Eduardo Di Capua è stato uno dei più grandi musicisti della canzone napoletana.
Nasce a Napoli il 12 maggio 1865 da padre musicista .
L’ambiente musicale familiare lo porto’ a frequentare i corsi al Conservatorio di S.Pietro a Majella dove pero’ non completo’ mai gli studi .
Mosse i primi passi musicali suonando in compagnia del padre ( apprezzato violinista ) girando con lui ed il suo complesso di mandolinisti in vari locali a Napoli e in molti paesi europei per portare in giro le caratteristiche posteggie ( molto richieste all’estero ).
Fra le tante indimenticabili melodie scritte , fama eterna gli apportera’ la musica della famosa canzone ” o sole mio “con parole scritte da Giovanni Capurro ; un brano considerato ambasciatore della canzone napoletana nel mondo .
Nel 1898 Giovanni Capurro, poco prima che egli partisse per una tournee in Russia, gli consegnò i versi di ‘’O sole mio’ e durante il soggiorno a Odessa Eduardo Di Capua, in un albergo sul mar Nero, lontano dal sole di Napoli, scrisse la musica di quello che divenne, al suo ritorno, un capolavoro assoluto della canzone italiana.
Un pezzo famosissimo, suonato come inno nazionale italiano durante le olimpiade di Anversa del 1920, quando la banda musicale perse lo spartito dell’inno nazionale, oppure canticchiato nello spazio…
Un “Successo senza precedenti” divenuto popolare in tutto il mondo tradotto in francese, inglese, tedesco, e perfino in svedese con versioni musicali realizzate a ritmo di tango e di valzer, e trascrizioni strumentali infinite (per pianoforte, mandolino, chitarra, orchestra, ecc.). Alla fama internazionale della canzone contribuì certo la prestigiosità delle voci che la interpretarono: prima fra tutte quella di Enrico Caruso, che fece di ‘O sole mio uno dei cavalli di battaglia del suo repertorio concertistico nel corso della sua ventennale permanenza in America.
Di Capua grazie, anzi a causa, della sua passione del gioco del lotto non ebbe mai momenti di vita agiata. Neppure quando riscuoteva forti vincite che spendeva in cene e divertimenti con amici. Infatti quando si ammalo’ fu costretto a vendersi persino il suo amato pianoforte.
Accanito giocatore passò infatti l’intera vita in attesa di una vincita al lotto, dilapidando i suoi pochi guadagni, e di ciò ne fecero le spese anche la moglie Concettina Coppola e i suoi tre figli, che vissero sempre in precarie condizioni, perennemente rassicurati da Di Capua circa una imminente vincita, che non avvenne mai. Fu però proprio la passione per il gioco a fargli conoscere Vincenzino Russo un poeta poverissimo con cui nacquero dal loro lavoro pezzi davvero indimenticabili, pubblicati dall’editore Bideri : ‘’A serenata d’’e rose’,‘ I’ te vurria vasà’, ‘Torna maggio!’, ‘Nuttata a mare’, ‘Chitarrata’ e ‘’Nterra Pusilleco’ ‘Rosa ‘e maggio’ e la la notissima ‘Maria Marì’.
Pare che infatti Vincenzo , in qualita’ di accanito giocatore con il vizio del lotto , di notte girasse per le strade della citta’ alla ricerca di persone (nuovi assistiti ) , chiamati spiriti notturni (una sorta di veggenti in grado di dare i numeri vincenti). Ovviamente Vincenzo non mostro’ alcun potere mediatico e il loro incontro non portera’ ad alcuna vincita al lotto , ma fortunatamente solo ad alcuni grandi successi della canzone napoletana .
In vita non ebbe alcun tipo di riconoscimento, scrivendo canzoni e sbarcando il lunario miseramente come direttore di un’orchestrina e come suonatore di pianoforte nei cinematografi . Dopo morto fu dimenticato,ma le sue melodie immortali gli regaleranno per sempre invece fama eterna.
Come molti geni musicali finì in povertà, rovinato dal vizio per il gioco del lotto.
Costretto a vendere i pochi oggetti di valore , compreso il suo amato pianoforte ,per pagarsi il ricovero in ospedale, Di Capua morì poverissimo,all’ospedale Elena d’Aosta il 3 ottobre del 1917.