La Chiesa di Sant’Anna di Palazzo si trova in Vico Rosario di Palazzo nei Quartieri Spagnoli.
La chiesa, detta in origine Chiesa del Rosario di Palazzo, venne costruita e dedicata alla Madonna del Rosario, per celebrare la vittoria di Lepanto contro la flotta dell’esercito ottomano nel 1571.
In quel periodo sorsero molti edifici religiosi intitolati alla Vergine del Rosario, acclamata come fautrice del successo nella battaglia di Lepanto avvenuta sotto la sua egida.
La denominazione Sant’Anna di Palazzo venne attribuita da una regia disposizione del 1818 che trasferiva provvisoriamente la sede parrocchiale dalla chiesa di Sant’Anna di Palazzo che sorgeva nell’omonimo largo alla chiesa del Rosario, dal momento che la prima minacciava di crollare e perciò ne fu stabilita la demolizione.
In seguito, però, un regio decreto salvò l’edificio (revocando la demolizione) che fu affidato ad una confraternita per la necessaria restaurazione; da quel momento in poi si indicò l’originale chiesa di Sant’Anna di Palazzo come Sant’Anna Vecchia ( fino al 1958, anno in cui venne demolita ) mentre quella del Rosario di Palazzo fu chiamata appunto Sant’Anna di Palazzo.
Oggi, dove un tempo sorgeva la vecchia chiesa vi è un palazzo poiché la Chiesa conosciuta come “Sant’Anna vecchia” fu abbattuta nel 1964 dopo i danni subiti dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Dopo l’abbattimento della vecchia, molti dei suoi arredi e delle sue opere d’arte furono trasferiti nell’attuale chiesa del Rosario di Palazzo. Qualche traccia della prima sede parrocchiale, Sant’Anna “vecchia” è pero’ ancora presente, come la fonte battesimale della metà del Settecento e l’altare maggiore progettato nel 1729 da Domenico Antonio Vaccaro, qualche immagine sacra e i registri della chiesa di S. Anna.
Nell’ attuale chiesa le decorazioni in stucco sono del XVII secolo mentre dietro il citato l’altare maggiore , creato dal Vaccaro, alle sue spalle , nel fondale dell’abside , troviamo un maestoso organo a canne .
La sagrestia di gusto rococò , risale al 1739 e fu opera di Michelangelo Porzio; il campanile e la sagrestia formano uno scenografico fondale nella Piazzetta Rosario di Palazzo, dove è situato l’ingresso secondario alla chiesa. La cupola, un tempo colorata da maioliche, domina le case della zona. Il portale di piperno e’ del XVI secolo e porta inciso il nome e lo stemma della famiglia del fondatore ( Michele Lauro ), donatore del suolo su cui i Domenicani fecero edificare la Chiesa ed un convento.
La Chiesa nel passato tuttavia, crediamo che aveva ben altro da mostrare, poiché testimonianze tardo ottocentesche ce la descrivono come ornata da mirabili affreschi di De Matteis e abbellita sull’altare maggiore da un dipinto di Sabatino, raffigurante Sant’Anna con la Vergine e San Gioacchino. L’annesso convento fu adibito a Stamperia Reale che ebbe l’incarico di pubblicare gli stupendi volumi delle “Antichità di Ercolano”..
L’antico edificio di culto fu testimone di alcuni eventi storici importanti, tra cui il battesimo del pittore Luca Giordano e il matrimonio della rivoluzionaria Eleonora Pimental Fonseca (febbraio 1778) con Pasquale Tria de Solis. Con tale matrimonio, in cambio di una bella dote, Eleonora divenne Contessa.
Lei aveva 25 anni e in quella stessa chiesa aveva seppellito prima la madre e poi anche il figlio Francesco morto quando era ancora in fasce. Lo sposo, più maturo, aveva 44 anni.
Eleonora abitava nello stesso quartiere, in Via Santa Teresella degli Spagnoli, 46, dove era venuta ad abitare con la sua famiglia da bambina, una zona ora come allora detta Sopra Sant’Anna di Palazzo fatta di viuzze tra le quali non è facile districarsi, labirinti in cui Eleonora visse tutta la sua breve esistenza.
La gloriosa casa che avrebbe ospitato i patrioti del 1799 e dove la marchesa giacobina redasse il Monitore Napoletano si trova in un palazzotto, rimaneggiato di recente, che reca ancora uno stemma sul portale e la facciata in stile rococò. All’interno si rinvengono solo un minuscolo androne e le scale di pietra. Il nome inciso sul portale è Schisa. L’appartamento fu preso in affitto da un certo marchese Sifola e la scritta è un chiaro esempio di come i cognomi si siano potuti trasformare negli anni.
CURIOSITA :La madre di Eleonora, donna Caterina Lopez de Leon, pur essendo altolocata, ebbe molto a cuore la dote della figlia e prima di morire le lasciò i suoi pochi averi davanti ad un notaio di famiglia . Tra l’altro, come era uso a quei tempi, chiese al re portoghese Giuseppe I il permesso di riversare alla figlia la pensione annua che aveva lei stessa avuta dal padre. Ciò permise ai de Fonseca di stipulare con i Tria, nobili ma non di rango, gli accordi matrimoniali che molto probabilmente allettarono don Pasquale che chiuse un occhio e sposò una “donna litterata” che poco apprezzava e, anzi, biasimava per la sua cultura.
La dote di Eleonora ammontava a 4000 ducati, di cui 1000 in contanti e il resto come rendita. Ora per capire quanto valeva la sua dote o quella di un’alta donna , basta pensare che all’epoca, un operaio agricolo, ad esempio uno zappatore, guadagnava circa 60 ducati annui, un capitano di vascello della Marina guadagnava 50 ducati mensili, mentre un alfiere di fregata percepiva 11 ducati mensili, un chirurgo (sempre nell’ambito della Marina) era pagato con 18 ducati il mese.
Nel Settecento, la dote di una ragazza subì una notevole importanza per maritare le figlie .Tra madre e figlia esisteva il cosiddetto “legame della dote” ossia una lunga e scrupolosa complicità nell’accumulare soldi che avrebbero consentito alla ragazza un matrimonio migliore. Soprattutto nelle classi meno abbienti, madri e figlie lavoravano sodo per questa finalità.ed ebbe un notevole incremento al punto tale che spesso nelle famiglie aristocratiche si sosteneva il matrimonio di una o al massimo due figlie per non disperdere troppo le finanze. Addirittura , e fin dal Medioevo talvolta succedeva che alcune donne si davano alla prostituzione pur di accumulare la dote necessaria .
LA BATTAGLIA DI LEPANTO
La potenza navale ottomana, andava sempre piu’ crescendo e spadroneggiando nel Mediterraneo e nel Tirreno dove le isole e le coste erano sempre piu’in balìa delle scorrerie dei pirati musulmani .
La stessa Venezia, per continuare i suoi traffici commerciali nell’Adriatico e nell’Egeo era stata costretta a stipulare una specie di tregua con i turchi pagando ingenti pedaggi all’impero ottomano
Il fatto che porterà alla battaglia navale di Lepanto è la rottura della tregua fatta con Venezia da parte dei turchi, i quali scendono in guerra e attaccano l’isola di Cipro , massacrandone alla conquista tutti i suoi difensori ( dopo la promessa di aver salva la vita).
Cipro era sempre stata una base importantissima per la Serenissima, e rappresentava lultimo baluardo della Cristianità nel Mediterraneo. Venezia, a questo punto, non può più abbassare la testa, e non possono cedere più neppure le altre potenze marinare europee.
Papa Pio V sempre piu’allarmato della crescente potenza turca decide a questo punto di scendere personalmente ed immediatamente in campo nell’estremo estremo tentativo di difesa del mondo cristiano contro il dominio turco costituendola Lega Santa a cui oltre alla Santa Sede e Venezia , aderiscono anche la Spagna di Filippo II, i ducati di Savoia, Parma, Urbino,le repubbliche di Genova e Lucca, il granduca di Toscana di Cosimo de Medici, gli Estensi di Ferrara, l’Ordine di Malta, ed i Gonzaga di Mantova.
La flotta della Lega Santa con a capo il comandante supremo Don Giovanni d’Austria era composta da 209 galee, 30 navi da carico, sei “galeazze”, 13 mila marinai, 40 mila rematori e 28 mila soldati.
La potenza turca , saputo della Lega Santa , organizzo’ una flotta forte di 222 galee , 60 galeotte , e 90mila uomini sotto il comando di Ali Pascia’.
Lo scontro era imminente ed il mattino del 7 ottobre 1571 l’armata cristiana si scontro’ all’imbocco del golfo di Lepanto co la flotta turca . La battaglia inizio’ all’alba e duro’ fino a mezzogiorno concludendosi con la completa disfatta dei turchi .
Alla la fine dei combattimenti il l tratto di mare era completamente coperto di rottami di navi, cadaveri e feriti che invocano aiuto con grida strazianti.
Furono catturati 150 galee turche e fatti prigionieri 5 mila uomini tra cui due figli di Ali Pascia’ rimasto ucciso nella battaglia . In verità, il comandante musulmano vistosi perduto e ferito alla testa da un colpo di archibugio, si tolse la vita con una pugnalata per non cadere in mano nemica.
Lepanto, per i turchi, fu un’ecatombe: tutti i comandanti turchi tranne Ulugh Al morirono , furono fatti prigionieri circa ottomila persone
Lepanto, per i turchi, fu un’ecatombe: circa duecentomila morti tra marinai e soldati, tutti i comandanti morti, tranne Ulugh Alì, diecimila feriti, ottomila prigionieri, ottanta galere bruciate o affondate e centodiciassette catturate.
A salvarsi con la fuga riuscirono solo 50 galee turche tra cui quella capitanata dal comandante turco Ulugh Alì , mostratosi in battaglia come il migliore della flotta turca ( catturo’ cinque navi e abbordo’ la capitana dell’Ordine di Malta, uccidendo il priore Pietro Giustiniani ).Il comandante riusci’a a trovare riparo a Costantinopoli.
Da parte cristiana si contarono circa ottomila morti ed altrettanti feriti, quindici galere perdute e quasi tutte le altre gravemente danneggiate.
Vennero liberati 15 mila cristiani che come schiavi remavano sulle galee nemiche .
La vittoria di Lepanto da parte della Lega Santa infranse del tutto l’antico sogno del dominio turco. La Cristianità era salva e l’annuncio della grande vittoria suscito’ grande esultanza nel mondo cristiano . Pio V , per far ricordare sempre l’avvenimento istitui’ la festa del S.S. Rosario da celebrare ogni anno nella prima domenica di ottobre . Stabili ‘ inoltre che nella stessa giornata e nell’ora che si era determinata la vittoria ( a mezzogiorno ) si rivolgesse un’a preghiera di ringraziamento alla S.S. Vergine del Rosario .
Questa preghiera e’ conosciuta a Napoli come la supplica alla Madonna di Pompei per l’immagine della Vergine del Rosario che si venera nel santuario della citta’ vesuviana .
Nel borgo di Chiaia , la figlia di don Giovanni d’Austria , futuro viceré di Napoli , fece costruire una chiesa , tutt’ora esistente che da il nome a Piazza Vittoria mentre nei quartieri spagnoli venne edificata la chiesa del Rosario del Palazzo.