Lo sapevate che nel nostro Museo Archeologico nazionale si trova conservata la dea della bellezza intenta a mostrare un lato B perfetto e morbidamente scolpito nel marmo ?

 Per perfetto ovviamente si intende quel lato B che secondo  i canoni della Grecia antica era considerato ideale  per le regole della plasticità e della raffinatezza scultorea. Questo è solo il primo motivo, il secondo è sito nell’azione che è intenta a compiere la dea.

Denominata “callipigia”, dall’etimologia “kalόs” cioè bello e “pygḗ” cioè praticamente  la “Venere dalle belle natiche“, è oggi considerata tra i studiosi dell’arte la massima espressione della sensualità scolpita nel marmo.

La scultura mostra infatti  la dea raffigurata nell’atteggiamento lievemente inclinato e girato verso sinistra  all’indietro per guardarsi il suo perfetto “Lato B”, mentre i suoi capelli mossi sono raccolti sul capo da una benda e ricadono con una corta ciocca sul lato destro del collo.

 

L’affascinante Afrodite  è ferma nell’atto di alzare il peplo, cioè il panno che la copre come una veste, con lo scopo di scoprire i fianchi e mostrare il  propri fondoschiena.  Questo gesto si chiama rituale dell'”anasyrma” e in passato , in periodo ellenico , veniva tradizionalmente utilizzato  come gesto  rituale  per scacciare il nemico, oppure per allontanare la sfortuna.

L’azione ai giorni nostri può sembrare provocatoria o ridicola,  sicuramente ci sembra sbarazzina e sensuale, ma certamente vivifica la statua facendola interagire con l’attenzione del visitatore. Ciò che moltiplica l’effetto catalizzatore è  lo sguardo della scultura: con il capo volto all’indietro la dea sembra voler auto contemplare o controllare i propri glutei per ammirarli con consapevole malizia.

 

 Forse con una punta di orgoglio? Forse come dire: ammirate? Non si sa esattamente, ma è sicuro che l’Afrodite Callipigia pur essendo una statua possiede  uno dei lati B più ammirato dai vari turisti e visitatori del nostro meraviglioso museo archeologico nazionale .

L’Afrodite Callipigia  interrompe secondo molti studiosi  la tradizione secondo la quale la dea della Bellezza veniva ripresa nel momento in cui era invece  intenta a coprirsi, che ebbe particolare sviluppo in epoca ellenistica, come ad esempio la Venere Accovacciata, la scultura bronzea di Doidalsa e anche l’Afrodite Pudica che vede invece la divinità nuda o seminuda intenta a nasconder con le braccia il pube e il seno e solo parzialmente coperta dal peplo.

La storia di questo capolavoro dell’arte antica è in parte ignota. Sappiamo che la statua è stata rinvenuta nei pressi della Domus Aurea e che risale all’età adrianea, quindi al II sec.d.C.; si tratta di una copia romana da un originale greco del II sec.a.C., sebbene l’iconografia risalga al IV sec.a.C.. La statua  fu ritrovata priva di testa.

Nel 1594 la statua fu acquistata e poi restaurata dalla famiglia Farnese,e conservata per   abbellre il  loro palazzo meglio noto come Villa della Farnesina. La statua fu esposta al centro della ‘Sala dei Filosofi’ e formava un gruppo di tre statue insieme alle due Veneri accovacciate, anch’esse in esposizione al MANN. Nella ‘Sala dei Filosofi’ erano esposti ritratti di filosofi e letterati, ed è curiosa la collocazione che i Farnese scelsero per la Venere Callipigia che, essendo posizionata al centro della sala, sembrava essere osservata dai filosofi e dai letterati i cui ritratti la circondavano.

Ma ovviamente la statua  trovandosi nel  Palazzo Farnese della Roma papale, essa fu oggetto di censura e trasferita in una sala segreta dello stesso palazzo.

Quando nel 1786 l’eredità dei Farnese passò ai Borbone di Napoli, anche la Venere Callipigia, fu a quel punto ovviamente  trasferitainsieme a gran parte della famosa collezione Farnese  e nella città partenopea .

Nel 1792 la Venere Callipigia era esposta al Museo di Capodimonte, solo nel 1802 fu trasferita al Palazzo degli Studi, oggi Museo Archeologico Nazionale di Napoli, e inizialmente posta nella collezione segreta per la sua spiccata sensualità.

CURIOSITA’: La statua fu ritrovata priva di testa, che fu aggiunta in un primo momento dalla famiglia Farnese quando l’acquistarono, poi, successivamente al trasferimento a Napoli, fu Carlo Albacini a provvedere al restauro dell’opera, in particolare alla sostituzione della testa, e al ripristino delle spalle, del braccio sinistro con parte del lembo del peplo, della mano destra e del polpaccio destro, ma il restauro, molto ben fatto, ha lasciato alla statua il suo stile ellenistico.

Oggi la  nostra Venere Callipigia, che con il suo gesto di scoprire il proprio lato B  allontana  la sfortuna,si trova esposta nella sala XXV del Museo Archeologico Nazionale di Napoli  ed è quella che più di ogni altra statua del museo cattura  immediatamente  l’attenzione dei visitatori. L’ ammiccamento malizioso della statua che affigura una donna, probabilmente colta nel momento in cui si accinge a fare un bagno, e  solleva l’abito  volgendo  uno sguardo ammirato al suo perfetto lato B, induce l’ osservatore a concentrare l’attenzione su questa particolare parte del corpo che diventa protagonista assoluta, punto focale e tema unico della raffigurazione stessa. La bellezza morbida delle forme e la rifinitura estremamente curata della pietra che riproduce in maniera così realistica la parte inferiore del corpo femminile ha reso leggendaria la Venere Callipigia ,apprezzata e indicata da molti come uno dei più erotici capolavori della storia dell’arte ellenica.

Curiosamente, entrando nella sala non la vedrete esposta frontalmente come qualsiasi altro reperto, bensì di spalle. Naturalmente non è un caso se la statua è esposta in questo modo. L’opera  è stata più volte citata come ‘il più bel fondoschiena dell’antichità’, se poi aggiungiamo che si tratta delle natiche della dea della bellezza Venere, che i Greci chiamavano Afrodite, vi sarà chiaro il motivo per cui quest’opera d’arte è insolitamente esposta di schiena anziché frontalmente.

 

CURIOSITA’: Della   statua oggi oitenuta uno dei migliori esempi dell’ideale di bellezza femminile della civiltà classica esistono diverse repliche anche del ‘600, tra cui quelle di Jean-Jacques Clérion e François Barois.

N.B Il culto di Afrodite Leucothea a Napoli.era  fra i più antichi praticati a Napoli, e  risale a prima della fondazione di Neapolis.  La Dea  concedeva una felice navigazione.a tuuti coloro che si avventuravano in lunghi viaggi .

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