la vita religiosa e culturale della città di Efeso, i cui abitanti la consideravano una figura matronale, legata al ciclo vitale della terra, degli animali e degli esseri umani. Il copricapo a forma di torre, con porte e archi, simboleggiava infatti la protezione che la dea offriva alla città di Efeso.
Alcuni studiosi ritengono che i seni (o scroti) che ornano il suo busto , rappresentino gli scroti di tori sacrificati alla dea, simbolo del suo potere di castrazione e, paradossalmente, di fecondazione, mentre la rappresentazioni di cervi, grifi, leoni e altri animali sulla sua veste, dimostrano il suo legame alla natura e agli animali.
In un contesto iniziatico, le mani della dea adornate con fiori e api, la rendevano una sorta di ape regina.
La preziosa statua, oggi conservata nel nostro Museo Archeologico Nazionale fu rinvenuta a Tivoli nella Villa Adriana, e rappresenta appunto una copia di epoca adrianea della statua di culto venerata nel santuario di Efeso.
Essa rappresenta l’immagine cultuale di quella famosa statua un tempo presente nel meravigliso tempio di Artemide a Efeso e raffigura la perfetta iconografia di quella dea da tutti venerata presso il santuario di Efeso,
Dea della natura e dominatrice delle fiere, la statua appare rigidamente diritta e protende le braccia in avanti. Sul capo reca un polos a forma di torre o di mura cittadine con porte ad arco, ai lati del quale emerge un disco, decorato con quattro protomi di leoni alati per parte.
Il busto regge quattro file di mammelle, come simbolo di fecondità , o gli scroti dei tori a lei ritualmente sacrificati; la veste aderente è ornata, nella parte anteriore, da protomi di leoni, tori, cavalli alati, api , sfingi e fiori . Le maniche sono ornate da tre leoni rampanti di cinque riquadri sovrapposti mentre lungo i fianchi, sono presenti sirene alate, rosette, sfingi ed api, ripetute queste ultime anche sulla parte bassa della veste, laddove essa lascia spuntare la tunica sottostante, che si apre a ventaglio sui piedi .
La testa, le mani ed i piedi in bronzosono frutto di un restauro ottocentesco, effettuato in occasione del trasferimento da Roma a Napoli.