La chiesa del Carmine sorge sulla piazza cui ha dato il nome, ma che bisogna considerare tutt’ uno con la piazza del mercato , vista, sia la posizione che le vicende storiche comuni.
La chiesa conserva nel suo interno molte interessanti memorie storiche , prime fra tutte il miracoloso Crocefisso ligneo , autore di un celebre fatto realmente accaduto :
Alfonso d’Aragona , dopo un primo disastroso tentativo di conquistare Napoli , non desistette dal proposito e ci riprovo’ alcuni anni dopo . Sbarco’ a Napoli e cinse di assedio la citta’ . L’ esercito di Alfonso , comandato da suo fratello Pietro , era attestato in una zona, oggi corrispondente al borgo Loreto . In quel luogo c’era tra l’altro , una postazione con le bombarde rivolte verso il campanile del Carmine dove si erano rifugiati gentiluomini del seggio di Portanova sostenitori delle armi angioine.
Tra il 1283 e il 1300 per le elargizioni di Margherita di Borgogna , seconda moglie di Carlo I di’ Angio’ , la chiesa era stata rifatta in dimensioni maggiori e in quello stesso periodo era stato posto sull’architrave , oltre l’abside , un grande Crocefisso in legno di tiglio , oggetto della nostra storia.
L’ infante don Pietro , fratello di Alfonso , notando del movimento nei pressi della chiesa ordino’ di aprire il fuoco in direzione del campanile .
Un colpo di bombarda attraverso’ il muro , penetro’ nel tempio e avrebbe fatto saltare il capo del Cristo se questi non l’ avesse chinato . Cosi’ solo la corona di spine salto’ via .
Quindi la palla cadde con gran fragore sopra certe tavole dentro la chiesa . Era il 17 ottobre del 1439 , una data che i napoletani ricordano come quella del ” miracolo del Crocifisso “.
La notizia del fatto si sparse nel campo aragonese e arrivo’ fino ad Alfonso , che ordino’ al fratello di sospendere il bombardamento ; ma don Pietro continuo’ , pagando con la morte la sua disobbedienza . Infatti un colpo sparato dal campo angioino gli tronco’ di netto la testa . Quando poi Alfonso entro’ in Napoli , volle accertare di persona la veridicita’ di quanto gli era stato narrato ,. Si convinse della autenticita’ del fatto e volle che il Crocefisso fosse restaurato senza badare a spese ; dono’altresì un magnifico tabernacolo , in sostituzione di quello che il proiettile della bombarda aveva mandato in frantumi .
Oggi il Crocefisso e’ ancora visibile nella chiesa del Carmine sotto l’arco del transetto in un grande tabernacolo intagliato , probabilmente quello rifatto d’Aragona.
La chiesa del Carmine , con l’ annesso campanile , sorge nel luogo dove all’inizio del VII secolo vi era un ospizio per i pescatori invalidi , ceduto poi ad un gruppo di eremiti del Monte Carmelo , i quali veneravano l’ immagine di una Madonna detta la Bruna , dipinta , secondo la credenza , da San Luca in persona . L’ immagine della Madonna divenne presto oggetto di culto per il popolo .
Intorno all” immagine miracolosa della Madonna Bruna , che i napoletani chiamano affettuosamente ” Mamma Schiavona” , ovvero la Vergine del Carmelo si racconta una strana leggenda . Si dice che il dipinto della vergine fu per breve tempo spedita a Roma , ma immediatamente rispedita a Napoli per ordine dello stesso papa , per i .. ..troppi miracoli che aveva fatto …. Insomma per paura di offuscare la gloria di San Pietro fu rimandata a Napoli .
Durante il viaggio di ritorno continuo’ a fare miracoli sanando ciechi , sordi e acciaccati e quando finalmente giunse a Napoli fu ovviamente accolta con grandi onori e feste .
L’ intero popolo di Napoli gli ando’ incontro in una solenne processione , e la scortarono fino al suo ingresso in chiesa .
La Madonna oramai famosa divenne immagine di culto e moltissimi fedeli ,nel tempo vennero a Napoli in processione a visitare la figura della Madonna , da tutto il regno di Sicilia .
Si dice che la fama dell’ immagine di Santa Maria della Bruna e dei suoi miracoli fu talmente grande che lo stesso re Federico d’Aragona volle riunire il 24 giugno del 1500 tutti gli storpi , i ciechi, malati, nella chiesa del Carmine per celebrare i miracoli della Vergine Bruna . Per ospitare tutti questi infermi , i carmelitani costruirono un ospedale temporaneo detto di ” Cola Fiore ” ( i napoletani lo chiamavano ‘ del cavolfiore ‘ ) ed il re volle assistere al miracolo da un apposito palco . Il bello e’ che il miracolo ci fu davvero e tutti i malati furono risanati : esistono copie del processo verbale che fu redatto allora e che furono distribuite ai fedeli .
La storia della chiesa inizia nel lontano 639 quando giunsero a Napoli alcuni carmelitani sfuggiti ai saraceni , recando con loro una tavola dipinta della Vergine Maria , chiamata ” la bruna del monte Carmelo ” che si dice dipinta da S. Luca in persona .. I frati intendendola esporla al culto , fabbricano una piccola chiesetta , che e’ il primo nucleo dell’ attuale chiesa del Carmine . Sembra che la chiesa consistesse in una cripta sotterranea , una grotta , e per questo fosse chiamata originariamente ” S. maria della Grotticella” .
I carmelitani , con la donazione di Elisabetta ebbero la possibilita’ di ampliare la chiesa ; la sventurata madre di Corradino , arrivo’ purtroppo in ritardo a Napoli , quando il figlio era stato, oramai gia’ decapitato ,e le forti quantita’ di oro e pietre preziose , che lei aveva portato con se nella speranza di pagare il riscatto del figlio , furono cosi’ donate ai Carmelitani per la tumulazione del corpo di Corradino nella chiesa con la promessa che si dicesse ogni anno una solenne messa di suffragio.
Con questo danaro , i Carmelitani fabbricarono l’attuale chiesa del Carmine , nella quale tumularono i resti di Corradino e Federico .Il terreno per ricostruire e amplire la chiesa era gia’ stato concesso da Carlo I d’Angio , ma fu poi il figlio , Carlo II , a dare ai frati il permesso definitivo , con l’ autorizzazione a conservare i corpi di Corradino e Federico d’Austria . L’ obbligo di celebrare la messa perpetua e’ assolto ancor oggi , nel giorno dell’anniversario della morte dell’ ultimo degli Hoenstaufen.
Quando nel 1646 la chiesa fu rifatta , furono rinvenuti per caso i resti dello sventurato Corradino . Il cardinale Filomarino fece infatti abbassare il pavimento dietro l’ altare maggiore e in tale occasione vennero alla luce due casse di piombo contenenti i resti di Corradino e Federico d’Austria .
Le ossa del principe erano sepolte in una cassa di piombo : sul coperchio incise R.C.C. furono giustamente interpretate con ” Regis Corradini Corpus”.
Le ossa del principe riposarono fino al 1847 , allorche’ un suo discendente , Massimiliano di Baviera , volle erigere un degno monumento alla sua memoria . Ricognita nuovamente la salma , che fu trovata nella posizione primitiva , con il teschio sul petto e la spada snudata accanto , fu deposta nella base stessa del monumento e fu questo fatto , forse ad impedire al reparto S.S. , di ritrovarla . Questi infatti per ordine di Hitler si presentarono a reclamare la salma per trasportarla in Germania .
Ai militi nazisti sfuggi’ la lapide che chiaramente dice : il giorno 14 maggio 1847 le ossa di Corradino di Svevia che stavano sepolte in una cassa di piombo dietro l’altare maggiore sono state deposte dentro del piedistallo del monumento a lui eretto nella navata della chiesa dirimpetto al pulpito .
Maggior chiarezza non si poteva dare …. Comunque i frati tacquero e le S.S. minacciando terribili rappresaglie , dovettero andarsene a mani vuote .
Nella cappellino di San Ciro , invece una lapide , ci dice che le ossa di Masaniello sono andate disperse e non sappiamo dove sono andate a finire .
La stessa sorte e’ toccata a quelle del pittore Aniello Falcone , qui’ sepolto in un luogo rimasto ignoto .
E’ conservato invece il pulpito dal quale il capopopolo Masaniello arringo’ la folla prima di essere ucciso .
La chiesa possiede un campanile detto < o ‘ pero > per la sua singolare forma ,coperto da mattonelle maiolicate , opera di Fra nuvolo , alto 75 metri
Per costruire le due campane occorse l” opera di cento galeotti .
Ogni anno , il 16 luglio , giorno della Madonna del Carmine , una grande festa popolare si svolge nella piazza , raggiungendo il suo culmine nel simulato incendio del campanile .
Anticamente , oltre che onorare la ” Mamma Schiavona ” si ricordava , qui’ un fatto d’arme , la battaglia della Goletta. Si costruiva un castello ed intorno ad esso si scatenava una finta battaglia fra i saraceni , difensori della Goletta , ed i cristiani , che finivano per conquistare e bruciare il castelletto . Con l’andar del tempo il castelletto non fu piu’ costruito e si penso’ di fingere l’ incendio del campanile.
Almeno una volta nella vita , si deve assistere alla festa del Carmine . Migliaia di lampadine multicolori abbelliscono la facciata della chiesa ed una folla enorme di variopinte persone popolano la piazza in attesa dello spettacolo il cui apice e’ raggiunto dall’ incendio del campanile per il quale si cimentano i migliori mastri pirotecnici di Napoli .
Una volta incendiate le micce , il campanile pare avvolto da fiamme multicolori che di intrecciano altissime nel cielo . Ad un certo punto tutto si ferma, le luci vengono spente , la folla attende in un silenzio che sembra innaturale . E’ il momento culminante : ad un tratto il campanile prende fuoco e scompare in un turbine di fiamme ed in una densa nuvola di fumo , le campane suonano a distesa , l’ urlo della folla saluta l’apparizione della vergine del Carmelo , circondata dai fuochi d’artificio mentre d’un colpo il campanile riappare , perfettamente visibile e naturalmente intatto . Le lampade stradali vengono riaccese e la folla sciama , sostando tra i vari banchetti dei quali e’ indiscusso re < o melone russo chin e fuoco >.

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