All’interno del parco delle terme di Agnano , fra Napoli e Pozzuoli  , nei famosi campi  Flegrei , c’è un luogo sospeso tra mito e storia :  è la cosidetta “grotta del cane”,  un luogo di interesse storico e geologico che aveva come protagonisti loro malgrado dei poveri cani.

Si tratta di una cavità  situata nella conca di  Agnano , un cratere di origine vulcanica  oggi quiescente  ( ???? ) in cui si  possono comunque osservare  diversi fenomeni naturali come  quello legato alle emissioni fumaroliche della vicina solfatara di Pozzuoli  . In epoche remote è stato luogo di culto, di cure termali ma anche attrazione turistica e richiamo per scienziati a caccia di nuove conoscenze.e quindi indiscussa protagonista di quel  Grand Tour formativo   normalmente  intrapreso in genere da ricchi giovani dell’aristocrazia europea a partire dal XVI secolo sotto la guida di un precettore (tutta la zona era comunque già famosa e nota  con le sue sorgenti idrotermali. fin dai  tempi dei  coloni greci di Cuma e Neapolis) .
La Campania , ricca com’era di reperti archeologici, antichi monumenti,  preziose biblioteche , e meravigliosi paesaggi  era un incredibile museo all’aperto a disposizione del viaggiatore  rappresentando  un patrimonio inestimabile di monumenti, raccolte d’arte e paesaggi invidiati e osannati da illustri personaggi come per esempio  Goethe,  Alexandre Dumas padre e Stendhal ed i Campi Flegrei in questo senso offrivano la possibilità di studiare anche i fenomeni naturali legati alla sua attività vulcanica .
Il Gran Tour  ed i Campi Flegrei in particolare  divenne quindi molto presto  una ambita meta che con il tempo  portò non solo giovani rampolli di nobili famiglie aristocratiche ma grande momento di cultura anche per affermati, noti scrittori e grandi artisti  che  arrivavano nel nostro Bel Paese per arricchire le proprie conoscenze.
Tra queste attrazioni vi era anche la Grotta del cane , uno scavamento umano datata tra il III e II secolo a.C. realizzato per fini termali . Si tratta di  piccolo ambiente sotterraneo di circa 30 metri quadrati , scavato nel costone meridionale della costa del cratere di Agnano raggiungibile attraverso un corridoio di una decina di metri,.
 Una caratteristica interessante del luogo riguarda la sua  temperatura interna che si aggira intorno ai  60 gradi  cosa  che ha fatto supporre agli studiosi la possibilità che in tempi passati la grotta venisse utilizzata come  bagno termale . A confermare ulteriormente quest’ipotesi è la presenza lungo il perimetro interno, di una sorta di gradino dove ci si poteva sedere e un lucernaio naturale sul soffitto, oggi ostruito. Probabilmente perchè le funarole ( i vapori nauseabondi e nocivi di acido carbonico  )  in quell’epoca non si erano  ancora liberate o fossero in qualche modo circoscritte
La grotta comunque dopo un’iniziale attività termale col passare del tempo,  acquistò una fama sinistra…..

La grotta era nota, sin dall’antichità, anche da  Plinio Il Vecchio che l’aveva definita nella suo trattato  ” storia naturale “come Mortiferum Spiritum exalans, ovvero una cavità che “esala un soffio di morte”, mentre Mormile nel 1670 nel suo  Descrittione di tutto l’amenissimo paese di Pozzuolo e luoghi convicini, scriveva: «Grotta chiamata delli Cani, nella quale ogni cosa viva, che v’entra, muore. Lago d’Agnano, che non produce altro che rane».

Gli antichi, pur non conoscendo l’anidride carbonica, capirono che quel luogo era diventato pericoloso e finirono per abbandonarlo. Questa, però, non fu la sua morte. Anzi, da quel momento e per molti secoli, la grotta ebbe una nuova vita, trasformata in attrazione turistica dagli abitanti del luogo che avevano escogitato un modo per ricavarci un po’ di soldi. Le cronache del Grand Tour, infatti, abbondano dei racconti di come i contadini usassero condurre piccoli animali nella grotta, costringendoli a respirare l’anidride carbonica che ristagnava sul fondo fin quasi a farli morire salvo, poi, rianimarli immergendoli nelle fredde acque del vicino lago. Le povere bestiole erano sottoposte più volte a questo crudele trattamento per la curiosità degli antichi turisti, che sganciavano qualche soldo per assistere al fenomeno.

Avete capito bene . Si purtroppo è proprio così.  Questi stolti e crudeli contadini pur di guadagnare qualche soldo soffocavano continuamente  i loro cani.  Non li facevano morire , ma solo soffocare per poi resuscitarli con un bagno di acqua fresca nel vicino lago di Agnano .

Il lago vulcanico fortunatamente si è poi prosciugato nel XIX secolo.e questo ha fatto scomparire la barbara usanza .Mancando il metodo per “resuscitare i cani” non si poteva più , infatti compiere l’esperimento pubblico.

N.B. : il Lago d’Agnano, formatosi in età pre-medievale e stato presente in zona  fino al 1870.

La grotta era tristemente famosa perchè ritenuta mortale e loro dimostravano in modo davvero singolare quanto fosse pericoloso e addirittura mortale addentrarsi all’interno della “grotta del cane”. Gli umani che entravano nella grotta non avevano particolari conseguenze, in quanto il biossido di carbonio ( Mofeta ) rilasciato dalla grotta, essendo più pesante dell’aria, si depositava sul fondo della grotta stessa che ai tempi ospitava al suo interno anche un piccolo laghetto di pochi centimetri di profondità. I cani essendo più bassi subivano subito l’effetto del biossido, soffocando in un primo momento e perdendo subito i sensi .Se guardate bene lungo le pareti si osserva una macchia che indica ilivello della “mofeta” sotto il quale il povero cane sarebbe svenuto.
i suoi strani effetti mortali destarono  all’epoca una grande  curiosità culturale e scientifica. che incominciò ad attrarre sempre più numerosi esperti del settore come Simone Stratico  , professore universitario di Matematica e Fisica Sperimentale all’Ateneo di Padova, che, portatosi una bussola nella cavità , scoprì che questa registrava un impazzimento dell’ago magnetico. Questo portò alla sola conclusione dell’ipotesi della presenza di una miniera di ferro nei paraggi della grotta.

Nell’ottocento, invece, il fisico  Pasquale Panvini provò personalmente gli effetti che l’aria avrebbe avuto su un animale di piccole dimensioni.abbassandosi con la testa quasi al suolo e respirando per qualche secondo. Notò dapprima dei pruriti, poi dei formicolii, e infine un senso di spossatezza e di affanno che lo indussero a desistere dall’esperimento.

Nel 1843 fu la volta del medico francese Constantin James che, assieme al famoso fisiologo François Magendie esperto di tossicologia, compì un viaggio di studio nel Regno di Napoli. Nel suo libro Voyage Scientifique a Naples, pubblicato a Parigi nel 1844, James dedica alla Grotta del Cane addirittura il primo capitolo, spiegando scientificamente i fenomeni che vi accadevano e il ruolo dell’anidride carbonica.

Fu la scienza, dunque, a togliere l’alone di mistero mortale che circondava quel luogo. Gli abitanti, ovviamente, non ne furono contenti perché alla fine persero la loro fonte d’entrata. Di ben altro avviso, siamo sicuri, dovettero essere i cani.

Oggi   sappiamo che questa sinistra fama è dovuta alla natura vulcanica dei luoghi all’origine delle esalazioni di anidride carbonica, un gas tossico più pesante dell’aria che, ristagnando al suolo, costituisce un pericolo mortale per animali di bassa statura come i cani.  La cavità è  l’esempio più famoso di emissione naturale di vapori di anidride carbonica che si forma sottoterra come reazione alla confluenza di rocce allo stato liquido, diffusione che comunemente avviene durante le eruzioni vulcaniche.

Il nome della grotta deriva da una caratteristica dell’anidride carbonica, essa infatti essendo più pesante dell’aria, ristagna e le sue emissioni non superano il metro di altezza. Quindi se un animale di piccola taglia, come può essere un cane, venisse introdotto nella cavità, a differenza di un uomo avvertirebbe gli effetti nocivi della respirazione della sostanza chimica e rischierebbe il soffocamento a meno che non venga portato ad un’altezza di salvaguardia che gli permetta di inspirare aria fresca

Oggi la grotta di Agnano , dopo un lungo periodo di oblio che ne ha quasi cancellato la memoria , torna protagonista e questa volta in maniera positiva .Il luogo ha dopo diversi sopralluoghi , catturato l’interesse della Nasa che intende usarlo come laboratorio per alcuni suoi esperimenti nella ricerca della vita su Marte.
Sembra infatti che le sue condizioni ambientali estreme inospitali , siano simili a quelle presenti sul pianeta rosso , scarso  in ossigeno (solo il 7%) e abbondante , invece in  anidride carbonica (17%). Gli scienziati statunitensi intendono quindi usare questo sito per capire  come mai  in un ambiente del genere, simile a quello di Marte, possano formarsi colonie batteriche e quindi possibili forme di vita .

Insomma è Napoli, ma sembra Marte e per la mitica Grotta del Cane,  sembra ricominci  il Grand Tour .

Magari chissà ……anche  da parte di  esseri marziani .

In ogni caso , mai peggio dei crudeli contadini di un tempo .

 

 

 

La Nasa studia la Grotta del Cane, ad Agnano: atmosfera simile a Marte

 

 

 

 

 

 

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