Caratterizzata sopratutto per il suo enorme giardino , Villa Vannucchi è una delle tante ville monumentali del Miglio d’Oro , sita nel comune di San Giorgio a Cremano.
Essa si trova nel cuore del centro storico di San Giorgio a Cremano, lungo corso Roma , un tempo Via Teglie , in un luogo ,dove durante il medioevo si trovava un piccolo nucleo religioso legato al culto di San Giorgio , venerato quale santo protettore contro le calamità naturali ( quindi contro la forza devastatrice del Vesuvio ) .
La villa fu voluta da Giacomo d’Aquino di Caramanico (esponente della famiglia D’Aquino e gentiluomo di camera del sovrano del Regno delle Due Sicilie Carlo di Borbone), il quale acquistò nel 1755 alcune proprietà dei discendenti di Giovanni Battista Imparato, della storica famiglia omonima. Al momento in cui fu acquistata il complesso edilizio consisteva in due complessi edilizi che si distinguevano in una “casa palazzata ” ed un casino ” alla romana ” con una masseria di 14 moggia in parte bosco (47.108,04 metri quadrati circa di terreno) con bosco.
Il principe di Ciaramanico inizio la riqualificazione del parco e della villa solo qualche anno dopo trasformando tutta l’area dapprima destinata ad una funzione agricola in un bellissimo “giardino delle delizie” dominato da un’imponente villa con decorati capitelli e lesene corinzie che si alternano con un doppio ordine di balconi . Nel suo imponente atrio eran presenti in quelle che oggi appaiono come nicchie vuote , delle belle statue in marmo ed il busto del Principe di Ciaramanico rappresentato nelle vesti di un uomo abbigliato come un romano in vesti classiche e con il capo cinto di alloro
Il progetto per la villa fu commissionato ad Antonio Donnamaria, un architetto di scuola vaccariana, che realizzò il prospetto su strada con una ritmata partitura di lesene giganti in stucco. L’interno della villa fu invece caratterizzato da decorazioni in stucco rococò. Il prospetto posteriore, che ancora oggi si apre sul magnifico giardino all’italiana progettato da Pompeo Schiantarelli nel 1783, era ed è ancora oggi costituito da una serie di arcate, logge e porticati.
CURIOSITA’ : Il giardino all’italiana di Schiantarelli, la cui vastità è pari al bosco di Portici, è caratterizzato, come si legge anche nella pianta Carafa, da un lungo viale che parte da una quinta ad esedra posta in fondo al cortile e giunge ad una fontana monumentale posta al centro e formata da quattro vasche laterali disposte simmetricamente in diagonale. Da qui si dipanano a “raggiera” quattordici viali che tagliano il giardino per esteso fino al limite della proprietà. Nel giardino sono conservati ancora oggi esemplari di alberi di canfora, pini, lecci, palme, magnolie, datteri, cedri, mimose e albicocchi.
La villa, denominata pure “Villa e delizie dei d’Aquino detti di Caramanico” , ebbe il suo periodo di maggior splendore nell’ottocento , durante il regno francese di Gioacchino Murat , per le grandi feste restate memorabili che il Principe Tommaso D’Aquino e sua moglie Teresa Lembo , nipote di Murat offrivano agli ospiti. Per tale motivo divenne nell’ottocento , un importante punto di riferimento mondano per tutta la nobiltà napoletana . Nelle sue sale e nel suo giardino, divenuto un famoso luogo d’incontro della nobiltà napoletana , infatti era solita ritrovarsi la Napoli murattiana e l’intelligenthia napoletana del tempo.
La dimora conobbe il suo maggiore splendore in questo periodo proprio grazie alle feste e ai ricevimenti che il principe d’Aquino offriva agli ospiti sotto la direzione della moglie Teresa Lembo. Pensate solo che ancora oggi si racconta che quando alle sontuose feste che vi si tennero , arrivava come osite il re Gioacchino , il numero di coloro che lo accompagnavano era talmente alto da sembrare … un intero popolo. Egli portava con se un elevato numero di accompagnatori da rendere affollatissime le feste che i d’Aquino davano in suo onore:
….. or quando Gioacchino veniva quà, si legge in un documento dell’epoca , è chiaro che non vi poteva venir da solo ma il numero di coloro che s’invitavano ad accompagnarlo era tanto strabbocchevole che lo avresti detto un popolo ….i gelati ed i rinfreschi , durante il tempo di quelle veglie si portavano attorno con tanto eccesso , che era un grande scialacquamento ….
Si dice a proposito di questa villa che essa era particolarmente amata dalla principessa Teresa , nella quale continuamente spendeva le sue fortune al gioco , al punto da consumare in una sola notte più della rendita di un anno ( più di duecento mila ducati ). In verità in tutta l’area vesuviana negli anni francesi ( 1808- 1815 ) si visse una felice stagione per gli amanti del gioco al punto che Torre Annunziata fu anche curiosamente soprannominata ” Gioacchinopoli “.
Nella seconda metà dell’Ottocento la villa fu poi venduta al conte Lorenzo Van den Henvel, Nel 1912 fu poi acquistata da Giuseppe Vannucchi dalla contessa Anna de Iorio ( vedova del conte Ruggero van den Heuvel ). Con il passare del tempo l’immobile venne , come per la maggior parte delle famose ville del miglio d’oro trascurate , abbandonate e lasciate all’iincuria incalzante del degrado . L’immobile, già allora molto grande ed imponente fu tra l’altro anche gravemente danneggiato dal sisma del 1980, tanto che fu necessario costruire numerose centine a supporto degli archi di tutta la struttura. Durante questo periodo parte dei giardini venne occupato abusivamente e destinato alla coltivazione di ortaggi per opera di privati.
La famiglia Vannucchi , visto l’avanzare del defrado e l’impossibilità di una sua gestione , vista l’imponente mole dell’edificio e del suo parco .ha poi saggiamente ceduto al Comune di San Giorgio a Cremano, la villa che dopo un accurato restauro, è riuscita finalmente a riaprirla al pubblico nel 2009.
Il Comune , dopo averla infatti acquisita come patrimonio del comune di San Giorgio a Cremano, siè a a lungo impegnato negli estesi lavori di restauro, che sono terminati nel 2006. Solo però dopo ulteriori tre anni anno anche ultimato il riassetto del parco, riportato agli antichi splendori grazie ad un rifacimento che si è ispirato alla mappa settecentesca
La dimora come si presenta oggi agli occhi del visitatore , è certamente una delle più imponenti della zona vesuviana, come dimostra il prospetto firmato da Donnamaria che prevede, in alternanza alle lesene corinzie, un doppio ordine di balconi dotati di ringhiere in ferro battuto e timpani curvi posti senza ornamenti davanti alle finestre del piano nobile. Completano il progetto architettonico della dimora la cappella dedicata all’Immacolata, una sagrestia, una sala della musica e una ex scuderia adibita a teatro.
Guardando oggi questa immensa e magnifica villa non si può fare a meno di immaginare nobili e borghesi con sontuosi vestiti , danze , musiche e risate … è come guardare un immaginario passato in un film in costume dell’ottocento
Oltre ad essere teatro di rassegne culturali, la villa è nota al pubblico per essere apparsa nelle scene iniziali del film Ricomincio da tre, dove Lello Arena chiama a squarciagola Massimo Troisi.
La storica villa vesuviana che fu dimora della nipote di Gioacchino Murat è, assieme a Villa Campolieto (Ercolano) e alla Reggia di Portici, il più importante e prestigioso edificio di epoca settecentesca dell’area vesuviana ed è, per estensione, tra le più grandi ville del ‘700 italiane.