La grande piazza Vanvitelli che si trova nella nostra  città nel residenziale e commerciale quartiere Vomero , nonostante sia di recente costruzione, in quanto nata solo negli anni ottanta del XIX secolo ,rappresenta oggi per i napoletani una delle piazze da loro considerate più importanti .

La Piazza, nata, come tutto il quartiere Vomero , grazie ad uno dei tanti interventi eseguiti per il piano di Risanamento e Ampliamento della città , venne progettata nel 1885 su quelle che fino ad allora erano solo antiche strade di campagna che solcavano le colline ai piedi dell’antico Castel Sant’Elmo . Fino ad allora l’intera area era solo una grande area quasi totalmente agreste dove di tanto in tanto , sporadicamente vi si potevano scorgere antiche masserie e qualche  villa nobiliare: unici nuclei abitativi erano i piccoli villaggi di Antignano e quelli che si andavano lentamente costituendo intorno alla belle residenza dell‘antica Villa Carafa di Belvedere,molto frequentata dai borbone e dall’alta società napoletana come luogo di sola villeggiatura .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CURIOSITA’ : Le antiche famiglie aristocratiche e nobiliari in effetti, incominciarono a costruire le loro ville sulla periferica ,verde area collinare solo per sfuggire inizialmente , nel 1600 alle varie pestilenze che in quel periodo affligevano continuamente la città ed i suoi abitanti . Essi scappando dall’affollato centro urbano cercavano di isolarsi e trovare rifugio in una zona disabitata e  ricca di aria salubre .

Senza quasi accorgersene quindi l’intera collina  , ben presto , nel secolo XVII  cominciò ad essere costellata di ville nobiliari che conferì fin dal primo momento all’intera zona l’appellativo di area residenziale .

Lo stesso re Ferdinando IV di Borbone , nel 1817  , provvide all’acquisto per se stesso  e la sua sposa morganatica Lucia Migliaccio di Floridia di terreni utili all’edificazione della magnifica Villa Floridiana che ancora oggi  rappresenta l’unica area verde rimasta di un intera collina poi successivamente  purtroppo completamente devastata dalla fitta , disordinata e selvaggia urbanizzazione avvenuta  negli anni ’50/’60 del secolo scorso, che con le loro colate di cemento avvenute  senza vincoli e controlli., hanno letteralmente spazzato via ogni forma di vegetazione che un tempo caratterizzava l’intera area.

L’intera area era quindi fino alla fine del 1800  , un luogo prevalentemente agricolo ( tutta la zona era, infatti, rinomata, per i suoi broccoli ) e con i suoi piccoli villaggi e casali costituiva una periferia agricola, per la maggior parte disabitata e  difficilmente accessibili dalla città bassa, attraverso la quale era raggiungibile solo tramite antiche salite  pedonali  ancora oggi percorribili: la Pedamentina, la salita del Petraio, l’Infrascata, i Cacciottoli e Calata San Francesco.

CURIOSITA’ : Il suo attuale nome ” Vomero ” conferito al quartiere deriva dal “casale del Vommaro” , un antico casale ,dove nel lontano seicento pare si svolgesse a quel tempo una sorta di palio tra contadini che gareggiavano , nei giorni festivi tra di loro , a chi facesse il solco più dritto con i vomeri ; un curioso intrattenimento per il quale accorreva dalla città  ad assistervi  un gran numero di persone che affluivano i curiosi  (  ‘o juoco d’’o vommaro”,  il nome dell’attrezzo è quindi il toponimo con cui venne chiamata poi la zona che per secoli si è poi diffuso ).

Il vero  quartiere Vomero nacque comunque ufficialmente solo l’11 Maggio del 1885 , quando il Re Umberto I e la Regina Margherita insieme all’allora  sindaco Nicola Amore presenziarono alla posa della prima pietra per la costruzione di un nuovo Rione collinare.

Il progetto prevedeva l’urbanizzazione edilizia di un’area di circa mq. 650000  di verde che a differenza di quello che poi avvenne negli anni successivi ,  diede almeno luogo ad alcuni palazzi di stile neorinascimentale  e parecchie villette liberty . Le strade invece rimasero contrassegnate esclusivamente da un numero fino al 1890 , in cui fu stabilito dal Comune di Napoli , che il quartiere collinare sarebbe stato dedicato a 37 celebri artisti .

I primi nomi selezionati furono quelli del napoletano Gian Lorenzo Bernini , del palermitano Alessandro Scarlatti ( che visse e mori a Napoli ) , e del celebre architetto Luigi Vanvitelli ( anch’egli napoletano ), a cui è stato appunto dedicata la nostra elegante e raffinata piazza .

CURIOSITA’ Luigi Vanvitelli nacque a Napoli nel 1700 da madre napoletana, Anna Lorenzani e da padre olandese, il pittore Gaspar van Wittel, e come architetto eseguì un cospicuo numero di opere che ancor oggi caratterizzano il paesaggio di varie città italiane.

Il primo approccio del Vanvitelli all’architettura risale al 1728, tra le sue maggiori opere spiccano a Caserta la scenografica Reggia e l’imponente acquedotto Carolino, ad Ancona il grande Lazzaretto su un’isola artificiale pentagonale sempre da lui realizzata, e la chiesa del Gesù di Ancona, a Napoli costruì il Foro Carolino, il palazzo Calabritto e il palazzo Doria d’Angri, mentre a Bacoli si inventò la casina Vanvitelliana.

I lavori sia della piazza che dell’intero quartiere , furono inizialmente affidati alla Banca Tiberina , che venne però coinvolta nel 1899 , in un grande scandalo per cui dovette cedere le proprità ed i suoli edificabili alla Banca d’Italia che durante la gestione dei lavori non fu molto capace di coordinare i vari interventi edilizi , motivo per il quale ancora oggi nel quartiere si possono notare palazzi di dimensioni molto variabili e talvolta molto etreogenei tra di loro .

La Banca d’ Italia si limitò praticamente ad una semplice lottizzazione  dei terreni che vide per prima intessare proprio l’attuale Piazza Vanvitelli che andò acquistando la sua fisionomia, proprio con i quattro palazzi  in stile neorinascimentale tutt’ora presenti , fatti edificare dall’Istituto romano di beni stabili.

Piazza Vanvitelli  con la sua forma ottogonale , alla fine di questi lavori , non era molto diversa di come appare ora  . L’unica vera grande sostanziale differenza è rappresentata dal fatto che allora al centro della piazza vi era inizialmente un fontana in granito.e piperno che venne poi tolta nel 1912 quando terminò l’impresa di conquista da parte del Regno d’Italia della Libia . Per celebrare la vittoria , furono infatti importate in Italia dalla Libia , alcune piante tipiche del luogo , come una sorte di trofeo . A Piazza Vanvitelli , ovviamente tocco una palma , che sostituì così la fontana .

La storica palma piantata nell’aiuola centrale , ha vissuto fino a  dicembre 2009 , quando colpita dal cosidetto parassita  punteruolo rosso  che fece strage di palme in città  distruggendo tra l’altro le altrettanto storiche e belle file di palme in viale Gramsci e in viale Augusto , putroppo , una volta ammalata poi morì.  Il Comune decise allora di piantumare un’altra essenza arborea e affidò la decisione ad un sondaggio sul proprio sito. La maggioranza optò per un lauro-canfora, ma scoppiarono le polemiche per via del risultato infelice oltre che per la decisione di non ripiantumare un’altra palma.

N.B. I collegamenti fra il Vomero e la città bassa si ebbe con l’entrata in funzione della funicolare di Chiaia, e dopo anche con la funicolare di Montesanto. (1891), mentre nel 1976 , incominciaro gli imponenti lavori della costruzinoe della linea 1 della metropolitanache srebbero terminati solo nel 1990 .

Il cantiere occupò l’intera area dell’attuale piazza, Bernini in tutta la sua lunghezza nonché le susseguenti via Mario Fiore e, successivamente, via Ugo Niutta, ovviamente tutte chiuse al traffico per l’intera durata delle opere in quanto i lavori richiedevano  la realizzazione delle sottostanti gallerie con la tecnica dello scavo “a cielo aperto” (a causa dei dislivelli presenti lungo la tratta ) . Per non penalizzare ulteriormente la viabilità della zona, fu installato nella piazza un enorme ponte in acciaio al fine di consentire il transito alle autovetture ed ai mezzi pubblici lungo via Scarlatti, che rimase invece aperta al traffico per tutta la durata dei lavori, ed anche su via Bernini furono realizzati altri due ponti per consentire l’attraversamento di altrettante traverse alle auto (via Solimene e via Torrione S.Martino/via S.Gennaro al Vomero), a riprova di quanto le opere siano state invasive e durevoli.

Gli anni’50/’60 del secolo scorso, sono ovviamente stati , come per il rsto della città , urbanisticamente parlando, i peggiori per il quariere Vomero . La sua urbanizzazione selvaggia, senza vincoli e controlli ha visto nascere accanto a caratteristici eleganti palazzi in stile tardo liberty , antichi nobiliari palazzi ,e variopinte palazzine residenziali , amorfe palazzine quadrate e senza alcun stile architettonico .

Il quartiere grazie comunque alla presenza di prestigiosi negozi che hanno da sempre caratterizzato le sue strade , è oggi uno dei quartieri più chic e ambiti di Napoli ,per lo shopping ,  sopratutto perchè ben collegato al centro da metropolitana e funicolari.

Tuttavia, poichè al peggio non c’è mai fine. soparatutto dopo la Pandemia Covid e l’incalzarare delle vendite su Amazon , molti storici negozi sono stati costretti a chiudere   la loro attività . Al  loro posto purtroppo sono nati solo una infinita sconfinata serie di attività per lo street-food locali ed in franchising che in assenza di qualsivoglia controllo da parte delle autorità locali , si sono talmente incredibilmente estese da porre una vera e propria questione di uso democratico degli spazi pubblici.

Locali di pochi metri quadrati oggi , occupano nel quartiere , superfici sei o sette volte la dimensione dei negozi stessi , a tal ounto da determinare una  vera e propria trasformazioni urbane del quartiere.
CURIOSITA’ :Oltre ’ all’antica palma,oramai morta , un altro simbolo della piazza è ancora lo storico orologio dell’Ente Autonomo Volturno visibile , uno dei dodici orologi pubblici dei ventuno installatinstallati tra il 1931 e il 1933 nelle strade e nelle piazze più importanti della città., sopravvissuti ai bombardamenti della seconda guerra mondiale .Gli altri sono quelli iche si trovano n via S. Lucia, in piazzetta Duca d’Aosta, al Museo, in via del Sole, in piazza Cavour, in via Filangieri, in via Mezzocannone, a Montesanto, in via Diaz e in via Duomo. Questi orologi  facevano parte del progetto del cosiddetto “Impianto dall’ora unica”, per il fatto che segnavano sincronicamente la stessa ora in tutti i punti nei quali erano dislocati. Progetto elaborato dall’Eav, Ente Autonomo Volturno, che prevedeva originariamente l’installazione di ben 500 orologi, 40 dei quali pubblici e 460 privati, da collocare nei punti più trafficati del capoluogo partenopeo. i lavori furono iniziati nel 1931, su disegni del perito industriale Giuseppe Ventura e con la fusione delle colonne in ghisa eseguita dalla fonderia di Capodimonte di Enrico Treichler. Ciascuno di essi aveva una propria illuminazione particolare intorno ai quadranti, sicché era possibile leggere l’ora anche a notte inoltrata».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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