La piazza oggi come appare non e’ bella da vedere , disordinata, caotica , rumorosa e preda del confusionario mercato rionale con le varie merci esposte . Grazie alll’incuria dei governanti ed una buona dose di sciatteria generale questo posto è attualmente difficile da leggere ma potrebbe divenire un’area museale ed un punto d’attrazione turistica di primo livello tra gli edifici religiosi di Sant’Eligio Maggiore e la chiesa del Carmine e della Santa Croce.
Nulla di questo luogo oggi , lascia pensare al glorioso passato di questa piazza , pregna di quel significato drammatico dato dalle pubbliche impiccagioni che la resero la più famosa delle piazze del Settecento napoletano.
Oggi la piazza appare , sfregiata com’è dalla palizzata di cemento di palazzo Ottieri , dallo sciame di motorini e dalle chiassate della gente che ha ereditato molto dei lazzari originari del luogo sin dai tempi di Masaniello.
Ma la nostra piazza è ricca di storia e nasconde molte cose da raccontare .
La piazza ha visto infatti migliaia di condannati a morte che nel tempo ha conferito al luogo un’aura di tragico terrore.
La notte è il momento peggiore : si dice infatti che in questa piazza vaghino di notte , in cerca di pace , invisibili ombre di impiccati , nemici squartati, arrostiti sul rogo, e nobili decapitati che cercano di ritrovare la loro testa mozzata che chissa dove i lazzari hanno riposto dopo averci giocato a pallone per l’intera giornata .
All’origine era chiamata piazza del moricino, ed era solo uno spiazzo fuori le mura ,verso il mare dove in genere si accampavano eserciti e mercanti di ogni nazionalita’ e religione , ma in prevalenza orientali , chiamati generalmente ” mori ” .
Nel 639 giungono a Napoli alcuni carmelitani sfuggiti ai saraceni , recando con loro una tavola dipinta della Vergine Maria , chiamata ” la bruna del monte Carmelo ” che si dice dipinta da S. Luca in persona .
I frati intendendola esporla al culto , fabbricano una piccola chiesetta , che e’ il primo nucleo dell’ attuale chiesa del Carmine .
Sembra che la chiesa consistesse in una cripta sotterranea , una grotta , e per questo fosse chiamata originariamente ” S. maria della Grotticella” .
Carlo I d’Angio , avendo elevato Napoli a capitale del suo regno , decise di trasferire in questa piazza il mercato ufficiale , che fino ad allora si teneva nella piazza Augustale , odierna S. Gaetano . Al tempo degli angioini la piazza era chiamata ” foro magno ” .
Da questa decisione e dal cambiamento di vita di questa piazza , presero a formarsi i quartieri di Porto e del Pendino , celebri per la grandiosa festa popolare che si teneva a loro cura dal 23 al 24 agosto in onore di S. Giovanni a Mare .
La festa si celebro’ fino al XVIII secolo , e le cronache abbondano in descrizioni fantastiche di statue di’ oro e argento , coperte di pietre preziose , portate in processione od esposte all’ ammirazione piu’ che alla pieta’ dei fedeli ; si parlava anche dei grossi banchetti all’ aperto , di fuochi , di luminarie e quanto di solenne sfarzo la ricchissima Napoli di allora poteva offrire . La festa , proibita , al tempo della rivoluzione di Masaniello , ripresa poi e di nuovo proibita , decadde lentamente ed alla fine del 1700 non se ne parlava gia’ piu’.
Motivo della proibizione non furono pero’ i moti di Masaniello , ma una imposizione clericale . Questa festa infatti , originata da un motivo religioso ( si intendeva ricordare il battesimo di Gesu’ nel Giordano ) finiva con un bagno notturno e una volta inibita la comune morale ci si abbandonava a poco licenziosi atti amorosi. ( il bando di abolizione parla di promiscuita’ fra ” homini et femine”.)
La piazza , come accennevamo prima , e’ stata per anni il palcoscenico delle pubbliche esecuzioni dove si son consumati crimini terribili, come la decapitazione del giovane Corradino, l’esecuzione dei congiurati delle rivolte baronali , l’impiccagione dei rivoluzionari della repubblica partenopea ,tutte morti eccellenti , consacrate da processi tanto solenni quanto fasulli .
Corradino di Svevia inaugura tristemente la piazza come luogo di esecuzioni capitali .
Da allora , stanziarono in permanenza sulla piazza un palco per la decollazione dei nobili , una forca per la gente comune ed il trave per la corda , pena riservata ai delitti minori .
L’ elenco dei giustiziati su questa piazza sarebbe lungo : Roberto e Raimondo Cabano , Filippa la catanese ed il conte Terlizzi , bruciati vivi nel 1343 perche’ colpevoli dell’assassino di Andrea di’ Ungheria ; tre anni dopo per lo stesso delitto , Luigi Durazzo con Landò e Giacomo della Polla .
Persero il capo , sotto la scure in piazza del mercato , adibita alle esecuzioni capitali ,.Antonello Petrucci , il conte di Sarno , con gli altri partecipanti alla famosa congiura dei baroni ; vi fu messo a morte Pandolfello Alopo , che era stato l’amante della regina Giovanna II, il conte Cesare di Capua e cosi’ via per i secoli , fino ad arrivare ai tempi di Masaniello e alla sua coraggiosa rivolta .
Poco distante, nel campanile del Carmine avvenne infatti, l’assassinio di un pescatore che aveva guidato la ribellione contro il vicerè spagnolo che strangolava il popolo con gabelle odiose in un periodo in cui , nella metà del XVII secolo, la città di Napoli era una città di circa 400000 abitanti ( per l’epoca una vera metropoli ).
Furono veramente tante le teste mozze nella piazza in uno spaventoso lavoro della mannaia e delle forche , tanto che qualcuno gia’ diceva che la piazza non era piu’ del mercato, bensi’ del capo mozzato .
Vi furono impiccati anche i briganti come Michele Pezza detto ” fra diavolo “che tanto era servito al Cardinale Ruffo e a Ferdinando IV per riconquistare il suo regno.
E’ stata anche la piazza dei Martiri della Repubblica Partenopea del 1799 eco e conseguenza della Rivoluzione Francese, e a pagarla a Napoli, primo tra tutti gli illustri di quell’epoca, l’ammiraglio Francesco Caracciolo, impiccato sulla nave Minerva, gettato in mare a morte avvenuta e poi recuperato e sepolto alla chiesa di Santa Maria della Catena a Santa Lucia
Gli ultimi condannati furono gli eroi della liberta’ napoletana , fra i quali i piu’ noti furono Mario Pagano , Domenico Cirillo , Eleonora Fonseca Pimental e la povera Luisa Sanfelice , per la quale fu usato un trattamento di favore: poiche’ nel maggio del 1800 era stato proclamato un generale indulto ed il palo della forca era stato tolto , lo si ripristino’ l’11 settembre per impiccare la Sanfelice .Dopo di allora , piazza del Mercato cesso’ di essere adibita alle esecuzioni capitali .
Di bello c’è lo spazio centrale che veniva usato come deposito di granaglie fino alla peste della seconda metà del 600 ,quando, per necessità, fu convertito in fossa comune . In esso oggi ci sono le due fontane con leoni ed obelisco , in parte sfregiate , in parte in fase di restauro.
In questo spazio ora c’è la confusione del mercato però quando capita , è bello godersi le chiese che la circondano , tutte importanti, tutte cariche di storia , da Sant’Eligio a San Giovanni a mare , sino al Carmine maggiore .
A proposito, da questa piazza, è possibile assistere all’incendio del campanile , un rito che si svolge da secoli a ricordare l’incendio di una torre di legno costruita dai saraceni per espugnare la città e distrutta dalla ribellione popolare che non tollerava l’ennesima invasione di turno .