L’antica città di Aversa si trova localizzata a meno di circa 20 Km da Napoli , al centro di quella che un tempo , prima dell’avvento dei Savoia veniva considerata una grande Terra di lavoro e per questo soprannominata Campania Felix . Una  vasta area rurale  situato in un  territorio pianeggiante conosciuto come agro aversano le cui fertili campagne hanno permesso per secoli alle diverse popolazioni residenti , di fare  dell’agricoltura la principale fonte di sostegno familiare .

Il nome della città deriva dal luogo della sua fondazione Sancti Pauli ad Aerze . Questo nome richiama quello di Velsu , una delle dodici antiche città etrusche non ancora individuate .Con il passare delle generazioni il nome è stato poi corretto in Verzelus Versaro e successivamente in Averse.

 

 

Fondata nel 1022  per mano normanna,  l’ antica contea  di Aversa è oggi   insieme ad altri comuni limitrofi ,  un importante Polo produttivo della filiera tessile e calzaturiera anche se a darle notorietà sono sopratutto la lavorazione della mozzarella, del vino Asprinio  e la produzione del famoso  tipico dolce chiamato ”  la polacca “.

 

La cittadina è anche famosa  per aver dato i natali ai grandi  musicisti e compositori  Niccolò Jommelli e Domenico Cimarosa  considerati oggi sicuramente tra i massimi esponenti del Settecento musicale napoletano , e all’epoca molto ricercati e venerati per la grandezza della loro arte dalle corti di tutta a Europa .

Domenico Cimarosa  , unanimemente riconosciuto  come il maggior compositore di opere comiche  ( opere buffe ) del settecento napoletano è anche il personaggio che ha dato il nome all’unico  teatro presente in città che  Inizialmente quando venne  costruito ( 1884 ) era una semplice struttura in legno  adibito a semplice cafè chantant . Venne poi successivamente riedificato nel 1924  secondo il  gusto liberty tipico  dell’epoca  , ottenendo  in tal modo il titolo  di prima struttura dell’Italia meridionale fatta in questo stile  .

Monumento a Domenico Cimarosa opera di Francesco Jerace  

 

Il primitivo nucleo urbano della città era cinto da soli fossati e terrapieni senza alcuna struttura fortificata che avvenne solo in un successivo momento quando venne programmata la costruzione di più idonee strutture di difesa e la costruzione da parte di Rainulfo di un castello fortificato di cui oggi purtroppo non rimangono tracce . Lungo la cinta muraria furono poste cinque porte : La porta di Santa Maria , quella di San Giovanni , quella di San Nicola, di Sant’Andrea ed infine quella di Portanova.
Oggi purtroppo gli unici testimoni delle antiche porte che cingevano la città di Aversa sono i resti di Porta San Nicola e Porta San Giovanni situata nella omonima via dove un tempo si trovava il borgo dei pescatori del Lago Patria soggetti al monastero di San Lorenzo .
I due maggiori poli intorno a cui confluiva la popolazione sono stati per secoli la cattedrale ed un castello che fu costruito intorno al 1300 per volere degli allora sovrani svevi. Questo si trovava nel luogo dove attualmente si trova la chiesa dei S.S. Filippo e Giacomo ( chiesa di Casaluce ) che era la cappella del castello . Composto da quattro torri merliate fu poi dimora dei d’Angiò divenendo famoso alle cronache per l’assassinio di Andrea d’Ungheria consorte della Regina Giovanna . Fu ceduta ai padri Celestini nel 1364 e poi ridotto e trasformato ad abitazione nel 1807 in modo così barbaro da perdere le tracce dell’antico castello ( possiamo scorgere poche e confuse tracce nella centralissima Via Roma ).

 

Ma  andiamo con  ordine :
Tutto nacque quando un gruppo di guerrieri mercenari normanni con a capo Rainulfo di Drangot mentre si trovavano  di passaggio a Gaeta vennero  contattati dal duca di Napoli Sergio IV  che chiese loro  aiuto per riconquistare la città di Napoli, momentaneamente occupata dai longobardi.
In quel tempo la Normandia era particolarmente sovrappopolata e molti normanni, incominciarono ad emigrare nel mediterraneo alla ricerca di altre  terre ( in particolare verso  l’Italia Meridionale ). Erano intrepidi marinai nonchè coraggiosi guerrieri di stirpe germanica e spinti dalla loro natura avventurosa veleggiavano nel mediterraneo offrivano il loro braccio mercenario a chiunque lo richiedeva.
Nel 1029 il principe longobardo Pandolfo IV, signore di Capua per vendicarsi del duca di Napoli che aveva dato asilo ad un suo rivale, aveva  occupato la città di Napoli e costretto il duca Sergio IV a fuggire per Gaeta.Sergio una volta contrattato l’aiuto di Rainulfo di Drangot riusci, poi  grazie al normanno ed ai suoi guerrieri, a riconquistare di nuovo la città di Napoli.In compenso dell’aiuto , Rainulfo ebbe da Sergio la povera borgata di Aversa,  ed il titolo di Conte.
Essendo a metà strada tra Napoli e Capua, la borgata occupata dai normanni poteva costituire nelle intenzioni di Sergio, un valido baluardo tra lui e il suo nemico. I calcoli di Sergio però si rivelarono ben presto inesatti. Il Conte Rainulfo scelse come luogo di residenza per i normanni un piccolo castello bizantino presente in un casale denominato ‘ Sancti Pauli at Averse ‘ (per la presenza originariamente di  una piccola chiesetta dedicata al santo Apostolo) e  dopo averlo circondato  di fossati ed averlo munito di mura e torri facendone una vera e propria fortezza, incominciò a chiamare altri compatrioti a popolarla allettandoli con promesse di facili conquiste e decantando l’amenità dei luoghi.
Il tratto di regione ottenuto infatti era una pianura fertilissima cosparsa di ville e casati , posto in felice posizione strategica a dominio di importanti vie di comunicazioni verso Napoli , Pozzuoli e sopratutto verso il mare.
All’epoca il meridione era diviso tra più popoli: gli arabi in Sicilia, i bizantini in Puglia e Calabria, i longobardi in Benevento, Capua e Salerno. Napoli, Sorrento, Gaeta, Amalfi erano dei Ducati autonomi e lo Stato Pontificio era indipendente.
Aversa divenne in poco tempo il centro dell’espansione normanna che dilagò in Campania, Lucania, Capitanata e Sicilia, spazzando via tutte le Signorie locali ed in poco più di due decenni, nel 1530, i nuovi venuti erano padroni di quasi tutta l’Italia Meridionale che per la prima volta era unita sotto un solo sovrano.
Questo fu possibile grazie anche alle rivalità esistente tra i principi di Capua, Salerno e Benevento i quali invece di riunire le proprie forze contro un comune nemico si logoravano con lotte inutili tra loro.
Per le terre soggette all’Impero d’Oriente fu ancora più facile. Le località erano presiedute da poche forze bizantine ed i nativi erano poco disposti a combattere per conservare le terre ad un dominatore piuttosto che ad un altro.
Il borgo di Aversa , diventato la prima contea dei Normanni in Italia divenne quindi in pochi anni una città forte ed un’importante base militare strategica da cui i normanni furono in grado di sottomettere tutto il meridione dando così vita al Regno di Sicilia. Il possesso di questo immenso territorio fu definitivamente sancito nel 1038 quando Rainulfo ottenne l’investitura imperiale da Corrado II riconoscendosi suo fedele vassallo .
Il papa Leone IX non vedeva di buon occhio l’ascesa dei normanni che non sottomessi al papato si erano impadroniti di terre senza la sua concessione . Egli considerava i normanni solo dei barbari avventurieri , prepotenti e crudeli . Deciso a liberarsi di loro si mise lui stesso a capo di un potente esercito al fine di combattere e scacciare una volta per sempre dall’intera Italia i normanni. Mosse quindi risolutamente con il suo enorme esercito contro  il ben più esiguo raggruppamento normanno da cui subì una sonora sconfitta. Il papa fu costretto a rifugiarsi nella  cittadella di Civitate nel beneventano e  una volta accerchiato costretto ad arrendersi . Fatto prigioniero , venne tuttavia trattato astutamente non da prigioniero ma con onore dai stessi normanni che arrivarono a prostarsi addirittura in ginocchio davanti a lui chiedendo perdono e scortandolo poi  a Roma . Tale ossequioso comportamento determinò il totale capovolgimento della politica papale verso i normanni .Il primo passo fu togliere loro la scomunica papale e concedere poi la sede episcopale alla contea di Aversa ( investitura a diocesi ), dichiarandola esente e mettendola sotto la diretta protezione papale.
Dopo la dinastia normanna e quella Sveva , la città visse un lungo periodo florido sotto gli Angioini anche se inizialmente il rapporto non nacque sotto buoni auspici . Quando infatti Carlo I d’Angiò , dopo la vittoria di Benevento marciava trionfalmente verso Napoli , appena eletta nuova capitale del regno , in prossimità di Aversa fu avvicinato da una delegazione di 18 cavalieri napoletani guidati dal nobile Francesco Loffredo per consegnargli le chiavi della capitale.
Nella città di Aversa dopo  il benvenuto dei sudditi  gli vennero consegnate le chiavi ma  contemporaneamente scoppiò in città una violenta agitazione capeggiata da un gruppo di  nobili con a capo Riccardo Rebursa che fedeli alla causa normanna tentavano di favorire l’ascesa al trono di Corradino di Svevia . Sedata la rivolta , i nobili aversani vennero tutti condannati al carcere e privati di ogni loro bene , mentre il nobile feudatario Rebursa venne condannato a morte e decapitato.Alla madre e alla moglie del Rebursa venne comunque concesso di continuare a dimorare nell’edificio di Borgo Sant’Andrea , posto fuori le mura della città dove le due nobildonne ( Altrude e Margherita ) per la loro devozione a San Francesco e Santa Chiara si diedero a trasformare in un complesso conventuale , dapprima con una chiesa dedicata ai due santi e poi ad un monastero per clarisse .
Gli angioini  amavano trascorrere  lunghi periodi nella cittadina dove si trasferivano spesso con tutta  la corte al seguito,  in un castello reale di cui oggi restano solo poche tracce nella centralissima Via Roma ( nei pressi della parrocchia della Madonna di Casaluce ) . 
Essi scelsero questi luoghi come meta per la caccia . Fù   particolarmente frequentata fra  tutti gli angioini dalla regina Giovanna I che tra tanti luoghi scelse Aversa come sua sede preferita .

E proprio in questo castello angioino  avvenne il delitto del marito principe consorte Andrea d’Ungheria a cui Giovanna era andata in sposa appena diciassettenne .Quì si consumò una delle pagine più cruente della storia del XIV. secolo.  Alcuni nobili napoletani capeggiati probabilmente da Carlo di Durazzo  , pretendente al trono di Napoli , forse in congiura con la stessa regina Giovanna I, uccisero, lanciandolo da una finestra , il principe consorte della Regina Andrea d ‘ Ungheria .  

Il cruento assassinio del giovane principe non rimase impunito. Il fratello, cioè  il re  Luigi d’Ungheria , con tutto il suo  esercito scese in  Italia allo scopo di vendicare il fratello  , e dopo aver attraversato l’intera penisola, si fermò nel castello di Aversa. Qui tramò la sua vendetta, con Giovanna I che scappò ad Avignone  , ed i nobili, invitati ad un pretestuoso banchetto di riconciliazioni, incarcerati e sommariamente processati. Addirittura Carlo di  Durazzo si dice sia stato fu impiccato dalla stessa finestra del principe ungherese.

Il matrimonio tra i due reali era un vero e proprio fallimento, non solo per la giovane eta’ dei due sposi ma per la loro diversità di carattere e sopratutto di cultura. Erano difatti due persone totalmente diverse: rozzo e ignorante lui, raffinata e colta lei.

Bisogna anche dire che già’ prima che fosse regina Giovanna  intratteneva un rapporto intimo con il cugino Luigi di Taranto, figlio di Caterina II di Courtenay.  Andrea, era stato informato da alcune voci compiacenti dei trascorsi amori a corte di Giovanna , prima con Roberto e più recentemente con Luigi di Taranto e lui pur sopportando la doppia umiliazione di principe consorte e di marito tradito faceva buon viso a cattivo gioco, in attesa della vendetta di quando sarebbe diventato re. Egli infatti era da qualche tempo in attesa di una  bolla papale che autorizzava la sua incoronarazione , liberandolo finalmente dal mal sopportato ruolo di ‘ principe consorte ‘ senza poteri decisionali come il testamento di re Roberto aveva sancito. Egli per questo contava sul suo potente fratello Luigi, succeduto al padre sul trono d’Ungheria, che a tale scopo, aveva già ‘ intrapreso un’energica azione presso il papa, ottenendone una mezza promessa. Gli fu quindi consigliato di mordere il freno allo scopo di riavvicinarsi al talamo coniugale e procreare un erede (cosa che gli garantiva il trono).

Il papa aveva promesso che in qualche modo nel tempo avrebbe rivisto le iniziali posizioni e questa notizia una volta giunta a Napoli creo’ non poche apprensioni in tutta la corte che vedeva minacciato il loro potere al punto che in molti incominciarono a pensare di organizzare una congiura contro il re. La notizia poi che la regina era incinta e che quindi a questo punto il papa non avrebbe più’ indugiato ad inviare la bolla per l’incoronazione di Andrea fece precipitare gli eventi.Il 18 settembre del 1345 , la coppia regale , col suo seguito di dame e cavalieri , arrivata tardi nella residenza aversana , dopo un lauto banchetto si ritirò nei rispettivi appartamenti . A notte inoltrata Andrea fu svegliato col pretesto di urgenti comunicazioni . Un  messaggero  venuto da Napoli,  busso’  alla porta dell’appartamento reale con importanti ed urgenti notizie. Andrea che effettivamente aspettava le lettere papali per la sua incoronazione (infatti quando giunsero portavano la data del 20 settembre) non sospettando nulla , ancora assonnato , sommariamente vestito e disarmato usci ‘ e si trovo’ in mezzo ad una tragica imboscata ordita dai  suoi assassini. Braccia vigorose lo tennero fermo, un bavaglio soffoco’ le sue grida ed un laccio di seta intrecciato gli fu stretto intorno al collo finchè la vita non l’abbandonò. Il cadavere fu gettato dall’alto dal terrazzo nel giardino sottostante.L’ episodio fece molto clamore nelle città di Aversa e sopratutto Napoli e provoco’ lo sdegno del popolo che chiese a gran voce i nomi dei responsabili.

Gli autori del delitto non furono identificati, ma è molto probabile che la responsabilità ricada in primo luogo sull’ambiziosa zia e sui cugini della regina, Caterina di Courtenay duchessa di Taranto e i suoi figli Roberto e Ludovico Roberto  ( Roberto già poche settimane dopo il crimine chiese al pontefice la mano di Giovanna).Subito dopo il delitto fu arrestato un servo addetto alla persona del principe, Tommaso Mambricco, che messo alla tortura aveva confessato tutto ciò che i suoi accusatori avevano voluto fargli confessare, poi strappandogli la lingua, per evitare qualche altra rivelazione compromettente per personaggi in alto loco, era stato fatto morire straziato da tenaglie roventi sulla Piazza di Aversa davanti al popolo. Questa sommaria esecuzione non aveva soddisfatto nessuno, e il popolo capendo che qualcosa si nascondeva promuoveva sommosse ogni giorno sempre più violente con l’ intento di avere giustizia e verità. Il pontefice ordinò di conseguenza un’inchiesta sul delittoSottoposti alla tortura furono indicati come colpevoli dell’assassinio di Andrea alcuni personaggi della sua corte ed alcuni nobili, tra essi: Filippa Cabanni, suo figlio Roberto e la nipote Sancia con il marito Carlo Gambatesa conte di Morcone.I Cabanna erano assurti a grande potenza da umile condizione e in particolare Filippa ‘la catanese’ era stata la balia di Roberto e Ludovico d’Angio mentre i suoi figli Roberto e Sancia godevano i favori di Giovanna essendone secondo alcuni il primo l’amante (o secondo altri il piu’ grande amico di infanzia) e l’altra l’amica più intima. Giovanna dopo lunghi tentennamenti e lunghe esitazioni dovette cedere, anche se a malincuore, alla violenza e consegnare i malcapitati. Sottoposti alla tortura, tutti e tre ammisero la partecipazione al delitto. Consegnati al gran giustiziere del Regno Bertrando Del Balzo, furono incarcerati nel Castel dell’Ovo, e dopo aver di nuovo ammesso, sempre di nuovo sotto la tortura, la partecipazione all’assassinio di Andrea d’Ungheria vennero condannati a morte.

A nulla valse l’intervento della regina Giovanna in loro favore.Filippa, ormai in età avanzata, non sopportando le durezze del carcere vi morì per i maltrattamenti subiti prima dell’istruzione del processo, tra il 10 marzo e il 2 agosto 1346, giorno nel quale suo figlio Roberto salì sul patibolo.

Roberto Cabanni, privato dei beni e delle dignità, fu condannato a morte e giustiziato a Napoli il 2 agosto 1346, dopo aver subìto atroci tormenti. Il popolo finalmente si placo’ con l’ esecuzione dei presunti colpevoli, ma questo non servi’ a placare invece la collera di Luigi d’Ungheria che credeva fortemente nella colpevolezza della regina e voleva punirla. Organizzo’ quindi una vera e propria spedizione  per invadere Napoli e attuare la sua vendetta contro la regina accusata di essere la vere colpevole del delitto.Giovanna aveva sempre affermato che il marito era uscito per prendere un po’ d’aria e che lei, dopo aver atteso un certo tempo che rientrasse, si era addormentata e non aveva udito nulla ma nei messaggi inviati in Ungheria dai cavalieri al seguito di Andrea la regina era apertamente accusata di uxoricidio. Nessuna prova pero’, nè allora nè in seguito, fu possibile produrre per convalidare l’accusa e tre mesi dopo Giovanna dava alla luce un bambino al quale fu dato il nome del suo avo : Carlo Martello. L’ evento che in altri tempi avrebbe avuto grande risonanza nel regno, passo’ quasi inosservato perché ‘ il popolo tumultuava quasi ogni giorno chiedendo la punizione degli assassini di Andrea.Il re Luigi d’Ungheria , a capo del suo esercito scese quindi in Italia allo scopo di vendicare il fratello Andrea e dopo aver attraversato l’intera penisola si fermò nel castello di Aversa . Preso possesso della città , convocò tutti i baroni e tutti i cortigiani con il pretesto di un grande banchetto di riconciliazione . La regina Giovanna , però intuendo le reali intenzioni dell’astuto cognato preferì rifugiarsi in Provenza ad Avignone , Concluso il banchetto infatti il re ungherese scatenò la sua devastante ira compiendo un’orrenda strage di quanti riteneva colpevoli e responsabili dell’uccisione del fratello , mentre le truppe del suo esercito funestavano la città aversana con rovinosi saccheggi e razzie .Nel periodo Angioino  si ebbe comunque un ulteriore ampliamento della città e del suo tracciato murario . Nacquero comunque in città numerose chiese e monasteri come quella di San Luigi dei francesi ( oggi dedicata a San Domenico ) e quella di San Nicola per non dimenticare la Real Casa dell’Annunziata  con funzioni dapprima di  solo  istituto benefico ed orfanotrofio ed in seguito anche con funzioni di  ospedale psichiatrico. 

 

L’ antica  chiesa di San Domenico ,invece  , oggi non visitabile è stata   purtroppo nel tempo completamente devastata dai furti  e  nulla rimane delle sue opere  se non  la sua bella facciata in stile barocco opera del’architetto Filippo Raguzzini.

Nel periodo  aragonese  la città pur continuando  a godere di alcuni privilegi perse gran parte della  sua importanza in seguito al totale spopolamento della cittadina   dovuto alla terribile epidemia di  peste  che  dilagò  nel 1503  . Questo avvenimento causò la perdita di buona parte della popolazione.  Da quel momento  Aversa perse il suo ruolo centrale e divenne sostanzialmente uno dei tanti centri periferici della zona .Il  periodo aragonese  fu comunque anche il periodo  della costruzione di un nuovo castello  e la conseguente nascita della nuova  Porta Castello .

Il maestoso Castello  Aragonese),  oggi ottimamente ristrutturato , e dotato di spesse mura quadrate, che dall’alto delle sue quattro torri domina la zona circostante,  sorse nei pressi della chiesa di Santa Maria a Piazza, e fu dimora e rifugio di svariati principi, regine famose, regnanti e semplici capitani di ventura, tra cui si ricordano  la regina di Napoli  Giovanna d’Angiò  e Giacomo Attendolo  , padre del più conosciuto Francesco I di Sforza. Nel XVIII Carlo di Borbone viste le sue rovinate condizioni affidò la sua restaurazione al noto architetto Luigi Vanvitelli per farne un Quartiere di Cavalleria .L’ antica  chiesa di Santa Maria a Piazza,  era presente in Aversa prima dell’arrivo dei normanni e a seguito di un disastroso terremoto il suo originale impianto romanico venne rifatto secondo uno stile tipicamente gotico. ancora oggi visibile . La sua facciata mostra tre portali con arco ogivale e la sua copertura chiare influenze arabo-bizantine forse fatte da colonie di commercianti amalfitani che si erano stabiliti nelle adiacenze della chiesa.  Possiamo considerarla certamente la più antica  chiesa di Aversa e  si trova in piazza del mercato pubblico .
Sul finire del  XIX  il castello era  purtroppo nuovamente  abbandonato ed in rovina e solo nel  1931 ritornò alla ribalta grazie a Filippo Saporito  che, dopo averlo fatto restaurare, lo adibì a casa di cura e custodia per imputati condannati parzialmente in quanto affetti da forme di malattia mentale, divenendo così un carcere giudiziario (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) tra i più famosi d’Italia. È stato sede della “Scuola di Formazione e Aggiornamento dell’Amministrazione Penitenziaria”, ed è attualmente sede del tribunale di Napoli nord, che ha preso il posto della scuola.

 

Nel periodo spagnolo il colpo di grazia al lento declino della città  lo diede ulteriormente la terribile peste del 1656 che causando  la perdita di buona parte della popolazione portò ad un importante calo demografico e notevoli  ristrettezze economiche seguito da un  grosso freno dello sviluppo .

Durante il periodo borbonico Aversa ospitò nel palazzo Ventignano ( 1734 ) re Carlo di Borbone , mentre nel breve periodo francese molti ordini e beni ecclesiastici passati allo stato , scomparvero . Nel 1813 i frati minori lasciarono il convento della Maddalena che fu occupato dall’Ospedale psichiatrico , mentre il convento di San Lorenzo fu trasformato in orfanotrofio militare .Gioacchino Murat , re di Napoli ebbe le chiavi della città e fondò comunque  il convitto delle Orfanelle di Sant’Agostino e l’ ìistituzione del Banco dei pegni .
Agli inizi dell’800  avvenne anche  purtroppo  l’abbattimento della cinta muraria e delle porte, che erano viste come un impedimento e  una presenza conflittuale con gli ideali di modernità e di igienità.
Quando  nel 1815 ritornò Ferdinando  vi furono numerosi  malcontenti che portarono a veri e propri moti che portarono tra l’altro ad un  importante evento che  avvenne nel 1821.  In seguito ai tumulti per malcontento popolare venne infatti  prima tentato di imprigionare e poi ucciso il vescovo Tommasi.  Nel 1825 molti rivoluzionari furono catturati :  tra questi ricordiamo il letterato Raffaelle Lucarelli e sopratutto Andrea Infante ricordato come martire della libertà italiana .Nel 1860 prima della battaglia del Volturno Giuseppe Garibaldi sostò nell’attuale  Palazzo Golia .Egli in cerca di finanziamenti che potessero meglio equipaggiare il proprio esercito si era rivolto alla nobile famiglia dei Baroni Ricciardi Serafini de Conciliis , allora proprietari del bellissimo edificio in Via Seggio oggi denominato palazzo Golia . La nobile famiglia , attraversando un non propizio momento economico non pote’ comunque soddisfare le richieste del Generale che vennero invece accolte da un ricco loro inquilino commerciante . Garibaldi promise la restituzione della somma prestata da parte dello Stato Sabaudo ad un tasso centuplicato ( tanto i soldi non erano i suoi ma quelli del conquistato regno borbonico ).La moglie del commerciante allora intuito l’affare impegnò tutta la sua dote paterna e dobbiamo dire che la donna fu davvero lungimirante perchè a conquista ottenuta lo stato Sabaudo , tenendo fede alla parola data restituì tutto il debito al tasso promesso. Una bella fortuna per la famiglia Motti che le permise di acquistare il proprio negozio ed il palazzo della servitù dai nobili de Conciliis.Garibaldi pernottò nella dimora dei de Conciliis e all ‘indomani partì per quella decisiva battaglia che portò come sappiamo la sconfitta dell’esercito borbonico e la definitiva conquista delle Due Sicilie da parte dei Savoia . All’esercito piemontese una volta sopraggiunto non restò altro che completare l’impresa conquistando Capua e Gaeta .Il  Palazzo Golia , già appartenuto ai Baroni Ricciardi Serafino : notate il pregevole  scalone in pietra vesuviana che conduce al piano superioreSul suo ampio cortile interno possiamo ammirare una statua raffigurante la Campania Felix ed un bel giardino pensile con piante secolariPurtroppo con l’avvento dei Savoia la cittadina di Aversa così come tutto il meridione non ebbero grandi benefici . Tutte le terre della Campania Felix  e del resto del meridione furono lentamente abbandonate dai contadini . I Piemontesi infatti appena dopo aver fagocitato il Regno delle Due Sicilie provvidero subito ad abolire gli ” usi civici ” e per far cassa vendettero tutte le terre ai ricchi borghesi incrementando il latifondo .Gli ” usi civici ” era un diritto concesso dai Borbone ai contadini , al fine di farli vivere dignitosamente . Essi infatti potevano grazie a questo diritto poter usufruire gratuitamente delle terre del demanio per coltivare, piantare , fare pascolare le greggi e tagliare legno.Inoltre introdussero una legge che obbligava i figli maschi ad effettuare un servizio militare di leva nell’esercito sabaudo per sette anni consecutivi  , la qual cosa sottraeva forti e giovani braccia e forza di lavoro ai poveri contadini che finirono letteralmente sul lastrico , costringendo a chi era obbligato ad accontentandosi per poter sopravvivere di lavorare la propria terra per i ricchi nuovi proprietari .Tutto questo ovviamente comportò un nuovo forte impulso al brigantaggio da parte di chi apertamente si ribellava ai proprietari terrieri del latifondo non accettando i loro soprusi perpetrati ed il loro modo di spadroneggiare su terre faticosamente lavorate da braccia che spesso non riuscivano a percepire nessun provento del loro lavoro se non quello stabilito dal padrone di turno.Ad ingrandire le fila del brigantaggio erano anche i tanti giovani ragazzi che  rifiutarono di fare il  lungo servizio di leva per i Savoia .Il risultato finale fu disastroso : terre abbandonate , incremento di un  brigantaggio sempre più incazzato e sopratutto origine del triste fenomeno della emigrazione .In un territorio in cui le risorse economiche  maggiori venivano dalla lavorazione delle terre tutto questo portò ad un lento declino della città e l’inizio di un lungo oblio.Il calo demografico e le ristrettezze economiche determinarono un importante freno dello sviluppo. trascinatosi tra effimeri politicanti  fino a qualche decennio fa.Come tutte le città subì pesantemente il conflitto mondiale  e finito lo stesso richiamò l’interesse delle cronache  per la condanna e le successiva fucilazione  nel dicembre 1945 del generale della Wehrmacht Anton Doster reo di  aver commesso un grave crimine di guerra facendo fucilare i soldati alleati prigionieri di guerra .

 

Simbolo della città’ di Aversa e’ la maestosa Porta Napoli costituita dal possente arco dell’Annunziata  su cui è’ posto un grande orologio con due diversi quadrati . Questa diversità’ dell’orologio che mostra due diversi volti ha dato luogo nel tempo al colorito modo di descrivere gli aversani accusati di essere opportunisti e di avere una  doppia faccia ‘ . Il grande arco venne costruito per collegare la Reale Casa Santa dell’Annunziata con la nuova torre campanaria che venne realizzata nel 1712 in sostituzione di una demolita fatiscente e antica torre del 400 .

La Reale Casa Santa , rappresenta un antico bellissimo edificio sorto agli inizi del 1300 per assistere gli infermi e accogliete orfani   nonchè preparare le giovani una volta educate  all’eventuale matrimonio . L’edificio mostra un bellissimo portale d’ ingresso decorato con sculture medioevali  ed un magnifico arco marmoreo rinascimentale . Nel suo interno oltrepassato il cortile , si trova la chiesa della S.S. Annunziata  cui si accede attraverso un elegante pronao diviso in tre campare da quattro colonne corinzie .

La chiesa a navata unica con 12 cappelle laterali , appare tipicamente in stile barocco arredato con numerose pregevoli  tele dei fratelli Simonelli  ( 38 tele ) , una di Marco Pino da Siena , ( deposizione di Cristo dalla croce ) una di Francesco Solimena ( adorazione dei pastori ) ed una bellissima Annunciazione di Francesco Maglione .

 

 

Altro grande simbolo della città si trova nel cuore del suo antico borgo  . Si tratta del maestoso Duomo di Aversa   (  conosciuto anche con il nome di Cattedrale di San Paolo ) situato  nella sua piccola omonima piazzetta , Esso fu  costruito dai Normanni  nel 1053  e  rappresenta una delle maggiori testimonianze di arte normanna in Italia . Venne eretta sull’antica cappella già presente di Sanctum Paulum at Averse ed i suoi lavori ebbero inizio  per mano dell’allora re Riccardo I  Drengot per essere completati  solo molti anni dopo, nel 1090, ad opera di suo figlio Giordano . La sua edificazione avvenne contestualmente alla istituzione della diocesi nel sito di Aversa per volere di papa Leone IX motivo per cui I primi Vescovi furono Normanni e come usanza d’arte d’oltralpe,  essi edificarono  il deambulatorio,  che oggi ammiriamo ancora intatto. Il deambulatorio (con cappelle radiali e volte costolonate a crociera)  infatti conferisce alla cattedrale una particolare pecularietà che la  rende paragonabile di fatto  soltanto alle  chiese transalpine.( In Italia sono presenti  solo altri pochissimi esempi ).

 

Durante la sua lunga vita,  nel corso dei secoli , il Duomo di Aversa ha dovuto subire  molti rimaneggiamenti e modifiche ( dovuti principalmente a danni di incendi e rovinosi eventi sismici ) che ne hanno irrimediabilmente mutato l’aspetto originale oggi solo in parte visibile sopratutto nei grandi pilastri che mantengono la cupola  ( sono quelli originali dell’antica basilica). Dopo la metà del XIII secolo, svenne ristrutturata secondo un gusto e un’influenza tipica del periodo gotico-angioino ma a  contribuire alla perdita della struttura originaria sono stati sopratutto anche i diversi crolli verificatisi nel corso dei sei terremoti avvenuti tra il 1349 e il 1494, anno in cui si ebbe il crollo di gran parte del campanile ( sisma del 1457 ) che seppellì, sotto le proprie macerie, alcune botteghe e case vicine nonchè l’altare maggiore consacrato da Alessandro IV poi ricostruito . Nel 1492 venne  realizzata  una nuova cupola ottagonale, in sostituzione di quella ceduta a seguito del devastante evento sismico del 1349 , e  il  nuovo possente campanile, campanile alto 47,50 metri che ancora oggi possiamo ammirare ( fu  edificato  per volere del Vescovo Giovanni Vassallo ).

 

La cupola  di forma ottagonale è caratterizzata da due ordini piccole arcate cieche   realizzate  attraverso 52 lesene che scandiscono 44 loggette.  Essa  si regge su otto spicchi,  e  termina in alto con un baldacchino realizzato da quattro colonne tortili in marmo e da una copertura metallica sormontata da una croce in ferro. Un vero straordinario capolavoro.

 

 

Nel 1630 il vescovo Carlo Carafa fece  poi costruire nell’interno della cattedrale , nella parte sinistra del transetto su progetto dell’aversano Giuseppe Di Maio, una cappella dedicata alla Madonna di Loreto

Un significativo intervento di trasformazione venne poi  eseguito agli inizi del XVIII secolo e per volere del vescovo Innico Caracciolo; egli affidando la  ristrutturazione all’architetto romano Carlo Buratti conferì alla basilica  un tipico gusto tardo barocco tipico di quel  periodo, (  testimonianza appaiono  i pregevoli stucchi e l’antico pulpito ligneo ).

 

Nel corso dell’Ottocento avvenne il  restauro del  corpo presbiteriale, la cui decorazione ad affresco venne affidata dal vescovo di allora Domenico Zelo , al pittore Camillo Guerra . In quella circostanza  fu rifatta anche una nuova pavimentazione e posizionati i “candelabri”, ricavati con colonne di spoglio, ai lati dell’arco trionfale e davanti alla balaustra marmorea in fondo alla zona absidale, tra il coro e il maestoso altare maggiore del Vanvitelli.

 

Agli inizi del Novecento venne infine condotta un’altra campagna di restauro, che condusse alla sistemazione del deambulatorio, con l’eliminazione delle aggiunte barocche.

 

L’attuale facciata in stile barocco si deve ad alcuni interventi di restauro eseguiti all’inizio del Settecento dall’architetto Carlo Buratti , per porre rimedio ai danni subiti dalla struttura durante i terremoti del 1694 e 1702 che, sfortunatamente, distrussero gran parte dell’edificio. La facciata si divide orizzontalmente in una parte inferiore e in una superiore mentre, in verticale, risulta evidente una tripartizione eseguita per mezzo di gigantesche lesene di ordine corinzio.

Sopra il portale centrale è presente un frontone semicircolare  sormontato da una balaustra con un grande finestrone. Una grossa conchiglia, posta sopra questo finestrone  sta a  simboleggiare i pellegrinaggi in Terra Santa. In  cima alla costruzione, si trova  un frontone che, sormontato da una grossa croce di ferro, racchiude al suo interno una piccola finestrella con arco a tutto sesto. Gli ingressi laterali invece, collocati proprio al fianco del portale centrale, sono sormontati complessivamente da quattro finestre, due delle quali cieche.

Sulla destra della facciata un ponte collega la Cattedrale con il bellissimo Campanile sorretto agli angoli da  gruppi di quattro colonne originali   . La struttura termina in alto con un corpo di forma ottagonale dove è murato un busto marmoreo che ritrae un guerriero normanno. Sebbene, in passato si credesse che il busto potesse rappresentare Rainolfo Drengot, ipotesi più recenti suggeriscono che potrebbe trattarsi, in realtà, del fratello di quest’ultimo, Asclettino.

 

 

Nel suo interno la chiesa  presenta una pianta a croce latina divisa in tre navate, e cappelle laterali .

 

La navata centrale è  più alta e luminosa rispetto a quelle laterali. Essa riceve l’illuminazione da finestre poste nella parte superiore della struttura. La navata centrale è divisa da quelle laterali attraverso una serie di pilastri, che sorreggono archi a tutto sesto, decorati con coppie di lesene sormontate da finti capitelli corinzi. Proprio all’inizio della navata si notano, ai due lati, due acquasantiere del XVII secolo attribuite a Francesco Maggi e realizzate in marmi policromi. Esse sono decorate da bassorilievi che rappresentano, a destra, la raffigurazione dell’Infermo che si tuffa nelle acque della piscina probatica e, a sinistra, la raffigurazione di Mosé che fa scaturire l’acqua dalla rupe.

Lungo la navata destra, si trovano  due bellissimi dipinti : L’adorazione dei Magi eseguito nel cinquecento dal pittore fiammingo Cornelis Smet e La vergine porge il Gonfalone del Santo Sepolcro di Francesco Solimena .

 

Nel transetto e nella IV  cappella a sinistra ci sono invece due interessanti tele di Paolo De Majo : il martirio di San Sebastiano e L’andata al calvario . A sinistra del transetto si trova il cosidetto ” Tempietto lauretano “, che rappresenta in scala ridotta una riproduzione della Santa Casa di Loreto .

L’altare maggiore opera di Luigi Vanvitelli mostra alle sue spalle un bel crocifisso ligneo del XiIII secolo , mentre i bellissimi argenti della chiesa , tra cui i busti dei santi sono quelli che un tempo venivano adoperati durante  la processione , nella festa del Santo , il 25 gennaio.

Alle spalle del presbiterio si trova il bellissimo deambulatorio, unica parte antica della cattedrale originaria. Le lapidi  e le lastre marmoree presenti in questo luogo rappresentano  rari  esempi di arte normanna  difficilmente visibili altrove come per esempio le bellissime lastre del Cavaliere con drago e dell’Elefante e due leoni . Il deambulatorio posto in prosecuzione delle navate ,  gira intorno all’abside con tre cappelle a semicerchio suddivise  in sette campate, sormontate da volte a crociera, e dà accesso ad alcune cappelle radiali. Delle cinque originarie, oggi ne restano appena tre. Una di queste è stata tamponata, mentre una seconda è stata abbattuta per realizzare lo scalone che conduce al seminario vescovile istituito nel 1566 in seguito alle prescrizioni del Concilio di Trento. Esso deve la sua attuale forma alla ristrutturazione eseguita nel 1725 dall’allora vescovo di Aversa Innico Caracciolo  il cui monumento funebre si trova nella V cappella a sinistra del Duomo .

Di notevole interesse architettonico all’interno dell’edificio sicuramente il fantastico Scalone d’onore  e sopratutto il bellissimo settecentesco chiostro  rettangolare , mentre tra le tante opere d’arte in esso presenti , la maggior parte di esse provenienti dalle varie chiese cittadine , ci piace sottolineare il trecentesco gruppo marmoreo della Madonna col bambino attribuita al grande Tino da Camaino e la tavola del Martirio di San Sebastiano di Angiolillo Arcuccio dove si vede  sullo sfondo del santo l’immagine rinascimentale della città.

Nella cattedrale si trovano anche tre  organi a canne in legno dorato  e riccamente scolpiti risalenti alla seconda metà del XVIII secolo

 

 

Oltre al magnifico Duomo , tra le più belle chiese di Aversa , ristrutturata nel 1645 in stile barocco con marmi policromi bellissimi , è presente anche  la chiesa di San Francesco delle monache con la sua bella cupola maiolica  e l’addossato campanile . Essa con il suo complesso monastico fu fondata tra il 1230 ed il 1235 . Nella sua unica navata  con tre cappelle per lato , sono presenti tra marmi policromi di rara bellezza , opere pittoriche di artisti prestigiosi come lo spagnoletto ( Jusepe de Ribera ) , Francesco de Mura , Pietro da Cortona , e Paolo De Majo. Nel suo convento è  invece  presente accanto a suggestivi  affreschi medioevali un pregevole dipinto di Guido da Siena .

La città di Aversa come avete potuto capire è piena di storia ma anche di  antiche chiese ed è per questo motivo soprannominata ” città delle cento chiese “.
Ci sarebbero  infatti molti  tanti altri  bellissimi edifici ecclesiastici da citare e non potendo descriverli tutti non possiamo  almeno fare a meno di ricordarvi   :

La chiesa di Sant’Antonio con il suo importante complesso monastico , il suo chiostro ed il suo campanile risalente  al tredicesimo secolo .

Essa dotata di una unica navata oramai completamente imbiancata e decorata con interessanti affreschi e tele ,   ha perso nel tempo la primitiva forma gotica a scapito dell’attuale stile rinascimentale e barocco .

 

La chiesa di Santa Maria a Piazza .che era presente in Aversa prima dell’arrivo dei normanni .

Questa chiesa perse  a seguito di un disastroso terremoto il suo originale impianto romanico e venne rifatto secondo uno stile tipicamente gotico. ancora oggi visibile . La sua facciata mostra tre portali con arco ogivale e la sua copertura chiare influenze arabo-bizantine forse fatte da colonie di commercianti amalfitani che si erano stabiliti nelle adiacenze della chiesa.  Possiamo considerarla certamente la più antica  chiesa di Aversa e  si trova in piazza del mercato pubblico .

 

La Parrocchia di S. Andrea Apostolo merita invece un discorso a parte. Essa è nata nel 1207  in stile gotico, come dimostrano  gli archi acuti delle tre navate, con soffitta in parte a volta, ed  in parte in legno.  Sul suo Altare Maggiore vi era una bellissima tavola, raffigurante S. Andrea e S. Pietro ai lati di una Madonna con Bambino. Verso il 1700 la Parrocchia fu poi ristrutturata, cambiando completamente volto. Dopo il secondo conflitto mondiale fu ritenuto opportuno spostare la Parrocchia nella chiesa poco distante  di S. Antonio al Seggio che era stata da poco  ristrutturata dopo i numerosi , danni bellici.subiti .

Nel 1980 la Parrocchia di S. Andrea Apostolo perse di nuovo la sua sede: l’edificio fu, infatti, restituito ai PP. Conventuali. di S. Andrea  che furono aggregati in parte alla Parrocchia di S. Paolo, in parte a quella di SS. Filippo e Giacomo.

Attualmente la Parrocchia di S. Andrea è ancora in attesa di una nuova sede.

 

L’antico monastero di San Biagio fondato nel 1043 per volere di una principessa normanna ( Riccarda o Aloara ) .

Il monastero , affidato all’ordine Benedettino , venne per lungo tempo  utilizzato come luogo dove le donne potevano rifugiarsi durante i lunghi periodi di assenza dei mariti impegnati nelle continue guerre . Del suo originario aspetto non resta purtroppo molto se se non il pronao diviso in sei campane con la sua volta a crociera che immette nella chiesa a navata unica con sei cappelle per lato , ricche di importanti alari e magnifici dipinti . Bellissimo anche il pavimento della navata con le sue maioliche tipiche del settecento napoletano.

 

Ed infine il monastero di San Lorenzo  fondato dai Longobardi in un periodo antecedente all’anno mille che  divenne nel periodo normanno una delle più importanti Abbazie benedettine dell’Italia meridionale . Oggi purtroppo , nonostante ospiti la Facoltà di Architettura di Napoli , la struttura , in attesa di essere ristrutturata , versa in gran  parte in uno stato di notevole degrado.

A ricordo del grande periodo normanno è rimasto a noi il grande  bellissimo portale in marmo della chiesa costruito , come indica un’iscrizione incisa,  nel XII secolo . La struttura possiede due diversi chiostri: uno più piccolo in stile barocco ed un altro più grande in stile rinascimentale paragonabile per bellezza a quello della Certosa di San Martino .

Prima di concludere la descrizione di questa bella e antica  cittadina vorrei parlarvi di altri due importanti strutture storiche presenti .

La prima è il Parco Pozzi . Esso rappresenta con i suoi 8000 metri quadri di verde ,il vero e proprio polmone della città di Aversa . Nel 1935 in questo ampio spazio il governo  fascista decise di costruire un presidio ospedaliero avente il compito di assistere le truppe militari in partenza o di ritorno dall’Africa ( Ospedale Militare Baraccato  Arnaldo Mussolini ). Era soprannominato ” baraccato ” per la caratteristica presenza di numerose baracche in legno che rappresentavano dei padiglioni disposte e collegate tra loro da una ordinata rete di ampi viali alberati .Dopo il periodo fascista , a conclusione della vicenda bellica il presidio sanitario venne convertito in ricovero per i profughi italiani provenienti dai territori dell’ex impero coloniale che occuparono le baracche in legno per circa mezzo secolo..  Il  parco venne poi ceduto nel 2006  fortunatamente dalla Regione Campania al Comune di Aversa che grazie al suo sindaco di allora Salvino Pozzi ( a cui è intitolata il Parco ) pensò bene di trasformarlo nel principale parco pubblico della città.

La seconda invece,  è l’antico convento della Maddalena . Un enorme complesso che si sviluppa su di un’area di 170 mila metri quadrati di terreno di cui 70 mila metri quadri edificati .

Il monastero venne costruita per volere di Carlo I d’Angiò nel 1269, fuori Porta San Nicola, come Hospitium lebrosorum che in seguito fu trasferito nell’Ospedale di Sant’Eligio, sempre ad Aversa. Nel 1420 il Convento fu occupato dai Minori Conventuali. che nel corso degli anni fecero costruire  per mano dell’aversano Jacopo Scaglione ,un bellissimo chiostro di pietra grigia successivamente ampliato poi  dal frate Angelo Orabona, arcivescovo di Trani, che vi aggiunse anche  il pozzetto marmoreo centrale, sul quale è apposto lo stemma del casato.

 

I Francescani vi risiedettero fino al 1813 quando in occasione del periodo francese , il convento come tanti altri nel Regno ( più di cento ) fu confiscato per destinarlo ad uso civile .

A Napoli intanto , era presente nel cinquecentesco Ospedale degli Incurabili  , a differenza di tutti gli altri ospedali d’Europa ( primo ospedale in senso moderno ) una sezione dedicata ai malati di mente chiamata senza mezzi termini ” Pazzeria ” .Questa struttura però nel tempo risultò essere sempre più insufficiente a contenere tutti i poveri malati e già in epoca borbonica si incominciò a creare l’esigenza di trovare  nuovi spazi appositamente attrezzati .

Mancante ad Aversa una struttura dedicata a questi malati , Il nuovo re di Napoli Gioacchino Murat decise con un decreto che il nuovo civile uso per  l ‘antico monastero della Maddalena fosse proprio quello di ospitare e curare i malati di mente . Decise quindi di chiudere l’insufficiente struttura psichiatrica degli Incurabili e inaugurò nella località di Aversa una  nuova e più grande  struttura recettiva  deputata esclusivamente al ricovero dei malati di mente   che fu chiamata   ” la Real casa dei matti di Aversa “.

 

 

La nuova struttura ,contrariamente alla precedente, adottò dei nuovi ed innovativi  sistemi di assistenza per i malati , che erano non repressivi e assolutamente all’avanguardia per l’epoca. I malati infatti venivano  trattati mediante momenti di svago, divertimento, teatro, musica , artigianato , letture di poesie e  cura dei giardini.

Quando i  borboni tornarono al potere ebbero l’accortezza di far mantenere le direttive francesi e con intelligenza ne fecero un fiore all’occhiello del Regno.

 

Con la legge che imponeva la chiusura dei manicomi del 1978 , l’ospedale psichiatrico del’antico monastero fu definitivamente svuotato degli ammalati nel 1998  e chiuso definitivamente nel 1999 .

All’interno degli edifici vennero collocate alcune ASL ed alcuni servici di medicina oggi ancora presenti . Tutta la rimanente parte del complesso versa invece in uno stato di grave e totale abbandono . Il corpo più antico della struttura è oramai fatiscente con segni di crollo e cedimenti strutturali preoccupanti , La splendida chiesa ed il chiostro appaiono duramente provati dal tempo , dall’incuria e dai ripetuti atti vandalici. La chiesa in particolare non ha più il tetto ed il pavimento è oramai invaso da vegetazione cresciuta quasi ad altezza uomo .Gli altari laterali in pregiato marmo policromo cadono a pezzi . Le tele sovrastanti sono solo un ricordo e la vegetazione selvatica ha invaso il chiostro e tutti i corridoi e porticati del piano terra.

Dell’antica istituzione angioina, convento e chiesa della Maddalena, non resta più nulla, mentre del periodo rinascimentale rimane il chiostro di San Bernardino ,che  fu costruito durante la probabile sosta del Santo nel convento.

 

Sempre ad Aversa nel 1876 nacque nell’antico monastero di San Francesco di Paola il primo manicomio criminale d’Italia.Questo luogo  non accoglieva solo tutti i condannati prosciolti per manifesta inferiorità di mente ma anche tutti quelli che attraverso idonea documentazione e certificazione medica erano impazziti durante la loro detenzione in carcere in attesa di giudizio . Ovviamente molti detenuti  per evitare il carcere fingevano di essere pazzi e a sfruttare questo stratagemma furono in molti . Il caso più famoso fu quello legato al capo della Nuova camorra organizzata Raffaele Cutolo che “ospite ” del manicomio  il 5 febbraio del 1978, grazie ad una bomba che distrusse il muro riuscì ad evadere dalla struttura.

 

CURIOSITÀ’ :

Aversa sul suo territorio piano è stata secoli fa costruita su depositi tufacei di antichissime eruzioni di 35.000 anni fa e il suo sottosuolo e’ per  gran parte della città  oggi costellata di grotte e cantine, gallerie e condotti di comunicazione rubati al tufo col lavoro instancabile degli scalpellini per ricavarne materiale da costruzione .

Nel suo sottosuolo quindi secondo molti racconti tramandati da vecchi abitanti della zona che giurano di avervi giocato da piccoli , esistono numerose antiche gallerie che arrivavano secondo molti fino  a Casaluce , Caserta e addirittura Napoli .

Oggi risulta difficile individuarle perché molte di esse purtroppo nel corso del tempo sono state murate per realizzare nuove costruzioni private ma una chiara testimonianza di questi percorsi sotterranei, si trova nel sottosuolo del restaurato chiostro annesso a quello che resta dell’antica chiesa normanna di Sant’Audeno in cui furono battezzati i famosi musicisti Cimarosa e Iommelli.

L’antichissimo Chiostro di Sant’ Ouen (Sant’Audeno dei Normanni) e della decaduta chiesa, era stato purtroppo trasformato e adattato tempo fa a stalla e in tempi neanche tanto lontani vi si andava a comprare il latte fin quando poi con le nuove norme igieniche tutto ebbe fine . Allora tutte le vacche vennero macellate e il sito, divenuto una specie di macello, divenne per i bambini della zona, uno dei luoghi più sinistri e paurosi.

Oggi l’antico chiostro  dopo anni di abbandono  e’ stato finalmente ristrutturato e trasformato in un delizioso locale in cui si tengono periodicamente affascinanti eventi come per esempio quello tenuto recentemente della ‘ notte delle Streghe ‘ che ha fatto rivivere il Medioevo con le sue superstizioni e le sue danze macabre rivelatosi un grandissimo successo capace di  attirare  un pubblico straordinario.

Al di sotto di questo locale che ha preso il nome dell’antico chiostro si trova  a 16 metri sotto il livello del suo suolo quanto resta di un percorso sotterraneo collegabile ad una serie di località circostanti i cui accessi sono stati murati nel corso degli anni. Da questo locale attraverso una lunghissima scala a chiocciola in pietra lavica, si può di fatto scendere di 16 metri fino ad una fitta rete di gallerie su due livelli. La prima conduceva alla cisterna, la seconda era destinata alla conservazione del vino in botti di castagno.

Questo chiostro possiamo dire che è la vera la dimostrazione della presenza nel sottosuolo  della contea normanna di una Aversa sotterranea.

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