La bella e giovane Luisa de Molino , figlia di un ufficiale spagnolo , passo’ per la salvatrice della rivoluzione napoletana , ma in effetti fu solo vittima dei suoi amori .
Secondo il nostro pensiero , ella ebbe poco a che fare con i moti rivoluzionari intesi in senso vero e proprio …….. ed ebbe sola la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato , nel momento sbagliato e con gli uomini sbagliati .
A condannarla , fu paradossalmente e involontariamente proprio la Pimentel descrivendola sulla sua rivista come la salvatrice della Patria .
Nacque a Napoli nel 1764 e a soli diciassette anni sposa il cugino Andrea Sanfelice, della nobile famiglia napoletana dei duchi di Lauriano ed Agropoli: il nonno materno di Luisa era fratello della nonna materna di Andrea. Dalla loro unione nascono ben presto tre figli .
Vissero in ristrettezza economica e sopratutto grazie ad un sussidio della corte reale concessa per aiutare famiglie nobili in difficolta’ .
La loro condotta irregolare e dissipata, richiama più volte l’attenzione della corte: nel 1787, in seguito ai dissesti finanziari e agli elevati debiti, su richiesta della madre di lei, il re ordina ai Sanfelice di portarsi in campagna a Laureana e fa rinchiudere i loro tre figli in convento mentre i loro beni vengono affidati ad un amministratore .
Da Laureana i coniugi si trasferiscono nella vicina Agropoli dove continuano a “menare la solita vita rilasciata e scorretta” e nel 1791 il Re dispone che i coniugi vengano separati. Andrea finisce in un monastero di Nocera, Luisa in un conservatorio di Montecorvino Rovella.

Dopo un anno si riuniscono in Salerno, ma presto Luisa è di nuovo incinta. Viene allora rinviata di nuovo nel conservatorio di Montecorvina. La lontananza però ravviva il loro amore e il 7 marzo del 1794 Luisa e Andrea scappano insieme e ritornano a Napoli, nella loro casa di palazzo Mastelloni ” o’ largo a’ carità”.
Purtroppo nel 1797 Andrea Sanfelice riceve un mandato di cattura dalla Vicaria per debiti, ma la situazione in parte si accomoda quando, approfittando opportunamente del nuovo corso politico di caccia agli oppositori ed ai “giacobini”, decide di farsi “realista” e riveste cariche pubbliche.
Da questo momento Luisa frequenta indifferentemente ambienti monarchici e repubblicani, affascinata probabilmente dalla mondanità dei salotti e delle feste. Quando poi in Napoli, nel gennaio del 1799, si forma la Repubblica la sua giovane e gioviale persona si getta con entusiasmo nei festeggianti ambienti repubblicani. Nel salotto della Pimentel Fonseca conosce Ferdinando Ferri e Vincenzo Cuoco e ad entrambi la sua giovane bellezza infiamma i cuori.

Anche tra i sostenitori del ritorno del re c’è chi arde d’amore per lei. Si tratta di Gerardo Baccher, figlio di ricco banchiere, che insieme ad altri fratelli finanzia l’opposizione e trama a favore dei Borboni per far cadere la nuova repubblica.
La bellissima donna ebbe una relazione con il giovane Baccher diventandone ben presto l’amante . Questi le confido’ che era in atto una congiura per riportare sul trono il re e le consegno’ un salvacondotto che le consentisse di salvarsi la vita.
Il Baccher pero’ , non era l’ unico amante della Sanfelice la quale intratteneva rapporti amorosi anche con i rivoluzionari Vincenzo Cuoco e Ferdinando Ferri.
Proprio a quest’ultimo rivelo’ la confidenza ricevuta , forse con l’obiettivo di farlo mettere in salvo . Il Ferri denuncio’ la cosa, ed Eleonora Pimentel , informata dal Cuoco , pubblico’ la notizia sul ” Monitore ” fecendo cosi’ modo che la congiura contro la Repubblica fosse sventata.
Gerardo Baccher ed altri congiurati, tra cui il padre ed due fratelli dello stesso Baccher, vennero arrestati.
Così involontariamente Luisa diventa “Salvatrice della Repubblica e Madre della Patria”, ma ne è sconvolta: si sente responsabile degli arresti e teme per vita di Gerardo Baccher.
Una copia del Monitore giunge a Palermo, Ferdinando IV legge la notizia riportata dalla Pimentel e scrive al Cardinale Ruffo: “Voglio che siano egualmente arrestati una certa Luisa Molines Sanfelice e un tal Vincenzo Cuoco che scoprirono la controrivoluzione dei realisti “alla testa della quale erano i Baccher padre e figli”.
Nell’ultimo atto della rivoluzione quando il Governo è rinchiuso in Castelnuovo in seduta permanente, alcuni giacobini , in quel momento ormai disperato , chiedono l’esemplare esecuzione di tutti gli arrestati. Si decide, per “vendetta e crudeltà”, di concludere in fretta il processo contro i Baccher. La commissione rivoluzionaria condanna a morte Gerardo e Gennaro Baccher, Natale D’angelo e i fratelli Ferdinando e Gennaro La Rossa.
Poche ore dopo nel piazzale interno di Castelnuovo, sotto l’arco della gran scala, i cinque condannati vengono fucilati. Cuoco dirà nel suo Saggio che il tribunale rivoluzionario ” altro non fece che tingersi inutilmente del sangue degli scellerati Baccher
Caduta la repubblica ,per Luisa Sanfelice il ritorno dei Borbone fu una condanna a morte; il re ferdinando non perdono’ a Luisa Sanfelice di aver collaborato coi repubblicani e una volta tornato al potere la fece condannare a morte .
Luisa, che nel tentativo di salvarsi la vita si nasconde in una soffitta della propria casa in palazzo Mastelloni, in largo Carita’ , viene scoperta , arrestata nel carcere della Vicaria e condannata a morte .
L’esecuzione della condanna fu rimandata piu’ volte tanto da trasformarsi in una lenta agonia perche’ la Sanfelice dichiaro’ di essere incinta , e due medici compiacenti confermarono la gravidanza per compassione , fino a quando una commissione medica riunita a Palermo ,( dove era stata trasferita ), escluse lo stato gravidico decretandone la tragica fine.
L’ultima che cercò di salvarle la vita fu la principessa ereditaria Maria Clementina moglie del principe ereditario Francesco, che, avendo dato alla luce un maschio, l’atteso erede al trono, chiese la grazia per la Sanfelice, ma Ferdinando la respinse sdegnato .
Ferdinando rifiuto’ energicamente di concederle la grazia , come invece fece per altri e fu intransigente e irremovibile anche alle intercessioni della regina , per le forti pressioni che esercitava Baccher padre che voleva vendetta ad ogni costo.
Il destino era già scritto, e dopo tanti giorni di strazio, giunse quello di un’esecuzione barbara, “una scena selvaggia “, come la definisce Benedetto Croce.
Condotta al patibolo l’11 settembre 1800 in piazza Mercato, “La Luisa, circondata e sorretta dai fratelli dei Bianchi, salì sul palco.

E si facevano gli estremi preparativi, e le infami mani del carnefice l’acconciavano sotto il taglio della scure, quando un soldato, di quelli che assistevano all’esecuzione, lasciò sfuggire accidentalmente un colpo di fucile. Il carnefice, spaurito e già sospettoso di qualche tumulto, a questo si turbò e lasciò cadere in fretta la scure sulle spalle della vittima: sicché poi, tra le grida d’indignazione e di commiserazione del popolo, fu costretto a troncarle la testa con un coltello. Quelle povere membra, che avevano finito di soffrire, furono sepolte nella chiesa di Santa Maria del Carmelo.”dove giacciono tutt’oggi .
Vincenzo Cuoco e Ferdinando Ferri furono condannati all’esilio e ( magia della politica) più tardi il Ferri dimenticherà il suo passato repubblicano e diventerà ministro delle finanze borbonico al servizio di Ferdinando II.
NB.
Il termine di jacobin e’ da riportare ad un “repubblicano ardente e intransigente”.
Il termine giacobinismo si riferisce alle posizioni di un gruppo politico fondato a Parigi nel 1789 ed emerso nel corso della Rivoluzione francese, caratterizzate da radicalismo e intransigenza nella promozione e nella difesa dei valori repubblicani secondo un’opinione democratica esaltata .
foto di Cose di napoli.

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