La statua del Dio Nilo , è un importante simbolo eretto circa duemila anni fa, da una comunità alessandrina stanziatasi con abitazioni e botteghe nel cuore del centro antico di Neapolis , lungo il decumano inferiore  in uno slargo anticamente chiamata ” piazzetta de  Bisi  “dove Bisi in napoletano  stava per ‘mpis ( appisi ), e cioè impiccati; era quindi la piazza  dove i condannati a morte provenienti dalla carceri della Vicaria , attraversando  in tristi cortei la stretta Via Nilo ( via de Bisi ),  potevano sostare  in gruppo qualche minuto per avere  l’occasione di guardare per l’ultima volta  tra un mix di rimpianti e rassegnazione , le persone a loro care  ed emettere gli ultimi sospiri alla  loro vita,  prima di continuare il loro percorso verso il loro patibolo dove venivano impiccati .

Prima di continuare il nostro racconto bisogna che voi sappiate che nel periodo greco-romano ,Neapolis, divenne una importante colonia commerciale nonchè   un valido approdo per mercanti e viaggiatori che avevano bisogno di un punto di appoggio per le loro lunghe imprese marinare  , Ci furono quindi grandi traffici commerciali non solo con la Grecia ma nche con moltre altre  citta’ e questi continui contatti favorirono e portarono grandi vantaggi in termini di  crescita culturale e civile.

Neapolis con il suo clima , il suo mare e le sue terre fertili ma anche con il suo vivo commercio, divenne quindi un approdo molto ambito da coloni provenienti da altre terre comprese quelle egizie alcuni dei quali decisero di stabilirsi  definitivamente nel territorio formando una  vera e propria comunità che venne definita “Nilense ” per identicare la loro origine . Questa dopo essersi ben inserita nel territorio decise in memoria della loro patria lontana di dar luogo  alla costruzione di una statua del Dio Nilo un’entità fluviale,  figlia di Oceano e Teti  che personificava l’omonimo  fiume .

Nacque così la statua del Nilo, uno dei monumenti più famosi e misteriosi del nostro  centro antico e venne collocata non a caso nel luogo dove ancora oggi si trova .

Il luogo infatti fu scelto con particolare attenzione dai sacerdoti della comunità egiziana . Essi, grazie alla loro arte rabdomantica capace di  ritrovare nel sottosuolo , tramite delle bacchette una varietà enorme di metalli o sostanze di vario genere,individuarono questo luogo come come l’area della città che meglio si prestava ai loro rituali.

CURIOSITA’: La rabdomanzia è una pratica antica utilizzata per individuare corsi d’acqua sotterranei o giacimenti di metalli preziosi. tramite l’utilizzo di  bacchette biforcute, solitamente di nocciolo, di frassino o di salice, ma anche di metallo o di plastica,

I sacerdoti egizi grazie alla loro naturale e misteriosa capacità di percepire le radiazioni emesse dalle sostanze riuscirono infatti attraverso stimoli sensoriale ad avvertire e riconoscere delle componenti magnetiche naturali dovute alle composizioni stesse delle rocce o del terreno , che permettevano l’avverarsi in quel luogo di alcuni fenomeni particolari normalmente attribuiti alla volontà divina.

Essi avvalendosi della loro misteriosa capacità sensoriale e della loro arte rabdomantica individuarono nel posto dove ancora oggi si trova la statua del Nilo una più forte e particolare  energia  rispetto al resto della   Regione Nilense.

 

In particolare essi percepirono con le loro bacchette degli impercettibili segnali provenienti da un corso d’ acqua che scorreva  sottoterra,  Si trattava del fiume Taglina , un piccolo fiume che scorreva in quel luogo sottoterra e che convogliato nella Vasca Sacra del Tempio dedicato alla dea Iside poteva permettere di dar corso al  rituale atto religioso della abluzione , consistente nell’immersione  di tutto il corpo o parte di esso, a scopo purificatorio dell’iniziato che precedeva i riti sacri

CURIOSITA’: L’ abluzione è un  atto rituale ancora oggi comune a molti popoli e religioni  .Esso è un lavagggio a scopo purificatorio spirituale che puo riguardare l’intero corpo o parte di esso , come tuttora in uso, dagli Indù nel Gange, o il  il semplice lavaggio delle mani, come avviene nella messa cattolica con il lavaggio  delle mani del sacerdote all’offertorio . Questo atto sacrificale compiuto nei riti di passagggio   è al contempo un gesto propiziatorio verso un solo Dio o più divinità (per accattivarsi i loro favori); può essere fatto prima di un sacrificio o un’offerta (nella religione cattolica  ), oppure prima della preghiera (nell”Islam ). Rientra in questo gruppo anche il cerimoniale del battesimo cristiano ( nel cristianesimo, sia il battesimo che la lavanda dei piedi   possono essere considerate forme di abluzione).

N.B. In realtà nella Chiesa cattolica sono presenti  tre tipi di purificazione corporale o abluzione: prima della messa, all’offertorio e dopo l’atto della comunione durante il quale si purifica prima il calice con il vino e in seguito le dita con il vino e con acqua .

I sacerdoti egiziani della comunita alessandrina stanziatisi nel luogo con abitazioni e botteghe identificarono quindi nel fiume Taglina , la principale fonte di materia che a contatto con la particolare caratteristica del suolo di derivazione vulcanica, era capace di sprigionare una tale energia da dar vita a fenomeni paranormali ,

N.B. Le acque del fiume Taglina  oltre a catalizzare e trasmettere le energie, sembrerebbe essere stato utilizzato per il riempimento della Vasca Sacra impiegata per le purificazioni spirituali realizzate mediante lavaggio rituale durante  il culto dei misteri egizi .

Gli antico coloni egiziani che risiedevano nella zona  identificarono dunque quel tratto di area  come un luogo di forze ricco di potenza dove  confluiva energia  viva e pensarono bene di costruire il loro  santuario energetico , proprio in questa zona per meglio assicurare loro quella energia sufficiente ai loro riti magici.

Ora dovete sapere che secondo una teoria esoterica sul nostro pianeta ci sarebbero presenti realmente dei santuari energetici ,che  rappresentando dei  luoghi  ricchi  di potenza dove  confluiscono varie forme  di energia  viva e pare avvengano veramente dei  strani fenomeni paranormali . Ai capi di questo santuario ci sarebbero , per assicurare energia sufficiente dei nodi di forza o energia rappresentati da alcune città .

Questi luoghi e queste città sarebbero secondo questa teoria, determinanti per la sopravvivenza della terra stessa in quanto creerebbero con la loro energia dei luoghi di forza  in cui la Terra, assieme all’acqua, abbia dei pilastri   energetici sacri e ricchi  di potenza  capaci di dare stabilità ed equilibrio al mondo intero .

Queste città ” Luoghi di forza” sono  alcune parti della terra, dove si sommano, più che in altre zone delle  componenti magnetiche naturali, dovute alla composizione delle rocce o del terreno che permettono l’avverarsi di alcuni fenomeni particolari che gli antichi sapienti, egiziani dediti al culto di Iside sapevano ben riconoscere dal colore della vegetazione, o dalla assoluta mancanza della stessa, dalla diversa disposizione delle pietre, e da quella particolare vibrazione energetica derivata dalla loro particolare  bacchetta e abilità rabdomantica.

Napoli sarebbe una di queste città  e  quindi uno dei particolari luoghi delle forze” sui quali si sarebbe potuto operare per ottenere il “fenomeno magico” .

Ma in particolare è proprio la regione dove ancora oggi si trova la statua del Nilo che viene considerata da sempre il luogo capace meglio di ogni altro , quello in grado  di sprigionare quella potenza ed energia  per la riuscita di riti sacri al limite della magia o meglio esoterici.

Non a caso, questo posto  è stato per diversi secoli considerato  uno dei  luoghi di  formazione di una tradizione esoterica di tipo egizio-italica che, grazie all’opera di circoli iniziatici segreti, si sarebbe poi tramandata dall’epoca romana sino ai giorni nostri.

CURIOSITA’: Nel corso dei secoli le tecniche utilizzate dai rabdomanti si sono evolute nella moderna radioestesia, cioè una disciplina che consente di ritrovare non solo minerali ma anche persone ed oggetti di varia natura. Le tracce di attività rabdomantiche risalgono addirittura  all’antico Egitto. Mosè mostrò i suoi poteri miracolosi quando procurò l’acqua percuotendo la roccia con una verga.

La regione dove oggi si trova la statua del Nilo che dal nome del fiume benefico della madre patria dei coloni egizi che vi si stanziarono venne denominata Nilense, potete ora capire perchè  è quella legate più di ogni altra a strani misteri esoterici . Ci troviamo di fatto in un triangolo di terra  che secondo molti antichi personaggi come Cagliostro e tanti altri è capace per un incredibile allineamento terrestre ,  di sprigionare  magica energia.

Napoli come alcune altre città sparge sul nostro globo terrestre è infatti considerata da sempre un’importante città esoterica , e fulcro di importanti forze del bene e del male, nonchè cardine e sede ,  sospesa tra bene e male, di un’incessante lotta tra luce e tenebre . In essa, queste forze si sprigionanano  in particolare in  due importanti triangoli i cui apici non sono altro che  i tre punti energetici della cintura di Orione che riflessi sulla terra , interseca i decumani ed i monumenti ad essa associati.

CURIOSITA’: Il Triangolo nella sua simbologia come figura geometrica ha sempre appassionato  fin dai tempi antichi il mondo esoterico .Esso rivolto  con la punta verso l’alto simboleggia il fuoco e il sesso maschile, mentre rivolto con la punta in basso invece sta a significare l’acqua e il sesso femminile. L’equilibrio dei due triangoli è dato dalla loro unione nella forma dell’esagono stellato, cioè la rappresentazione grafica del sigillo di Salomone  , composto dall’incrocio dei due triangoli inversi.

Gli apici del primo triangolo sonotre importanti luoghi esoterici che corrispondono alla collocazione della  chiesa di San Domenico Maggiore , la statua del Nilo e  della  famosa cappella di Sansevero di cui vi abbaiamo appena parlato prima.

Se provate ad unire con una matita i tre punti sulla cartina dove si trovano questi luoghi noterete subito che in maniera soprendente essi vanno a formare proprio un triangolo. che come vedrete tra poco contiene nel suo interno molti simboli massoni legati agli egizi .

 

 

 

 

 

 

Gli apici del secondo triangolo corrispondono invece alla collocazione della chiesa del Gesù Nuovo ,  della  Chiesa di San Lorenzo Maggiore ,  e della  Chiesa di S. Maria Maggiore .

Se unite ad unire anche questi tre punti con una matita noterete subito che   grafiamente essi  vanno  a formare un triangolo e manco a farlo apposta i tre luoghi citati sono sempre stati considerati in città dei luoghi ricchi di mistero.

La  magia  esoterica egizia  pare infatti celarsi nel   sottosuolo di questi luoghi  , che si è visto  essere pieno di cunicoli e tenebrosi anfratti che i sacerdoti alessandrini scelsero per i loro rituali dedicati alla Dea Iside .

In questi due triangoli considerati in città dei luoghi esoterici,  aleggiano strane forze. Molti storici sudiosi  li hanno definiti come dei  ” luogo di potere ” in cui un essere umano attraverso determinati riti può manifestare capacità extrasensoriali, diventando talmente sensibile da poter giungere in diretto contatto con il trascendente .

Le area infatti , dei due triangoli che caratterizzano il nostro  centro antico di Napoli, oltre a celare meravigliosi gioielli del patrimonio artistico cittadino, pare sia anche  caratterizzata da misteriosi avvenimenti che sembrano scaturiscano proprio dal flusso di forze energetiche che percorrono il luogo.

Si tratta quindi di due veri e propri    ” triangoli magici napoletani, ”  che grazie alla particolare morfologia terrestre, dal punto di vista esoterico, possono  essere definiti come dei  “luoghi  eccelsi” capace di sprigionare vibrazioni cosmiche e magnetiche.

Ora noi continuando a  parlare della nostra regione Nilense ,  non sappiamo certo sapere sei sacerdoti rabdomanti possedessero  un sesto senso o la capacità naturale di captare le radiazioni emesse dalle sostanze. Questo non è provato. Ma una cosa è certa : in questo luogo  i tre vertici dei due triangolo ,  erano un tempo collegati tra loro mediante misteriosi cunicoli sotterranei, che certamente conoscevano  e frequentavano  diversi esperti di scienza ermetica, quali  Giordano Bruno , il Conte di Cagliostro , Tommaso Campanella , Luigi D’Aquino dei Caramanico, Giovanbattista della Porta, Tommaso d’Aquino , il Principe di San Severo e tanto altri . Essi  hanno certamente percorso chissa quante volte quei stretti cunicoli sotteranei alla ricerca di approfondimenti, percezioni, intuizioni, occulti esperimenti e  rituali particolari nel tentativo  di  pervenire al sovrannaturale, e  ascendere quindi verso l’infinito.

La sua grata di accesso ( Camera Caritatis ) , considerato il luogo di massima caduta di energia , a questi cunicoli sotterranei ,  si trova sotto il monumento dell’obelisco di San Domenico . La grata , che si trova dislocata  alle spalle e all’esterno dell guglia di San Domenico ,era il posto dove nel lontano 700 , attraverso i corridoi sotterranei ,  gli altri adepti  massonici raggiungevano il luogo segreto ed eseguivano i propri riti di occulta magia esoterica .

 

N.B. Il sottosuolo dei due ” triangoli ” si è visto  essere pieno di cunicoli e tenebrosi anfratti che i sacerdoti alessandrini scelsero per i loro rituali dedicati alla Dea Iside . Essi si estendono dalla antica Via del Sole fino a sotto la Cappella Pontana e la Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta per poi portarsi fino a sotto la piazza San Domenico Maggiore allungandosi  fino alla Cappella e al Palazzo Sansevero  dove il pricipe alchimista svolgeva i suoi misteriosi esperimenti,  per poi risalire verso via Tribunali ad angolo con via Nilo e di via Atri, terminando probabilmente proprio in quel Tempio dedicato alla dea egizia  che pare si trovava  nascosto in un sotteraneo di un particolare palazzo.

CURIOSTA’ . I  palazzi che con il passare del tempo sono stati maggiormente indiziati sono due  : Il primo è  palazzo del Panormita , il secondo è invece il luogo dove oggi sorge il giardino  di  palazzo Pignatelli di Toritto , i cui cortili ,archi e colonne  sono stati   considerati come  i resti del più antico seggio napoletano. Il primo palazzo come tutti sappiamo si trova proprio lateralmente alla statua del Nilo , mentre il secondo si trova alle spalle di piazza San Domenico.

 

N.B. : Il grande Bartolomeo Capasso , uomo di grande cultura grazie al quale molte antiche memorie della nostra città oggi , senza di lui , sarebbero probabilmente del tutto disperse, colloca il Tempio della Dea invece all’inizio della via dell’Università ,dove nel 1891, durante alcuni lavori del sottosuolo di un palazzo , furono ritrovati grossi quadroni di tufo che rappresentavano , probabilmente , le fondamenta del tempio .Nelle sue vicinanze fu anche rinvenuta una epigrafe dedicata a Iside e a Osiride e ad Apollo.

In questi cunicoli sono stati ritrovati sulle pareti incise ben 36 croci che  sembrano appartenere all’ordine cavalleresco dei templari . È stata rinvenuta anche una croce latina a triangolo rovesciato che ricorda la coppa di Cristo che contiene il soma, la bevanda dell’immortalità, il Santo Graal.
Secondo alcuni il percorso è lo stesso riportato in codice antico sul bugnato della chiesa del Gesù Nuovo in piazza del Gesù, dove un tempo vi era la fontana egizia di Morfisia del 67 d.C., alimentata dall’acqua del Sebeto, la fontana dell’immortalità, trasferita dal 1656 all’interno del complesso monumentale.

N.B. In realtà le suddette incisioni cruciformi ritrovate sulle pareti del Formale di via Tribunali sono ascrivibili secondo alcuni titolati storici solo a quei segni realizzati nella gran parte dei cunicoli, delle cisterne e delle cave presenti in tutta la città di Napoli. Perlopiù sono rappresentazioni devozionali (da annoverare anche gli altarini tufacei) che cavatori e pozzari nei secoli hanno inciso nella pietra come simboli protettori

 

 

 

 

 

Questi molti cunicoli e anfratti che i sacerdoti alessandrini scelsero per i loro rituali dedicati alla Dea Iside erano in passato già quasi tutti conosciuti alle segrete logge alchemiche- massoniche  napoletane del tempo ed altre furono addirittura costruite dal Principe Raimondo di Sangro che volle unire l’area del Tempio di Iside , con i sotterranei della sua cappella che sorgeva a poca distanza . L’intento del Gran Maestro della Massoneria , nonchè alchimista , scienziato , letterato e grande inventore , era quello di utilizzare per i suoi esperimenti il ” luogo di forze ” legati al tempio egizio , considerato dal mondo esoterico un ” fulcro cosmico” , l’Omphalos della tradizione iniziatico templare . L’appartamento quindi della Fenice , oggi noto come Cripta ovale ,  in origine poggiava su terra battuta e non pavimentata , proprio per assorbire le vibrazioni provenienti dall’antico sacrario egizio .

Tutta l’aera Nilense è stata quindi nei secoli considerata un sorta di  santuario energetico in cui erano presenti e vi confluiva una grande  energia e proprio per tale motivo  era anche il luogo dove maggiormente i vari riti alchemici potevano assicurare  quel   successo di esperimenti   che normalmente  non si verificano in altri luoghi.

Per identicare questa specifica area più rapidamente , dovete immaginare l’area Nilense come tutta una zona che si estende proprio intorno alla statua del Nilo e alla piccola piazzetta  dove troneggla la statua .

 

La statua del Dio Nilo che affettuosamente i napoletani chiamano il ” corpo di Napoli, rappresentava per la comunita egizia  un simbolo portatore di benessere ed era molto venerata non solo dalla comunità egizia presente ma anche dalla  gente del luogo che  non era affatto infastidita dalla presenza di nuova gente straniera nei suoi luoghi anzi: fin dagli albori, i napoletani tendevano ad accogliere usi e costumi di altre popolazioni, soprattutto se questi erano portatori di buona fortuna. Essa ancora oggi , a distanza di tanti secoli rappresenta per tutti i napoletani  un simbolo  di fratellanza e rispetto verso le altre culture presenti in città .

Secondo alcuni storici la statua risale al II sec. d.C, e di essa si persero le tracce già nell’antichità,  per poi essere ritrovata  solo nel Medioevo (probabilmente nel XII sec.) in quanto  rinvenuta durante gli scavi per l’edificazione del Seggio, che prese appunto il nome di Seggio di Nilo.

In occasione di tale ritrovamento, accade che più d’uno studioso finì per  dare una interpretazione sbagliata della statua, a tal punto che  la trecentesca Chronica di Partenope finì per  definirla come l’immagine di una donna bellissima che nutre cinque figli .Questo  induce ovviamente a ritenere che la scultura fosse già ampiamente mutilata e difficilmente identificabile.

CURIOSITA ‘: In origine si credette che la statua rappresentasse Napoli che allatta i suoi figli e pertanto fu affettuosamente soprannominata il «corpo di Napoli».

Dimenticata nuovamente, la statua tornò poi  alla ribalta in occasione dei lavori per il nuovo Seggio di Nilo, tanto che scrittori cinquecenteschi ne parlano come di un ritrovamento ex novo. Un primo restauro con integrazioni avviene nel 1657-58, ad opera di Bartolomeo Mori per ordine degli Eletti di Nilo, che collocarono il marmo su un basamento a forma di parallelepipedo.

N.B. : I lavori che il Mori integrò probabilmente riguardarono la  testa del Nilo, il braccio con cornucopia, la testa del coccodrillo, la testa della sfinge, e putti vari.

Un nuovo intervento di restauro, databile al 1734 , oggi identificabile grazie alla lapide dettata da Matteo Egizio ancor oggi leggibile, consistette in una messa a punto e una pulitura. Nulla si sa più dello stato settecentesco, ma qualcosa dovette avvenire se tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX sec. fu commissionato un rifacimento di gran parte della scultura ad Angelo Viva, allievo di Giuseppe Sanmartino (celebre autore del Cristo velato). Con certezza sappiamo però solo che Angelo Viva rifece completamente le parti integrate dal Mori. Ad ogni modo, della fase antica possiamo affermare con certezza che restano: corpo, spalla e braccio sinistro, corpo della sfinge, corpo del coccodrillo, e onde sottostanti.

Nel  blocco scultoreo della statua compariva comunque  in origine anche una testa di sfinge che fu trafugata anni fa e poi rivenduta al mercato dell’antiquariato nero . La testa della sfinge venne purtroppo  staccata e rubata dal corpo dell’opera durante gli anni sessanta  e  solo ultimamente è stata poi rinvenuta  in Austria nelle mani di un collezionista che l’aveva acquistata lecitamente circa venti anni prima.  L’uomo , grazie anche alla brillante opera dei Carabinieri ,non ha esitato a riconsegnarla senza avanzare pretese dopo la rapida autenticazione che ne ha accertato a provenienza.

Ritornata a casa al termine di un’operazione di recupero condotta dal nucleo dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, la testa  è stata poi restaurata  a spese dei cittadini che partecipando in gran massa  ad una promossa iniziativa di raccolta fondi per restituire alla città la famosa statua completamente restaurata, sono riusciti a raccogliere la cifra necessaria per il restauro attraverso piccole donazioni di due o di cinque euro lasciati  nei  vari totem dislocati tra la Cappella Sansevero e altri sedici esercizi commerciali della città.

La scultura dopo aver “rimesso la testa a posto ”  tornata finalmente integra è stata così di nuovo ricollocata al suo posto dopo piu di 50 anni , e restituita definitivamente alla città e ai cittadini nel 2014.

N.B Secondo alcuni studiosi di arte storica è probabile che già al primo ritrovamento del Corpo di Napoli la sfinge fosse priva del capo, e che esso sia stato integrato dai restauri di Bartolomeo Mori prima e in seguito da Angelo Viva.

La statua oggi è quindi di nuovo posta nel luogo originale dove la comunità alesssandrina circe duemila anni fa la collocarono in un piccolo spiazzale , lungo il decumano inferiore e alloggiata  su quello che viene chiamato “sedile” di marmo, recante una scritta in latino che in grandi linee racconta le vicissitudini vissute da questo pezzo importante di storia e cultura partenopea.

N.B. . Alla base della statua si possono leggere le iscrizioni che ricordano i lavori effettuati dalla corporazione degli edili sia nell’anno 1657 che nell’anno 1734.

Oggi questa statua che gli antichi egizi eressero in memoria della propria patria lontana è uno dei monumenti più famosi e misteriosi della nostra città . Gli alessandrini  che qui  si trasferirono dalle loro terre di origine , erano dei tipi piuttosto nostalgici ed eressero in questo luogo un monumento al dio Nilo in memoria della loro patria lontana  portando  con loro anche i loro culti ed i loro riti misteriosi diffusi in tutto il bacino mediterraneo.

La statua del Dio Nilo , che personificava l’omonimo fiume ( il dio fiume  era un’entità fluviale,  figlia di Oceano e Teti  ) ,fu di fatto eretta nel  periodo Greco-Romano e rappresentando una divinità   pagana egiziana fu nel  tempo, per la presenza di altri culti ufficiali  decapitata  e perduta per secoli. Forse rubata dai cristiani ostili ai culti pagani , essa sparì per decenni nel nulla, per  poi ritrovata nel Medioevo , nell’area vicino al Monastero di Donnaromita dov’era stata inglobata .In molti la scambiarono per una figura femminile e per molto tempo si pensònaddirittura che rappresentasse una donna intenta ad allattare i suoi figli ,

N.B. Secondo la mitologia greca il Dio Nilo era uno dei 100 figli di Oceano e Teti ,  madre  anche del famosissimo Achille , e la sua statua posta al centro del luogo dove si era insediata la comunità alessandrina , garantendo fertilità e prosperità , aveva il compito di svolgere le stesse funzioni protettive che svolgeva il fiume Nilo nel confronti della terra natale. La statua con l’immagine di un dio che allatta piccoli putti, forse i suoi affluenti, sembra infatti voler simboleggiare sia la fertilità, , sia l’abbondanza che trabocca da una cornucopia.

CURIOSITA’ : Nell’antica tradizione egiziana, il Nilo era raffigurato come un uomo barbuto,  col ventre sporgente e un seno femminile che serviva a simboleggiare il suo ruolo insieme fecondante e fertile .

 

I Misteri Egizi erano leati alla figura di  Iside , una dio pagano popolarissimo nell’antico Egitto e nella Neapolis del I secolo a.C. perchè offriva a tutti la prospettiva di soprevvivere dopo la morte opponendosi cosi allaconcezioni aristocratiche di un oltretomba riservata a pochi eletti.

Sorella e sposa di Osiride, Iside fu la dea più popolare dell’antico Egitto ed una delle divinità più famose di tutto il bacino del Mar Mediterraneo . Il suo culto duro’ migliaia di anni e si diffuse sia nel mondo ellenico che in quello romano dove nonostante all’inizio fosse ostacolato, dilagò con gran fervore in tutto l’impero assumendo comunque una nuova metamorfosi  trasformandosi  in un culto misterico per i legami della Dea con il mondo della magia e dell’ ultraterreno .

Questo misto di divinità e magia che da sempre nei secoli lo ha sempre avvolto , ha talmente  infittito  di mistero la sua figura a  tal punto che  nei secoli si è spesso intrecciato anche con quella della Vergine Maria.

La dea che allatta un bambino in una posa simile a quella della Madonna della Seggiola di Raffaello, che appare in sogno e ascolta le preghiere dei fedeli e che ha a che fare con un mito che parla di resurrezione.

La sua immagine tipica e maggiormente diffusa che sembra apparisse in sogno  e ascoltasse  le preghiere dei fedeli e che ha a che fare con un mito che parla di resurrezione.  ed era  quelladi una   dea che allattava  un bambino in una posa simile a quella della Madonna della Seggiola di Raffaello.

Iside  era la prima figlia di Nut,( Dea del cielo) e di Geb, (Dio della terra) e nacque nelle paludi del Nilo .Una volta raggiunta l’età adulta, andò in sposa al fratello Osiride ed insieme per lungo tempo regnarono felici sull’Egitto . Essi si amavano tanto, molto, troppo, più di quanto possa esprimere la parola. Non c’era nulla di più grande del loro amore…l’armonia che li circondava era tale che tutti ne rimanevano piacevolmente coinvolti. Le loro giornate scorrevano all’insegna del nutrimento del mondo; i poteri di Iside associati a quelli di Osiride facevano sì che il cibo scaturisse a profusione dal ricco suolo egiziano e dal fertile Nilo e per tale motivo veniva considerata la benefattrice dell’Egitto.
Le loro notti erano scandite dall’estasi dell’amore; non vi era luna o stella che potesse offuscare la loro passione.

Osiride era la Luna e Iside la natura ( in seguito essa divenne la luna – sorella, madre e sposa del dio della luna.)

Osiride girava continuamente per tutto l’Egitto ad insegnare alla gente a coltivare i campi e piantare le vigne e  Iside, considerata   Madre Natura. ,insegnava invece  alle donne d’Egitto l’agricoltura l’arte di macinare il grano , filare il lino , tessere e ricamare .

Iside era considerata anche la  grande Dea della maternità e della fertilità che insegnava alle donne come convivere con gli uomini istituendo il matrimonio, e con il suo esempio ha   rappresentato per secoli la compagna ideale , l’anima gemella per eccellenza .

Simbolo di sposa fedele e madre premurosa , protettrice del focolaio domestico e protettrice dei naviganti , Iside rappresentava  infatti  la moglie devota  e innamorata ,  ma anche forte e coraggiosa ,che ama e che soffre per tale amore , capace di combattere e vincere  la morte per riportare il suo amato alla vita, e può pertanto con altrettanta facilità abolire la morte per i suoi seguaci pieni di fede.


 

La sua devozione ad Osiride infatti fu tale che lei potè salvarlo dalla morte per ben due volte, ricomponendone i pezzi e restituendogli la vita. Era considerata in Egitto anche colei che apportava cultura e dava salute proteggendo  le madri dei bambini ammalati e siccome aveva ricomposto i pezzi del fratello e marito Osiride sparsi dall’ invidioso dio Seth, assicurava un passaporto per tornare dopo la morte.

Tutti insomma amavano Iside e Osiride – tutti tranne Set, il loro gelosissimo fratello (geloso anche perchè sua moglie Nefti si era innamorata di Osiride) .
Il popolo era felice e Osiride godeva di tanta popolarita’, ma questo non faceva altro che rendere sempre più geloso Seth che non faceva altro che pensare a cosa organizzare per prendere il suo posto e ricevere gli stessi onori .
Alla fine fece costruire un magnifico cofano istoriato che aveva le dimensioni esatte del corpo di Osiride e durante un banchetto promise di regalare il prezioso stipo a quello fra i convitati che sdraiatosi in esso lo avrebbe riempito perfettante .
Molti ci provarono ma il cofano risultava sempre o troppo grande o troppo stretto ; infine anche Osiride fece la prova ma quando gia’ si rallegrava di aver vinto la gara , perché il suo corpo occupava perfettamente il vano , gli amici congiurati di Seth irruppero nella sala , lo inchiodarono e lo saldarono con il piombo e infine lo gettarono nelle acque del fiume Nilo in piena . Osiride di li a poco mori’ affogato .


Iside travolta dal dolore si tagliò i capelli e si strappò le vesti soffrendo per la perdita subita . Disperata si mise, accompagnata da Anubis, a cercare la bara.
Essa si lamentava e piangeva ambra che rese d’oro il deserto . Setacciò ogni angolo alla ricerca del suo innamorato e dopo molto vagare giunse in Fenicia, dove la regina Astarte fu presa da pietà per lei senza tuttavia riconoscerla e la prese come nutrice del principe ancora bambino.
Iside curò tanto bene il piccolo da metterlo come fosse stato un ciocco nel focolare del palazzo, dove la madre, terrorizzata, lo trovò fumante. Essa afferrò il piccolo e lo tirò fuori  dalle fiamme, annullando in tal modo la magia che Iside stava effettuando su di lui per dargli l’immortalità.

Iside fu chiamata a spiegare il suo comportamento e così venne rivelata l’identità della Dea e raccontata la sua ricerca. Allora Astarte rivelo’ alla dea che ella aveva usato un sarcofago trovato ed utilizzato come colonna : Iside subito si accinse ad aprirlo e come sperato ci trovò Osiride, ma egli era morto .Iside riportò finalmente il cadavere in Egitto per sepellirlo ma il malvagio Set ( il mostro dalla faccia di mulo ) non si diede per vinto: animato dalla più feroce crudeltà, trovò il corpo di Osiride, lo riconobbe, sguainò la spada e fece a pezzi Osiride. Come se non bastasse sparse i pezzi per il mondo. Uno al Cairo, uno a Luxor, uno a Meroé, uno a Gerusalemme, uno a Napoli…..( a Neapolis era presente fortemente il culto domestico di Iside , venerata come ‘ la mamma ‘ per eccellenza ) .

Quando Iside stava per mummificare Odiride vide la bara vuota e ci pianse sopra un giorno intero. ( per questo motivo era anche chiamata la Dea piagnona )
Senza perdersi d’animo, Iside si trasformò in uccello e percorse il Nilo in lungo e in largo, raccogliendo ogni frammento di Osiride. Nel collocare ciascun frammento l’uno accanto all’altro, servendosi della cera per unirli, Iside si accorse che mancava il fallo di Osiride; per questo motivo, essa ne plasmò uno nuovo usando l’oro e la cera.
Successivamente, grazie ai suoi poteri magici, Iside fece rivivere Osiride per un breve lasso di tempo. Fu in questa occasione che inventò i riti di imbalsamazione per cui gli egizi sono ancora famosi e li eseguì sul corpo di Osiride, pronunciando delle formule magiche: il dio risorse vivo come lo è il grano dopo le inondazioni primaverili in Egitto. E la magia del loro amore le permettè di concepire un figlio suo.
Quel bambino, il dio Horus con la testa di falco, divenne forte e possente e la sua forza lo spinse a vendicarsi di Set per l’assassinio di Osiride. Ma Iside, madre di tutte le cose, non gli permettè di distruggerlo fino in fondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Osiride, vendicato dal figlio Horus e resuscitato da Iside per il solo tempo del concepimento , non pote’ comunque stare tra i vivi e regnò sul regno dei morti.
Iside , il cui nome significa antico ,  era anche chiamata  Maat, che significa Conoscenza o Sapienza. . Essa  venne in passato nelle varie civiltà  ,rappresentata in vari modi: come una vacca, insieme ad Hathor, o con corna bovine tra le quali è racchiuso il sole, oppure con l’icona del falco o come una donna con ali di uccello. Questa immagine della donna alata la si ritrova spesso dipinta sui sarcofagi nell’atto di prendere l’anima tra le ali per condurla a nuova vita. Solitamente, però, la si conosce raffigurata come una donna vestita con una lunga tunica che reca sul capo il simbolo del trono e con in mano un loto, immagine di fertilità.

 

Il suo simbolo è il tiet, chiamato anche nodo isiaco, probabilmente indicante la resurrezione e la vita eterna.

Per la sua capacità di riportare dalla morte alla vita , Iside era considerata anche una divinità associata alla magia e all’oltretomba.

Il suo culto ha lasciato un segno tangibile anche nella cultura napoletana. Lo si può riconoscere nel ferro di cavallo che spesso accompagna il corno per i riti scaramantici. Il ferro di cavallo, infatti, non è altro che l’icona delle corna di Iside e dell’immagine arcaica che indica il ventre materno e la mezza luna, che sono i simboli della fertilità della donna.

 

Nei rituali pubblici celebrati in suo onore, nella festa della fertilità, e nel mese di Hathor, (novembre) erano portati in processione un fallo, rappresentante Osiride, e un vaso pieno di acqua che lo precedeva.

N.B. :  La coppa e il fallo sono gli eterni simboli della generazione che ricorrono sempre. Li troviamo nei riti primitivi – la torcia, che è chiamata l’uomo, e la coppa in cui penetra, che è detta la donna. Il foro nella terra al centro dell’accampamento in cui ogni soldato romano gettava la sua lancia; il calice del santo graal, nel quale era conficcata una lancia che faceva gocciolare eternamente sangue, la sacra fonte battesimale fertilizzata dall’immersione della candela accesa.

A Napoli ed in Campania le testimonianze del culto domestico della Dea sono presenti  innumerevoli al tal punto che possiamo considerare la Campania , la regione prima in Italia con un numero di templi dedito alla Dea (  centri come Benevento vantavano qualcosa come quattro templi a Iside chiamati Isei ).

N.B. Il culto di Iside è molto simile per alcuni aspetti a quello cristiano. Infatti nel suo tempio, al contrario degli altri templi pagani, prendevano posto i fedeli e per giunta pregavano.

La morte e resurrezione di Osiride simboleggiava la promessa di vita eterna agli iniziati, come la morte e resurrezione di Cristo garantisce l’eternità ai cristiani.

Iside che concepisce il Dio Horus quando Osiride è già morto, quindi una concezione immacolata, la Dea che schiaccia il Tartaro sotto ai suoi piedi, dai molti nomi e dai molteplici colori che segnano la sua veste, richiama molto della Vergine Maria, l’immacolata che schiaccia il serpente, tradendo però il simbolo più sacro a tutte le Grandi Madri, il serpente, simbolo di terra e materia e quindi di istinto. Quella materia che Iside unisce allo spirito ma che la Madonna divide inesorabilmente.

Inoltre, come i cristiani, i seguaci di Iside dovevano osservare la fede, la moralità e la preghiera; la divina provvidenza li proteggeva, aiutandoli in terra e preparando loro un posto nell’aldilà.
Mancava inoltre della selettività degli altri misteri, cercando di fare proseliti con la predicazione, cosa anche questa praticata dai cristiani. Tutti gli iniziati portavano un amuleto con la scritta “Isis Victrix” e una stola sacra per la preghiera, da cui il cattolicesimo attinse quella dei preti cristiani. I fedeli portavano al collo una catenina con l’ank, come oggi un cristiano può indossare una catenina con la croce.
Come i Cristiani, i fedeli di Iside formano una comunità molto unita e potente, però in maggioranza femminile.

Il suo culto colpi moltissimo anche il principe Raimondo di Sangro che fece scavare intorno al suo palazzo , nell’area di San Domenico , una vasta rete di cunicoli sotterranei capaci di collegare il suo palazzo e la cappella con il Tempio di Iside , che egli come tanti altri alchimisti dell’epoca considerava un luogo di forze capace di catalizzare energia , magnetismo e potenza grazie anche a quella presenza presente nella vasca sacra del Tempio di un’acqua li convogliata dal corso del fiume Taglina.

CURIOSITA’: Il Principe Raimondo di Sangro , legato come tutti sappiamo al mondo della Massoneria (Venerabile maestro e successivamente  gran maestro della Massoneria)  napoletana., era molto affascinata dal culto e dai misteri legati alla dea Iside . Egli fondò infatti nel suo Palazzo di Famiglia una “Cerchio Interno” alla sua Loggia, che definì Rosa d’Ordine Magno, dalla quale prese vita il Rito Egizio tradizionale  e secondo alcune fonti pare che il famoso Tempio della Pietà, ossia la Cappella San Severo, sia stata edificata probabilmente proprio sull’area sacra di un preesistente luogo di culto dedicato alla dea Iside,. Per tale motivo da sempre il luogo èstato  ritenuto, da tanti, un sito iniziatico pregno di simbologia esoterica.

N.B : La stessa statua raffigurante la “Pudicizia” sembrerebbe far riferimento a Iside velata e parrebbe essere collocata nello stesso punto geografico dove in precedenza era disposta la statua della divinità egizia.

Altri noti e misteriosi personaggi vissuti a Napoli sono stati accompagnati da un alone di mistero legato al culto egizio , come Giuseppe Balsamo , conte di Cagliostro , fondatore in Francia di una massoneria di Rito Egizio che abito’ a Napoli per qualche anno intorno al 1773 , portando con se teorie iniziatiche che si ispiravano tutte all’antico Egitto .

Questo magico luogo,del nostro centro storico , oltre ad ospitare la statua delle divinità fluviale egizia, nel diciottesimo secolo, fu quindi  frequentato come avete potuto capire , anche dal famoso  conte Cagliostro e da altri famosi esponenti  della tradizione alchemico – ermetica riconducibile ai culti egizi, come Giordano Bruno ,  , Tommaso Campanella , Luigi D’Aquino dei Caramanico, Giovanbattista della Porta, Tommaso d’Aquino , e lo stesso il Principe di San Severo.

CURIOSITA’ : Il  Cagliostro che possiamo considerare quello che fu un vero e proprio Guru di quell’epoca  in tema di arti esoteriche e riti massonici sappiamo  con certezza che fondò la prima Loggia Massonica di Rito Egiziano a Lione nel 1784 che si rifaceva al culto isiaco dei Faraoni. E sappiamo anche che egli nei verbali del Santo Ufficio dichiarò, senza problemi, che la sua ”Arte” derivasse da alcuni insegnamenti impartiti da un filosofo napoletano ,durante  il suo soggiorno nella nostra città . Tale personaggio è stato da molti considerato essere da un lato  il cavalier  Luigi d’Aquino , noto all’epoca  per essere un importante menbro della  massoneria napoletana nonché grande protagonista della Loggia della Perfetta Unione e dall’altro essere addirittura il famoso Principe di Sangro  che a detta di molti fu la sua Guida in campo di segreti egizi.

Cagliostro, dichiarando che la sua arte sia da attribuirsi all’influenza proveniente dagli insegnamenti di un filosofo napoletano, lascia intendere che la sua evoluzione esoterica sia riconducibile alla tradizione partenopea, ai culti egizi e al triangolo magico napoletano trasmessogli da un grande  ermetista, alchimista e studioso di esoterismo egizio. Il personaggio in questione a mio pare non poteva essere altri che il famoso Principe di Sansevero reputato, da molti studiosi, il punto nodale cui giunge l’Arcano Sapere, in altre parole, la Sapienza Iniziatica generata dall’Antica Tradizione. Secondo tali specialisti, utilizzando questa Sapienza con una consistente purezza di cuore e di pensiero, il Principe sembrerebbe riuscito ad avvicinarsi alla “Grande Opera Alchemica”.

Secondo numerosi studiosi fu  proprio in Campania  che il Conte Cagliostro ricevette il misteriosissimo manoscritto massone , risalente agli alessandrini del Tempio di Iside , definito da molti ” la Bibbia per il rito Egizio “. Questo ” codice ” poi descritto dal Cagliostro ,  è un insieme di concetti, figure e caratteri che è stato dettato millenni fa dagli ierofanti egizi, e applicato nei loro grandi templi. In esso vi erano descritte l’esistenza di una sorta di santuari energetici fatti di messaggi occultati nella pietra, nelle note musicali, nell’arte e nella scrittura di testi letterari che porterebbero alla vera conoscenza . Esso fu un testo molto studiato da Giordano Bruno , il conte di Cagliostro e lo stesso principe Raimondo.

L’intera area che circonda la piazzetta e la statua del dio Nilo è quindi come avete capito un luogo dove da secoli aleggia un’aura di mistero . Ad essa  furono legati culti misterici che la popolazione fu costretta a celebrare di nascosto dal Sacro Romano . Essi si differenziavano dalle  religioni ufficiali  perché si trattava di riti esercitati da gruppi ristretti , entro i quali era vietato l’accesso ai comuni profani .

Definiti “ Misteri Egizi “ essi erano legati alla figura di  Iside e  ovviamente ,il loro culto veniva   praticato presso templi dedicati alla Dea , i quali   erano custoditi e insegnati da cerchie riservate di maestri sacerdoti che potevano essere sia di sesso maschile che femminile.

I templi  erano costruiti in uno stile molto greco-romano, ma, come i templi egizi, erano circondati da grandi corti chiuse da muri. Erano decorati con opere d’arte a tema egizio, e a volte avevano degli oggetti antichi provenienti dall’Egitto stesso. La loro disposizione era più elaborata di quella dei templi romani tradizionali, e includeva stanze per accogliere i sacerdoti e per varie funzioni rituali, con una statua rituale della dea sempre  posta in un santuario appartato . Diversamente dalle statue di culto egiziane, le statue ellenistiche e romane di Iside erano a grandezza naturale o più grandi. I rituali giornalieri includevano ancora la vestizione della statua ogni mattina con vestiti elaborati e l’offerta di cibi, ma, al contrario della tradizione egizia, i sacerdoti permettevano ai seguaci ordinari di vedere la statua della dea durante i rituali della mattina, pregarla direttamente e cantarle inni secondo un protocollo in cui la conoscenza costituiva un tutt’uno con la disciplina pratica.

Un altro oggetto di venerazione in questi templi era l’acqua, che era trattata come un simbolo delle acque del Nilo. I templi di Iside costruiti in tempi ellenistici includevano spesso cisterne sotterranee che contenevano l’acqua sacra, con il livello dell’acqua che si alzava e si abbassava imitando le piene del Nilo.  E qui ancora una volta viene fuori il perchè della presenza di quel famoso monumento  che ha dato poi il nome alla piazzetta, raffigurante  il dio Nilo che giace sdraiato possente e muscoloso, con il viso arricchito da una saggia barba lunga che inbraccia una cornucopia adornata con fiori e varia natura, simbolo della fertilità e dell’abbondanza , il fianco appoggiato su di un sasso ed i piedi su una testa di coccodrillo.

I sacerdoti  maschi avevano la testa rasata e portavano una veste di lino bianca senza maniche annodata sotto le ascelle, i diaconi indossavano sopra una sopravveste bianca incrociata sul petto con il nodo sacro di Ankh, mentre le sacerdotessse della Dea mantenevano lunghi i propri  capelli e vestivano solitamente in bianco  adornandosi con un fiore di loto in fronte un ureo , vivo o di bronzo attorno al braccio.

 

I sommi sacerdoti nelle loro bianche attillate tuniche di lino , strette alla vita e lunghe fino ai piedi erano anche quelli recanti gli augusti simboli della onnipotente divinità . Questi erano quattro elementi sacri alla Dea. Il primo era una lucerna d’oro a forma di barca dal cui foro si sprigionava una fiamma che faceva una luce chiarissima , il secondo, sempre in oro ma finemente lavorato era  un ramo di palma finemente lavorato in oro che si associava in genere al famoso caduceo di Mercurio, il terzo , invece, da tenere con tutte e due le mani , erano  degli altarini ( i cosiddetti soccorsi ) che nel loro simbolismo dovevano indicare la provvidenza soccorritrice della Dea, mentre il quarto oltre che portare un vaso d’oro , rotondo come una mammella dal quale libava latte , mostrava  solo aperta la sua  mano sinistra  ,all’epoca considerata simbolo di giustizia . Un  quinto sacerdote recava un setaccio d’oro colmo di rametti anch’essi d’oro e un altro un’anfora.

CURIOSITA’: La mano sinistra  lenta per natura, era considerata priva di particolari attitudini e di agilità,ed in quanto tale  pareva più adatta della destra a raffigurare l’equità. Costui, inoltre, portava anche un vaso d’oro, rotondo come una mammella, dal quale libava latte, un quinto recava un setaccio d’oro colmo di rametti anch’essi d’oro e un altro un’anfora.”

N.B. Prima dell’iniziazione si osservava un lungo periodo di preghiera con astinenza sessuale e digiuni; la data del rito viene fissata dal sacerdote o direttamente da Iside, che talvolta appariva in sogno. La cerimonia durava un’ intera notte in cui l’adepto, dopo un digiuno ed un lavacro purificatori, indossava 12 vesti, una ogni ora, corrispondente ad una sfera celeste. Si trattava di un viaggio dell’anima, con l’esperienza della morte, della presentazione agli Dei e della rinascita.

All’alba, vestito e coronato d’oro, e con una fiaccola in mano, veniva presentato ai fedel il’iniziato  come Osiride morto e risorto. L’iniziazione costava 250 sesterzi. Da tener conto che lo stato non sosteneva i costi e pure i sacerdoti erano mantenuti da donazioni volontarie. I gradi di iniziazione ulteriori erano due: i Misteri di Osiride, riservati ai fedeli più devoti, che costavano 1000 sesterzi; ed un terzo grado di iniziazione, riservato ai futuri sacerdoti.

CURIOSITA’: Differentemente dalla maggior parte dei culti, i Misteri di Iside erano  caratterizzati da numerose funzioni religiose quotidiane, almeno quattro al giorno, più altre nelle ricorrenze. Le immagini sacre della Dea ricevevano dai fedeli il bacio a distanza accompagnato dal gesto della mano.

Nei sacri Misteri l viaggio interiore appartenuto alla divinità doveva diventare il viaggio dell’iniziato, entrando nelle profondità di se stesso e comprendendo così la propria intima natura, sperimentando una specie di morte che permetteva di comprendere la vera morte e di superarne la paura. L’iniziato “sapeva” non perchè veniva informato da altri ma perchè sperimentava dentro si sé, la realtà dell’uomo e dell’universo.

C’è da supporre però che i veri Sacri Misteri Isiaci esistessero e che non fossero dati alla massa, che serviva soprattutto a tenere vivo il culto e a mantenerlo economicamente. Il mito della morte e resurrezione del figlio della Dea, era probabilmente piu complesso e misterioso di quello che noi oggi sappiamo ma che forse sia Cagliostro che il principe Sansevero invece avevano ben scoperto .

Iside incomincio ad essere associata a riti magici a partire dal medioevo. Essa divenneinfatti  prominente in quel periodo nei testi magici  I pericoli che Horus affronta durante la sua infanzia divennero in quell’epoca  un tema ricorrente negli incantesimi di guarigione . I vari  sforzi di Iside per guarirlo vennero infatti  estesi ad ogni paziente. Iside veniva infatti spesso invocata per proteggere le donne durante il parto e assicurarsi in yal modo attraverso i suoi incantesimi che partorissero i loro figli con successo Nel  libri dell’antica Grecia, appare invece essere invocata aacnche per proteggere con incantesimi  la loro verginità.

Partendo dal ruolo di Iside come madre e moglie, veniva  identificata anche  come l’inventrice del matrimonio e della maternità e come vedete il  suo culto spesso associato alle donne potrebbe essere stato usato nel tempo per promuovere limitatamente l’autonomia delle donne,. Grazie all’autorità e al suo potere  Iside venne spesso presa ad esempio  come donna  devota al marito e figlio ma anche come essre forte e  completamente indipendente. Questo ha diviso e resi ambigui  i  avri commenti sul suo ruolo  nei riguardi dell’indipendenza delle donne: una afferma che Iside aveva reso le donne eguali agli uomini, mentre un’altra che aveva spinto le donne a subordinarsi ai mariti

Dal periodo tardo in poi, Idide divenne diventò una delle divinità più a cui più comunemente venivano rivolte preghiere e richieste di aiuto . Centinaia di amuleti e statue votive con in brccio Horus sono state infatti poi ritrovate in numerosi scavi nei preesi dei vari Tempi dedicati ad Iside ed ovviamente anche nel nostro centro storico . 

N.B. La magia egizia continuò ad apparire negli incantesimi per molto tempo dopo che i loro culti nei templi erano cessati. e molti  incantesimi che risalgono al VI, VII e VIII secolo d.C. invocavano ancora  il nome di Iside assieme a quelli di personaggi cristiani.

Durante le feste Isiache, che celebravano la morte e resurrezione di Osiride, i sacerdoti si battevano il petto e si lamentavano ad imitazione di Iside mentre traversava  in barca il Nilo cercando il corpo dello sposo.

La festa più seguita era la Navigazione di Iside, con il corteo del Carro Navale: una splendida navicella ricca e adorna di nastri e fiori veniva portata in processione su ruote fino al mare, accompagnata da una gran folla di fedeli in maschera e dai sacerdoti; il suo varo segnava l’inizio della stagione  marittima, poichè Iside era Regina Maris e protettrice dei naviganti (come la Madonna).

A volte Iside era detta La Nera, per il suo aspetto infero e si pensa che non poche Madonne nere siano Isidi trasformate.

Iside era spesso caratterizzata come dea della luna, parallelamente alle caratteristiche solari di Serapide. Era quindi anche vista come dea cosmica. Molti testi dicono che organizzava i movimenti del sole, della luna e delle stelle, governando il tempo e le stagioni che, a turno, garantivano la fertilità della terra.. Questi testi le assegnano anche il merito di aver inventato l’agricoltura, aver stabilito le leggi e aver osteggiato o promosso altri elementi della società umana.

N.B. Questa idea deriva da tradizioni greche più antiche riguardo ai vari ruoli delle divinità greche  come Demetra   nella creazione della civiltà.

I greci vedevano la religione egizia come qualcosa di misterioso esotica , ma al tempo stesso piena di antica saggezza  Il culto di Iside, come quello di tanti altri culti delle regioni dell’est del Mediterraneo, avendo una forma esotica e proveniente dal mondo greco  molto i fini per attrarre molto i romani, anche se a dire il vero , la forma che il culto  assunse dopo aver raggiunto la Grecia era estremamente ellenizzato e molto influenzata anche dal culto di Demetra con cui Iside fu sempre più comparata.

Iside era anche la patrona di mari e porti. I marinai lasciavano incisioni che la invocavano per assicurarsi sicurezza e fortuna nei loro viaggi. In questo ruolo era chiamata “Iside Pelagia”, “Iside del mare”, o “Iside Faria”, in riferimento all’isola di Faro, sito del faro di Alessandria.   Questa forma di Iside, che emerse in tempi ellenistici, potrebbe essere stata ispirata da immagini egizie di Iside su un’imbarcazione, e da dei greci che proteggevano la navigazione, come Afrodite .

CURIOSITA’. Iside Pelagia sviluppò un ulteriore significato a Roma. L’approvvigionamento di cibo di Roma dipendeva dalle spedizioni di grano dalle sue province, specialmente quella egiziana. Iside quindi garantiva raccolti fertili e proteggeva le navi che trasportavano il cibo attraverso il mare, e quindi garantiva il salus.  Si diceva che la sua protezione dello stato si estendesse agli eserciti romani, come dell’Egitto Tolemaico, ed era a volte chiamata “Isis Invicta”.

I suoi ruoli erano così numerosi che cominciò ad essere chiamata “myrionymos”, colei che ha molti nomi, e “panthea”, dea universale.

N.B.  Sia Plutarco che Proclo   menzionano una statua velata della dea Neith  che comparavano con Iside, citando un esempio della sua universalità e enigmatica saggezza. Aveva incise le parole “Io sono tutto ciò che è stato ed è e sarà; nessun mortale ha mai sollevato il mio velo.”

Come in Egitto, scosi a Roma si diceva che Iside avesse potere sul fato  che nella religione greca tradizionale era un potere che neanche gli dei potevano contrastare. Questo controllo sul fato lega i disparati tratti di Iside. Governa il cosmo, ma solleva le persone dalle loro sfortune, e la sua influenza si estende al reame della morte, che è individuale e universale allo stesso tempo.

Si diceva anche che proteggesse i suoi seguaci nell’aldilà, che non era molto enfatizzato nelle culture romana e greca. Il culto di Iside come vi abbiamo accennato prima , garantiva ai suoi iniziati una vita migliore dopo la morte, come premio per la loro devozione. Questo aldilà era caratterizzato in maniera varia. Alcuni dicevano che avrebbero beneficiato dall’acqua benefica di Osiride, mentre altri si aspettavano di salpare verso  le isole della fortuna  della tradizione greca.

I Misteri Egizi di Iside insomma sembra salvassero dall’Ade permettendo di raggiungere i Campi Elisi dopo la morte ed il culto di Iside per tale motivo appare molto simile per alcuni  a quello cristiano. Nei suoi tempi d’altronde ,  al contrario degli altri templi pagani, prendevano posto i fedeli e per giunta pregavano, mentre la  morte e resurrezione di Osiride simboleggiava la promessa di vita eterna agli iniziati, come la morte e resurrezione di Cristo garantisce l’eternità ai cristiani.

N.B. La più’ grande testimonianza  comunque giunta a noi della diffusione nel mondo romano del culto egizio della dea Iside e’ senza dubbio rappresentato dal tempio di Iside a Pompei eretto tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.c.

Assai danneggiato dal terremoto, il tempio fu ricostruito dopo il 62 a.c., ed è stato rinvenuto in ottimo stato di conservazione, adorno di stucchi, statue e dipinti, e con tutta la suppellettile per il culto ancora al suo posto.
Numerosi affreschi provenienti dal tempio di Iside sono conservati presso il Museo archeologico nazionale di Napoli, dove è anche esposto un plastico che ricostruisce l’originale struttura del tempio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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