La nostra città nella sua storia  e nella sua cultura ha sempre avuto un misterioso legame con il Sole.

Il Sole a Napoli  splende mediamente per 250 giorni l’anno e per i napoletani è qualcosa di speciale . Una belle giornata di sole  caldo, con i suoi raggi che penetrano dalla finestra ed illuminano il paesaggio circostante, può cambiare  per ogni napoletano in meglio anche la peggiore delle giornate ed infondere una miriade di sensazioni positive nell’arco di pochi secondi.

Il Sole ha ispirato molte poesie di grandi scrittori e le più belle canzoni napoletane (‘O Sole mio è una delle canzoni più famose di tutti i tempi ) . Esso  evoca ricordi e sensazioni legate all’estate, alle belle giornate, ai paesaggi che diventano ancora più suggestivi quando vengono illuminati dal suo colore intenso, alle spiagge soleggiate al mare che diventa cristallino al riflesso solare.

Il sole a Napoli ci riporta  alle scene vita  quotidiana partenopea di un tempo,  quando delle belle  signore lo aspettavano con ansia   felici perché potevano finalmente  stendere il loro bucato, in quanto ” è asciuta ‘a bona iurnata ,” oppure  revocano alla mente dei famosi  scugnizzi che non perdono occasione per fare qualche strappo alla regola, trascorrendo la giornata “a piglià ‘o sole abbascio ‘o mare”.

E ci riporta anche ad un’antica filastrocca  che si dice risalga al 1200., ai tempi di Federico II , quando le lavandaie del Vomero , definite ” fate “invocavano il sole . La filastrocca di nome “Jesce sole”, rioresa da GianBattista Basile nel suo  “Cunto de li cunti” è è oggi uno dei brani piu famosi  della canzone popolare napoletana  , sopratutto nella sua versione eseguita  dalla bravissima  Nuova compagnia di canto popolare.

Il sole a Napoli è vita  e  noi napoletani non ne possiamo fare a meno . 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il nome di persona infatti più tipico di Napoli è Ciro , che nell’antica lingua persiana significa proprio il Sole . Nei pressi della Basilica di Santa Maria Maggiore della Pietra Santa c’è una salita che porta all’antica agropoli di Neapolis chiamata Via del Sole  (Vicus RadiiSolis ). Nella zona del Duomo sorgeva un grande Tempio dedicato ad Apollo , il Dio del Sole . In Piazza San Domenico Maggiore , alla base dell’ obelisco che fu eretto in onore del santo come ex voto per aver liberato la città dalla peste , si notano i raggi del sole che si intersecano con il monumento votivo.

Ogni napoletano che si rispetti appena vede “Na lenz ‘e sole”  ( un po’ di sole ) o per meglio dire  “ na Jurnata ‘e Padeterno” ( una splendida giornata di sole ) corre ad abbracciarlo uscendo immediatamente di casa affollando il lungomare o riversandosi per le sue storiche strade.

 

Ma vi siete mai chiesti del perchè di questo nostro meraviglioso rapporto con il Sole ?

Non vi preoccupate … niente di patologico … si tratta solo di un fatto genetico che risale a tanti secoli fa…. ai tempi addiruttra della fondazione della nostra città ad opera dei Cumani.

 

Se mi seguirete in questo complesso discorso capirete che la famosa frase “chist’è o paese do sole ” che ha caratterizzato da sempre la nostra città non è un caso …perchè anche se tutto quello che vi racconteremo può a tutti voi risultare casuale ,  in realtà dovete sapere  che la nostra città è nata proprio al’insegna del sole .

 

Nella geometria e nell’orientamento geografico che le caratterizzava , le strade della nostra antica Neapolis non furono infatti   tracciate in modo casuale , ne dettate da confini topografici come le linee di costa e le sponde dei fiumi e neppure dalle semplici direzioni cardinali come nord- sud-est od ovest.   La forma urbana e l’orientamento geografico della città venne invece scelta in modo che essa potesse essere celebrata e riconosciuta come la città del sole .

 

I cumani nel progettare  la loro nuova città usarono  infatti un’urbanistica simbolica ispirata principalmente proprio al culto del sole e quindi del dio Apollo ( il culto del Dio Apollo era centrale per i cumani ).

Ma partiamo con calma …

L’antica  Neapolis venne fondata  intorno al 470 a. C. ad opera dei Cumani e da altri coloni della Magna Grecia presenti in Italia  per celebrare la vittoria sugli Etruschi nell’importante battaglia navale di Cuma del 474 .C..  L’evento bellico pose fine all’espansione etrusca nell’Italia ellenica e comportò l’inizio dell’egemonia greca nella regione e sulle coste della Campania .

L’antica Parthenope, fondata dai cumani sulla collina di Pizzofalcone , era divenuta con il tempo  un’ importante citta’ della Magna Grecia ,e da due secoli circa era sempre pesantemente minacciata dagli Etruschi e dai Sanniti e secondo molti storici per tale motivo  non ebbe certamente grande sviluppo urbanistico.

N.B.  Vi Ricordiamo che in quel periodo   mentre i greci occuparono tutta la costa , gli etruschi occuparono tutta l’entroterra campana avendo in Capua la loro capitale ed estendendosi dietro al Vesuvio fino a Fratte e Pontecagnano ( Salerno ).

I Cumani e gli Etruschi ,infatti, animati dalle stesse ambizioni di dominio e di crescita per anni furono in guerra con i cumani e finalmente nel 524 a.c., gli Etruschi dopo aver fallito un tentavivo di espugnare  Cuma , riuscirono comunque a conquistare la roccaforte di Partenope.

CURIOSITA’; Pare , secondo alcuni studiosi  , che la perdita di Partenope  divenuta da piccolo e tranquillo borgo ,una prospera e popolosa città , fece un tantino ingelosire la stessa Cuma , che spaventata dal suo enorme sviluppo non si prodigò più di tanto nel difenderla , preferendo quindi perderla e vederla distrutta .

 

Vi furono dopo ,  di conseguenza altrei numerosi conflitti ,  e  dopo tante battaglie gli Etruschi furono definitivamente battuti in un epico scontro a mare che sancì la definitiva supremazia greca sul territorio campano .Fu una data storica ed importante ( 474 a.C.) poichè i cumani  , alleati con il tiranno di Siracusa Serone , vincendo questa  battaglia contro gli etruschi  ripresero il tranquillo dominio della zona.

Dopo quattro anni dalla vittoria sui rivali i Cumani decisero di espandersi e quindi  edificare una nuova più grande città per avere il pieno controllo di tutto il golfo e dei suoi traffici.

Fondarono quindi  a poca distanza da quel vecchio  primo impianto a suo tempo perso , un’altra citta’, nella zona pianeggiante , che fu chiamata Neapolis , ” la città nuova .
Si tratto’ in effetti di una nuova zona urbana , a poca distanza dalla prima costituendo con questa una sola polis ( il cui confine era il fiume Sebeto ).

Neapolis , cioe’ la citta’ nuova fu la sede definitiva di quella colonia greca che quindi partita da Eubea si fermo’ prima a Pithecusa ( Ischia , isola delle scimmie ) e poi a Cuma . Parthenope di conseguenza fu invece poi chiamata Palepoli cioe’ citta’ vecchia .

Neapolis. , la città nuova , risenti’ infatti fortemente dell’influenza ateniese. Essa era totalmente impregnata della relativa civilta’, cultura, ed etnia, greca , pur essendo del tutto autonoma sia amministrativamente che politicamente.  Ci furono grandi traffici commerciali tra le due citta’ e questi continui contatti favorirono e portarono grandi vantaggi sia in crescita culturale che civile.

CURIOSITA’: Un’altra leggenda vuole che sia stato il Dio Apollo in persona a consigliare ai Cumani di cercare il sepolcro di Partenope e di erigere una nuova città in suo nome, a seguito di una grande pestilenza che minacciò Cuma e decimò la popolazione.

Neapolis venne  eretta  come tutte le città greche in base a precise osservazioni astronomiche , definendo un particolare rapporto fra la situazione terrestre e quella cosmica , e riproducendo sul terreno la configurazione del cielo al momento della sua fondazione  ( a dir la verità questa concezione era anche nota anche agli Etruschi che  affermavano di averlo appreso dagli Dei  , i quali a sua volta  lo  trasmisero poi  ai romani ).

Nella volontà  dei  Cumani , quando costruirono  la nuova città  in  essi vi era  il desiderio di costruire una città all’insegna del Sole e quindi al dio Apollo che già veneravano a Cuma dove come abbiamo visto si trovava un Tempio a lui dedicato sull’Agropoli. In città la popolazione adorava il  il sole come una divinità ed  i cumani pertanto vollero  fondare la loro  nuova città  proprio intorno alla figura del sole per enfatizzarne in questa maniera il significato religioso.

A questo proposito dobbiamo dire che un  recente  studio archeoastronomico dimostra proprio che l’orientamento e le proporzioni della griglia stradale dell’antica Neapolis greca,cioè  l’attuale centro storico di Napoli, furono scelte in modo che la città potesse essere riconosciuta come la città di Helios/Apollo il dio del sole dei greci ( ma anche  di Partenope).   Lo stesso studio dimostra che la griglia stradale di Neapolis , e quindi lo scorrere delle strade e della vita della città , fu progettata come un microcosmo ispirato dalla cosmologia di Pitagora basato sull’armonia della sezione aurea che metteva il sole divino al centro di un universo armonico di dieci sfere concentriche.

Alla base dell’urbanistica nella costruzione della nuova città vi era un disegno piuttosto complesso e preciso fatto di quadrati  e cerchi concentrici che circondavano l’agorà . Tali forme che  caratterizzavano l’intera griglia stradale erano  tutte ispirate dal numero dieci , dal decagono,  o da due pentagoni sovrapposti che richiamano il decagramma  (la stella a dieci punte ) , entrambi di derivazione pitagorica.

 

 

N.B. : Tali proporzioni sono caratterizzate dalla mistica sezione aurea e dal tetraktys , il famoso triangolo equilatero composto da dieci punti che i pitagorici consideravano come il simbolo sacro dell’armonia cosmica dell’universo .

La scelta del luogo che aveva visto  fondare la città fu qualcosa di estremamente calcolato : la sua costruzione non fu un fatto  casuale ma solo il frutto di una serie di indicazioni  divine.
Una volta scelto il luogo dove erigere la città e stabilite le quattro direzioni dello spazio , venne infatti  posto al centro dello stesso un palo eretto e conficcato nel suolo . Si attese a questo punto il giorno dell’equinozio  ( quando cioè il Sole sorge ad est e tramonta ad ovest ) per tracciare una linea sull’ombra proiettata dal palo dall’alba  al tramonto .
Si ottenne  in questo modo un primo asse viario  rivolta perfettamente verso Oriente corrispondente poi al Decumano Maggiore che incrociato da un secondo asse perpendicolare ( cardo ) che andava da nord a sud , diede  luogo alla suddivisione della futura città in quattro parti ( quadranti ). Questi a sua volta venivano divisi poi in tre parti ognuna delle quali era destinata ad una tribù ( tribù deriva da tre ) o come nel caso di Napoli e Atene ad una Fratia .

Per omaggiare gli dei fu  necessario in questo caso orientare la città ,  verso l’astro predisposto al ciclo vitale, cioè  il dio Sole   celebrandone  il mito e le sue arti .

 

 

 

 

 

 

 

 

Per realizzare tutto questo furono chiamate persone esperte di cosmologia pitagorica che incarnarono nel loro piano urbano una serie di dottrine tutte ispirate dal percorso del sole mentre attraversava il cielo di Neapolis durante i solstizi. Il sole nella sua apparizione  diurna e la  scomparsa notturna, rappresentava , insieme alla dea-sirena Partenope , il fulcro della vita sociale e  religiosità dei Cumani e quindi dei nostri antichi  antenati.

Il Sole quindi ha ispirato la geometria e l’orientamento geografico della nostra città  e questo Sole simbolicamente era rappresentato da una stella a sedici raggi .

 

N.B. : Nel mondo greco questa geometria con una stella a sedici raggi era molto popolare e si riferiva metaforicamente al dio Sole-Apollo.

Ma per fare tutto questo ,come vi abbiamo accennato,  i cumani dovettero orientare in senso spaziale diverso la nostra città . Essa fu infatti  costruita secondo una diversa angolatura rispetto a quella consueta ; invece di seguire il corso naturale della costa orientata a 40 gradi , i cumani preferirono scegliere un’angolatura diversa posizionata fra i 23 ed i 24 gradi. Questa particolare conformazione mistica fece di Neapolis un luogo unico e speciale dal punto di vista cosmologico .

 

Napoli è infatti , secondo un rapporto numerico pitagorico , l’unica città in cui il Sole  , durante i solsitizi d’estate e d’inverno che  riesce a raggiungere l’angolatura di 36 gradi , un angolo considerato  segno del beneplacito di Apollo cioè un’angolatura molto vicina alla misura di 1\16 di cerchio ,  una singolare predisposizione numerica che nasconderebbe un simbolismo  ben preciso : il numero  16 non a caso è la stella a 16 punte  (detta anche Stella di Verghina o Argeade diffusa nell’antica Grecia) che rappresenta il  dio Apollo  la divinità del  Sole .

 

CURIOSITA’ : Anche il Tempio di Apollo di Cuma e l’Anfiteatro sono orientati a 36 gradi verso il sole sorgente nel solstizio invernale .

Nella volontà  dei  Cumani , quando costruirono  la nuova città   vi era quindi come notate,  il desiderio di costruire una città ideale che aspirasse alla perfezione  almeno in termini architettonici – religiosi  e quando vi misero mano  avevano ben in mente i miti che la popolazione adorava come  Partenope ad Apollo . Al fine di enfetizzarne il culto , la città fu quindi progettata  con lo specifico obiettivo di venerare gli dei del posto , cioè il dio Sole Apollo e la dea-sirena Partenope .

Il dio Apollo in particolare  ha ispirato la geometria e l’orientamento geografico nonche spaziale della costruzione dell’antica Neapolis . Con i suoi raggi , la stella , posizionata al centro dell’Agorà nel punto in cui il cardine centrale ( San Gregorio Armeno ) interseca il decumano principale , definiva un ampio quadrato di 2×2 stadi greci ruotato in senso antiorario di 22.5 gradi rispetto ai punti cardinali .Nella parte superiore ed inferiore il qudrato era delimitato dai decumani superiore ed inferiore , mentre gli altri due lati erano formati dai cardini di Via Duomo e Via Nilo . L’interno consisteva in quattro grandi isole quadrate . Quello centrale che determinva l’orientamento della città  era a sua volta suddiviso  in dieci settori dai cardini e definiva un cerchio con raggio uguale a √5 stadi che limitava lo spazio della città interna alle mura. Questo cerchio definiva anche  anche un altro cerchio concentrico con raggio uguale a 1+√5 stadi, cioè due volte la sezione aurea, che inscriveva un decagono o una stella a dieci punte che, a sua volta, definisce simultaneamente sia lo spazio esterno della città che lo stesso quadrato centrale e la distanza tra i decumani.

 

L’antica Neapolis si sviluppava quindi  intorno ad un quadrato che misurava 2×2 stadi greci (1 stadio è circa 190 m) limitato dai decumani superiore e inferiore e dai cardini di via Atri e via Duomo. Questo quadrato centrale risultava  ruotato rispetto agli assi cardinali di circa un sedicesimo di cerchio e la stella a sedici raggi rappresentava tra i Greci il sole e il dio Apollo. Questo fu anche il disegno della “città ideale” di Vitruvio.

 

La città  quindi come notate, venne costruita secondo uno schema urbanisto talmente complesso e perfetto da un punto di vista geometrico che venne addirittura preso a modello dal grande architetto e scrittore romano Vitruvio . Egli infatti si ispirò  al tracciato della napoli-greco romana per il suo modello di  città ideale  ( neapolis   venne  eretta  come la città di Atene ) in base a precise osservazioni astronomiche ,  riproducendo sul terreno la proiezione della configurazione del cielo al momento della sua fondazione  .

La griglia stradale ortogonale di Neapolis rivela difatto una specifica proporzione geometrica e un preciso orientamento geografico e astronomico ma anche un preciso particolare ideale religioso. Questa griglia ortogonale  era innovativa per l’epoca e venne sviluppata dal grande architetto greco dell’epoca Ippodamo di Mileto e venne adottata sia nel mondo greco che quello romano per la costruzione di nuove città come ad esempio  Alessandria d’Egitto.

Neapolis fu quindi , come vediamo , progettata come un microcosmo ispirato dalla cosmologia di Pitagora basato sull’armonia della sezione aurea che metteva il sole divino al centro di un universo armonico di dieci sfere concentriche.

 

L’ antica Neapolis greco-romana nella sua architettura urbanistica era quindi  simile ad un grande quadrato ruotato però di rispetto agli assi cardinali di circa un sedicesimo di cerchio  in modo da poter essere contenuto in una stella a dieci punte come il Sole . Essa come vedete è perfettamente contenuta in un’immagine che rappresenta  il Sole e per questo motivo è sempre stata celebrata nei secoli come la ” città del Sole “.

 

Essa prevedeva la  costruzione  finale della città come un grande quadrato urbano solcato da  tre strade principali che furono chiamate decumani e ventuno strade minori ortogonali che   invece furono chiamate cardini , con dentro  un’area  corrispondente  al centro della vita politica , sociale , commerciale  e  sacro della città.

 

CURIOSITA’: Un tracciato basato sulle figure del cerchio e del quadrato , ovvero sul  principio geometrico della sezione aurea , veniva da tutti considerato la proporzione divina ,cioè un  ideale di bellezza e di armonia .Tale modello costruttivo  era considerata all’epoca un ideale di perfezione urbanistica .

N.B. : Il decumano superiore è ora via Sapienza, via Pisanelli e via Anticaglia; il decumano principale è via dei Tribunali; il decumano inferiore è Spaccanapoli che punta direttamente sulla collina di Sant’Elmo. Tra i principali cardini invece vi ricordo quello in  via San Gregorio Armeno (noto come la via dei presepi),, quello di via del Sole e quello di via Duomo.

L’organizzazione urbbana  della città e quindi il modo di vivere dei cittadini venne stabilita con una precisa organizzazione religiosa attribuendo ad ognuna delle tre Platee napoletane le tre maggiori divinità corrispondenti appunto al Dio solare Apollo , Demetra ed i Dioscuri  ( ad Apollo fu attribuito la Platea superiore e a Demetra quello inferiore ).                                               Una tripartizione culturale che come vedremo , intendeva sottolineare l’idea della polarità tra un principio celeste , luminoso e maschile ed un principio femminile , terrestre e notturno. Secondo un preciso significato la città venne infatti costruita orentando il suo polo  superiore verso il dio Sole ed il suo ciclo vitale , mentre la zona più bassa , in prossimità del mare venne dedicata alla dea della terra Demetra che come madre di Persefone si collega anche alle sirene e agli inferi .

Neapolis fu quindi concepita volutamente nella sua costruzione come la città del sole ed il dio Apollo era una delle divinità il cui culto era maggiormente praticato insieme a quello dei Dioscuri e di Demetra.

Il Tempio di Demetra si trovava dove ora si trova il monastero di San Gregorio Armeno , mentre il sepolcro  dove si celebrava il sepolcro di Partenope  si trovava invece nel luogo dove oggi si  trova la Basilica di San Giovanni Maggiore .

Il Tempio  del Dio solare Apollo , dio della musica, dei canti e della poesia , si trovava  invece non poco lontano dove ora si trova il sito dell’Arcivescovado . Esso era  un bellissimo Tempio di ordine corinzio  nel cui interno  si trovava una stupenda  opera greca mostrante il  NUME  (concetto astratto di divinità ) nel suo carro in procinto di percorrere i segni celesti  . Essa era un’opera considerata all’epoca come  la più perfetta nel suo genere e rappresentava il più bel monumento greco del Tempio  . Il tempio  di quello che un tempo veniva considerato il l Dio protettore della città , era ben distinguibile dagli altri vicini Templi grazie alla sua  bella  facciata di otto bianche colonne corinzie e il frontone, sul quale era  dipinto, con il suo carro del sole, il Dio sole. 

 

CURIOSITA’: Non lontano dal Tempio di Apollo ,  separato dalla solo piccolo vico chiamato Radius , si trovava anche un Tempio dedicato al Dio Nettuno . Esso era sostenuto da alte e grosse colonne di marmo cipollino senza basi e capitello ed occupava con la sua bella facciata parte dell’attuale via tribunali , sorgendo sul  sito dove oggi si trova  il campanile del Vescovado che venne poi fondato sopra una parte delle sue rovine . Dinanzi al pronao , o vestibolo del Tempio , nel luogo dove ora c’è la guglia di San Gennaro, in Piazza Riario Sforza ( un luogo un tempo denominato  appunto ” guglia del vescovado ” ) , si ergeva posto sopra un alto piedistallo  marmoreo , un colossale meraviglioso cavallo imbizzarrito di bronzo considerato come sacro al Dio del mare.

I due bellissimi Tempi di Mercurio e di Apollo , sono oggi purtroppo andati distrutti ma in qualche modo ancora sopravvivono . A  beneficiare infatti  del gran numero di colonne del Tempio di  Apollo e di quello contiguo di Nettuno è stata sopratutto la nostra Cattedrale  di Santa Maria Assunta ( Duomo  di San Gennaro ). L’edificio fu infatti fondato sulle rovine e sui materiali ritrovati di questi due tempi che furono  ritrovati nello scavare le sue fondamenta ( furono ritrovati grossi pezzi  di architravi , capitelli e sopratutto un gran numero di colonne ) . Tutti i materiali , sopratutto le colonne furono infatti poi riutilizzati per la costruzione del Duomo.

Esse dopo aver essere state sepolte per secoli sotto terra , ritornarono a svolgere l’antica funzione di sostegno ( stavolta però di un tempio cattolico e non pagano ) di un edicicio sacro. Le tre navate della Cattedrale sono ancora oggi sostenute da quelle altissime colonne di granito orientale e africano che purtroppo hanno perso il loro colore originale poichè qualche stolto ha poi deciso di ricoprirle interamente di stucco ( forse per rendere più luminosa la chiesa ) . Nell’ antichissima Basilica di Santa Restituta , oggi ridotta al ruolo di cappella laterale , possiamo ammirare ben 16 colonne di marmo greco d’ordine corintio atte a sostengono gli archi  che appartengo al distrutto Tempio di Apollo.

CURIOSITA’: L’attuale cappella di Santa Restituta è un vecchio luogo di culto di eta’ paleocristiana e rappresenta  quindi il luogo piu’ antico della cattedrale . Essa , inglobata nell’attuale Cattedrale riveste un particolare interesse storico, quale esempio di architettura paleocristiana : l’antica basilica voluta dall’imperatore Costantino  fu rimaneggiata con stucchi e affreschi nel Seicento a seguito di un terremoto. Oggi  si presenta con tre navate divise da colonne, ed ospita alcune  opere di Luca Giordano e diverse sculture trecentesche. A destra dell’abside c’è l’accesso al Battistero di San Giovanni in Fonte, considerato il più antico d’occidente.

A vedere comunque  a quel tempo  l’antica  città greca  di Neapolis dall’alto avremmo  certamente osservato che lo schema della città era  quadrata e divisa in quattro quartieri e dodici settori secondo un grafico quadrato  dei dodici segni dello zodiaco su cui anticamente venivano eretti degli oroscopi. Era comunque il sole , rappresentato come una stella sedici raggi ( stella Argeade , un sole a sedici raggi ) a definire l’orientamento di Neapolis come un grande quadrato urbano centrale ripartito a sua volta un quattro isole quadrate  e ulteriormente suddiviso dai cardini in dieci settori.

Immagine relativa al contenuto La Neapolis greca è stata progettata per essere la Città del Sole e di Partenope

 

Le  4 grandi aree  o quartieri si distinguevano con i nomi di Termense , di Palatina , di Montana , e di Nilense .  Ciascuna di esse aveva le sue porte , le sue strade ed i suoi tempi ,ed  un certo numero di edifici pubblici e privati e moltissimi vicoli .

La regione Termense , rivolta ad oriente della città che acquistò  tale denominazione dalle Terme , o luoghi pubblici di bagni che in essa si trovavano numerosi . La regione contava  ben tre porte ; la Marittima , che si trovava probabilmente nei pressi di Portanova , la Bajana , che si trovava presso la fontana di Medusa ( oggi dei serpi ) , ed infine quella Nolana ,non lontana dall’attuale chiesa della Maddalena .

La regione Palatina , verso settentrione , fu così chiamata dalla presenza in loco della Basilica Augustale . La regione veniva talvolta anche chiamata ” campana ” per la presenza di una porta dal medesimo nome presente nelle adiacenze della Vicaria che era diretta verso la Campania .Nella regione erano però presenti anche altre due porte : una di cui si ignora il nome che si trovava presso la chiesa di Santa Sofia e l’altra , di cui pure si ignora il nome che invece si trovava alle spalle dell’odierno convento di Donna Regina .

La regione Nilense , rivolta a mezzogiorno , prese questa denominazione da una statua giacente del  fiume Nilo eretta da una comunità egizia stabilitasi a Napoli  da tempi remotissimi e solo per tutelare il loro commercio. La regione si estendeva dall’odierno sito di San Girolamo e  prolungandosi per San Domenico e San Angelo a Nilo giungeva fino al convento di San Severino .In questa regione vi erano due porte : la Licinia , detta anche Ventosa che si trovava nel sito di S. Girolamo ( allora presso il mare ) e la Cumana , vicino al Tempio di Vesta , nel luogo preciso dove oggi si trova l’odierna guglia di San Domenico .

La regione Montana , ad occidente , venne distinta con quest nome perchè collocata nella parte più elevata  della città  . Essa occupando quasi per intero tutto il sito delle anticaglie comprendeva i siti dove oggi vediamo la chiesa della Sapienza , di San Pietro a Majella e quella della Pietrasanta .La regione Montana aveva una sola porta che si trovava poco lontano dall’odierno sito di San Pietro a Majella . Essa  per qualche tempo fu chiamata di Don Orso , dal nome di una famiglia del posto.

Al meraviglioso rapporto con il sole della nostra città non si è tirata indietro neanche la nostra dea-sirena Partenope che secondo la mitologia classica fu una sirena ed ex ancella di Demetra , ma secondo alcuni studiosi  fu invece una principessa sacerdotessa  di Apollo, che guidò i marinai verso il Golfo di Napoli con l’aiuto di una colomba . Essa fu inviata da Apollo,  per indicare il luogo esatto dove erigere il suo culto e fu nel tempo .

Amata  e ammirata dal popolo per le sue eccelse virtù , probabilmente morì in un naufragio nell’antico  golfo di Napoli . Il suo corpo fu recuperato sulle rocce di Megaride , una piccola isola che si trovava di fronte al Monte Echia su cui ora sorge il Castel dell’Ovo e successivamente seppellita e poi venerata , nei pressi del promontorio di Pizzofalcone ,

In suo onore venne eretto un sepolcro dove gli abitanti del luogo convinti che questa fosse una creatura divina , cominciarono a venerarla  ed onorarla  come protettrice della citta’ .Ogni anno si organizzavano davanti alla sua tomba fantastici giochi ginnici al termine dei quali si celebrava la sirena con libagioni e sacrifici di buoi .

Il suo culto con il tempo venne associato alla costellazione della Vergine visibile durante l’Equinozio d’Autunno sul Vesuvio che appare prima del sole.

La costellazione della vergine all’alba del famoso equinozio autunnale   appariva , come oggi , ben visibile nella direzione del Vesuvio . Essa appariva  come una grande visione sopra il  vulcano proprio sulle spalle del dio sole.

Chiunque invece  la sera ,  , quando le stelle della costellazione erano diventate piu visibili nel buio , passava lungo il decumano inferiore ( spaccanapoli ), guardando verso Sant’Elmo ,  avrebbe riconosciuto una stella più luminosa delle altre chiamata ” Altair ” che appartenva alla costellazione dell’aquila  , ma che segnava con la sua  visione la più scarsa visione  della costellazione della vergine e sopratutto quella del Sole .  Per gli abitanti della vecchia città entrambe le costellazioni erano dedicate a lla dea Partenope che come Demetra donava la vita e la morte nella nostra città .

I culti di Partenope e Demetra appaiono infatti nella nostra città  fortemente connessi .Come Demetra   nei misteri Eleusini infatti rappresenta il ciclo delle stagioni  che donano la vita e la morte , anche Partenope rappresenta la nascita della nostra città  con il suo apparire della costellazione della vergine all’alba sulla nostra città ,. Mentre  la sera con  il tramonto della costellazione della vergine  , rappresenta la morte di Partenope .

Il viaggio della costellazione della vergine , identificata come Partenope  dall’alba al tramonto rappresenta una chiara allegoria   del viaggio dei primi coloni che dalla Grecia , sotto la protezione di Apollo giunsero sulle coste della Campania ( similitudine con il lungo girovagare di Demetra nel ritrovare la figlia) , mentre con il sacrificio dela sua morte aveva invece permesso come evento finale la fondazione del’antica città di Partenope  ( vista come analogia della discesa di Proserpina negli inferi e la sua successiva rinascita ).

CURIOSITA’: Antiche monete  di Neapolis mostrano Partenope, un toro ed una dea alata in posizioni che richiamano il sorgere del sole sopra il Vesuvio durante gli equinozi di autunno quando il sole era nel segno della Vergine che in greco è detto Parthenos da cui deriva il nome Partenope.

 

Una affascinante teoria identifica la giovane principessa sacerdotessa di Apollo Partenope con la famosa Sibilla  Cumana ,la famosa profetessa e oracolo di Apollo , i cui libri con vaticini furono in seguito conservati a Roma nel Tempio di Giove sul Campidoglio

Per concludere possiamo quindi affermare che lo studio archeoastronomico della nostra città ha oggi dimostrato che l’orientamento e le proporzioni dell’antica Neapolis greca , cioè l’attuale centro storico , furono scelte in modo che la città potesse essere riconosciuta come la città di Apollo e di Partenope entrambe collegate al sole e quindi alla nascita della nostra città .

Neapolis , nella sua nascita  diede luogo alla costruzione di una città perfetta dove i rapporti fra le lunghezze delle strade e la loro distanza risultano pressoché ottimali, avendo come modello una Griglia ortogonale .

 

Tutto questo potrete constatarlo percorrendo le antiche strade del nostro centro storico dove percorrendo i tre  ” decumanus “e le strette vie ad esse trasversali capirete che esse hanno tutte la stessa dimensione  .

La città  era compreso tra le attuali via Foria e Corso Umberto e veniva attraversato da tre grandi strade principali tutte con la medesima precisa larghezza ( 5 mt. e 92 cm.) disposte in maniera parallela da est verso ovest e  tutte rigorosamente  distanti 200 metri una dall’ altra .queste tre strade erano  chiamate decumani ( i decumanus dei romani e plateai dei  greci ) : il maggiore , il superiore e l’inferiore .Essi erano poi  erano intersecati ad angolo retto (disposte da Nord a Sud ) da diverse stradine secondarie e minori dette Cardini ( cardines dei romani e stenopoi dei greci ) che corrispondono ai tanti vicoli del centro storico di oggi.

L’incrocio tra questi assi dava come risultato le insulae, larghe trentacinque metri e lunghe centottantacinque metri  ( antenate degli odierni isolati ).

Il centro nevralgico dei vari incroci era  il “forum”, ossia la piazza principale della città, che oggi corrisponde a piazza San Gaetano.In questo posto si riuniva l’assemblea dei cittadini per discutere le sorti della città ; qui si eleggevano i magistrati , tra i quali alcuni formavano il collegio sacerdotale della Laucerlachia che si occupava di celebrare riti e misteri.

I decumani erano in numero di tre ( forse quattro ) mentre i cardini erano diciotto ed erano tutti uguali nelle loro dimensioni : circa 6 metri per i decumani e 3 per i cardini ( forse anche meno ). Ai lati opposti dei tre decumani vi erano delle porte , in quanto tutta la città era circondata da mura altissime impenetrabili che resistettero persino agli attacchi di Annibale

Il decumano maggiore  ,si trova al centro dei tre decumani  e si estende lungo tutta via tribunali portandosi  da Porta Capuana all’attuale Piazza Bellini dove si trovava la Porta Domini Ursitate che poi si chiamò Porta Donnorso.

Il decumano inferiore iniziava invece da via Forcella dove si trovava la Porta Ercolanese ( chiamata poi Furcillensis ) e proseguiva per via San Biagio dei librai fino  all’angolo di Piazza San Domenico Maggiore deve allora era presente Porta Puteolana ( poi chiamata Cumana ) chiamata poi Porta Reale e successivamente Porta dello Spirito Santo . Possiamo quindi dire che è in realtà  parte dell’attuale Spaccanapoli .

Il decumano superiore (così chiamato solo perchè si trovava più in alto degli altri due) si estende  da Porta Carbonara  chiamata poi S. Sofia che si trovava presso la chiesa dei S.S, Apostoli  fino a Porta Romana nei pressi di Costantinopoli e corrispondeva all’attuale percorso fatto da via S.S. Apostoli , via Anticaglia , via Pisanelli , via Sapienza e Largo Donnaregina .  Attualmente esso prende il nome “Anticaglia” grazie alla presenza di numerosi resti di  costruzioni romane che caratterizzano la zona .In particolare caratterizzano il luogo due archi poco distanti uno dall’altro che cavalcano la stretta via poco dopo il Vico Cinquesanti che rappresentano i resti delle mura  delimitanti l’antico Teatro Romano che qui si trovava.

L’ipotesi di un quarto decumano prevede il susseguirsi di via San Marcellino , via Bartolomeo Capasso , e via arte delle Lana a distanza esattamente uguale a quella degli altri decumani ( 200 metri ). 

CURIOSITA’: Negli accampamenti romani la via principale che attraversava il campo militare da una porta all’altra era chiamata decumanus . La porta principale era chiamata decumana mentre la porta sul lato opposto dove si trovava l’uscita contro il nemico era chiamata porta Pretoria per la vicinanza della tenda del pretore.

Tra i principali cardini via del Sole era uno dei più importanti e non era certo rappresentato da quel piccolo tratto di strada che oggi vediamo mortificato senza alberi tra l’antica caserma dei pompieri , (oggi  un grande edificio vuoto e un enorme portone chiuso, dal quale una volta entravano e uscivano gli automezzi a sirene spiegate ) e l’obrobrio edile  del vecchio Policlinico . Della grande e maestosa , ariosa e alberata grande Via del Sole , oggi è rimasta solo una stretta stradina assolata e senza alberi, che sale dritta verso il decumano superiore . Del famoso l “vicus radii Solis”,( cioè strada del raggio di sole) in onore di Apollo ,  è rimasto purtroppo solo il nome.

L’antica strada, ombreggiata da grandi pini marittimi ,inerpicandosi attraverso campi e orti saliva e conduceva nella parte più alta della città ,dove tra edifici civili , amministrativi e religiosi sorgeva l’ Agropolisi e si trovava  secondo alcuni studiosi , non solo  l’antico Tempio della Fortuna ,  ma dove oggi sorge l’antica chiesa di Sant’ Aniello a Caponapoli , forse anche l’antico  sepolcro della sirena Partenope .

Da questo luogo , in cima alla Via del Sole , si poteva vedere il mare e il porto con le loro navi panciute da carico all’ancora , la cinta muraria della città e l’immancabile vulcano che incombeva sul golfo , ma sopratutto si poteva venerare il Dio Sole nel suo maggior splendore.

Come vedete , il nostro rapporto con il Sole ci deriva dagli  antichi avi grechi e ci è stato trasmesso di generazione in generazione . Si tratta di un problema genetico quindi . Esso è scritto nel nostro DNA.

Il luogo dove tutto è iniziato è forse il Tempio di Apollo a Cuma . Esso infatti può forse essere considerato il luogo di origine da cui noi tutti napoletani proveniamo.

Secondo la leggenda , fu invece proprio Apollo , attraverso il suo oracolo più famoso nel Tempio di  Delfo a consigliare ai naviganti greci di andare alla ricerca di nuove terre e fondare la città di Cuma dove  costruire un nuovo Tempio a lui dedicato .

In questo caso si tratterebbe  solo di volontà divina !

…. e  potrebbe forse spiegare anche tante altre cose … come per esempio la mirabile arte dei napoletani  con la musica , il canto e la  poesia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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