Il grande complesso francescano di Santa Maria della Mercede , costituito da un antico monastero con annessa chiesa fu fondato nel 1560 grazie alla generosa donazione di una nobildonna napoletana .La nobile napoletana Ilaria D’Apuzzo dono ‘ infatti ai frati francescani Mercedaridell’Ordine spagnolo Suore della Carità’ un ampio appezzamento di terreno su cui venne fondata grazie anche ad una rendita annua di ben 250 scudi , dapprima una piccola chiesa e successivamente anche un monastero .

 

La chiesa venne costruita nel 1560 ma consacrata  solo nel 1574 per poi essere ampliata agli inizi del XVII secolo . In questa occasione essa venne dotata di una monumentale scalinata di accesso ed anche  di un bel portico a cinque arcate che fu poi eliminato agli inizi del settecento . Il convento venne invece dotato di uno stupendo bellissimo giardino pensile  famoso all’epoca in città per la sua grande varietà di piante mediterranee molte delle quali importate dai padri in giro nelle varie  missioni.

CURIOSITA : Annessi alla primitiva costruzione della chiesa vi erano ben due chiostri . Del primo possiamo  ancora oggi vedere alcune delle sue arcate in piperno grigio , mentre del secondo purtroppo oggi non vi è piu traccia . Al suo posto sorge infatti un anonimo cortile di un anonimo palazzo.

Il suo interno venne affidato alla sapiente  mano di Gennaro Schiavo che rimaneggiando le decorazioni interne, seppe conferìre all’intero ambiente  un tocco tipicamente barocco. A quell’epoca risalgono delle  deliziose acquasantiere e il bellissimo altare maggiore, attribuiti alla bottega di Cosimo Fanzago .

Sono opere che potete  fortunatamente ancora oggi osservare ed ammirare.

Un secondo e piu definitivo restauro in cui spiccano particolarmente le decorazioni in stucco attribuite alla bottega di Domenico Antonio Vaccaro, avvenne poi nei primi anni trenta del ’700 . Esso infatti  conferì alla chiesa l’aspetto attuale. In quella circostanza   venne aggiunto alla struttura  anche il bellissimo organo oggi ancora presente  .

La chiesa venne poi purtroppo successivamente  lievemente danneggiata dal terremoto del 1980 e restaurato nuovamente tra il 1990 e il 1991.  La pavimentazione maiolicata in stile neoclassico risale infatti al XIX secolo, e risale proprio a questa nuova restaurazione . La zona absidale è stata ricostruita invece in  epoca  ancora più moderna a causa dei pesanti danni subiti durante i bombardamenti su Napoli del 1943.

Nel 1808, durante il Decennio Francese, il convento fu abolito e trasformato in caserma militare , a cui venne lasciata in dotazione anche il bel giardino .  Lo spazio antistante la chiesa venne invece utilizzato come mercato di generi commestibili . Questo purtroppo portò , per lasciare piu spazio a nuove botteghe e  alla  distruzione della scalinata originaria, che fu sostituita da un’altra meno scenografica . I lavori per dar luogo a questa nuova area mercatale durarono ben dieci anni ed ebbero fine solo nel 1816 .

Dopo il periodo francese , durato dieci anni , i frati francescani poterono poi tornare nel loro convento dando luogo a diversi restauri all’intero complesso oramai ridotto in pessime condizioni.  A dare il colpo  di grazia finale  al monastero ci pensò poi il comune di Napoli che grazie alla ” brillante ” giunta presente nel 1928 , decise senza alcun rimorso ma tanta ignoranza , di abbattere il convento ed innalzare al suo posto un istituto scolastico che invece avrebbe potuto costruire altrove .

La bella Chiesa che come sapete si trova in Largo Montercalvario , nel cuore dei quartieri spagnoli, domina con la sua facciata su  tutta la piazza sottostante, Essa , anticipata da un portale che si apre verso la strada  da una scalinata,  si trova infatti i su di un piano rialzato rispetto a quello stradale.

 

N.B. Un tempo , il quartiere Montecalvario era la residenza di famiglie nobili e di membri dell’illuminata borghesia partenopea.

La sua facciata presenta tre  coppie di lesene verticali, due delle quali incorniciano l’ingresso del pronao, mentre in  in alto,  possiamo ammirare un bel  timpano triangolare.

L’interno , a navata unica , si presenta a croce greca con cinque  cappelle laterali ed una bella cupola . La  volta a botte infatti si interrompe all’altezza del transetto, nel quale si apre appunto la  cupola con tamburo e lanterna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le  cappelle presenti sono da un punto di vista artistico interessantissime .

Nella prima cappella di  sinistra possiamo infatti ammirare  una interessantissima tavola cinquecentesca, attribuita al pittore veneto Giovanni De Mio, di Schio, che fonde due soggetti molto diversi tra loro: nella parte centrale , la Madonna del Rosario col Bambino che distribuisce i rosari alle badesse clarisse e ai Francescani e Il Giudizio Universale.posto nella lunetta superiore con Santi e Angeli posti intorno al Cristo Giudicante e alla Madonne che intercede per le anime, nel quale si distinguono gli Evangelisti e angeli con i simboli della passione, i quattro Evangelisti e il gruppo dei beati.

N.B. Ammirate  nel dipinto il punto in cui I quindici misteri del Rosario appaiono  descritti nei cerchi che circondano il polittico. A lato San Francesco e Santa Chiara guidano le anime elette fuori dal Purgatorio. Bellissima invece appare  poi la conturbante scena dell’Inferno con il viluppo dei corpi dei dannati trascinati dai diavoli tra le fauci del drago apocalittico.

La seconda cappella di sinistra, detta dei Serracapriola (visto lo stemma di famiglia inciso in una lapide sul pavimento), custodisce una bella  tela raffigurante la Deposizione, appartenente alla  scuola di Giovan Bernardo Lama. Ai lati di quest’ultima cappella, troviamo da un lato il sepolcro di Nicola Maresca ( presidente della Real Camera della Sommaria del 1759, )  e dall’altro quello dei Donnoroso Serracapriola .

La terza cappella sinistra, appartenente invece alla  famiglia Del Pozzo, conserva  due tele del XVIII secolo raffiguranti Santa Rosa nel Fuoco (a sinistra) e i Santi Rocco e Carlo che visitano gli appestati (a destra).  Sull’altare, invece, è collocata una statua di San Ciro, attribuita a Michelangelo Naccherino.

La  quarta cappella di sinistra, anch’essa della famiglia Del Pozzo, conserva invece una tela che raffigura  Sant’Antonio da Padova di Leonardo Castellano del 1567 e altre due tele che raffigurando sempre Sant’Antonio . In una  lo mostrano mentre  predica ai pesci e in un’altra mentre egli  fa inchinare una  mula davanti all’Eucarestia . Entrambe le  operesono  attribuite ad un artista vicino a Giovan Battista Beinaschi.

La quinta cappella di sinistra, custodisce  sul suo altare  una bella tela raffigurante la Madonne delle Anime Purganti, la cui realizzazione avvenuta nel cinquecento e poi ridipinta nel XIX secolo , viene attribuita al pittore siciliano Giovan Filippo Criscuolo.  Ai suoi lati,  due dipinti  raffiguranti San Francesco con le anime del Purgatorio  e San Francesco in azione  con  il miracolo delle Rose invernali . I pilastri dell’altare seicentesco in marmo, appaiono  decorati con due bassorilievi seicenteschi raffiguranti San Ludovico e San Didaco.

Una volta giunti  all’abside potrete poi  ammirare un bellissimo  altare di scuola fanzaghiana e una preziosa statua lignea di fine Seicento raffigurante la Madonna Immacolata ( essa  un tempo, al posto dell’attuale angioletto teneva in braccio il Bambin Gesù ) . Dei ganci posti sulle spalle della statua lasciano presumere che essa venisse utilizzata durante la Processione del Battaglino (soppressa verso la metà del Settecento) . La festa era , fino all’800 una delle più note e festose processioni del sabato santo . Essa , ogni sera di ogni sabato santo ,  partiva dalla chiesa e si snodava per l’Imbrecciata ( oggi Via Montecalvario ) per  giungere fino a Palazzo Reale passando tra le Chiesa di San Ferdinando di Palazzo, e la Basilica di San Giacomo degli Spagnoli . Il ritorno  passando per Via Toledo segnava la fine della processione proprio presso la nostra  Chiesa di Santa Maria della Mercede a Montecalvario.

CURIOSITA’ : Il nome dato a una  delle manifestazioni più vive e palpitanti della cultura napoletana  che vuole l’esecuzione delle flotte sui carri trionfali si fa risalire secondo tradizione napoletana al 1616, anno in cui un nobile spagnolo, Pompeo Battaglino, membro della Confraternita della Immacolata Concezione a Montecalvario, assegnò un suo lascito per la costruzione di carri allegorici che il sabato Santo portassero in processione, per la Salita dell’imbrecciata e via Toledo, la statua della medesima Concezione attorniata dalle figurazioni dei Misteri.

La Processione del Battaglino  giudicata dai contemporanei come una delle più belle feste d’Europa vedeva la  partecipazione di oltre centotrenta confratelli , tutti  coperti da caffettano bianco e mantellina azzurra e ben quindici carri ( uno per ogni mistero ) ricchi di candele e candelabri che sfilavano , nella confusione più totale  in mezzo ai ceri mantenuti  da piagnoni e flagellanti . A questi per far rumore ( ammuina ) si aggiungevano sempre altre numerose persone che indossavano tutte un cappuccio e molti musicanti provenienti dal consevatorio di musica che allietavano la festa con i loro strumenti musicali dell’epoca ( chitarre , piffari, sampogne e cetole ) . Alle grandi spese occorrenti per la preparazione della festa con carro trionfale oltre alla Congregazione della Concezione, vi partecipavano comunque anche ricchi mercanti e molti nobili della città.

CURIOSITA’: Oggi la processione non esiste più ma in suo ricordo è rimasto tra i napoletani un famoso detto popolare che dice ” Pare ‘o carro ‘e Battaglino ” cioè sembra il carro di Battaglino . Esso viene usato spesso per indicare ogni mezzo di locomozione che sia pieno stipato di viaggiatori vocianti ad alta voce.

Gli organizzatori di queste mitiche processioni era una confraternita che esisteva affianco alla chiesa di Montecalvario. I suoi menbri , a partire dal 1620 ,erano quelli che dandosi un gran da fare   organizzavano queste processioni che partivano la sera del sabato santo dalla chiesa di Montecalvario con la Immacolata Concezione trionfalmente assisa sulla parte più alta di un carro riccamente addobbato, preceduto dai dignitari della magistratura e della milizia, dai cavalieri dei tre Ordini di Spagna, dalle guardie Palatine e da regi Alabardieri e dopo aver  attraversata  via Toledo . ornata da luminarie,, giungeva a largo di palazzo , dinanzi al   Palazzo Reale dove si celebrava la cerimonia religiosa per  poi rientrare alla congrega dove i carri venivano spogliati e demoliti per gran parte tranne l’ossatura che veniva conservata per l’anno successivo nelle congresa stessa .

I vari carri che sfilavano , raffiguravano i quindici misteri del Rosario . Il  più atteso e celebrato di questi era ovviamente quello in cui si trovava l’Immacolata . Esso , denominato , il  Carro del Battaglino , era sempre il più bello di tutti ed al suo allestimento collaboravano artisti famosi come Giacomo Del Po e Gennaro Greco. Bellissimo ed  ornato da figurazioni bibliche ed allegorie religiose, esso sfilava tra una  folla entusiasta di persone tra cui immancabile vi era sempre in prima fila il vicerè .

I quindici carri che venivano trasportati a spalla rappresentavano i  “quindici Misteri ” del Rosario e ovviamente i gruppi di fantocci vestiti con stoffe più o meno ricche ,rappresentavano gli episodi della vita di Gesù e Maria collocati su basamenti dorati ornati di ceri e fiori.  I soggetti erano prevalentemente corredati dalle allegorie della Pace, dell’Abbondanza, della Fama, della Fortezza, della Prudenza, della Clemenza, delle Virtù teologali, comunque sempre sorretti e contornati da Cherubini e Arcangeli .Le decorazioni, affidate sempre a famosi pittori, ogni anno raffiguravano un tema diverso: la battaglia tra San Michele Arcangelo e Lucifero, la Scala di Giacobbe, Ester ed Assuero, i Misteri di Abramo, di San Rocco, dell’Assunta e della Immacolata Concezione; altri temi venivano attinti invece al Vecchio Testamento.

Sui  carri erano inoltre presenti   dei giovani musici, vestiti da angeli, i quali durante il cammino della processione cantavano inni in lode della Vergine. Questi virtuosi musicisti venivano tutti scelti e raccolti  dai quattro Conservatori di musica, che in quel tempo Napoli possedeva. Dietro i gradini dove sedevano i giovani musicisti che cantavano erano inoltre presenti  sei statue simboleggianti altrettanti turchi abbattuti. Su un gradino più alto, sopra un globo, troneggiava la statua di Filippo IV con manto e corona regali, con scettro in mano ed un leone a lato. Con un piede egli calpestava i Turchi, con l’altro invece sormontava una mezza luna di tavola contornata d’argento .

La  festa , come vi abbiamo accennato era famosa in tutta Europa , e per tale motivo famosi  spesso  grandi personaggi  accorrevano a Napoli per assistervi. Alcune volte, per permettere a qualche ospite di eccezione della Corte di assistervi, ne venne  addirittura spostata la data. Celebre  a tal proposito l’episodio del 1630, quando nella nostra città si trovava l’infanta Maria, sorella di Filippo IV,  che doveva essere ritratta dall’immortale pennello del Velazquez, ospite del Ribera. Essa da un gran numero di gendarmi, dame e cavalieri, decise di fermarsi a Napoli mentre perorreva il viaggio che dova portarla  da Madrid a Buda, ove risiedeva il suo promesso sposo, re di Boemia e di Ungheria . Giunta a Napoli nel mese di settembre e avendo appreso quanto fosse fastosa la processione del carro di Battaglino del sabato santo, pretese che la medesima processione , anche se fuori dal tempo opportuno si svolgesse alla sua presenza . Si decise così di esaudire il suo desiderio spostando per la circostanza la data della processione . Maria ebbe così mdo di assistere , accompagnata dal duca d’Alba alla famosa festa .

CURIOSITA’ : A ricordarci la madre di tutte le feste partenopee ed i suoi fasti si trova conservato al Museo di San Martino  un dipinto di Alessandro D’Anna che raffigura appunto la  sfilata di carri a Largo di Palazzo, (l’attuale piazza del Plebiscito ) . La tela, di altissima qualità costituisce un importante documento visivo di una festa mitica che a Napoli per secoli ha costituito una eccezionale attrazione rappresentando una delle più esaltanti feste europee –
Nel quadro si affollano carri e cavalli bardati diligentemente in fila, uomini impettiti nelle loro uniformi sgargianti, legioni di Pulcinella danzatori, cappelli impiumati in una fantasmagorica gara di eleganza, mentre il pubblico applaude gaudente.

 

 

Oggi la chiesa , nel cuore dei Quartieri Spagnoli, è stata sommersa e inglobata dagli edifici circostanti ed è generalmente chiusa. Essa affidata alle cure dei frati Mercenari occupa anche un piccolo spazio dell’antico convento . Tutta la rimante grande struttura di oltre 6000 mq., è stata invece acquistata nel secolo scorso dalle suore Vincenziane che hanno da allora svolto ininterrottamente attività educative e di assistenza ai ragazzi del quartiere fino al 2012. Dal 2014 una fondazione locale ( Fondazione FoQus-quartieri spagnoli ) ha preso in affidamento la struttura instituendovi un centro polifunzionale con annessa una scuola dell’infanzia e primaria .

CURIOSITA’ : San Domenico distribuì la vita di Nostro Signore e della Vergine santa in quindici misteri che rappresentati in quindici quadri rappresentano le scene che devono servire da regola e guida nel nostro modo di vivere quotidiano. Tramite essi un cristiano puo conoscere Gesù e Maria e fare entare nel proprio cuore il loro amore . Tutte quanti questi quindici misteri sono contenuti nel Rosario e secondo quanto riferitoci  dal  santo fu proprio la Madonna ad insegnare a san Domenico  come trasmetterli ai cristiani tramite la preghiera del Rosario .

La prima parte del Rosario contiene cinque misteri che vengono chiamati gaudiosi a causa  della gioia che recarono all’universo intero .

Il primo è l’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele alla Vergine (la Vergine santa e gli Angeli furono inondati di gioia nel felice istante in cui il Figlio di Dio si incarnò).

Il secondo è la Visitazione di Maria a santa Elisabetta (santa Elisabetta e san Giovanni Battista furono ripieni di gioia per la visita di Gesù e di Maria ).

Il terzo è la Nascita di Gesù Cristo (il cielo e la terra si rallegrarono alla nascita del Salvatore ).

Il quarto è la Presentazione del bambino Gesù al tempio e la Purificazione della santa Vergine (Simeone fu consolato e ripieno di letizia quando ricevette Gesù fra le braccia )

Il quinto, il Ritrovamento di Gesù nel tempio fra i dottori (  i dottori erano rapiti di ammirazione nell’ascoltare le risposte di Gesù )

 

 

La seconda parte del Rosario si compone anch’essa di cinque misteri, detti questa volta Misteri  dolorosi perché ci presentano Gesù oppresso dalla tristezza, coperto di piaghe, carico di obbrobri, dolori e di tormenti.

Il primo di tali misteri è la preghiera di Gesù e la sua Agonia nel giardino degli Ulivi.

Il secondo, la sua Flagellazione.

Il terzo, la sua Incoronazione dì spine

Il  quarto, la salita di Gesù al Calvario, carico della croce.

il quinto, la sua crocifissione e morte sul Calvario.

 

La terza parte del Rosario contiene gli altri cinque altri misteri detti gloriosi perché in essi contempliamo Gesù e Maria nel trionfo e nella gloria.

Il primo è la Risurrezione di Cristo Gesù

Il secondo, la sua Ascensione al cielo.

Il terzo, la Discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli;

Il quarto, l’Assunzione della gloriosa Vergine Maria;

Il  quinto, la sua Incoronazione.

 

Ma vi siete chiesti mai perchè i misterri sono in numero di quindici ?

Il Rosario intero comprende infatti tanti misteri e ci racconta o parla di tanti numeri .  Pechè ad essere scelto è stato il numero quindici ?

Esso parla del numeo uno e del numero tre  ( uno e trino )  che come sapete ci ricordano  ci ricorda l’Unità e Trinità di Dio; ci ricorda la Triplice Verginità di Maria innanzi del parto, nel parto e dopo il parto.

Poi parla del  numero  cinquanta  e questo corrisponde al numero di Avemmarie della terza parte del Rosario

Del numero cinque  corrispondente  aI cinque Pater, che secondo S. Carlo Borromeo, significano le cinque Piaghe.

Del numero dieci che ovviamente sono  i dieci comandamenti.

Del numero centocinquanta che corrisponde al numero delle Ave che compongono il Rosario, ( rappresentano i petali di cui è formata la Rosa di Gerico, onde la Chiesa chiama Maria Rosa Mistica. ), ma  anchea i centocinquanta Salmi di Davide.

Il  numero quindici  nel suo mistero fa riferimento al numero di gradini  del Tempio di Gerusalemme, e rappresenterebbe per molti storici il numero dei simboli dei gradi della virtù per cui si sale a Dio.

Il  Rosario quindi sarebbe  appunto una scala di quindici gradi, calata di cielo dalla Vergine Santissima per l’aumento continuo nei suoi devoti della celeste Carità, le cui note caratteristiche sono quindici, come  enumerate da San Paolo nella lettera prima ai Corinti.

Anche i  i gradini della scala veduta da Giacobbe erano quindici ( Mistica Scala di Giacobbe ) e secondo molti essa rappresentava il modo  per i cui i veri amanti di Maria salgono sino al cospetto di Dio.

Intorno a questa preghiera nacque successivamente la  pratica dei quindici sabati  che consiste nell’impegno di rivivere per quindici sabato consecutivi i quidici misteri del Rosario che può  essere praticato in qualunque  periodo dell’anno anche se  nel Santuario di Pompei la si suole premettere alle due grandi giornate dell’8 maggio e della prima domenica di Ottobre.

 

Il santuario di Pompei è il luogo dove ogni anno circa due  milioni di fedeli si recano ogni anno per pregare, chiedere grazie,e  sciogliere un voto da affidare alla Madonna.

Nella Basilica si trova infatti esposta sull’altare maggiore un prezioso quadro raffigurante la  Madonna del Rosario qui giunto  il 13 novembre 1875, trasportato misteriosamente su un carro di letame avvolto in un lenzuolo.

La seicentescatela tela appartenente alla  scuola di Luca Giordano, adorna di gemme e attorniata dai Venti Misteri del Rosario dipinti su rame,  raffigura la Vergine in trono con Gesù in braccio con  ai suoi piedi, san Domenico e santa Caterina da Siena. La Vergine reca nella mano sinistra la corona del Rosario che porge a santa Caterina, mentre Gesù, poggiato sulla sua gamba destra, la porge a san Domenico.

 

 

La Basilica , la cui  facciata   inaugurata nel 1901, è  intitolata alla pace universale  mostra alla  sua sinistra un  campanile, alto circa 80 metri.

Essa è stata costruita in due tempi distinti. La prima costruzione  che ebbe inizio nel 1876 e terminò nel maggio 1891., era originariamente  costituito da una sola navata, una cupola, un abside , quattro cappelle laterali e due cappelle terminanti la crociera. L’attuale Santuario, invece , ampliato tra il  1934 ed il 1939 appare  a croce latina con tre navate e custodisce  nel suo interno opere preziose di fine ‘800 e inizio ‘900, frutto dell’ispirazione di artisti come Vincenzo Paliotti, Federico Maldarelli, Ponziano Loverini, Fermo Taragni. Completano la ricchezza artistica del tempio mariano i marmi, gli affreschi e i mosaici riportati all’antico splendore grazie a recenti lavori di restauro.

 

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