Prima di raccontarvi del quartere Fuorigrotta è fondamentale che sappiate che un tempo tutta la zona che ora vedete era un territorio prettamente agricolo e isolato dal resto della città dalla collina di Posillipo .
L’intera area collegata alla città solo da alcuni trafori effettuati nella stessa collina, era un piccolo villaggio di campagna , denominato Marcianum , dove fin dal I secolo a.C. sorgeva una masseria che doveva trovarsi molto probabilmente in prossimità dell’attuale Via Terracina.
Intorno a questa masseria , sorsero lentamente molte altre aziende rurali e grandi complessi agricoli che diedero all’intero rione , un impronta nettamente agicola .
La gens Marcia , come venivano identificati gli abitanti del luogo , erano quindi dediti sopratutto alla coltivazione di una terra molto fertile resa tale dalla cenere eruttata da piccoli crateri sparsi per la valle , e favorita dalla ricca presenza di acque .
Essa, era una pianura vivamente coltivata , che si trovava a metà strada tra Puteolis e Neapolis ed era attraversata da un’antica via collinare detta ” Antiniana ” che conduceva verso le antiche colonie greche dei campi flegrei., mentre era completamente tagliata fuori dal contesto della città dalla grande collina tufacea di Posillipo.
Da Marcianum quindi la gente per entrare in città doveva percorrere una lunga strada che conduceva lungo tutta la collina e solo successivamente grazie all’architetto romano Lucio Cocceio ebbe la possibiltà di accorciare le distanze per la costruzione di un cunicolo che bucava la collina . Questo permetteva di attraversare rapidamente la collina per poi continuare il cammino in una strada che continuava fino all’attuale piazza Municipio ed entrare poi in città attraverso la porta di Piazza San Domenico.
Il quartiere fuorigrotta deve quindi il suo nome , come potete ora capire , alla sua posizione “al di fuori della grotta” (in latino foris cryptam) in riferimento al fatto che, sin dall’epoca romana esso era collegata da una o più grotte alla città.
La prima grotta, realizzata in epoca romana, era, quindi , come vi abbiamo accennato , la Cripta Neapolitana , ancora oggi visitabile nei tratti più esterni, ma non più percorribile per motivi di sicurezza, che collegava Fuorigrotta con Piedigrotta ( si trova nei pressi della tomba di Virgilio). , Essa era parte di un asse viario che collegava Napoli a Pozzuoli e all’l’area dei Campi Flegrei .
N.B. Attualmente sono invece utilizzate la galleria Laziale e il tunnel delle IV Giornate.
CURIOSITA’ : La Cripta neapolitana è la vecchia grotta che un tempo perforando la collina di Posillipo collegava la città con l’area flegrea . Essa , oggi non più agibile, ma ha un’antichissima origine ( II o III secolo a.c.) e consisteva in un cunicolo cosi’ basso che in alcuni punti i viandanti erano costretti a chinarsi per non urtare con il capo nella volta.
Secondo alcuni antichi testi essa era buia , polverosa e senza alcuna areazione a tal punto che per attraversarla bisognava fasciarsi la testa per non essere avvolti dalla polvere.
Ristrutturata ed ampliata alla fine del I secolo dall’architetto romano Lucio Cocceio , il cunicolo fu chiamato ” cripta Neapolitana ” ed indicata come ” grotta di Cocceio ” appunto dal nome del costruttore .
Una prima volta alla meta’ del 400, durante il regno di Alfonso I d’Aragona , ed una seconda volta un secolo dopo, durante il vice regno di Pietro de Toledo ” la cripta ” fu restaurata e resa piu’ alta mediante l’abbassamento del suolo che fu pure lastricato .
In epoche recenti altri restauri furono eseguiti ( da Carlo di Borbone e Ferdinando II ) finche’ essendo ormai inadatto alle nuove esigenze del traffico il traforo fu definitivamente abbandonato nel 1882 .
Dopo l ‘ ultimo restauro la grotta misurava 720 metri di lunghezza , dai 4,15 ai 6,65 metri di larghezza e dai 20 ai 25 metri di altezza ; quest’ultima misura era attuata ai due sbocchi.
CURIOSITA’: Una particolarita’ di questa grotta e’ quella di iniziare vicino alla tomba di Virgilio e terminare di fronte alla tomba di Leopardi . Il rapporto di questi due grandi poeti con la citta’ di Napoli fu intenso e per certi versi tormentato ; basta ricordare che il primo visse a lungo in citta’ e in epoca medioevale , la popolazione lo considero’ come un patrono attribuendogli poteri magici , legati alla leggenda dell’uovo che da’ il nome al Castel dell’ Ovo e ad un’ altra leggenda legata proprio alla Crypta Neapolitana dove pare che Virgilio avesse invocato dal nulla un gruppo di demoni infuocati affinche’ potessero scavargli la grotta in una sola notte .
Il secondo invece, vi mori’ in circostanze misteriose , forse di colera , ancora giovane nel 1837.
N.B. Il Parco Vergiliano , deve il suo nome alla tomba mausoleo di Virgilio , mentre la crypta neapolitana era in passato un leggendario epicentro di rituali iniziatici e culti orgiastici legati a divinità pagane .
La vecchia galleria di Cocceio era quindi anticamente l’unica strada percorribile e piu veloce che collegava Napoli con Pozzuoli senza percorrere l’intera collina . Solo nel 1571 venne aperta per volere del vicerè Rivera anche una nuova via di comunicazione denominata Via Regia . Essa arrivava dalla centro della città fino al litorale di Bagnoli per poi proseguire verso Pozzuoli.
Bagnoli con le sue terme molto famose e richieste fu determinante per aumentare ed incrementare i collegamenti con il centro della città , ma le vera svolta che diede nuovo impulso a tutta l’area fu certamente nel 1885 l’approvazione di uno specifico progetto comunale che intendeva ridurre la densità di popolazione e abitazioni nei rioni centrali di Napoli. Esso , alla ricerca di nuovi sbocchi abitativi , inserìva Fuorigrotta tra le aree di espansione urbanistica e concedeva di poter costruire una nuova edilizia sui terreni agricoli posti fuori dalla grotta . Da quel momento sorsero nella zona , tra il 1914 ed il 1939, il rione Duca d’Aosta e il rione Miraglia .
Tra il 1882 ed il 1885 , venne di conseguenza scavato, per meglio collegare la nuova area edilizia , un nuovo traforo poco distante dalla vecchia cripta neapolitana , che tuttavia incontro ‘ non poche difficolta’ per la diversita’ degli strati che compongono la massa di tufo della collina di Posillipo . Questa nuova galleria fu chiamata ” la grotta nuova ” e dopo la seconda guerra mondiale ” galleria delle quattro giornate “, in onore dei scugnizzi e dei napoletani che al prezzo della loro vita si batterono per liberare la città dai tedeschi. Essa fu scavata insieme alla gemella ” galleria laziale ” che deve il suo nome alla societa costruttrice ( appunto la societa’ laziale ) .
N.B. E’ interessante notare che alla grotta non riusciamo a dare il nome di uno dei tanti uomini che hanno illuminato la nostra citta’ e ci limitiamo a chiamarla …. laziale ….
Le due gallerie oggi , rappresentano la via più rapida per collegare la zona di Piedigrotta a Pozzuoli.
La galleria nuova, poi ribattezzata galleria delle IV giornate fu inaugurata nel 1884 ,Essa, costruita subito sotto alla cripta e parallela ad essa , collega Piedigrotta con Fuorigrotta .
La galleria laziale inaugurata nel 1925 passando attraverso la collina di Posillipo , collega invece Piazza Sannazzaro con via Caio Dulio ( sempre a Fuorigrotta ).
N.B.Altra importante galleria della nostra città è la Galleria della Vittoria, così denominata molto probabilmente perche dedicata alla battaglia di Lepanto del 1571, . Essa collega Via Acton con Via Chiatamone .
CURIOSITA’: Piedigrotta , oltre ad essere un luogo famoso perchè custodisce i resti dei due sommi poeti , e’ anche famosa per l’antichissimo culto della Vergine , le cui origini sono tante remote da confondersi tra il rito pagano dedicato a Priapo, dio della Fecondita’, che si svolgeva nella crypta Neapolitana e quello legato al culto mariano della Madonna del serpente ( o Madonna dell’Hidria ) diffuso gia’ da tempo nelle colonie della Magna Grecia.
Costruite le due nuove moderne galleria , il destino di Fuorigrotta fu da quel momento segnato . Il luogo lentamente incomiciò a perdere le sue origini rurali e di isolamento . Esso incominciò a mutare il suo aspetto . Si incominciarono a vedere non più quindi solo campi gestiti da famiglie di contadini , ma nuovi edifici edilizi di persone in cerca di nuovi spazi abitativi.
N.B. L’area prima della costruzione delle due galleria era una zona molto isolata e terreno favorevole di rifugio per malavitosi che spesso aggredivano i passanti , sopratutto nella scoscesa Via Canzanella , oggi intitolata a Caravaggio.
L’intera area divenne quindi oggetto in quel periodo , in una caotica frenesia costruttiva fatta a scapito delle residue masserie esistenti , di un notevolissimo insediamento edilizio che nel tempo hanno fatto del quartiere , una delle aree più densamente popolate, ma anche urbanisticamente più ordinate della città di Napoli. Nonostante infatti la modesta estensione, Fuorigrotta è sede di molti rioni( Rione Traiano, Rione Lauro, Rione Duca d’Aosta, Rione Miraglia, Rione La Loggetta, Rione Cavalleggeri d’Aosta ed infine Parco San Paolo ) .
Ma a dare un definitivo aspetto al quartiere fu il duce Mussolini che diede inizio alla costruzione , secondo una monumentale architettura fascista a tutto il complesso fieristico della Mostra d’Oltremare di Fuorigrotta e la stazione cumana di Piazzale Tecchio
La mostra , che aveva il compito di illustrare il lavoro italiano del regime svolto nelle sue colonie africane , venne aperta nel maggio del 1940, un mese prima quindi dell’entrata in guerra dell’Italia. Sull’intera area vennero costruiti 36 padiglioni destinati ad esposizioni, teatri, ristoranti, bar, fontane, impianti sportivi, ed aree attrezzate al verde .
Nel corso della guerra l’intero complesso subì vari bombardamenti , incendi e varie occupazioni , come quello tedesco e poi americano .
La Mostra d’Oltremare , ancora oggi presente , si estende su una superficie di 720. 000 metri quadri comprendente edifici di notevole interesse storico-architettonico, oltre a padiglioni espositivi più moderni, fontane (tra cui la monumentale Fontana dell’Esedra ) , un acquario tropicale, giardini con una grande varietà di specie arboree e un parco archeologico. Essa ancora oggi rappresenta insieme alla Fiera del Levante di Bari è una delle principali sedi fieristiche italiane e sicuramente la maggiore del mezzogiorno.
Caratterizzata da un prezioso parco arboreo, con alberi d’alto fusto e specie mediterranee e tropicali, importate negli anni ’40 dalle terre d’Oltremare, la mostra rappresenta oggi il parco al centro della Città di Napoli, dove cittadini e turisti possono fruire di una straordinaria area monumentale del ‘900, sicura e innovativa per vivere il tempo libero, lo sport e la cultura .
La Mostra, nata come Triennale d’Oltremare, fu ideata come “Esposizione Tematica Universale”, insieme al parco dell’Esposizione Universale di Roma (poi EUR ), ed allestita nel 1937 per ospitare una manifestazione diretta a celebrare l’espansione politica ed economica dell’ Italia fascista sui mari e nelle cosiddette terre d’oltremare.
La scelta della sua edificazione ricadde sull ‘attuale area di Fuorigrotta oltre che per la configurazione pianeggiante,del luogo anche per la vicinanza al mare ed alle zone archeologiche di Cuma ed Averno . Secondo i i promotori quest’area poteva assolvere meglio di qualunque altro luogo la funzione contemporanea di polo turistico e commerciale.
Il progetto, in questo modo, si poneva storicamente nell’ambito del più ampio programma per il rilancio della città che Mussolini aveva enunciato sotto lo slogan “Napoli deve vivere” ed aveva articolato nei famosi 5 punti elencati ai cittadini napoletani nel 1031 : “Agricoltura, Navigazione, Industria, Artigianato, Turismo”.
Inevitabilmente, la costruzione della Mostra influenzò tutto l’ambiente urbano circostante, che, se subì la demolizione dell’antico casale agricolo di Castellana, vide però la realizzazione di un vero e proprio centro direzionale e residenziale, il cui fulcro diventava il moderno Viale Augusto, un asse viario a due carreggiate separate da una larga aiuola centrale con palme e pini, progettato nel 1937 , come percorso monumentale di collegamento tra la galleria di Piedigrotta e la Mostra d’Oltremare . Essa , considerata oggi la pricipale strada del quartiere , conduce direttamente dall’uscita dela grotta fino al piazzale d’ingresso alla Mostra d’Oltremare.
Per costruire tutta la struttura occorsero appena sedici mesi. Realizzata su oltre 1.000.000 di m², constava di: 36 padiglioni espositivi; un palazzo degli uffici; un’arena all’aperto dalla capienza di più di 10.000 persone; due teatri; una piscina olimpionica; ristoranti e caffè; un parco divertimenti, un parco faunistico ed un acquario tropicale; una preesistente zona archeologica d’epoca romana, inclusa all’interno del perimetro. La Mostra , insomma , riproponeva nel suo assetto architettonico le caratteristiche delle colonie d’Oltremare in un contesto di evidente propaganda imperiale del regime .
Inaugurata ufficialmente il 9 maggio 1940 , dall’on. Vincenzo Tecchio , allora presidente della Mostra , terminò appena un mese dopo, a causa dell’inizio della II guerra mondiale e dei susseguenti bombardamenti che la colpirono con il 60% degli edifici che subì ingenti danni. Tale imprevisto evento determinò la totale chiusura dell’area, che fu lasciata in totale stato di abbandono alla fine del conflitto, a causa di motivi economici ma anche di tipo ideologico.
Nel 1948 l”ente Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare” fu trasformato in “ente Mostra d’Oltremare e del Lavoro Italiano nel Mondo”, iniziando la ricostruzione per la riapertura che avvenne nel giugno del 1952 . La nuova funzione dell’ente fieristico venne inizialmente identificata in quella di organizzare mostre documentarie sulle attività ed il lavoro italiano nel mondo, nonché in quella di perseguire finalità idonee alla promozione ed alla valorizzazione economica e turistica della città. Il fallimento economico della manifestazione, provocò un aggravamento della situazione finanziaria già molto precaria, che risultò irrimediabilmente compromessa e causò l’annullamento di tutti i progetti intrapresi.
La Mostra fu di nuovo chiusa, se non per alcuni spazi ed alcuni periodi; ciò dette avvio, soprattutto a partire dagli anni sessanta , ad un lungo ed inesorabile processo di spoliazione e decadimento, caratterizzato dall’uso parziale e improprio di molte strutture, dall’incuria delle zone a verde e, in particolare, dai danni provocati dall’occupazione dei suoli su cui vennero arbitrariamente insediati gli sfollati del terremoto del 1980 senza alcun rispetto per l’opera, all’insegna di una diffusa condizione di degrado, che raggiunse l’apice all’inizio degli anni novanta .
Dal gennaio 1999 il prezioso complesso fieristico, parte integrante del patrimonio storico-artistico della città, poté assurgere a nuova vita. L’Ente nel 2001 diviene ‘”Mostra d’Oltremare Spa”, nuova società di gestione, partecipata da Comune di Napoli, Regione Campania, Provincia di Napoli e Camera di commercio di Napoli , e ha dato inizio ad un sensibile programma di riqualificazione e valorizzazione, congiunto a un progetto di sviluppo economico-aziendale.
L’intera area fieristica è stata ultimamente sottoposta ad un’opera di profonda ristrutturazione che l’ha riportata nuovamente al livello di polo fieristico di interesse nazionale ed internazionale ed ora si sta per completare la sistemazione del nuovo Parco della cultura e del tempo libero, che, accanto al Parco Archeologico, al Parco Congressuale ed a quello Fieristico, rappresenterà uno dei quattro ambiti, quello più nuovo e innovativo, in cui si dividerà la Mostra in futuro
.La “Mostra” comprende inoltre strutture come l’Arena Flegrea, la più antica nel suo genere in Italia , il Teatro Mediterraneo, la piscina olimpica e la maestosa Fontana dell’Esedra.
CURIOSITA’: All’interno della mostra è presente un mausoleo sepolcrale a forma di tempietto con lesene in laterizio sormontato da capitelli . Ai suoi piedi possiamo osservare anche quello che resta della vecchia via Antiniana fatta di pietra vulcanica.
Al periodo fascista risale anche gran parte della toponomastica delle strade e dei vialoni del quartiere dedicati a personaggi dell’antica Roma (viale Augusto, via Giulio Cesare, via Caio Duilio, ecc.) e a personaggi e luoghi dell’epoca delle lotte contro l’Impero ottomano ( vie Andrea Doria ,Sebastiano Veniero, Francesco Morosini , Via Lepanto ).
N.B. Una delle strade più trafficate del quartiere è dedicata al celebre presidente americano John Fitzgerald che fu anche a Napoli nella celebre ed ultima visita che fece in Europa .
Nel periodo che andò dal 1926 al 1929, avvenne anche l’edificazione della chiesa di Santa Maria Immacolata , mentre verso la prima metà degli anni cinquanta avvenne la riedificazione della Nuova Parrocchia di San Vitale martire, edificata al posto di quella originaria, che era situata grossomodo fra le attuali Piazza Italia e Largo Lala, precedentemente abbattuta con molte proteste dei residenti, per consentire l’apertura del Viale di Augusto. Essa è nota in città per aver ospitato fino al 1939 , il sepolcro di Giacomo Leopardi , poi trasferito nel parco Verginiano ai piedi del costone di tufo di Posillipo .
CURIOSITA’ :La chiesa di San Vitale in Martire nel XIV , sorgeva originariamente più vicina alla grotta di Cocceio e venne edificata sui resti di un’omonima chiesa eretta forse in epoca bizantina. In essa vi fu sepolto, come vi abbiamo già detto temporaneamente, il poeta Giacomo Leopardi le cui spoglie riposano adesso a Piedigrotta nei pressi della tomba di Virgilio , Ricostruita in un luogo diverso ne XX secolo , essa attualmente conserva a testimonianza dell’antico splendore due grandi quadri di Paolo De Matteis che rappresentano il trionfo di Davide e il trionfo di Giuditta , Dell’antico presepe settecentesco un tempo vanto della chiesa purtroppo invece gran parte dei pastori sono stati trafugati.
Il cuore del quartiere è invece Piazzale Tecchio , dove oltre alla stazione ferroviaria e metropolitana dei Campi Flegrei , sono presenti anche numerosi edifici pubblici realizzati da grandi architetti del novecento , come il Palazzo degli uffici della Mostra d’oltramare , lo stadio Maradona ( ex San Paolo ) , la facoltà di ingegneria , il polo tecnologico del Cnr, e la stazione cumana.
Nonostante la sua modesta estensione, Fuorigrotta come potete osservare è la sede di numerosi istituti universitari e scientifici e rappresenta quindi oggi in città il centro degli eventi sportivi e fieristici napoletani, nonché la principale sede di concerti e convegni.
I principali impianti sportivi napoletani come lo stadio di calcio dedicato a Diego Armando Maradona, il palazzetto della pallacanestro PalaBarbuto , la piscina per la pallanuoto Scandone , l’ippodromo di Agnano ed il complesso polisportivo CUS Napoli sono tutti localizzati in questo quartiere.
Era inoltre presente un tempo anche lo Sferisterio Partenope ed il Palazzetto dello sport Mario Argento costruito per i Giochi del Mediterraneo all’inizio degli anni sessanta, che purtroppo chiuso per rifacimenti mai avvenuti, è stato in parte demolito per cominciare la prima parte dei lavori. Il progetto come spesso succede in questa città si è nel tempo arenato , lasciando la struttura a metà e in balìa del degrado.
Tra le strutture ricreative oltre al Palapartenope , sede di importante eventi musicali e teatrali , il quartiere offre numerose diverse e divertenti attrazioni come il Maxicinema The Space, il più grande cinema multisala di Napoli e tra i maggiori in Europa, uno dei più antichi zoo d’Italia e la famosa Edenlandia , considerato uno dei più antichi parchi di divertimenti in Italia.
In Via Marconi è inoltre presente il centro di produzione RAI , un auditorium per circa 600 spettatori , e l’Archivio Storico della canzone napoletana .
Nella vicina Via Terracina , in mezzo al traffico , pompe di benzina , affollati supermercati ed un cimitero , sono invece presenti alcuni scavi di epoca romana. Essi sono i resti di famose terme che sono stati riportati alla luce nel 1999 durante i lavori per la Mostra. esse erano alimentate dall’acquedotto del Serino ed erano probabilmente circondate da tabernee .
Bellissima nel complesso termale la decorazione del pavimento formata da un mosaico a tessere bianche e nere raffigurante due delfini natanti ed un animale marino fantastico
Le terme non sono però l’unica antica testimonianza del quartiere . Poco distante infatti da piazza Leopardi , nel recinto della scuola Silio Italico, è presente una stele in piperno del 1789 con su scritto un editto del Tribunale della Pubblica salute di Ferdinando IV, che obbligava tutti i mercanti provenienti dal paludoso lago di Agnano , in cui si coltivava canapa e lino , a fermarsi in quel punto ( largo pilastri ), pena due mesi di carcere e la perdita di carri e some . Il perchè era una epidemia di malaria che afflisse la città in quel periodo e costrinse all’asciugamento del lago ( oggo l’ex lago è solo un’enorme conca ).
Si trattava quindi un vero e proprio ammonimento per quanti ritornavano dal lago di Agnano con il proprio carico sistemato su carretti. L’avviso dice che chiunque proveniva da quell’area doveva sottoporsi a controllo e che i contravventori sarebbero stati puniti la prima volta con la reclusione, la seconda col sequestro del carretto.
A supporto delle autorità che qui effettuavano i controlli, sorgeva, poco distante, una torretta di avvistamento, chiamata appunto Torre Pilastri.
N.B. Per i Borbone l’area flegrea costituiva una fonte di guadagno importante, tanto da decidere per la costruzione della “Strada delle canapi Agnano-Miano”, che col suo nome ben chiariva il ruolo di questo asse viario. Il rischio di contagi richiedeva, però, il rispetto dei posti di blocco, per evitare che possibili morbi potessero poi estendersi dalle zone paludose alla città. In epoca successiva si decise che il semplice blocco non potesse servire ad arginare il rischio di contagi e quindi, nel 1870, si decise di prosciugare il lago di origine vulcanica sito ad Agnano. I braccianti non accettarono di buon grado la decisione e molte furono le rivolte, tutte poi represse. La lavorazione della canapa e del lino proseguì nell’area flegrea, ma nei laghi di Lucrino e di Fusaro.
Oggi , al contrario di tanti anni fa ,Fuorigrotta ( (Forerotta in napoletano ) è uno dei quartieri più collegati della città (attualmente vi sono addirittura tre linee ferroviarie), questo anche per il gran numero di persone che vengono attirate da concerti, partite di calcio, mostre e altri eventi.
E come se non bastasse , da qualche tempo è anche allo studio la possibilità (rimasta però sempre soltanto sulla carta) di ripristinare la vecchia funivia di Posillipo attiva negli anni quaranta e poi dismessa nel 1961 . Essa venne chiusa per via della crescente urbanizzazione della zona di Cavalleggeri, che metteva a rischio la sicurezza dell’impianto che a suo tempo collegava Fuorigrotta e la collina di Posillipo .
Un altro progetto prevederebbe la sostituzione della vecchia funivia con una funicolare , ma restano molti dubbi per via della fortissima pendenza da superare. In ogni caso oggi, per andare da Fuorigrotta a Posillipo (o viceversa), bisogna comunque passare da Mergellina, da Coroglio o dalla Loggetta : tutte zone spesso molto trafficate.
Il quartiere di Fuorigrotta è comunque sopratutto anche quel che resta dell’abbaglio nittiano di una Napoli industriale che inquinandola fece del vicino lungomare di Bagnoli un grande complesso siderurgico , destinando funzionalmente il territorio negli anni tra le due guerre , alla necessità di dare avvio alla costruzione di case operaie e popolari per la piccola e media borghesia impiegatizia.
L’intera area di Bagnoli e quella di Fuorigrotta vennero infatti in quel periodo destinate nell’utilizzo dei suoli ad un uso sociale abitativo sopratutto popolarare che ben poco lasciava alla bellezza architettonica dei suoi edifici .
Casermoni cementizi di rioni di case popolari , costruite in quel periodo, demarcano purtroppo ancora oggi in modo orrendo molta della trama stradale di Fuorigrotta, e purtroppo non tutti questi identici palazzi a ben vedere sono riconducibili a categorie del lavoro. Molti di questi sono infatti niente alto che case ultra popolari che dovevano ospitare almeno nelle intenzioni iniziali gran parte di sinistrati di guerra o, come nel caso del “Rione Lauro”, gli sfollati dalla zona dei Guantai Nuovi , ma che purtroppo divennero nei primi Anni ’50 solo il grande oggetto di una feroce speculazione edilizia.
Uno dei grandi esempi è il rione Traiano sorto in un’area di espansione prevista dal piano regolatore del 1958 e fortemente voluto dall’allora sindaco di Napoli Achille Lauro , (protagonista nella nostra città dei piu grandi obrobri edilizi) che ha influenzato l’urbanistica come tante altre costruzioni di quel periodo ( anni 50 ) la nostra città ( in senso negativo ) . Inizialmente il progetto era destinato per dare una dimora ai tanti abitanti della baraccopoli di Via Marina che si trovavano senza una senza casa dal dopoguerra, ma ben presto divenne una sorta di ghetto e speculazione edlizia nochè terreno di conquista della criminalità .
Quei tanti rioni costruiti a Fuorigrotta sono comunque solo l’espressione di un vasto progetto che l’Istituto fascista autonomo per le case popolari, inizialmente realizzò sull’intero territorio cittadino.Questi edifici essenziali nelle loro linee architettoniche, ma comodi, e almeno decorosi erano destinati alle classi meno abbienti e dovevano nel progetto iniziale soddisfare le aspirazioni degli operai e di chi successivamente. , subito dolo la guerra mondiale , era rimasto senza alloggio .
Sorsero così a Fuorigrotta , dall’idea imperialista di Mussolini strade e viali col nome di grandi Imperatori come Traiano, Adriano e Diocleziano e rioni popolari come quello di Nicola Miraglia e Duca d’Aosta, che almeno avevano ed anno ancora oggi , un corpo fabbrica di notevole impostazione architettonica .
Essi , pur essendo rioni popolari , appaiono quantomeno certamente un po’ piu eleganti, rispetto a quelli costruiti successivamente in piena speculazione edilizia .
CURIOSITA’ : La costruzione di maestosi edifici che potessero meglio accogliere i cittadini in epoca fascista , era non soltanto funzionale al raggiungimento di tale obiettivo, ma serviva anche allo scopo di dare agli italiani un’immagine forte, moderna e grandiosa del regime. A tal proposito la romanità divenne uno dei principali strumenti simbolici del fascismo che l’adottò per definire la sua individualità politica, la sua organizzazione, il suo stile di vita e gli obiettivi della sua azione. Il mito di Roma nella cultura e nella politica del regime fascista divenne il modo con il quale intitolare strade , costruire ponti , palazzi o monumenti . Essi dovevano rappresentare lo spazio dove si sarebbe dovuta manifestare la grandezza dello spirito latino ed una fonte inesauribile di forza e di grandezza .
Dopo la grande guerra, uno dei più grandi problemi della nostra città era prpprio quello degli alloggi e la grande disponibilità di superfici libere, nell’ area di Fuorigrotta, sembrò ai politici dell’epoca , il puogo ideale per contrastare il fenomeno dell’urbanizzazione espansionistica a macchia d’olio della città.
Si iniziaro cosi a lottizzare intere aree prima agricole con la costruzione di case ultrapopolaricome quelle di via Campegna, e l’urbanizzazione di tutta la zona di Cavalleggeri Aosta , destinata inizialmente dal piano regolatore ad attrezzature sportive e militari.
N.B. Negli stessi anni, tra Fuorigrotta e Soccavo, l’Iacp realizzava il quartiere Ina-Casa “La Loggetta”, considerato a quei tempi, la più felice tra le realizzazioni nel campo dell’edilizia popolare per la sua organicità di funzioni: oltre 750 alloggi e tutti i servizi sociali.
Neli anni 60 l’intera area di Fuorigrotta divenne un cantiere aperto le cui costruzioni interessavano ampie aree a via Consalvo, viale di Augusto, via degli Scipioni, via Giulio Cesare,e via Lepanto ed in poco tempo , solo a metà degli anni ’60 le opere di edilizia popolare a Fuorigrotta potevano dirsi sostanzialmente concluse. ma a quale costo urbanistico e sociale ?
Gli edifici di edilizia popolare di Fuorigrotta a distanza di tanti anni , continuano a raccontarci le storie di una Napoli che aveva una gran voglia di tornare ad essere protagonista del proprio destino, e buttare alle spalle gli anni duri e drammatici della guerra. Ma le stesse palazzine popolari hanno poi dovuto fare i conti con la scarsità dei poli di aggregazione sociale di un territorio emarginato e abbondonato a se stesso ,in una una fitta rete di relazioni malavitose spesso caratterizzato da assenza di lavoro., solitudine , insicurezza e paura .
Perchè come diceva il grande presidente degli Stti Uniti Franklin D. Roosevelt :
“La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza . La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature .”