Sotto i palazzi ed vicoli di Napoli, nel sottuosuolo  del Rione Sanità ,si trova  un patrimonio storico ed artistico  di inestimabile  valore rappresentato non solo da ipogei di origine ellenica rimasti quasi del tutto  immutati nel tempo come quello dei Cristallini, le Catacombe di San Gaudioso ed il Cimitero delle Fontanelle ma anche un altro luogo inedito rinvenuto non molto tempo fa denominato Acquaquiglia del Pozzaro.

L’intera area del rione sanità  appare infatti ricca di importanti ipogei basti pensare che In questo quartie­re gli speleologi hanno rilevato quasi 200mila metri quadrati di vuoto, cioè in pratica una media di 4 metri di grotta per ogni abitante. Possiamo pertanto considerare l’intero borgo come una grande valle  delimitata dalle pareti di tufo  della collina di Capodimonte riccadi straordinarireperti di grande ri­levanza storico-artistica miracolosamente scampati dapprima al devastante effetto dei corsi d’acqua alluvionali  ( vedi lava dei vergini ) che ha comportato solo un loro progressivo interramento,  e successivamente , nel XV secolo, alla intera urbanizzazione dell’ area che  provocò nuovi scavi,  per estrarre  pietra da costruzione e  creare  cisterne di acqua potabile.

N.B. I segni in verità delle varie trasformazioni , prima cisterna per l’acqua, poi rifugio antiaereo quin­di cantina appaiono comunque  evidenti e sebbene abbiano prodotto danni terribili da un punto di vista archeologico restituiscono tuttavia uno spacca­to importante dell’utilizzo del sottosuolo, sen­za soluzione di continuità per secoli da parte dei napoletani .

L Acquaquiglia del Pozzaro è un sito storico che si trova a soli pochi metri dal Cimitero delle Fontanelle .Esso è un  basso( ‘o vascio in lingua napoletana,) ossia una piccola abitazione in tufo giallo  costruito nel seicento con ingresso su strada in via Fontanelle che negli Anni Quaranta veniva usato per lavorare  il baccalà e lo stoccafisso che poi veniva venduto  alle botteghe,

CURIOSITA’: Il nome Acquaquiglia significa letteralmente ‘acqua della conchiglia’ (fonte di acqua) ed è un omaggio a una fontana del Cinquecento a forma di conchiglia che un tempo si trovava in piazza Santa Maria La Nova, nel quartiere San Giuseppe. 

In  questo sito di piccole dimensioni scavato nel tufo che comunque si sviluppa su più livelli nel sottosuolo , in passato un canale trasportava acqua proveniente dalla collina dei Camaldoli e la stessa era sistematicamente fatta confluire in cisterne e in pozzi che consentivano alle abitazioni di rifornirsene al bisogno.

CURIOSITA’ : All’epoca si conoscevano solo due pozzi facenti parte di questa piccola abitazione mentre oggi durante gli scavi effettuati sono venuti alla luce ben cinque pozzi 

Appena si entra nel basso, c’è un ambiente in cui un tempo si trovava la camera da letto dei nonni di Vincenzo di Vicenzo Gallieri ( attuale proprietaro del luogo )  dove dormiva la sua numerosa famiglia .Nell ’ambiente interno vi erano invece presenti in passato quattrordici piccole vasche,ora distrutte per poter procedere con gli scavidentro cui i nonni lavoravano il merluzzo, lo stoccafisso e il baccalà. 

Quando Vincenzo Gallieri cominciò a scavare sapeva dell’esistenza delle antiche cisterne solo attraverso i racconti di famiglia: per questo non era sicuro sarebbe riuscito a trovarle. Durante gli scavi Vincenzo comunque si accorse subito  di un  ambiente nascosto, e abbattendo la parete che lo nascondeva,  ritrovo subito  un canale di collegamento che conduceva a due cisterne e ad altri due pozzi.  Tirato fuori più di un metro di materiale di risulta, trovò poi   la seconda e la terza cisterna e il quarto e il quinto pozzo. e cosi via …

Superato il corridoio di collegamento  che si trovava alle spalle della parete , giunti   alla cisterna dove si trovava  il terzo pozzo, sulle sue pareti furono trovate una serie di gradini che niente altro erano che degli appigli utilizzati dai pozzaridurante la manutenzione delle cisterne da cui anticamente gli abitanti della Sanità attingevano l’acqua.

CURIOSITA’; Quella  del pozzaro, attorno a cui ruota la leggenda napoletana del munaciello, non era altro che delle  persona di bassa statura che  avendo libero accesso ai pozzi per svolgere loro una normale manutanzione , talvolta dopo il lavoro risalivano verso le abitazioni seguendo le grappiate, ossia i fori dedicati per salire e scendere dalla cisterna, per essere retribuite del lavoro svolto oppure fare dei dispetti in caso di mancato pagamento. Talvolta addirittura, rubava anche qualche oggetto quando non veniva pagato per il lavoro svolto ma  si raconta che qualche altra volta si recavano  per le case napoletane per fare “compagnia” alle donne che erano sole lasciando a quelle piu  “fortunate”anche un bel regalo. Nel Settecento, invece, si racconta che le donne facoltose pagavano i pozzari per far salire di nascosto gli amanti quando i mariti erano fuori casa.

Durante gli altri scavi portati avanti fortunatamente vennero comunque  scoperti sempre piu nuovi ambienti e con essi anche incredibili reperti come piccole anforeampolle, bottiglie, mattonelle, tante bottiglie, un elmo della Seconda Guerra Mondiale e, persino, uno spray insetticida degli anni Sessanta oltre a numerosi strumenti di lavoro che ora sono esposti lungo le pareti insieme ad altri reperti, più preziosi e per questo conservati in delle vetrine, risalenti alla Seconda Guerra Mondiale e probabilmente al diciottesimo secolo.

Il canale di collegamento ritrovato alle spalle di una parete che collega  le cisterne ed i vari pozzi c’è n’è uno che forniva acqua a un convento settecentesco , ora però andato distrutto

 

 

 

 

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